Per carità, lungi da me sollecitare un dibattito scientifico così complesso per una "semplice questione di corna" tra tante problematiche che sono originali ed uniche nella vita dei comuni mortali e provocano ansia di capire le motivazioni e decisioni che sono alla base delle emozioni in campo sentimentale.
Basta ricordare l'opera buffa "Così fan tutte" (1789-90) di Wolfgang Amadeus Mozart ...
Il mio uso del termine dell'autocoscienza era non correlato alle neuroscienze (delle quali professo la mia assoluta ignoranza) ma solo si ispirava all'approccio della filosofia, che pure si è da sempre occupata della mente (non dimentichiamo che nell'antichità era considerata la scienza delle scienze umane) , e, in particolare, della teoria cartesiana sul dualismo tra mente e corpo, che aveva concluso che la mente risiedeva in un "luogo immateriale".
Quello che mi preoccupa (si fa per dire) è che nello sforzo (encomiabile scientificamente) di ricercare i meccanismi fisiologici delle decisioni umane si sia scivolati nella palude del determinismo, favorendo la deresponsabilizzazione dei comportamenti interpersonali e collettivi.
La crisi della famiglia e la perdita dell'importanza dell'etica sono - a mio modesto avviso - frutto della sbornia moderna di negare che nell'agire umano vi sia grande spazio per variazioni consapevoli dei comportamenti e di libere scelte delle finalità da perseguire nella vita.
"Homo faber fortunae suae" (l'uomo è artefice del suo destino).
Oggi come oggi, neuroscienze e filosofia comunicano e la loro comunicazione è ritenuta fondamentale.
Fortunatamente, almeno a livello accademico, si sta uscendo dalle accademie e si entrando nella complessità: questo significa che la visione per cui le diverse prospettive possano occuparsi separatamente di questioni di questo tipo sta definitivamente decadendo.
Il grassetto, come sempre da che esiste l'uomo, è favorito dall'ignavia individuale e collettiva e non dalle maggiori conoscenze.
La famiglia è in crisi da quando è nata, la crisi è connaturata ai sistemi complessi e la crisi è funzionale se è crisi e non tentativo di conservazione.
Ma, a questo riguardo, vorrei sottolineare ciò che sta emergendo: ossia il fatto che la violenza, come le disfunzioni, nascono in famiglia ma c'è storicamente e culturalmente una omertà diffusa che blocca la visibilità di questi fenomeni. (crisi negata e ridotta , in modo funzionale alla conservazione del sistema iniziale)
La cosa sta cambiando, fortunatamente.
Personalmente penso che ci vorrà ancora qualche generazione, ma mi auguro che il processo di svelamento che è iniziato, prosegua.
Se hai voglia, fatti una ricerchina anche superficiale sui figli che scelgono il no contact con genitori disfunzionali (dai narcisisti ai maltrattanti agli oppressivi agli iperprotettivi).
E se vuoi approfondire ulteriormente cercati uno degli ultimi studi usciti su Nature su come il maltrattamento psicologico in famiglia lasci nel cervello gli stessi segni di un trauma da violenza fisica, portando anche cambiamenti strutturali e funzionali in aree chiavi del cervello.
Questo per dire che quell'idea di homo faber, non mi convince per niente.
Non nego lo spazio di scelte personali. Anche semplicemente pensando alla mia esperienza di figlia, ho avuto margini di scelta.
Ma il prezzo che ho pagato e sto anche oggi pagando non penso sia per tutti. E le cicatrici che mi porto addosso, io come mia sorella, hanno condizionata profondamente chi sono, le mie scelte passate e anche le mie scelte attuali.
Ho sperimentato troppo direttamente la potenza dei condizionamenti e della genetica per credere di essere così libera
E, al di là della mia esperienza personale, noi siamo il frutto di genetica e ambiente e siamo bestie che costruiscono le loro basi strutturali nei primi...facciamo 4 anni di vita.
Con sincero rispetto ed ammirazione, dissento sulla sottovalutazione del PERCHE' delle decisioni umane (anche quella di lasciare ad altri la decisione è pur sempre una scelta).
La casistica degli effetti dell'agire (il COSA) e le modalità di realizzazione delle azioni (il COME) sono conseguenze del PERCHE' dei comportamenti, dal mio punto di vista. E nella elaborazione delle decisioni si dimostra la differenza degli umani, come animali superiori che hanno sviluppato l'autocoscienza, attraverso l'analisi delle esperienze passate e la capacità di prevedere scenari futuri alternativi conseguenti ai nostri comportamenti.
Mi scuso per il pippone e torno a dedicarmi a più congeniali attività manuali, completando la trasformazione di una stampella metallica (da lavanderia) in un gancio di sicurezza per un ventilatore a soffitto.
Perché sotto il ventilatore dormo io e mi preoccupo di conservare, per quanto ancora posso usarlo, il mio corpo.
Sono d'accordo sul fatto che i cosa e i come possano discendere dai perchè. Ma questo a livello teorico.
A livello di indagine il processo non è lineare. Una indagine parte dai cosa e dai come e tenta, tenta lo sottolineo, di andare a lasciar emergere i perchè.
Io ho capito a 40 anni passati come mai i maschi mi stavano tanto sul cazzo.
E per 20 anni mi sono raccontata che era una reazione allo stupro.
Non falso, ma neppure tutto vero.
E ancora adesso, che continuo ad indagare i perchè non mi sono chiari.
Su questa indagine incide, oltretutto, anche il funzionamento della memoria...altro discorso che all'interno di un forum come questo lascerei da parte

Come spunto basti pensare ai falsi ricordi, soltanto eh. Senza neanche entrare nei meccanismi di rimozione piuttosto che di aggiustamento di realtà.
Spero che tu sia sopravvissuto agli esperimenti in stile Macgyver!
E grazie per il confronto.