Childfree

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lolapal

Utente reloaded
Una scelta di vita dettata dall'egoismo o dalla saggezza?

«Forse è che siamo rimasti bambini noi». Così la grande scienziata Margherita Hack , scomparsa meno di due anni fa, spiegava la sua scelta di non aver avuto figli. La sua testimonianza è stata raccolta da due registe, Nicoletta Nesler e Marilisa Piga per un documentario sulle donne che vivono per tutta una vita senza diventare madri. Donne, coppie, che sempre più spesso lo fanno per scelta piuttosto che per costrizione.

Il progetto s'intitola « Lunàdigas » (come in sardo sono chiamate le pecore sterili) e verrà pubblicato il 22 gennaio. Non è solo un film, ma una raccolta di contenuti multimediali: testi, articoli, idee, interviste, per ampliare il dibattito su una condizione che è ormai tutt'altro che minoritaria, in Italia. Come ha raccontato l'Espresso , il nostro paese infatti ha il primato europeo di “childfree”: tra le donne nate nel 1965, circa il 24 per cento non ha figli. In Francia sono solo il 10.


«Non abbiamo mai sentito questo desiderio», racconta Hack nell'intervista che pubblichiamo in anteprima: «La mia eredità? L'ho lasciata agli allievi, ne ho avuti tanti. Una persona dovrebbe mettere al mondo una creatura solo se sente veramente questo desiderio».

L'obiettivo delle due autrici è quello di far riflettere e discutere senza pregiudizi su una scelta che nella morale comune è ancora considerata “egoistica”, “strana”, che non è accettata. Per farlo, hanno attraversato il paese e incontrato persone come Maria Rosa Cutrufelli, Maria Lai, Veronica Pivetti, Geraldina Colotti, Melissa P, Lea Melandri Margherita Hack, Lidia Menapace. «Donne omosessuali, donne giovani, donne avanti con gli anni», scrivono: «Ma anche alcuni uomini, come Moni Ovadia e Claudio Risè».

Per il documentario, Nicoletta Nesler e Marilisa Piga hanno anche commissionato una ricerca Eurisko, dalla quale emerge che le donne che tra i 18 e i 55 non hanno figli e non li vogliono avere hanno un livello d'istruzione più alto della media, redditi proporzionalmente più elevati e che in larga maggioranza lavorano, spesso da imprenditrici. Per il 56 per cento vivono in coppia, per il 40 sole. Sono professioniste, con molti progetti, prospettive, convinte della loro scelta, tendenzialmente salutiste e ben informate.

«Mi sono appassionata al progetto Lunàdigas perché credo che sia un’arma efficace per combattere l’uso che si continua a fare del corpo delle donne», spiega Melissa P. «trattato ancora come carta bianca su cui inscrivere i dogmi di una cultura ormai troppo arcaica. La non-maternità è un vero e proprio stigma sociale che spesso costringe molte donne, soprattutto le meno emancipate, a non scegliere liberamente se avere o meno dei figli. Io vengo dal Sud dove tutto questo è pane quotidiano: spero, con la mia testimonianza, di dare forza a tutte coloro che non riescono a ribellarsi e ad affermare le proprie volontà».
 

rewindmee

Replicante di me stesso
Un figlio deve essere una scelta di libertà... se non lo vuoi, pace.

Ti perdi l'esperienza PIU' BELLA DEL MONDO, ma non è per tutti: può facilmente diventare la più brutta, se non ci metti il meglio di te... :up:
 

Scaredheart

Romantica sotto copertura
Non capisco il considerare egoista chi decide di non avere figli. Anzi, è molto altruista, evita dolori al nascituro, se reputa che non vuole/non può/non è in grado/non ha interesse in ciò.

Ammiro molto chi non ne ha, da chi li mette al mondo per fargli vivere una triste infanzia. Salvo poi capire che queste donne, affermate nella loro individualità potrebbero esser delle ottime madri. Già scindere l'essere donna, dall'essere madre, è un passo che non tutte compiono. Trovandosi in vere e proprie crisi. Le mamme di oggi non hanno che da prendere spunto da queste donne, e sentirsi più donne, e nello stesso tempo ricordarsi della responsabilità che hanno: donare amore, amore, amore e ancora amore!
 
Non capisco il considerare egoista chi decide di non avere figli. Anzi, è molto altruista, evita dolori al nascituro, se reputa che non vuole/non può/non è in grado/non ha interesse in ciò.

Ammiro molto chi non ne ha, da chi li mette al mondo per fargli vivere una triste infanzia. Salvo poi capire che queste donne, affermate nella loro individualità potrebbero esser delle ottime madri. Già scindere l'essere donna, dall'essere madre, è un passo che non tutte compiono. Trovandosi in vere e proprie crisi. Le mamme di oggi non hanno che da prendere spunto da queste donne, e sentirsi più donne, e nello stesso tempo ricordarsi della responsabilità che hanno: donare amore, amore, amore e ancora amore!
né egoista...tanto meno altruista
 

drusilla

Drama Queen
Per me è stato il contrario. Ho fatto un figlio per una scelta mia molto egoistica.
 

Scaredheart

Romantica sotto copertura
né egoista...tanto meno altruista
Per me invece è altruista, perché chi non li vuole non crea inutili sofferenze ad un'altra persona. Non li vuole, che li fa a fare?

Mentre ho conosciuto troppi genitori egoisti! Talmente egoisti da pretendere di decider loro le sorti dei figli. .. ecco per me quello è il vero egoismo... far un figlio è anche una scelta egoista, sai l'amore che avrai! Sai che ti stai regalando il dono di donare vita, che a sua volta dona vita a te stessa... un figlio è il dono più bello che si possa ricevere, e chi nn se ne ritiene degno perché capisce tale cosa non può non avere la mia stima. Poi ovvio un pensiero personalissimo
 

giorgiocan

Utente prolisso
Mesi fa avevo aperto un thread col medesimo titolo, anche quella volta traendo spunto da un articolo. Purtroppo è finito in mezza polemica, ma se non altro mi è sembrato ormai chiaro che accettare questa nuova prospettiva non sia granchè sindacabile. Peraltro, in Italia il trend è fortissimo per varie ragioni (e non tutte edificanti), forse come risposta ad un modo di considerare la genitorialità piuttosto barocco, artefatto e chiuso, rispetto al panorama europeo con cui i neogenitori (secondo me) ora fanno benissimo a confrontarsi. Essere madre in Italia mi sembra ancora troppo, troppo diverso da essere madre in Francia, Germania, Svezia o quant'altro. E' evidente che sto generalizzando, ma non si può negare che da italiani (oltre che da mediterranei) possiamo vantare una indiscutibile titolarità sulla "nevrosi" della maternità acrobatica.

PS - Lola, qual è il tuo punto di vista, visto che il thread è tuo?
 
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lolapal

Utente reloaded
né egoista...tanto meno altruista
Credo di capire questo "altruista", almeno io la intendo così: sono figlia di una donna che avrebbe fatto meglio a non esser madre e che lo ha fatto spinta dai condizionamenti sociali, perché ai suoi tempi era la realizzazione principale per una donna. Ma avrebbe fatto meglio a non farlo, e non è una questione auto vittimistica...

Forse, però, sarebbe più appropriato dire "scelta coraggiosa" e ancora lo dobbiamo dire, qui in Italia soprattutto, perché qui il condizionamento che una donna si realizza pienamente nella maternità è ancora ampiamente diffuso...
 

lolapal

Utente reloaded
Mesi fa avevo aperto un thread col medesimo titolo, anche quella volta traendo spunto da un articolo. Purtroppo è finito in mezza polemica, ma se non altro mi è sembrato ormai chiaro che accettare questa nuova prospettiva non sia granchè sindacabile. Peraltro, in Italia il trend è fortissimo per varie ragioni (e non tutte edificanti), forse come risposta ad un modo di considerare la genitorialità piuttosto barocco, artefatto e chiuso, rispetto al panorama europeo con cui i neogenitori (secondo me) ora fanno benissimo a confrontarsi. Essere madre in Italia mi sembra ancora troppo, troppo diverso da essere madre in Francia, Germania, Svezia o quant'altro. E' evidente che sto generalizzando, ma non si può negare che da italiani (oltre che da mediterranei) possiamo vantare una indiscutibile titolarità sulla "nevrosi" della maternità tricolore.

PS - Lola, qual è il tuo punto di vista, visto che il thread è tuo?
Sai che me l'ero perso il tuo 3d? :)

Beh, ho espresso più volte il mio sentire riguardo ai condizionamenti e le pressioni sociali dell'essere donna... io stessa, senza nascondermi dietro a un dito, ho scelto la mia maternità (che è stata difficile ottenere) in parte per questi condizionamenti... ora è nella mia vita una persona che amo profondamente, proprio per la persona che è invece che per una sorta di "amore dovuto", non so se riesco a spiegarmi, anche perché non me lo hanno insegnato...

Ma sono per la scelta consapevole e l'ammiro, soprattutto chi ha il coraggio di portarla avanti in questa nostra società...

E sono d'accordo con quello che dici sul gap tra Italia e resto d'Europa in questo senso...
 

Un_fiordiloto

Utente di lunga data
Io direi che è semplicemente una scelta.
Il desiderio di mettere al mondo un figlio nasce da un sentimento profondo che matura dentro di noi.
Parlando da donna, credo che sia riconoscibilissima la spinta interiore del desiderio autentico di maternità.
Personalmente, i figli per me, sono un dono meraviglioso al quale non avrei mai rinunciato.
Comprendo anche chi non ne sente la necessità, e candidamente ammette di non sentirne la mancanza.
 

lolapal

Utente reloaded
Io direi che è semplicemente una scelta.
Il desiderio di mettere al mondo un figlio nasce da un sentimento profondo che matura dentro di noi.
Parlando da donna, credo che sia riconoscibilissima la spinta interiore del desiderio autentico di maternità.
Personalmente, i figli per me, sono un dono meraviglioso al quale non avrei mai rinunciato.
Comprendo anche chi non ne sente la necessità, e candidamente ammette di non sentirne la mancanza.
Ciao. :)

Non sono così convinta rispetto al "desiderio autentico"... non è sempre così... e credo che, in certi frangenti, per una donna scegliere consapevolmente di non essere madre, pur potendolo diventare, non sia una scelta senza conseguenze sociali, almeno qui da noi...
 

giorgiocan

Utente prolisso
Ciao. :)

Non sono così convinta rispetto al "desiderio autentico"... non è sempre così... e credo che, in certi frangenti, per una donna scegliere consapevolmente di non essere madre, pur potendolo diventare, non sia una scelta senza conseguenze sociali, almeno qui da noi...
Il fatto è che probabilmente non è nemmeno possibile diventare completamente consapevoli dei condizionamenti legati al proprio ambiente culturale. Nè sano rinunciarvi "in quanto" condizionamenti. Basterebbe forse imparare a valutare e discernere tra le "aspettative" collettive e individuali: e sospenderle entrambe quando ci si trova di fronte a decisioni che influenzino profondamente ed inevitabilmente la vita di qualcuno, soprattutto quando questo qualcuno è/sarà nostro figlio. Ma questa, ovviamente, è pura accademia.
 

Fantastica

Utente di lunga data
Io mi sono sentita dire che ho sublimato il mio istinto materno nella mia professione.
Tanto per cominciare credo che l'istinto materno sia una costruzione culturale, un'enorme costruzione culturale che ha avuto funzione di nascondere ciò che invece i Greci antichi sapevano bene -tutte le civiltà antiche a dire il vero- e cioè che esiste un fortissimo istinto riproduttivo nel maschio e che in genere le femmine vi si assoggettano, senza nessun vantaggio e, nel mondo animale, senza nemmeno alcun piacere.
Non esiste in questo campo il giusto e lo sbagliato. Ma l'insinuarsi perennne di dubbi circa la rinuncia di una femmina alla riproduzione è una cosa che lede la mia intelligenza e quella di tutte le donne che hanno scelto di non fare le madri.
Grazie, lolapal per la tua segnalazione:):up:
 

lolapal

Utente reloaded
Il fatto è che probabilmente non è nemmeno possibile diventare completamente consapevoli dei condizionamenti legati al proprio ambiente culturale. Nè sano rinunciarvi "in quanto" condizionamenti. Basterebbe forse imparare a valutare e discernere tra le "aspettative" collettive e individuali: e sospenderle entrambe quando ci si trova di fronte a decisioni che influenzino profondamente ed inevitabilmente la vita di qualcuno, soprattutto quando questo qualcuno è/sarà nostro figlio. Ma questa, ovviamente, è pura accademia.
Forse quello si risolve prendendosi la responsabilità delle proprie azioni...

:)
 

lolapal

Utente reloaded
Io mi sono sentita dire che ho sublimato il mio istinto materno nella mia professione.
Tanto per cominciare credo che l'istinto materno sia una costruzione culturale, un'enorme costruzione culturale che ha avuto funzione di nascondere ciò che invece i Greci antichi sapevano bene -tutte le civiltà antiche a dire il vero- e cioè che esiste un fortissimo istinto riproduttivo nel maschio e che in genere le femmine vi si assoggettano, senza nessun vantaggio e, nel mondo animale, senza nemmeno alcun piacere.
Non esiste in questo campo il giusto e lo sbagliato. Ma l'insinuarsi perennne di dubbi circa la rinuncia di una femmina alla riproduzione è una cosa che lede la mia intelligenza e quella di tutte le donne che hanno scelto di non fare le madri.
Grazie, lolapal per la tua segnalazione:):up:
Grazie a te :)

Quello che hai scritto nella prima riga è emblematico di quello che cercavo di dire.

Però, non sono completamente d'accordo nel dire che sia una pure costruzione culturale e che l'istinto di riporduzione sia una esclusività solo maschile... anche perché, guardando dal punto di vista dei childfree, ci sono anche molti uomini che fanno questa scelta...
Va a finire che ci incartiamo, perché tutto sommato le scelte che facciamo non saranno mai del tutto esenti dai condizionamenti...

:)
 

Fantastica

Utente di lunga data
Va a finire che ci incartiamo, perché tutto sommato le scelte che facciamo non saranno mai del tutto esenti dai condizionamenti...

:)
Certo, nessun uomo è un'isola, come diceva quel tale. E sicuramente la storia è più un minestrone che un mestolo. Noi però possiamo sempre essere originali, se lo vogliamo.
Era proprio Marc Bloch il grande storico francese a sostenere che parlare di radici dei fenomeni storici (l'uomo lo è) è spesso una scusa per il determinismo (è così perché siamo il prodotto del passato) che serve a dimetterci dalle responsabilità delle nostre azioni oggi e fa torto alla creatività continua espressa dall'umanità nel produrre eventi. Insomma, il nuovo esiste! E questa è una gran bella notizia, mi pare.:)
 

lolapal

Utente reloaded
Certo, nessun uomo è un'isola, come diceva quel tale. E sicuramente la storia è più un minestrone che un mestolo. Noi però possiamo sempre essere originali, se lo vogliamo.
Era proprio Marc Bloch il grande storico francese a sostenere che parlare di radici dei fenomeni storici (l'uomo lo è) è spesso una scusa per il determinismo (è così perché siamo il prodotto del passato) che serve a dimetterci dalle responsabilità delle nostre azioni oggi e fa torto alla creatività continua espressa dall'umanità nel produrre eventi. Insomma, il nuovo esiste! E questa è una gran bella notizia, mi pare.:)
Coraggio e responsabilità delle proprie azioni e coerenza... cavolo... dici poco! :rolleyes:
 

Fantastica

Utente di lunga data
Coraggio e responsabilità delle proprie azioni e coerenza... cavolo... dici poco! :rolleyes:
C'è un altro modo di difendere la propria unicità di mestolo? E eventualmente, di creatore di nuovi minestroni insieme ad altri? Per me no. Questo è umanesimo, ed è sempre possibile. Sì, ci vuole coraggio, ma, come dicono altri tali, insieme si può.:)
 

Ultimo

Escluso
Quando ero ragazzo sognavo una famiglia con almeno cinque figli. Non ricordo le motivazioni, ricordo solo che volevo una famiglia numerosa.
Quando mi sposai, ed avemmo il primo figlio, la gioia fu così grande da non poter essere espressa. Le difficoltà che comunque dopo si presentarono, coppia-non-coppia, e le varie difficoltà che si presentano nella nascita di un bambino mi calmarono un po sulle idee che avevo da ragazzo. Crescendo il primo figlio sentìmmo la mancanza di un cucciolo con tutto quello che già conoscevamo nelle difficoltà di crescerlo, fu presa la decisione di averne un altro. Il terzo arrivato è arrivato così... è arrivato. E nella situazione che mi ha ricordato un passato recente( il tradimento) mi sono ritrovato fortemente a disagio senza riuscire a capire nè a capirmi. La scelta mia, fu di ascoltare mia moglie, lei non ebbe dubbi nel volerlo, io le sono grato e debitore dell'ultimo dono che mi ha fatto.

Centra col tema?

Grazie a mia moglie che non smetterò mai di ringraziare, e le lacrime di questo momento ne sono testimoni.
 
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