Il mio forse-compagno ha avuto un altro crollo, non tra i peggiori, ma inaspettato.
Sapevo che sarebbe stato un fine settimana teso, ma dopo il dialogo costante di questi giorni credevo che non si fosse tenuto niente dentro.
All'alba di ieri era già in piedi a pulire di nuovo tutta la casa da cima a fondo, mi sono assicurata che non si trattasse di una crisi e l'ho lasciato fare, il resto della giornata è trascorso quasi senza scambiarci una parola e a tavola ho sopportato la sua espressione afflitta mentre continuava a giocare nervosamente con il cibo.
- Posso uscire tranquilla o mi devo preoccupare?
- No no, sto bene. Sono solo nervoso, ora penso ai miei esercizi e vado a dormire presto, non c'è altro da fare. Mi passa, divertiti stasera.
Sono stata fuori con il pensiero rivolto a lui, non sono riuscita a rilassarmi e al mio ritorno l'ho trovato ancora sveglio sul divano, zombie, occhi spenti e persi nel vuoto.
Una reazione alle medicine? Si è immerso in un flusso di pensieri fino ad affogarci? Perché?
L'ho convinto ad andare a dormire con qualche carezza tra i capelli, mi ha sorriso stancamente senza dire una parola e l'ho raggiunto dopo un'ora, per niente rincuorata. Sarei dovuta restare in salotto, ha cominciato ad agitarsi e mi ha chiamata sussurrando.
- Mille...
Balbettio pesantissimo, riflessioni sparse su se stesso, me e noi alle 02:30.
Mi ha rigurgitato addosso cose vecchie e nuove, psicoterapia mista ad un'ennesima dichiarazione di quell'amore che dice di provare per me senza alcun dubbio, la convinzione di essersi messo "lentamente sulla via della ripresa" e la frustrazione di non riuscire a darmi "da subito dei segnali concreti" pur vedendomi "sempre più stanca".
Un altro sforzo immane per ringraziarmi del "tempo" che gli sto dando e "dell'opportunità" che non vuole sprecare. Voce debole e tremante, sembrava che stesse male, ho acceso la luce sbloccandomi dalla paralisi in cui ero caduta.
Rosso, affannato e con uno sguardo disperato.
- Stai bene?
- Si..no...*borbottii*.
Si è asciugato dei lacrimoni con una mano ed è andato a piangere, tossire e a bere in bagno, io sono rimasta a letto con la testa vuota, non si è più fatto vedere e mi sono addormentata a fatica quando è tornato il silenzio.
Stamattina mi ha accolta in cucina imbarazzato e agitato, ha pedalato per andare in pasticceria e prendermi ben quattro brioche perché non sapeva se mi andasse di mangiarne una alla crema, al cioccolato, alla marmellata o con gli zuccherini.
- Ma se vuoi altro, lasciale lì, non fa niente.
Biscotti, cereali, caffè, latte, spremuta, the, qualsiasi cosa sul tavolo della cucina.
- Scusami per ieri notte, volevo dirti quelle cose, ma non in quel modo e non adesso. Ti ho rovesciato ancora addosso tutto il casino che ho in testa, sono un coglione. Ti lascio in pace, mangia quello che vuoi, poi sistemo io.
Velocissima carezza sulla spalla e via a pulire le macchine. Avrei tanto voluto un abbraccio vero in quel momento, non altre scuse e una colazione per dieci persone.
Adesso ho la sensazione di avere qualcosa di denso e oleoso su tutta la pelle, in gola, tra i capelli, ovunque.
Preferisco far finta di niente, non voglio parlarne con lui, approfondire il discorso, ormai ho capito che durante questi episodi io posso fare solo da spettatrice e preoccuparmi di me stessa.
Si sta riprendendo per domani, ancora imbarazzato, premuroso, ha ricominciato a parlarmi cautamente e la parentesi della scorsa notte sembra solo un brutto sogno.
Prima di pranzo ho percorso qualche decina di chilometri in bici per scaricarmi, gambe di piombo, avrei un gran bisogno di dormire.
Sono confusa, sembra che si sia confessato un'ultima volta prima di andare al patibolo.