Persa/Ritrovata
Utente di lunga data
Solo negli Usa 800mila interventi al piede ogni anno per i cm di troppo
Le gioie (e i dolori) dei tacchi alti
La passione femminile per le calzature che slanciano sono all'origine di gravi patologie
MILANO - Un tacco dodici riesce a trasformare anche il vestitino più anonimo in una mise da gran sera, ma quando poi si torna con i piedi per terra, cominciano i dolori. Non a caso, uno studio pubblicato dal quotidiano spagnolo “El Mundo” ha evidenziato che su 800 mila interventi che si eseguono ogni anno negli Usa per correggere le patologie del piede, il 90% riguarda pazienti di sesso femminile. Non solo. Nel corso della loro vita, le donne lamentano problemi agli arti inferiori quattro volte superiori a quelli degli uomini.
TACCHI TROPPO ALTI - E il motivo principale è sempre lo stesso: la (insana) passione dell’altra metà del cielo per i tacchi alti che più alti non si può. Colpa della moda, si dirà, visto che gli esperti di medicina affermano che il tacco giusto è quello di 3-4 centimetri, mentre quelli del look rilanciano che con quella altezza l’effetto vecchia zia è assicurato e che una donna per sentirsi davvero tale deve ricorrere al caro (nel senso che costa un patrimonio) stiletto. Di certo, il masochismo femminile spesso non conosce limiti, come dimostrano le centinaia di partecipanti alla “Stiletto Run”, corsa sui tacchi a spillo che si è tenuta poche settimane fa ad Amstredam, o le entusiaste newyorkesi che frequentano i corsi di “Stiletto Strenght” nelle palestre del circuito Crunch dove, in bilico sui tacchi, si tonificano gambe, polpacci e glutei. Ma del resto, se un’icona fashion come Madonna teorizza che <le scarpe sono meglio del sesso, perché durano più a lungo> e un regista come Almodovar ai “Tacchi a Spillo” ha dedicato perfino un film, è chiaro che il binomio donne-stiletto sia a prova di bomba per le modaiole impenitenti, fedeli all’antico adagio che “per apparire bisogna soffrire”.
LE PATOLOGIE - E dolore sia, allora. Ovviamente, le zone più colpite sono la schiena, le ginocchia e i piedi, perché i tacchi alti, spostando tutto il peso del corpo sulla parte anteriore e variando così il naturale punto di appoggio, aumentano la pressione sulle dita. E’ stato provato che un tacco di 8 centimetri provoca uno sforzo alla punta del piede sette volte maggiore rispetto a un tacco di 2 centimetri e il risultato è uno squilibrio che va a colpire l’intera colonna, facendo soffrire tutte le articolazioni. L’analisi spagnola si esplica anche attraverso un grafico, dove vengono indicate le principali lesioni che colpiscono il piede femminile:
1) Alluce valgo: scarpe strette e tacchi alti aumentano la possibilità che questa alterazione dell’articolazione compaia anche in soggetti non predisposti, con conseguente dolore, infiammazioni e infezioni.
2) Problemi ai sesamoidi: i sesamoidi sono due piccoli ossicini localizzati all’estremità dell’alluce che regolano il movimento del piede. La tensione eccessiva provocata dagli stiletti è causa di infiammazioni e, nei casi più gravi, si può arrivare sino alla frattura.
3) Dita a martello: incurvamento delle dita del piede che, oltre al dolore, porta alla formazione di calli.
4) Neuroma di Morton: un eccesso di pressione comprime i nervi plantari e provoca infiammazioni e diminuzione del flusso sanguigno. Questa lesione può colpire tutto il piede, ma è più frequente al terzo e quarto dito, e ha maggiori probabilità di verificarsi tanto più le calzature sono strette in punta e alte.
5) Instabilità della caviglia: storte e microtraumi sono la costante per chi cammina a dieci centimetri da terra. Le donne più a rischio sono le neofite del tacco a spillo.
6) Infiammazione al tendine di Achille: l’uso continuo dei tacchi altera la tensione del tendine, accorciandone la lunghezza al punto che camminare può diventare doloroso e dare luogo a tendiniti e arrivare, nei casi più gravi, addirittura alla rottura.
7) Artrosi del ginocchio: è causata dall’aumento della pressione sulla superficie articolare del ginocchio e quando si avvertono i primi sintomi (in genere, dolore persistente) il danno è fatto perché non c’è modo di recuperare i tessuti danneggiati.
Simona Marchetti
27 marzo 2007
Le gioie (e i dolori) dei tacchi alti
La passione femminile per le calzature che slanciano sono all'origine di gravi patologie
MILANO - Un tacco dodici riesce a trasformare anche il vestitino più anonimo in una mise da gran sera, ma quando poi si torna con i piedi per terra, cominciano i dolori. Non a caso, uno studio pubblicato dal quotidiano spagnolo “El Mundo” ha evidenziato che su 800 mila interventi che si eseguono ogni anno negli Usa per correggere le patologie del piede, il 90% riguarda pazienti di sesso femminile. Non solo. Nel corso della loro vita, le donne lamentano problemi agli arti inferiori quattro volte superiori a quelli degli uomini.
TACCHI TROPPO ALTI - E il motivo principale è sempre lo stesso: la (insana) passione dell’altra metà del cielo per i tacchi alti che più alti non si può. Colpa della moda, si dirà, visto che gli esperti di medicina affermano che il tacco giusto è quello di 3-4 centimetri, mentre quelli del look rilanciano che con quella altezza l’effetto vecchia zia è assicurato e che una donna per sentirsi davvero tale deve ricorrere al caro (nel senso che costa un patrimonio) stiletto. Di certo, il masochismo femminile spesso non conosce limiti, come dimostrano le centinaia di partecipanti alla “Stiletto Run”, corsa sui tacchi a spillo che si è tenuta poche settimane fa ad Amstredam, o le entusiaste newyorkesi che frequentano i corsi di “Stiletto Strenght” nelle palestre del circuito Crunch dove, in bilico sui tacchi, si tonificano gambe, polpacci e glutei. Ma del resto, se un’icona fashion come Madonna teorizza che <le scarpe sono meglio del sesso, perché durano più a lungo> e un regista come Almodovar ai “Tacchi a Spillo” ha dedicato perfino un film, è chiaro che il binomio donne-stiletto sia a prova di bomba per le modaiole impenitenti, fedeli all’antico adagio che “per apparire bisogna soffrire”.
LE PATOLOGIE - E dolore sia, allora. Ovviamente, le zone più colpite sono la schiena, le ginocchia e i piedi, perché i tacchi alti, spostando tutto il peso del corpo sulla parte anteriore e variando così il naturale punto di appoggio, aumentano la pressione sulle dita. E’ stato provato che un tacco di 8 centimetri provoca uno sforzo alla punta del piede sette volte maggiore rispetto a un tacco di 2 centimetri e il risultato è uno squilibrio che va a colpire l’intera colonna, facendo soffrire tutte le articolazioni. L’analisi spagnola si esplica anche attraverso un grafico, dove vengono indicate le principali lesioni che colpiscono il piede femminile:
1) Alluce valgo: scarpe strette e tacchi alti aumentano la possibilità che questa alterazione dell’articolazione compaia anche in soggetti non predisposti, con conseguente dolore, infiammazioni e infezioni.
2) Problemi ai sesamoidi: i sesamoidi sono due piccoli ossicini localizzati all’estremità dell’alluce che regolano il movimento del piede. La tensione eccessiva provocata dagli stiletti è causa di infiammazioni e, nei casi più gravi, si può arrivare sino alla frattura.
3) Dita a martello: incurvamento delle dita del piede che, oltre al dolore, porta alla formazione di calli.
4) Neuroma di Morton: un eccesso di pressione comprime i nervi plantari e provoca infiammazioni e diminuzione del flusso sanguigno. Questa lesione può colpire tutto il piede, ma è più frequente al terzo e quarto dito, e ha maggiori probabilità di verificarsi tanto più le calzature sono strette in punta e alte.
5) Instabilità della caviglia: storte e microtraumi sono la costante per chi cammina a dieci centimetri da terra. Le donne più a rischio sono le neofite del tacco a spillo.
6) Infiammazione al tendine di Achille: l’uso continuo dei tacchi altera la tensione del tendine, accorciandone la lunghezza al punto che camminare può diventare doloroso e dare luogo a tendiniti e arrivare, nei casi più gravi, addirittura alla rottura.
7) Artrosi del ginocchio: è causata dall’aumento della pressione sulla superficie articolare del ginocchio e quando si avvertono i primi sintomi (in genere, dolore persistente) il danno è fatto perché non c’è modo di recuperare i tessuti danneggiati.
Simona Marchetti
27 marzo 2007