andrea53
Utente di lunga data
Tra poco saranno passati venti anni dalla scomparsa di mia moglie. Vent'anni che non mi sveglio accanto a lei, vent'anni che non scendo a prepararle la colazione. Restano di lei il ricordo e il mio stupore per esserle sopravvissuto per così tanto tempo. Mi è venuto in mente ieri in macchina, ascoltando alla radio il conduttore di una trasmissione letteraria che lei amava e che ascoltava tutti i giorni. Quando fu ricoverata nell'ultimo reparto di ospedale, immersa in un sonno forzato dal quale non si sarebbe più svegliata, illudendomi - certo - che nel suo stato di sopore qualche angolo del suo cervello ancora funzionasse, registravo ogni giorno le puntate su un vecchio walkman e poi, quando era il mio turno per stare con lei, mi sedevo accanto al suo letto, mi avvicinavo e le dicevo piano, amore mio dove sei andata? io sono qui e ti aspetto sempre... Poi, dopo aver accertato che il volume fosse abbastanza tenue, le mettevo la cuffia e lasciavo girare il nastro registrato. Di tutti gli anni passati insieme, mi piace pensare che lei abbia portato con sé, prima di ogni altra cosa, quella piccola attenzione. Anche se, scientemente, questa illusione non ha nessun fondamento razionale. Cosa resta di noi, allora? Forse il ricordo di quel che abbiamo fatto per gli altri. Purché gli altri siano persone meritevoli. Un sorriso.