Anno Domini 1226, steppe dell'Asia centrale
"Il cavallo è stanco, Mio Signore!"
"Taci bestia! Se non arriveremo vicini ad un fuoco prima che cali il sole saremo morti!"
"Noi siamo già morti, Mio Signore!"
Al vecchio servitore non venne rivolto neppure uno sguardo.
Il padrone di quell'impudente aveva giurato fedeltà a Temujin quasi trent'anni prima e non l'aveva mai deluso.
Non poteva farlo adesso.
Faceva freddo quell'Inverno, forse perchè l'Estate precedente erano morti quattro dei suoi sedici figli tutti lo stesso giorno.
Cattivo presagio!
Il Khan stava male: bisognava sbrigarsi!
Dovevano portargli quella cosa prima che il suo corpo diventasse troppo debole.
Anno Domini 799, Acquisgrana
Berengario stava uscendo in tutta fretta dalla sua cella, faceva rumore, tutto faceva rumore dopo il Vespro.
Tutti lo udirono chiaramente.
Aveva sognato ancora.
Il priore lo accolse come faceva sempre, non gli chiese nulla, tanto Berengario non gli avrebbe potuto rispondere: si era tagliato la lingua da solo all'età di otto anni perchè già allora gli Angeli gli parlavano nel sonno.
Non voleva peccare di superbia nel ripetere le parole dei messaggeri con la sua indegna voce.
Ecco perchè se l'era tagliata.
Ed era anche l'unico monaco che aveva sempre rispettato la consegna del silenzio, pensò il priore sorridendo...
Ma Berengario non aspettò che gli venisse indicata la pergamena sulla quale scrivere le parole che gli erano state riferite e non poteva proferire: aveva in mano un brandello di stoffa, stretto come ad evitare che potesse sfuggirgli.
Picchiò il pugno sul tavolo ed aprì la mano, quasi che quella stoffa scottasse.
Ritirò la mano e corse fuori dalla stanza malamente illuminata sbattendo un paio di volte contro il muro, forse cadde anche una volta fuori, ma poi si fece silenzio.
Il pezzo di stoffa era macchiato di sangue, no, era scritto col sangue!
Il priore avvicinò la candela, lo distese sul tavolo e lesse.
"Manus diaboli..."
"La fine è prossima..." sussurrò abbassando la testa.
"Dobbiamo seppellire quella cosa prima che il Re ritoni da Roma!"
Anno Domini 1482, riva sinistra del fiume Congo
"Se il capitano Cao venisse a sapere cosa abbiamo fatto a quei selvaggi ci farebbe sicuramente frustare!"
"Se il capitano Cao lo venisse a sapere ci farebbe impiccare..." disse il biondo Josè stringendo la borsa di cuoio con quello che avevano preso.
"Per fortuna che nessuno lo saprà mai..." ghignò l'altro dando una pacca al fodero dello spadino che pendeva dalla sua cintura.
"Se ci perdessimo qui nessuno verrebbe mai a cercarci, e se non raggiungiamo gli altri prima che partano per Matadi resteremo qui per sempre...", Josè sembrava preoccupato.
"Io qui non ci voglio resta..." la frase gli morì in gola.
Josè lo guardò: aveva gli occhi sgranati ed una freccia sottile che gli aveva trapassato il collo.
Un'altra freccia si conficcò nel tronco dell'albero alla sua sinistra, sfiorandogli l'orecchio.
Josè iniziò a correre, forsennatamente...
Anno Domini 1835, Londra
"Il suo cane ha la cattiva abitudine di scavare tra i tulipani in giardino, Professor Cox".
"Suo marito ha invece la cattiva abitudine di non chiudere la porta del proprio studio a chiave permettendo così a chiunque di disturbare i suoi importanti studi anche per ragioni del tutto ridicole come in questo caso, cara Signora Cox".
Non si direbbe che questo curioso scambio di battute avvenga fra quelli che in realtà sono, non solamente marito e moglie da più di trent'anni, ma anche un rispettato membro della Royal Society ed una perfetta padrona di casa, a detta di quasi tutte le mogli dei gentiluomini del vicinato.
Ecco, ora che la signora Cox era uscita, John poteva continuare le misurazioni anatomiche su quel particolare anatomico così strano che il Professor Turn, suo mentore ed amico, gli aveva inviato dalle lontane Indie orientali in cui si era recato, al seguito di un reggimento di Dragoni, per approfondire i suoi studi sulle legumonose asiatiche.
Certo, lui era un fisiologo, ed era sicuramente più adatto di un botanico a capire a quale specie di strano primate apparteneva quel reperto.
Lo stato di conservazione era eccellente, non era stato necessario neppure conservarlo sotto sale per il trasporto: una vera fortuna.
"Ah, John, corri, corri!", era la signora Cox che urlava, come al solito, gli sarebbe piaciuto pensare, invece era più del solito.
Si alzò dalla sedia e corse ad aprire la porta dello studio.
Vide del fumo.
Un colpo alla nuca e cadde a terra.
'Terribile incendio in Grocer street' titolarono i giornali il giorno successivo.
Anno Domini 2035, Ixion III
I baffi erano passati e tornati di moda almeno tre volte da quando lavorava lì.
Quest'anno piacevano verdi a pois gialli.
"Che bel colore" pensò fra sè e sè Nestor arricciandoseli davanti allo specchio, gonfiò un po' il petto ed ammirò il suo torace nudo scolpito da sapienti pomate bioingegnerizzate.
"Capo, non le pare il caso di mettersi qualcosa addosso: stare nudi a rimirarsi allo specchio è una cosa da fare nel proprio bagno domestico, non sul tavolo della sala riunioni, mentre la riunione è in corso per giunta!".
"Ah, come si antiquato e conformista Oronzo, su, passami cappello e ciabatte, affinchè io possa smettere di turbare le vostre antiquate menti..."
"Capo, prima di salire sul tavolo a cantare quella strana canzone stava iniziando a spiegare ai nostri finanziatori l'ultima scoperta della nostra fondazione che metterà fine a millenni di ricerca dell' Incomprensibile Assoluto..."
"Ah, sì, sempre sta cosa dell'Incomprensibile Assoluto, che noia... sì, dài, io la storiella la so di già... raccontala un po' tu Oronzo a sti qua..."
"Ehm, bene...Onorati Signori che qui oggi vi ritrovate, come i vostri padri prima di voi ed i padri dei vostri padri prima ancora, sono lieto di annunciarvi che la nostra ricerca è giunta al termine.
L'ultimo frammento del suo corpo è stato rinvenuto il mese scorso in un isolato villaggio delle Ande sud-occidentali: veniva usato come trottola da alcuni bambini del luogo.
Abbiamo dovuto ucciderli tutti e bombardare il villaggio col napalm.
Come tutti sapete l'antico mito di Osiride, smembrato e disseminato per tutto l'Egitto dal suo malvagio fratello Seth non è che una trasposizione di quanto realmente accadde all'Incomprensibile Assoluto nella notte dei tempi.
Egli venne a noi per forgiare il nostro spirito e farci evolvere verso la conoscenza e la saggezza, tuttavia, un disastro di proporzioni planetarie, forse una potente eruzione vulcanica, forse l'impatto con un meteorite, lo ridussero ad uno stato dormiente.
Una sorta di stasi metatemporale.
Le antiche popolazioni umane, ritrovarono il suo corpo e se ne impossessarono per farne feticci ed amuleti: veri e propri oggetti rituali.
L'unica cosa che li accomunava era la presenza attorno ad essi di scritte dall'apparenza mistriosa e dal significato oscuro.
Noi, guidati da questo filo rosso, li abbiamo scovati nei secoli e nei vari continenti per riassemblarli e riportare in vita l'Incomprensibile Assoluto!
Ora e qui voi assisterete a ciò che nessuno prima credeva possibile!"
Un'enorme parete della sala si rivelò essere di vetro polarizzato e diventò trasparente.
Dalla altra parte vi era un corpo acefalo, incartapecorito come quello di una mummia, deposto su un lettino bianchissimo.
"Capo, a lei l'onore di compiere il nostro destino..."
"Eh, sì? Che devo fare Oronzo caro...?"
"Prema il pulsante rosso che sta sforando con la natica destra..."
"Oh, Che meraviglia!", e con un gesto plaeale l'indice sfiorò il tasto vermiglio.
Dall'altra parte del vetro un argenteo braccio meccanico scese, con una lentezza che parve infinita a tutti coloro che la guardavano cogli occhi sbarrati e senza quasi respirare, stringendo fra le sue dita meccaniche una testa rinsecchita come il corpo e le cui labbra arricciate lasciavano scoperti dei denti giallastri.
La testa stava per appoggiarsi proprio là dove un tempo si trovava: sopra le spalle su quel collo reciso...
Mancavano pochi millimetri al ricongiungimento di quelle parti separate da tempo immemorabile quando, come una cantilena od una preghiera, si levò la voce di Oronzo:
"Ora possiamo rivolgerci a te col tuo vero nome: salute a te o Rabarbaro!"