Non è essenziale perdonare. Le persone fanno errori che non abbiamo voglia di perdonare e non siamo tenuti a farlo.
Quello che dovresti chiederti è se, per te, questo errore o dolore che ti ha arrecato è compatibile con la prosecuzione della vostra relazione oppure no.
Se tu dessi una nuova occasione alla vostra storia, non significherebbe che hai perdonato, ma solo che ritieni che, comunque, il vostro rapporto ha conservato per te un valore.
Sono sempre stato d'accordo sul fatto che non sia necessario perdonare per decidere di provare a rimanere insieme. Questo perché non è un ritorno esatto al "prima" del tradimento (che è impossibile, a meno di considerare zero quell' evento) ma è, semmai, una ripresa della relazione su basi diverse, che non possono eludere quello che è successo.
Pertanto, iI perdono inteso come passaggio preliminare doveroso per la riconciliazione, non mi è mai sembrato logico.
Il perdono avverrà molto più avanti nel tempo, in conseguenza dei fatti successivi della vita in comune, quando si potrà dire che la ripresa della relazione è andata a buon fine.
Poiché il tradimento è un'azione consapevole, è giusto che il definitivo superamento di quell'evento traumatico sia concreto e non a chiacchiere. Non basta una buona condotta di settimane o mesi o anni.
È come la sospensione condizionale della pena. Se ci ricadi, sconti tutto, il nuovo ed il vecchio. Mi sembra il prezzo minimo che rimane a carico del traditore.
Questa concezione, che potrà essere messa in discussione quanto si vuole, si basa sulla nozione che se ritorni sullo stesso comportamento irrispettoso nei confronti dell'altro partner non c'è stato impegno sufficiente per superare il primo incidente di percorso.
Altrimenti se stai con lei per punirla, punisci te stesso, privandoti della possibilità di avere una nuova relazione.
Credo che la questione vada considerata da un diverso punto di vista.
Non è che
@Alberto abbia un' intenzione di punire la moglie, semplicemente non ce la fa a superare del tutto i flashbacks della sofferenza provata.
È nella sua natura, potrà superare quei flashbacks gradualmente nel tempo se la loro ricorrenza si attenuerà, grazie alla dedizione della moglie che sa benissimo (o dovrebbe sapere) che non si cancellano a comando i ricordi. Poi, se non ce la farà a sopportarlo lo lascerà o accetterà di essere lasciata da lui, qualora sia lui a prendere quella decisione.
Nessuna relazione sentimentale è insensibile all' equilibrio tra i partners, in termini di rispetto, attenzione e cura reciproca.
Quell' equilibrio viene alterato dal tradimento,mi sembra pacifico.
Stare insieme dopo un tradimento non è una decisione istantanea ed esaustiva ma l'inizio di un percorso di vita che ha per obiettivo di riuscire a vivere con un nuovo equilibrio. Che non è sicuro che riesca, così come non lo era prima del tradimento.
Non ci sono garanzie di riuscita a priori per ciascuno dei partners. Si sa solo come si parte...
Andare avanti insieme di nuovo significa di cero non rinfacciare ogni momento quello che è successo, per il partner tradito, così come non esiste un diritto all' oblio per il partner traditore, che rimane responsabile per quanto ha combinato. Non esiste il pulsante di "reset" per gli esseri umani e non si riparte daccapo dal niente ma dal passato.
È una situazione di incertezza che nessuno sa quando e come finirà.
Personalmente, scoraggio ogni tentativo di riappacificazione perché è troppo impegnativo in generale.
Poi, ogni tradimento ha caratteristiche diverse dagli altri e le persone si comportano secondo proprie inclinazioni e caratteri.