A proposito di giustizia, mi ha incuriosito l’articolo di oggi della Soncini. Metto il link sotto.
La giornalista sostiene (citando anche un episodio di Sex and The City che mi aveva provocato gli stessi pensieri) che se, anche involontariamente, produci un danno dovresti ripagare.
È una linea che considero giusta in linea di principio, ma poi nei casi specifici farei delle distinzioni.
A lei un tizio per goffaggine le ha rovesciato del vino sui pantaloni. I pantaloni, molto costosi, non sono venuti puliti in tintoria e lei è comprensibilmente molto irritata.
Mentre scrivevo mi è tornato in mente un episodio di molti anni fa. Mia figlia era andata a una festa di capodanno e, come tutti gli altri, aveva messo il cappotto sul letto. Una deficiente si era ubriacata, mi pare con la sangria


, e si era buttata sul letto sopra i cappotti e aveva vomitato sul cappotto di mia figlia. Mia figlia voleva il rimborso della tintoria. Tra l’altro mia figlia era al liceo e il cappotto l’avevo pagato io, così come io avrei pagato la tintoria. Ma per mia figlia era una questione di principio.
Io non avrei chiesto nulla. Ma forse sono scema?
Ecco la questione che pongo è questa.
Quando acquistiamo un capo di abbigliamento siamo consapevoli di metterlo “in pericolo” usandolo.
Può accadere che qualcuno rovesci un bicchiere o un piatto di brasato o una macedonia o un automobilista incauto mi schizzi una pozzanghera. Per questo compro ciò che mi posso permettere che si possa rovinare.
Voi vi aspettereste un rimborso?
Voi rimborsereste il costo di un paio di pantaloni di Prada da 2000€, irrimediabilmente rovinati?
L’estate non misura solo il potere d’acquisto ma la capacità di sostenere il peso dell’ostentazione dei nostri conoscenti
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