A idomeni

Eratò

Utente di lunga data
Idomeni, l’Europa dov’è?

di Giuseppe Frangi 8 ore fa


Le immagini che arrivano da Idomeni ci mostrano decine di volontari che organizzano questa quotidianità disperata, più di 13mila persone, uomini, donne, anziani e bambini. Lo fanno a loro spese e con loro forze. C'è solo un grande assente a Idomeni: l'Europa.



Idomeni è un piccolo paese di frontiera tra Grecia e Macedonia. Da mesi però è uno snodo vitale per chi scappa dal Medio Oriente. Uno snodo, o meglio un collo di bottiglia. La Macedonia ha chiuso la frontiere, mobilitando forze di polizia con tanto di tenute antisommossa nuove di zecca e con autoblindo di pattuglia tirate a lucido. Da questa frontiera vengono fatte passare poche decine di persone al giorno, e per non perdere il posto molti se ne stanno anche in fila per giorni. Il problema è che a Idomeni è ancora inverno. La notte di martedì un nubifragio ha ridotto tutta la zona in un pantano. «Idomeni sprofonda nel fango. Migliaia di bambini e bambine vivono da giorni tra fango, melma, pioggia e freddo, in ripari di fortuna con altissimi rischi di malattie e morte. Non ci sono più parole per definire questa situazione», ha detto Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia.

In tutto sono circa 13mila persone abbarbicate alla speranza di poter continuare la rotta, che li ha visti partire dalla Siria, dall'Iraq e lasciare gli insostenibili campi profughi turchi. Sono in 13mila abbandonati a se stessi. A soccorrerli ci sono solo le sigle consuete, Caritas greca e Medici senza frontiere in particolare. Le immagini che arrivano da Idomeni ci mostrano decine di volontari che organizzano questa quotidianità disperata. Lo fanno a loro spese e con loro forze. Msf ad esempio si è fatta carico del costo e della gestione di 13mila pasti per tre turni al giorno, oltre alle centinaia di coperte e di tende. L'organizzazione ha anche affittato tre appezzamenti di terreno vicini al passaggio della dogana macedone, per poter montare dei campi.

C'è solo un grande assente a Idomeni: l'Europa. Si vedono volontari e operatori con pettorine di tante sigle diverse, comprese ovviamente in particolare quelle delle due organizzazioni citate, ma non si vede nessuno che abbia una pettorina con il simbolo dell'Europa. È un'assenza simbolica che agli occhi di chi arriva pesa certamente come un macigno. Ed è un'assenza che, vista da questa parte, la nostra, testimonia — in modo inconfutabile — di un soggetto che non c'è.

L'Europa fisicamente, concretamente non c'è, non esiste, se, nel momento in cui sul suo suolo (perché anche se si fa finta che non sia così, Idomeni è Europa) si verificano situazioni di questo tipo, nessuno mette in conto la necessità, o meglio l'obbligo minimo di organizzare o garantire degli interventi umanitari. Invece, come nulla fosse, si accetta che a Idomeni 13mila persone, tra cui tantissimi bambini, vivano nel freddo e nel fango, senza sapere quanto tempo dovranno aspettare per continuare il loro cammino.

Perché se c'è una cosa sicura è che queste persone andranno avanti, com'è successo a tutti quelli che li hanno preceduti. Nessuno torna indietro. È come se si fossero eretti un muro alle spalle. Quindi oltre ad essere sul suolo europeo, sono in certo senso anche già europei. Per destino, per necessità storica. "Non c'è muro che tenga" ha titolato non a caso il mensile Vita un numero interamente dedicato all'emergenza migranti.


Folla di profughi a Idomeni

Ora si può capire che la gestione di flussi così imponenti non sia un impegno facile. Ma lo spettacolo che l'Europa sta dando è assolutamente indegno della sua pretesa "civiltà". Si possono mettere in conto i particolarismi di governi che anche per ragioni elettorali sbarrano le frontiere. Ma non si può accettare uno spettacolo come quello a cui stiamo assistendo a Idomeni, luogo simbolo di tanti altri "limbi" che si sono aperti nel corpo stesso dell'Europa.

Per fortuna a dire che l'Europa ancora esiste ci sono quelle decine e decine di volontari che non si tirano mai indietro, dando ogni volta uno spettacolo di umanità e anche di efficienza. E molti sono italiani. Come Daniela Oberti, infermiera bergamasca, da quattro settimane a Idomeni, a lavorare in uno degli ambulatori di Maf, avendo preso tre mesi di aspettativa. Ha raccontato Daniela al sito Bergamopost: «In questi giorni, quando lavoro in ambulatorio, ho la sensazione di lavorare in mezzo alla foresta del Congo, o nel deserto del Niger, curando bambini disidratati, donne incinte… Solo quando finisco ed esco dalla tenda mi accorgo che non sono in un posto poi così lontano da casa». In Europa, appunto.

da Il Sussidiario del 10 marzo 2016

http://www.vita.it/it/article/2016/03/12/idomeni-leuropa-dove/138627/
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ho tanta rabbia e dolore.
Ma non so che fare.
 

disincantata

Utente di lunga data
Drammatica la situazione ad Idomeni, ma anche nei campi profughi in LIBANO e da almeno 4 anni, e per chi e' profugo in TURCHIA, ma credo ci siano situazioni terribili ormai in tantissimi posti, vedi quello appena demolito a Calais.

Purtroppo e' vero che l'UE e' solo capace di organizzare vertici per poi rimandare tutto al vertice successiVo e non concludere niente.
Stanno a discutere su come conteggiare nei vari bilanci degli Stati i soldi spesi per i profughi.

Per l'economia trovano 80 miliardi al mese solo per sostenere le banche italiane ed il debito pubblico, per un eventuale guerra in Libia nessuno pone veti economici, quando si tratta di stanziare qualche miliardo di euro per i profughi non ci sentono e mettono filo spinato e ripristinano le frontiere.

In Olanda ne stanno ospitando molti e moltissimi studenti universitari fanno i volontari, mia figlia si e' offerta di aiutare ma vogliono solo olandesi per fare in modo che i profughi imparino la lingua, molto piu' difficile dell'inglese e meno utile ma così e'. Dicono per integrarli.

Servono corridoi umanitari per trasferirli sia da Idomeni, sia dal LIBANO, in paesi tipo il nostro dove, se aprissero davvero gli occhi, ci sarebbero eccome edifici vuoti dove ospitare migliaia e migliaia di persone, sempre meglio che nel fango e nei campi profughi o sotto le bombe.

Piaccia o no l'UE dovra' svegliarsi, perche' per quanti ne siano gia' arrivati, molti di piu' ne arriveranno.
 

ologramma

Utente di lunga data
Idomeni, l’Europa dov’è?

di Giuseppe Frangi 8 ore fa


Le immagini che arrivano da Idomeni ci mostrano decine di volontari che organizzano questa quotidianità disperata, più di 13mila persone, uomini, donne, anziani e bambini. Lo fanno a loro spese e con loro forze. C'è solo un grande assente a Idomeni: l'Europa.



Idomeni è un piccolo paese di frontiera tra Grecia e Macedonia. Da mesi però è uno snodo vitale per chi scappa dal Medio Oriente. Uno snodo, o meglio un collo di bottiglia. La Macedonia ha chiuso la frontiere, mobilitando forze di polizia con tanto di tenute antisommossa nuove di zecca e con autoblindo di pattuglia tirate a lucido. Da questa frontiera vengono fatte passare poche decine di persone al giorno, e per non perdere il posto molti se ne stanno anche in fila per giorni. Il problema è che a Idomeni è ancora inverno. La notte di martedì un nubifragio ha ridotto tutta la zona in un pantano. «Idomeni sprofonda nel fango. Migliaia di bambini e bambine vivono da giorni tra fango, melma, pioggia e freddo, in ripari di fortuna con altissimi rischi di malattie e morte. Non ci sono più parole per definire questa situazione», ha detto Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia.

In tutto sono circa 13mila persone abbarbicate alla speranza di poter continuare la rotta, che li ha visti partire dalla Siria, dall'Iraq e lasciare gli insostenibili campi profughi turchi. Sono in 13mila abbandonati a se stessi. A soccorrerli ci sono solo le sigle consuete, Caritas greca e Medici senza frontiere in particolare. Le immagini che arrivano da Idomeni ci mostrano decine di volontari che organizzano questa quotidianità disperata. Lo fanno a loro spese e con loro forze. Msf ad esempio si è fatta carico del costo e della gestione di 13mila pasti per tre turni al giorno, oltre alle centinaia di coperte e di tende. L'organizzazione ha anche affittato tre appezzamenti di terreno vicini al passaggio della dogana macedone, per poter montare dei campi.

C'è solo un grande assente a Idomeni: l'Europa. Si vedono volontari e operatori con pettorine di tante sigle diverse, comprese ovviamente in particolare quelle delle due organizzazioni citate, ma non si vede nessuno che abbia una pettorina con il simbolo dell'Europa. È un'assenza simbolica che agli occhi di chi arriva pesa certamente come un macigno. Ed è un'assenza che, vista da questa parte, la nostra, testimonia — in modo inconfutabile — di un soggetto che non c'è.

L'Europa fisicamente, concretamente non c'è, non esiste, se, nel momento in cui sul suo suolo (perché anche se si fa finta che non sia così, Idomeni è Europa) si verificano situazioni di questo tipo, nessuno mette in conto la necessità, o meglio l'obbligo minimo di organizzare o garantire degli interventi umanitari. Invece, come nulla fosse, si accetta che a Idomeni 13mila persone, tra cui tantissimi bambini, vivano nel freddo e nel fango, senza sapere quanto tempo dovranno aspettare per continuare il loro cammino.

Perché se c'è una cosa sicura è che queste persone andranno avanti, com'è successo a tutti quelli che li hanno preceduti. Nessuno torna indietro. È come se si fossero eretti un muro alle spalle. Quindi oltre ad essere sul suolo europeo, sono in certo senso anche già europei. Per destino, per necessità storica. "Non c'è muro che tenga" ha titolato non a caso il mensile Vita un numero interamente dedicato all'emergenza migranti.


Folla di profughi a Idomeni

Ora si può capire che la gestione di flussi così imponenti non sia un impegno facile. Ma lo spettacolo che l'Europa sta dando è assolutamente indegno della sua pretesa "civiltà". Si possono mettere in conto i particolarismi di governi che anche per ragioni elettorali sbarrano le frontiere. Ma non si può accettare uno spettacolo come quello a cui stiamo assistendo a Idomeni, luogo simbolo di tanti altri "limbi" che si sono aperti nel corpo stesso dell'Europa.

Per fortuna a dire che l'Europa ancora esiste ci sono quelle decine e decine di volontari che non si tirano mai indietro, dando ogni volta uno spettacolo di umanità e anche di efficienza. E molti sono italiani. Come Daniela Oberti, infermiera bergamasca, da quattro settimane a Idomeni, a lavorare in uno degli ambulatori di Maf, avendo preso tre mesi di aspettativa. Ha raccontato Daniela al sito Bergamopost: «In questi giorni, quando lavoro in ambulatorio, ho la sensazione di lavorare in mezzo alla foresta del Congo, o nel deserto del Niger, curando bambini disidratati, donne incinte… Solo quando finisco ed esco dalla tenda mi accorgo che non sono in un posto poi così lontano da casa». In Europa, appunto.

da Il Sussidiario del 10 marzo 2016

http://www.vita.it/it/article/2016/03/12/idomeni-leuropa-dove/138627/
non entro molto in merito della questione ma da semplice osservatore vedo il menefreghismo dell'europa nel lasciare a noi italiani e greci a sbrogliare la questione immigrati.
vedo la fine sottigliezza della germania per accogliere i Siriani mentre lascia a noi quelli di pelle più scura non è che sia un po prevenuta nei confronti dei neri?
Ora c'è la presa di posizione dei paesi balcanici e dell'est di bloccare il passaggio dei migranti che già provati dal lungo cammino vivono alle frontiere in un modo disumano, per non dire della Turchia dove si ammassano in campi profughi e la bellissima richiesta di 3 miliardi di euro per aiutarli quando sia con il terremoto e l'esodo dei siriani rifiutarono l'aiuto proposto credo dall'Europa e dal mondo .
Come al solito ci sono associazioni caricateveli che aiutano quando i governi sono restii a dare il loro contributo.
Tutto questo per far capire che prima di intraprendere qualsiasi campagna di guerra bisognerebbe analizzare costi e benefici e poi la cosa più importante gli islamici dal Marocco fino all'oriente ben governati solo se sono sotto una forza capace di gestirli, loro la democrazia come intendiamo noi non ne sono capaci e per favore ditemi dove è stata attuata posso sbagliarmi ma non trovo una nazione che prima o poi abbia avuto casini per non dire morti ammazzati .
Eratò è vero che in Grecia arrivano famiglie intere e bisogna assolutamente aiutare per dare loro dignità e aspettative cosa che da noi manca perchè arrivano persone con qualche bambino al seguito che poi sparisce quando è sbarcato mi fa sembrare tutto come una scusa per farsi aiutare ma dei bambini arrivati o anche giovani non si sa più nulla .
Sapete cosa mi dicevano quando arrivavano i primi africani dell'etiopa e da altre parti dove noi avevamo colonie che se l'eravamo cercate perchè conoscevano solo noi e quindi per loro eravamo un esempio da seguire ora le cose sono un po diverse c'è fame , carestia , guerre, no lavoro e quindi emigrano per stare meglio.
Da un lato li capisco perchè anche noi abbiamo fatto così ma critico i governi come il nostro che gli accogliamo ma che gli prospettiamo? Il Lavoro? La dignità? L'accoglienza?
Niente di tutto questo , li troviamo fuori al supermercato ad elemosinare, a vendere cianfrusaglia , a raccogliere i prodotti della terra a pochi soldi in Sicilia, Puglia e Calabria dormendo in baraccopoli al pari di quelle che si trovano in Gracia se non peggio quindi anche noi chiudiamo gli occhi e ci tappiamo il naso, un po di coerenza sarebbe il caso di farcela anche noi.
C'è da dire che qualcuno ce la fa e si integra nel nostro paese e questo è un bene .
Quoto tutte voi
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Idomeni, l’Europa dov’è?

di Giuseppe Frangi 8 ore fa


Le immagini che arrivano da Idomeni ci mostrano decine di volontari che organizzano questa quotidianità disperata, più di 13mila persone, uomini, donne, anziani e bambini. Lo fanno a loro spese e con loro forze. C'è solo un grande assente a Idomeni: l'Europa.



Idomeni è un piccolo paese di frontiera tra Grecia e Macedonia. Da mesi però è uno snodo vitale per chi scappa dal Medio Oriente. Uno snodo, o meglio un collo di bottiglia. La Macedonia ha chiuso la frontiere, mobilitando forze di polizia con tanto di tenute antisommossa nuove di zecca e con autoblindo di pattuglia tirate a lucido. Da questa frontiera vengono fatte passare poche decine di persone al giorno, e per non perdere il posto molti se ne stanno anche in fila per giorni. Il problema è che a Idomeni è ancora inverno. La notte di martedì un nubifragio ha ridotto tutta la zona in un pantano. «Idomeni sprofonda nel fango. Migliaia di bambini e bambine vivono da giorni tra fango, melma, pioggia e freddo, in ripari di fortuna con altissimi rischi di malattie e morte. Non ci sono più parole per definire questa situazione», ha detto Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia.

In tutto sono circa 13mila persone abbarbicate alla speranza di poter continuare la rotta, che li ha visti partire dalla Siria, dall'Iraq e lasciare gli insostenibili campi profughi turchi. Sono in 13mila abbandonati a se stessi. A soccorrerli ci sono solo le sigle consuete, Caritas greca e Medici senza frontiere in particolare. Le immagini che arrivano da Idomeni ci mostrano decine di volontari che organizzano questa quotidianità disperata. Lo fanno a loro spese e con loro forze. Msf ad esempio si è fatta carico del costo e della gestione di 13mila pasti per tre turni al giorno, oltre alle centinaia di coperte e di tende. L'organizzazione ha anche affittato tre appezzamenti di terreno vicini al passaggio della dogana macedone, per poter montare dei campi.

C'è solo un grande assente a Idomeni: l'Europa. Si vedono volontari e operatori con pettorine di tante sigle diverse, comprese ovviamente in particolare quelle delle due organizzazioni citate, ma non si vede nessuno che abbia una pettorina con il simbolo dell'Europa. È un'assenza simbolica che agli occhi di chi arriva pesa certamente come un macigno. Ed è un'assenza che, vista da questa parte, la nostra, testimonia — in modo inconfutabile — di un soggetto che non c'è.

L'Europa fisicamente, concretamente non c'è, non esiste, se, nel momento in cui sul suo suolo (perché anche se si fa finta che non sia così, Idomeni è Europa) si verificano situazioni di questo tipo, nessuno mette in conto la necessità, o meglio l'obbligo minimo di organizzare o garantire degli interventi umanitari. Invece, come nulla fosse, si accetta che a Idomeni 13mila persone, tra cui tantissimi bambini, vivano nel freddo e nel fango, senza sapere quanto tempo dovranno aspettare per continuare il loro cammino.

Perché se c'è una cosa sicura è che queste persone andranno avanti, com'è successo a tutti quelli che li hanno preceduti. Nessuno torna indietro. È come se si fossero eretti un muro alle spalle. Quindi oltre ad essere sul suolo europeo, sono in certo senso anche già europei. Per destino, per necessità storica. "Non c'è muro che tenga" ha titolato non a caso il mensile Vita un numero interamente dedicato all'emergenza migranti.


Folla di profughi a Idomeni

Ora si può capire che la gestione di flussi così imponenti non sia un impegno facile. Ma lo spettacolo che l'Europa sta dando è assolutamente indegno della sua pretesa "civiltà". Si possono mettere in conto i particolarismi di governi che anche per ragioni elettorali sbarrano le frontiere. Ma non si può accettare uno spettacolo come quello a cui stiamo assistendo a Idomeni, luogo simbolo di tanti altri "limbi" che si sono aperti nel corpo stesso dell'Europa.

Per fortuna a dire che l'Europa ancora esiste ci sono quelle decine e decine di volontari che non si tirano mai indietro, dando ogni volta uno spettacolo di umanità e anche di efficienza. E molti sono italiani. Come Daniela Oberti, infermiera bergamasca, da quattro settimane a Idomeni, a lavorare in uno degli ambulatori di Maf, avendo preso tre mesi di aspettativa. Ha raccontato Daniela al sito Bergamopost: «In questi giorni, quando lavoro in ambulatorio, ho la sensazione di lavorare in mezzo alla foresta del Congo, o nel deserto del Niger, curando bambini disidratati, donne incinte… Solo quando finisco ed esco dalla tenda mi accorgo che non sono in un posto poi così lontano da casa». In Europa, appunto.

da Il Sussidiario del 10 marzo 2016

http://www.vita.it/it/article/2016/03/12/idomeni-leuropa-dove/138627/
Sono estremamente indignata anche perché ritengo che l'Europa non sappia gestire ne abbia la reale volontà di farlo almeno in modo civile.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il problema è la nostra democrazia, non la loro.
È la ricerca del consenso, per interessi di bottega meschini, che porta a questa disumanità.
Sentivo ieri dei ragionamenti sui numeri: se tutti i siriani e libici venissero in Europa, TUTTI, rappresenterebbero il 10% della popolazione.
Ovviamente non è questa la soluzione, ma saperlo scioglierebbe la paura dell'invasione che è del tutto ingiustificata.
 

Eratò

Utente di lunga data
foto-353x221.jpg

Un immagine vale più di 1000 parole... L'altro giorno mi guardavo la televisione con servizi in diretta da Idomeni. Parlavano della pioggia e del fango, della gente bagnata che pur di togliersi i vestiti bagnati, rimasero a torso nudo in temperature gelide che nei confronti quelle di Bolzano sono da tropici, bambini scalzi che camminavano nel fango, ospedali pieni di bambini e neonati con polmoniti e gastrenteriti.E altre malattie infettive che si stanno diffondendo. E bambini soli che stanno girovagando.. Ad una pediatra hanno chiesto quanti bambini visita al giorno. Non si contano, ha risposto, forse pure 100.Una tragedia umana. E ci si chiede : di fronte a queste immagini c'è bisogno di vertici su vertici? Sara che ormai l'euro conta per l'Europa più del futuro che questi bambini rappresentano per il mondo intero? E gli Usa? Da sempre a intromettersi nei fatti di altri paesi ma qui scomparsi... Nelle tragedie umanitarie non esistono. Ma dove andiamo a finire qui? Una domanda.
 
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Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
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Un immagine vale più di 1000 parole... L'altro giorno mi guardavo la televisione con servizi in diretta da Idomeni. Parlavano della pioggia e del fango, della gente bagnata che pur di togliersi i vestiti bagnati, rimasero a torso nudo in temperature gelide che nei confronti quelle di Bolzano sono da tropici, bambini scalzi che camminavano nel fango, ospedali pieni di bambini e neonati con polmoniti e gastrenteriti.E altre malattie infettive che si stanno diffondendo. E bambini soli che stanno girovagando.. Ad una pediatra hanno chiesto quanti bambini visita al giorno. Non si contano, ha risposto, forse pure 100.Una tragedia umana. E ci si chiede : di fronte a queste immagini c'è bisogno di vertici su vertici? Sara che ormai l'euro conta per l'Europa più del futuro che questi bambini rappresentano per il mondo intero? E gli Usa? Da sempre a intromettersi nei fatti di altri paesi ma qui scomparsi... Nelle tragedie umanitarie non esistono. Ma dove andiamo a finire qui? Una domanda.
Ad una terza guerra mondiale non come le altre due come modalità ma si arriverà all'estinzione di molti.
 

perplesso

Administrator
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Il problema è la nostra democrazia, non la loro.
È la ricerca del consenso, per interessi di bottega meschini, che porta a questa disumanità.
Sentivo ieri dei ragionamenti sui numeri: se tutti i siriani e libici venissero in Europa, TUTTI, rappresenterebbero il 10% della popolazione.
Ovviamente non è questa la soluzione, ma saperlo scioglierebbe la paura dell'invasione che è del tutto ingiustificata.
non ci sono siriani nè libici tra coloro che stanno invadendo l'Europa. i passaporti siriani che girano sono quasi tutti falsi.

ed il calcolo elettorale su questa gente lo fa chi pensa che costoro verranno a votare i partiti europei. poveri illusi.

il problema è che l'UE è solo un gruppo di cravattari interessati ai bilanci ed alle tasse. ma a livello di statisti nell'Europa occidentale non ce ne sta mezzo.

e se la Clinton diverrà presidente a gennaio, cadremo dalla padella nella brace più bollente.
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
non ci sono siriani nè libici tra coloro che stanno invadendo l'Europa. i passaporti siriani che girano sono quasi tutti falsi.

ed il calcolo elettorale su questa gente lo fa chi pensa che costoro verranno a votare i partiti europei. poveri illusi.

il problema è che l'UE è solo un gruppo di cravattari interessati ai bilanci ed alle tasse. ma a livello di statisti nell'Europa occidentale non ce ne sta mezzo.

e se la Clinton diverrà presidente a gennaio, cadremo dalla padella nella brace più bollente.
Invece con Trump sai che culo !!!!
comunque ormai credo sia chiaro che quello che muove il mondo sono gli interessi finanziari, niente di più niente di meno.
 

perplesso

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infatti io continuo a sperare che la spunti Cruz, tra i repubblicani
 

Skorpio

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Un immagine vale più di 1000 parole... L'altro giorno mi guardavo la televisione con servizi in diretta da Idomeni. Parlavano della pioggia e del fango, della gente bagnata che pur di togliersi i vestiti bagnati, rimasero a torso nudo in temperature gelide che nei confronti quelle di Bolzano sono da tropici, bambini scalzi che camminavano nel fango, ospedali pieni di bambini e neonati con polmoniti e gastrenteriti.E altre malattie infettive che si stanno diffondendo. E bambini soli che stanno girovagando.. Ad una pediatra hanno chiesto quanti bambini visita al giorno. Non si contano, ha risposto, forse pure 100.Una tragedia umana. E ci si chiede : di fronte a queste immagini c'è bisogno di vertici su vertici? Sara che ormai l'euro conta per l'Europa più del futuro che questi bambini rappresentano per il mondo intero? E gli Usa? Da sempre a intromettersi nei fatti di altri paesi ma qui scomparsi... Nelle tragedie umanitarie non esistono. Ma dove andiamo a finire qui? Una domanda.
L immagine di quei bambini che muoiono è straziante..

Pensare di aiutarli concretamente facendoli entrare per poi abbandonarli sul cemento delle stazioni a chiedere l'elemosina è patetico..
 

Eratò

Utente di lunga data
L immagine di quei bambini che muoiono è straziante..

Pensare di aiutarli concretamente facendoli entrare per poi abbandonarli sul cemento delle stazioni a chiedere l'elemosina è patetico..
Il senso del articolo non è se aprire i confini o meno. Ma aiutarli come Europa in quel contesto,in quel luogo.... A meno che non si voglia la loro estinzione cosi il problema di aprire o meno i confini non si ponga nemmeno...
 

perplesso

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Il senso del articolo non è se aprire i confini o meno. Ma aiutarli come Europa in quel contesto,in quel luogo.... A meno che non si voglia la loro estinzione cosi il problema di aprire o meno i confini non si ponga nemmeno...
il senso dell'articolo è colpire allo stomaco per indurre la risposta emotiva. da qui le foto dei bambini negli scatoloni.

la risposta dell'Europa dev'essere quella di smetterla di destabilizzare le nazioni, cambiando compòetamente politica.

l'aiuto è consentire a queste persone di tornare a vivere in pace a casa propria. non altro.
 

Eratò

Utente di lunga data
il senso dell'articolo è colpire allo stomaco per indurre la risposta emotiva. da qui le foto dei bambini negli scatoloni.

la risposta dell'Europa dev'essere quella di smetterla di destabilizzare le nazioni, cambiando compòetamente politica.

l'aiuto è consentire a queste persone di tornare a vivere in pace a casa propria. non altro.
Quella foto non apparteneva a quel articolo... ma ha fatto il giro del mondo. È di un fotografo spagnolo.Poi si sta parlando del presente di persone che vivono in condizioni disumane.... Non mi sembra normale che l'intera Comunità Europea se ne strafreghi e scusate...
 
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Skorpio

Utente di lunga data
...

Tutto vero.. Ma a quei "disgraziati" sparsi per il nostro generoso occidente che fabbricano armamenti chi glielo va a spiegare ?...
 

perplesso

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Quella foto non apparteneva a quel articolo... ma ha fatto il giro del mondo. È di un fotografo spagnolo.
ok ma il concetto permane quello. si cerca di far ragionare il popolo con la pancia e non con la testa.
 

perplesso

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Tutto vero.. Ma a quei "disgraziati" sparsi per il nostro generoso occidente che fabbricano armamenti chi glielo va a spiegare ?...
chi vende armi, semplicemente risponde al principio della domanda e dell'offerta.

sono i personaggini alla Obama, alla Clinton ma anche i Sarkozy e gli Hollande il nucleo del problema.
 

Eratò

Utente di lunga data
ok ma il concetto permane quello. si cerca di far ragionare il popolo con la pancia e non con la testa.
Questa è solo una di centinaia di foto. E già se si ragionasse con la pancia sarebbe una conquista... Qui non si ragiona ne con la pancia e neanche con la testa.Non si ragiona proprio...Che poi quale ragionamento con la pancia? Da quando il senso di umanità è stato battezzato emotività spiccata?
 
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perplesso

Administrator
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il dubbio è che si sia confusa la ragione con la follia. e non si sappia più distinguere la prima dalla seconda.

intanto anche in Germania stanno prendendo campo le formazioni anti UE.
 
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