Bruja
Utente di lunga data
Ho un rovello concettuale su questa specie di dichiarazione di intenti che molti fanno. Qualunque sia il loro comportamento, spesso reprensibile, la frase : "sono come sono e mi accetto" pare sia una liberatoria o un indulto comportamentale perenne.
Ci sono persone che hanno avuto una vita in cui hanno represso idee, intenzioni, ambizioni ed indole. Poi accade qualcosa che scatena un piccolo sconquasso esistenziale e viene liberata anche la vera natura della persona medesima.
Spesso questo comporta una evoluzione (a volte una involuzione) che non sempre è migliorativa per la persona e per le ripercussioni che avvengono nelle persone e nella società che li circonda.
Immagino che accettarsi sia un percorso sanatorio e permetta di partire da una base che possa equilibrare il proprio asse esistenziale e/o comportamentale, tuttavia credo anche che la pedissequa concessione al come si è sia, alla fine, se l'essere nuovo è problemativo o deleterio, una forma di lassismo caratteriale e comportamentale che non è produttivo per chi lo fa nè per chi lo riceve.
L'abbandonarsi al proprio estro senza alcuna mediazione dimostra una incapacità di governarsi, non per privazione, ma per scelta delle proprie progettualità, dei propri intenti, della proprie ambizioni. La vita non è un banchetto da Trimalcione, ma dovrebbe essere una cena da Petronio e Petronio era selettivo ed amabilmente liberale.
Credo che spesso. dietro queste dichiarazioni, si nasconda la fatica fatta in precedenza per essere come ci si voleva vedere, ed ora non si vuole farne altra, solo perchè non si capisce che, prima ci si imponeva un atteggioamento innaturale, ora si potrebbe perseguire un atteggiamento migliorativo e premiante volontario.
Spesso la peggiore delle pigrizie è quella che operiamo su noi stessi, ed è un peccato perchè ci priviamo della possibilità di essere migliori di quanto l'indole ci permette e l'estro guidato potrebbe permetterci.
Così come il ciabattino è quello con le scarpe bucate, alla stessa stregua, chi crede di avere mezzi, concetti e dialettica, se ha in sé del lassismo autoassolvente o l'autoconvinzione di sapere ciò che basta a sé ed agli altri, è la prima persona a non saperseli applicare.
Bruja
Ci sono persone che hanno avuto una vita in cui hanno represso idee, intenzioni, ambizioni ed indole. Poi accade qualcosa che scatena un piccolo sconquasso esistenziale e viene liberata anche la vera natura della persona medesima.
Spesso questo comporta una evoluzione (a volte una involuzione) che non sempre è migliorativa per la persona e per le ripercussioni che avvengono nelle persone e nella società che li circonda.
Immagino che accettarsi sia un percorso sanatorio e permetta di partire da una base che possa equilibrare il proprio asse esistenziale e/o comportamentale, tuttavia credo anche che la pedissequa concessione al come si è sia, alla fine, se l'essere nuovo è problemativo o deleterio, una forma di lassismo caratteriale e comportamentale che non è produttivo per chi lo fa nè per chi lo riceve.
L'abbandonarsi al proprio estro senza alcuna mediazione dimostra una incapacità di governarsi, non per privazione, ma per scelta delle proprie progettualità, dei propri intenti, della proprie ambizioni. La vita non è un banchetto da Trimalcione, ma dovrebbe essere una cena da Petronio e Petronio era selettivo ed amabilmente liberale.
Credo che spesso. dietro queste dichiarazioni, si nasconda la fatica fatta in precedenza per essere come ci si voleva vedere, ed ora non si vuole farne altra, solo perchè non si capisce che, prima ci si imponeva un atteggioamento innaturale, ora si potrebbe perseguire un atteggiamento migliorativo e premiante volontario.
Spesso la peggiore delle pigrizie è quella che operiamo su noi stessi, ed è un peccato perchè ci priviamo della possibilità di essere migliori di quanto l'indole ci permette e l'estro guidato potrebbe permetterci.
Così come il ciabattino è quello con le scarpe bucate, alla stessa stregua, chi crede di avere mezzi, concetti e dialettica, se ha in sé del lassismo autoassolvente o l'autoconvinzione di sapere ciò che basta a sé ed agli altri, è la prima persona a non saperseli applicare.
Bruja