I ravioli, un tradizionale primo piatto gustoso che soddisfa il palato - impasto senza uova

Alphonse02

Utente di lunga data
I ravioli, un tradizionale primo piatto gustoso che soddisfa il palato

Ravioli fatti con pasta fatta in casa senza uova


Sono ravioli realizzati da me con pasta fresca senza uova (più leggera da digerire di quella tradizionale con uova) che possono essere farciti a piacere, anche usando rimanenze di preparazioni precedenti, che possono essere tritati (anche solo a coltello) con formaggio grattugiato, aglio tritato, pane grattato, verdure cotte (cicoria, spinaci o cime di rapa) ed un po’ di latte per amalgamare. Va bene anche il classico ripieno ricotta, sale e pepe e una grattata di noce moscata, così come carne macinata con spezie e verdure.
Ovviamente, non ho la pretesa di avere inventato la ricetta ma ho cercato di sperimentare sulla composizione dell’impasto per alleggerire il suo peso lasciando soddisfacente la sua resistenza ad una cottura di più di tre minuti (parlo con acqua in ebollizione).

Ingredienti impasto (per circa 35 ravioli, diciamo 4 persone)

200 gr Semola di grano duro rimacinata

200 gr Farina 00 (oltre ad altra quantità da usare per stabilizzare l'impasto nel corso della lavorazione)

1 punta Lievito di birra

1 pizzico Sale

1 pizzico zucchero

1 cucchiaio olio di semi di girasole

160 g (circa) Acqua (tiepida)


Preparazione (procedimento)

  1. Versate le farine in una comoda ciotola (abbastanza grande) di ceramica o vetro, realizzate un piccola fontana (incavo al centro) ed aggiungete il sale e lo zucchero.
  2. Sciogliere nell’acqua tiepida una punta di lievito di birra, versare il liquido così ottenuto al centro della fontana, mescolando con una cucchiarella di legno, lavorare bene il tutto nella ciotola, aggiungendo infine l’olio di girasole, lavorando poi con la mano su un piano di lavoro il tutto fino a realizzare un panetto uniforme (unire altra farina se necessario), abbastanza morbido ed elastico.
  3. Avvolgere l’impasto in un foglio di pellicola e lasciarlo riposare in frigorifero (parte alta) per circa 30 minuti, se si prevede un impiego a breve. Altrimenti, lasciarlo riposare nella ciotola per una ventina di ore, coperto da un panno bagnato, in ambiente secco (il forno spento, ad es.); se noterete che il panetto dell’impasto sia leggermente lievitato non c’è da preoccuparsi (aumenta il coefficiente di elasticità).
  4. Nel mentre lasciate l’impasto riposare preparate la farcitura che avete scelto. Mescolate gli ingredienti fino a rendere l’impasto uniforme utilizzando il formaggio grattugiato, il pane grattato, le verdure a pezzettini carne o affettato, ecc, legando il tutto con del latte. Consiglio anche di profumare l’impasto così realizzato un bel pizzico di pepe grattugiato al momento e/o con un pizzico di noce moscata. Volendo un’ulteriore alternativa, anche il curry può andare bene,
  5. Dividete la pasta fresca in pezzi e tirate con un mattarello la pasta in sfoglie regolari piuttosto sottili, purchè elastiche abbastanza da essere manipolate. Utilizzate un bicchiere di vetro di tra i 6,0 e gli 8,0 cm. di diametro per realizzare dei cerchietti di pasta. Cospargere entrambi i lati dei cerchi con un sottile strato di farina.
  6. Disponete al centro dei cerchietti di pasta delle piccole quantità di farcitura con un cucchiaino, poi chiudete con un altro cerchietto di pasta (se avete scelto un diametro sui 6 cm. ovvero piegate una metà (se avete scelto un diametro di 7,0 o più cm.) fino a collocarla sopra a quella di base, realizzando una mezzaluna panciuta, come preferite. Un’avvertenza importante prima di chiudere il raviolo: inumidire con acqua (a temperatura ambiente) leggermente la parte esterna del cerchietto di pasta, utilizzando un dito o un pennellino, prima di chiudere le due metà, per facilitare la “saldatura”, che avverrà premendo trasversalmente e con dolcezza il raviolo farcito con i rebbi di una forchettina (per una profondità di almeno mezzo centimetro.
  7. Una volta pronti i ravioli farciti, sistemateli su un vassoietto (anche quelli in uso dalle pasticcerie), meglio se coperto con un telo di lino o cotone, appena spolverato con della farina, per impedire che i ravioli si attacchino l’uno all’altro.
  8. Una volta cotti (nel mio caso supero di poco i 3 minuti di bollitura), conditeli come preferite: sono buonissimi anche con una veloce salsina fatta con semplice burro fuso e salvia tritata. Ma anche un semplice sugo con pomodoro, aglio ed olio, meglio se utilizzate un pomodoro oblungo (quelli tipo S. Marzano) tritato a coltello, messo sull’olio bollente ed aglio prima di aggiungere la salsa di pomodoro in commercio (viene tutta un’altra cosa). Una grattata di parmigiano o di pecorino romano sul piatto a coronamento quando si impiatta.
Utilizzo di tecnologia per accorciare i tempi di preparazione dei ravioli: invece di quanto indicato ai punti 5 o 6 ho adoperato di recente un’apparecchietto a mano, di plastica, fatto in Cina e del costo di soli 5-6 euro (acquistato on line, su piattaforma), che permette in una parte di realizzare dei cerchietti di pasta di circa 7,5 cm concavi, utilizzando una piccola pressa. Ottenuti i cerchietti di impasto – dopo averli infarinati leggermente – spostarli sulla parte dell’apparecchiatura che è deputata alla chiusura del raviolo. I cerchietti vengono messi (uno ad uno) sullo stampo (con bordo zigrinato) concavo (che si ripiega su se stesso) che permette di racchiudere la farcitura del raviolo, previa l’operazione descritta al punto 6 (dopo la sottolineatura) volta ad inumidire il bordo e, infine, piegare a metà e chiudere il raviolo. All’incirca, ciascun raviolo finito pesa tra i 16 ed i 19 grammi.

Le fasi di prepazione sono intuitive, come si vede nelle foto sotto riportate (da Ravio 01 a Ravio 07).

I ravioli preparati possono essere tenuti in frigo per 2 giorni prima di consumarli ovvero, se vengono congelati, un paio di mesi. Per persona, calcolate una porzione composta da 7 a 10 ravioli, oltre alla salsa di condimento.

Ravio 01.jpgRavio 02.jpgRavio 03.jpgRavio 04.jpgRavio 05.jpgRavio 06.jpgRavio 07.jpg
 

Brunetta

Utente di lunga data
Complimenti!
Io però mi affido a Giovanni…






…Rana
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Qualche riflessione storica e funzionale sui ravioli

Parlare dell’origine storica dei preparati di pasta ripiena, antenati dei ravioli come li conosciamo nel mondo occidentale dal Medio Evo (XII-XIII sec. DC), è estremamente difficile, perché si tratta di una pietanza consumata in molte aree del mondo, con peculiarità locali (compresi gli ingredienti) molto diversificate.

Si parla di invenzione dei ravioli in Cina da parte di un medico cinese (tra il II ed il III sec. DC), che li usava in principio per fare impacchi vegetali per curare i geloni alle orecchie, in regioni molto fredde (con il preparato scaldato nell’acqua bollente).

Tanto per cambiare si parla di un antico gastronomo romano che li avrebbe inventati, tale Marco Gavio Apicio (che per alcuni sarebbe vissuto tra il 25 AC ed il 37 DC, per altri in tarda epoca imperiale, nel IV sec. DC), e che si sarebbe diffusa sotto il nome di “Patinam apicianam sic facies”, ovvero “Torta di Apicio” e che sarebbe consistita in pasta ripiena con pezzettini di carne di animali anche esotici, cotta in brodo pure fatto con carni animali. Autore o ispiratore di “De re coquinaria”, uno dei primi trattati di cucina tramandati nel tempo.

Quello che appare ragionevole ritenere fondato è che si sia trattato di una escogitazione culinaria che si è diffusa ed ha avuto successo negli strati anche più umili della popolazione, perché aveva come pregio quello di massimizzare la possibilità di nutrire parecchi individui (con un sistema di cottura comune, la bollitura), impiegando quantità minime di carne, arricchite con verdure, spezie, aromi, formaggi, ecc., che costituivano farcitura di un contenitore commestibile di facile preparazione (farina di granaglie o semi impastata con acqua). Probabilmente, è una delle più brillanti escogitazioni umane per usare le rimanenze dei pasti consumati, riciclando gli avanzi.

Aggiungiamo la incredibile versatilità del ripieno da impiegare, che può essere il più vario.

Basti dire che ne ho provati parecchi proprio utilizzando avanzi di pietanze, come:

- cicoria saltata in padella (mescolata con scaglie di provolone piccante o dolce, parmigiano, pane grattato);

- borragine (o altre verdure spontanee commestibili) mescolate con il trito di salsicce avanzate da grigliate in famiglia;

- avanzi di insalata (tagliati finemente con coltello) mescolati con ricotta non più freschissima, pane grattato, trito di aglio o di porro;

e così via.

Non parliamo delle salse di accompagnamento, che possono essere le più varie, dal semplice sugo di pomodoro fino alla salsa di funghi, al ragù di carne, alla besciamella ricca di spezie ed erbe aromatiche, persino l’ hummus (tipica crema color ocra, fatta con ceci e tahin, tipica della cucina araba nordafricana e mediorientale).

E’ un preparato dove si può dare ampio spazio alla fantasia culinaria, e quindi sempre suscettibile di adattamenti di ogni genere.

Direi che, invitati a degustare dei ravioli fatti in casa di conoscenti, non è maleducato chiedere quali siano gli ingredienti, per evitare allergie o possibili reazioni del genere.

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Vi segnalo alcuni riferimenti rinvenuti nel Web con alcuni estratti dei testi

Da:
Il raviolo, il quale nome varia a seconda delle regioni (“agnolotti”, “anolini”, ”marubini”, ”tortelli”, ”pansoti” o “pansotti”, “tordelli” o ”turdeli”, “cappellacci”, “ravaioli”, “ravaiuoli” e ancora “maccaruni chini”), è un prodotto tipico della cucina italiana. È un quadrato o tondo di pasta all’uovo ripiegato e contiene un ripieno, che in genere è di ricotta, spinaci e noce moscata (ma in alcune regioni del nord Italia anche di carne) e può essere servito sia in brodo che asciutto con l’aggiunta dei sughi.
In alcune regioni, come l’Abruzzo, c’è una variante di ravioli dolci, ripieni di ricotta, zucchero e cannella e conditi con sugo di pomodoro, mentre in Sardegna sono preparati con ricotta, spinaci, buccia di limone e zafferano oppure con patate e menta.
Nella zona di Napoli, invece, vengono chiamati “ravioli capresi” e la preparazione della pasta non prevede l’uso delle uova, che si trovano nel ripieno insieme al formaggio, le spezie (come la maggiorana) e sono conditi anch’essi con una salsa di pomodoro leggera o con ragù napoletano nella versione caprese.
In Liguria vengono serviti in salsa di noci.

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Da Wikipedia: Ravioli - Wikipedia

La fonte più antica che menziona un termine equivalente all'attuale italiano "ravioli" - sotto la forma latinizzata di rafiolos - e paragonabile ad una tipologia di pasta ripiena, ci viene da una pergamena manoscritta risalente all'anno 1187, rinvenuta nella città di Bergamo e attualmente conservata presso l'Archivio Storico Diocesano della stessa,[3] in cui si parla di un banchetto che si teneva ogni anno dopo Pasqua tra i canonici della Cattedrale di Sant'Alessandro,[4] e i cui cibi comprendevano: «[...] multones et vinum et panem et farinam et ova ad faciendum rafiolos et piper et salem et ligna».[5] Vengono poi citati da Giovanni Boccaccio nel Decameron ("...niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e cuocergli..."), risultando quindi già diffusi nella società medievale, probabilmente a partire dal 1100. Nel XVI secolo i ravioli sono citati dal poeta genovese Paolo Foglietta: il loro profumo ne fa una caratteristica peculiare delle genti della Superba tanto da affermare che i corsari arabi "nulla temevano più del fumo dei ravioli...".[6]

Il raviolo è mutevole anche nel nome, cambiando in agnolotto o agnellotto (di forma piccola) in Piemonte e nel Pavese, anolino nel Piacentino e nel Parmense, marubino nel Cremonese e nella Bassa piacentina, tortello in Emilia e Lombardia, pansoti o pansotti in Liguria, tordello o turdelo nella Toscana nord occidentale e nell'estremo Levante ligure, tortello in quasi tutta la Toscana, dal Pistoiese all'Aretino, dal Pisano alla Maremma, ravaiolo o agnolotto nelle Marche, mentre in Irpinia viene chiamato ravaiuolo ed è di pasta bianca. In alcune aree del meridione i ravioli vengono chiamati "maccaruni chini". Nel basso Cilento prendono il nome di "cauzuni": arrivano alla grandezza di una mano e sono di pasta bianca (senza uovo) con ripieno di ricotta e prezzemolo.

In Sicilia il raviolo è anche un piatto tipico del ragusano, di grandi dimensioni, riempito di ricotta e condito quasi sempre con sugo di maiale (talvolta anche con olio e caciocavallo);[7][8] nel trapanese è chiamato cassatella.
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Sulla storia del raviolo in Cina

Tutto ciò che devi sapere sui RAVIOLI CINESI

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Alphonse02

Utente di lunga data
...
Io però mi affido a Giovanni…

…Rana
Se si ha fretta, non c'è dubbio che si trovano preparati industriali efficienti e gustosi al supermercato. Costano meno, specie in termini di impiego del tempo. Anche l'insalata preparata in busta, per dire.

Mi sono convertito, però, alla preparazione casalinga (suscettibile di congelamento) dopo aver seguito una dieta mirata, predisposta da una esperta biologa molecolare e nutrizionista, nella quale una delle raccomandazioni più importante è stata quella di evitare quanto più possibile preparati industriali che contengono (anche comprensibilmente) additivi e conservanti, sostanze chimiche che incidono sul metabolismo.
Anche evitare la conservazione di alimenti in contenitori (compresi quelli in plastica) che, impercettibilmente, rilasciano particelle nel contenuto. Utilizzo quasi esclusivamente contenitori in vetro.

Il vantaggio tangibile connesso a quel consiglio è che, per la prima volta nella vita, sono riuscito a rendere durevole la perdita di peso e migliorare la digeribilità delle pietanze.
Non è poco ...
 

Brunetta

Utente di lunga data
Se si ha fretta, non c'è dubbio che si trovano preparati industriali efficienti e gustosi al supermercato. Costano meno, specie in termini di impiego del tempo. Anche l'insalata preparata in busta, per dire.

Mi sono convertito, però, alla preparazione casalinga (suscettibile di congelamento) dopo aver seguito una dieta mirata, predisposta da una esperta biologa molecolare e nutrizionista, nella quale una delle raccomandazioni più importante è stata quella di evitare quanto più possibile preparati industriali che contengono (anche comprensibilmente) additivi e conservanti, sostanze chimiche che incidono sul metabolismo.
Anche evitare la conservazione di alimenti in contenitori (compresi quelli in plastica) che, impercettibilmente, rilasciano particelle nel contenuto. Utilizzo quasi esclusivamente contenitori in vetro.

Il vantaggio tangibile connesso a quel consiglio è che, per la prima volta nella vita, sono riuscito a rendere durevole la perdita di peso e migliorare la digeribilità delle pietanze.
Non è poco ...
Ma io sono una sconsiderata che non ha mai fatto la conserva di pomodoro. 🤷🏻‍♀️
In teoria però so tutto. 😂
 

Alphonse02

Utente di lunga data
mi perplime il lievito
Veramente poco ne ho messo e, insieme all'olio, ha contribuito a rendere morbido ed elastico l'impasto (che poi è la cosa più importante). Dopo 20 ore il panetto rimasto (ne avevo usato subito solo una parte per fare 10 ravioli di prova) è lievitato un poco. Non è un problema, semmai parte di una soluzione agevole ed occasione per diversi utilizzi dell'apparato.

Infatti, non escludo - avendo ordinato un set di stampi separati di maggior diametro - di fare (eventualmente aumentando di poco il lievito di birra nell'impasto) dei mini calzoni (con mozzarella e ripieno), da friggere in olio o nella friggitrice ad aria (che è un mini forno a ventilazione elevata). Vi farò sapere l'esito della sperimentazione.

Mi aveva incuriosito un video pubblicitario cinese che magnificava la facilità di uso della macchinetta di plastica, che ho acquistato on line.
L'operatrice nel video inseriva un pezzo di impasto (uno gnocco), pigiava la pressa una volta sola, realizzava il cerchietto di impasto, lo passava sullo stampo zigrinato al volo, con un cucchiaino (anzi, una palettina) metteva il ripieno, premeva e ... zac ! Ecco fuori il raviolo in meno di 25 secondi.

Diamine !!! Mi è piaciuta l'idea.
Acquistato l'apparato (con un azzardato investimento di € 5,50) l'unico problema riscontrato è stato nella pressatura del pezzetto di impasto, per renderlo un cerchietto sottile a sufficienza. E' un'operazione che va ripetuta mettendoci ogni volta un velo di farina, finché non si prende la mano. Poi, l'inserimento del ripieno e la sigillatura del raviolo è molto semplice. Con l'aiuto di un cucchiaino si estrae senza danno il raviolo e si recupera l'eccedenza che va riunita al panetto. Ieri sera, mentre vedevo la Domenica Sportiva ho realizzato 27 ravioli che ho messo a congelare.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Lievito assolutamente no. Mia nonna si è rivoltata nella tomba🤭
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Vengo da una generazione che le regole le ha messe in discussione, a costo di rompersi la testa. Ma non per capriccio o nichilismo. Per curiosità di vedere se, come superata la tradizione con modifiche, il risultato ottenuto potesse essere migliore.
Facendo errori, abbiamo imparato.

Così, ho deciso di mettere una punta (scaglia sottile) di lievito di birra nell'impasto, per vedere che effetto faceva. Ho sperimentato ed osservato che il raviolo riusciva con minore spessore e maggiore resistenza alla bollitura. Teneva la cottura più a lungo, ben oltre la "salita" dei ravioli dal fondo della pentola, tipico segnale della cottura della pasta fatta in casa, che va scolata e condita.
Il sapore era buono, con la sensazione (al palato) di minore pesantezza e spessore. Anche migliore digeribilità, almeno per il mio stomaco...

Prova riuscita, ho analizzato i tempi con un cronometro e preso nota degli effetti e diversità riscontrate. Continuerò a sperimentare, per mia personale esperienza. Non devo aprire un pastificio e fare concorrenza a G. Rana e non avveleno nessuno. Sono io che assaggio.

La tua nonna, forse come mia madre e la nonna prima di lei, ha continuato tutta la vita a fare i ravioli interamente a mano, usando la farina e l'acqua, lavorando l'impasto con fatica, facendolo riposare in luogo asciutto (la madia, un mobile magico ed inarrivabile per noi bambini), poi rilavorandolo su ampie tavole di legno con enormi, e lunghi, mattarelli (che erano delle armi improprie) fino alla famosa "stesa", piena di semola sparsa, di impasto che si arrotolava sul mattarello senza attaccarsi ed era dello spessore giusto.
E c'era il rito del taglio dei cerchietti di impasto sulla stesa con il bicchiere dell'acqua (più largo di quello per il vino) e la loro farcitura e chiusura con il sapiente uso dei rebbi della forchetta. O il taglio con i lunghi coltelli per fare quadrati, ecc.

Tempi antichi, ora si prova a farli più rapidamente e con miglioramenti estetici e sostanziali. Senza occupare grandi spazi in cucine sempre più piccole.

È il progresso, ragazze.🤷‍♂️🤷‍♀️
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Vengo da una generazione che le regole le ha messe in discussione, a costo di rompersi la testa. Ma non per capriccio o nichilismo. Per curiosità di vedere se, come superata la tradizione con modifiche, il risultato ottenuto potesse essere migliore.
Facendo errori, abbiamo imparato.

Così, ho deciso di mettere una punta (scaglia sottile) di lievito di birra nell'impasto, per vedere che effetto faceva. Ho sperimentato ed osservato che il raviolo riusciva con minore spessore e maggiore resistenza alla bollitura. Teneva la cottura più a lungo, ben oltre la "salita" dei ravioli dal fondo della pentola, tipico segnale della cottura della pasta fatta in casa, che va scolata e condita.
Il sapore era buono, con la sensazione (al palato) di minore pesantezza e spessore. Anche migliore digeribilità, almeno per il mio stomaco...

Prova riuscita, ho analizzato i tempi con un cronometro e preso nota degli effetti e diversità riscontrate. Continuerò a sperimentare, per mia personale esperienza. Non devo aprire un pastificio e fare concorrenza a G. Rana e non avveleno nessuno. Sono io che assaggio.

La tua nonna, forse come mia madre e la nonna prima di lei, ha continuato tutta la vita a fare i ravioli interamente a mano, usando la farina e l'acqua, lavorando l'impasto con fatica, facendolo riposare in luogo asciutto (la madia, un mobile magico ed inarrivabile per noi bambini), poi rilavorandolo su ampie tavole di legno con enormi, e lunghi, mattarelli (che erano delle armi improprie) fino alla famosa "stesa", piena di semola sparsa, di impasto che si arrotolava sul mattarello senza attaccarsi ed era dello spessore giusto.
E c'era il rito del taglio dei cerchietti di impasto sulla stesa con il bicchiere dell'acqua (più largo di quello per il vino) e la loro farcitura e chiusura con il sapiente uso dei rebbi della forchetta. O il taglio con i lunghi coltelli per fare quadrati, ecc.

Tempi antichi, ora si prova a farli più rapidamente e con miglioramenti estetici e sostanziali. Senza occupare grandi spazi in cucine sempre più piccole.

È il progresso, ragazze.🤷‍♂️🤷‍♀️
La cucina è anche sperimentazione. Lo dice una che le ricette non le segue mai.
Nonostante tutto, per quanto mi riguarda, ci sono piatti che sono intoccabili. La pasta fresca è una di questi.
Detto questo, tu puoi continuare a fare i ravioli come vuoi, mica li devo mangiare io🤭
 

Brunetta

Utente di lunga data
La cucina è anche sperimentazione. Lo dice una che le ricette non le segue mai.
Nonostante tutto, per quanto mi riguarda, ci sono piatti che sono intoccabili. La pasta fresca è una di questi.
Detto questo, tu puoi continuare a fare i ravioli come vuoi, mica li devo mangiare io🤭
Non ti dirò mai dove fanno ravioli molto più buoni di quelli delle tue parti 🤭🤭
 

Brunetta

Utente di lunga data
Mi hai già fatto male con Giovanni Rana😅
Quello è solo una provocazione per rigettare il mio senso di inadeguatezza. Non ho una tradizione familiare di conserve o pasta in casa.
 

ivanl

Utente di lunga data
La cucina è anche sperimentazione. Lo dice una che le ricette non le segue mai.
Nonostante tutto, per quanto mi riguarda, ci sono piatti che sono intoccabili. La pasta fresca è una di questi.
Detto questo, tu puoi continuare a fare i ravioli come vuoi, mica li devo mangiare io🤭
C'è anche chi definisce progresso la mortadella vegana. Ognuno è libero di mangiare le schifezze che vuole, basta che non pretenda di voler apparire uno sperimentatore. Se non capisce un cazzo di cucina, lo dica e siamo tutti d'accordo, basta non stare seduti allo stesso tavolo :D
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Quello è solo una provocazione per rigettare il mio senso di inadeguatezza. Non ho una tradizione familiare di conserve o pasta in casa.
A me piaceva tantissimo aiutare mia nonna in cucina. Fin da piccolina, mani in pasta. Era così felice! Mia madre non le aveva dato questa gioia😬
C'è anche chi definisce progresso la mortadella vegana. Ognuno è libero di mangiare le schifezze che vuole, basta che non pretenda di voler apparire uno sperimentatore. Se non capisce un cazzo di cucina, lo dica e siamo tutti d'accordo, basta non stare seduti allo stesso tavolo :D
Esattamente😁
 

Alphonse02

Utente di lunga data
C'è anche chi definisce progresso la mortadella vegana. Ognuno è libero di mangiare le schifezze che vuole, basta che non pretenda di voler apparire uno sperimentatore. Se non capisce un cazzo di cucina, lo dica e siamo tutti d'accordo, basta non stare seduti allo stesso tavolo :D
Appunto. Con quelle persone che mangiano male e cucinano peggio, non si consuma cibo insieme. Al massimo, si va a mangiare fuori, se proprio ci si vuole frequentare.

Un conto è, però, mangiare cibi stranieri, specie se ti trovi all'estero. In quella evenienza ci si adatta, per educazione e rispetto.
 

ologramma

Utente di lunga data
Appunto. Con quelle persone che mangiano male e cucinano peggio, non si consuma cibo insieme. Al massimo, si va a mangiare fuori, se proprio ci si vuole frequentare.

Un conto è, però, mangiare cibi stranieri, specie se ti trovi all'estero. In quella evenienza ci si adatta, per educazione e rispetto.
all'estero io mi sono sempre adattato , negli hotel dove servivano cucina internazionale , se non mi piaceva l'importante che trovavo pomodori e cetrioli , e qualcosa spizzicavo , poi nei pranzi e cene fuori devo dire che sono sempre rimasto soddisfatto.
Sempre mangiato bene in giro per l'italia
 

Alphonse02

Utente di lunga data
all'estero io mi sono sempre adattato , negli hotel dove servivano cucina internazionale , se non mi piaceva l'importante che trovavo pomodori e cetrioli , e qualcosa spizzicavo , poi nei pranzi e cene fuori devo dire che sono sempre rimasto soddisfatto.
Sempre mangiato bene in giro per l'italia
Il tuo è lo spirito giusto per socializzare ed affrontare la vita. Pane strofinato con aglio, lievemente tostato, un pizzico di sale e olio di oliva sopra e mangi, quando è necessario. Pure all'estero.

Ognuno interpreta le ricette come vuole, in sostanza sono dei "suggerimenti" su pietanze che sono state sperimentate.
Molto spesso, invece di fare i talebani in cucina, ci si adatta a cucinare con i prodotti che abbiamo in casa, nel frigo. Si adattano le ricette alla disponibilità del momento. È quello che facevano le nonne. Adesso si chiama Glovo, Deliveroo, JustEat ... E si mangia pizza, burger, ecc.

Invece, dalla improvvisazione possono venire fuori piacevoli sorprese, come mezzi fallimenti. Si accetta l'errore, si prende nota e si impara, punto.
La vita è fatta cosi.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
La cucina è anche sperimentazione. Lo dice una che le ricette non le segue mai.
Nonostante tutto, per quanto mi riguarda, ci sono piatti che sono intoccabili. La pasta fresca è una di questi.
Detto questo, tu puoi continuare a fare i ravioli come vuoi, mica li devo mangiare io🤭
Infatti, ognuno si fa la pasta come gli/le pare.
Meglio se si compra quella industriale fresca al supermercato con tutti gli additivi e conservanti chimici che ne rendono possibile la conservazione per mesi. E li tiene nel frigo, sempre disponibili.
Certo è comodo, rapido ed apparentemente economico.

Basta sapere quello che si mormorava da decenni: esistono studi specifici da parte di ricercatori specializzati sulla connessione tra emulsionanti e tumori del colon-retto. Chiunque può verificare sul Web facendo uso della IA. Vi sono evidenze sperimentali in corso che indicano come la connessione esista.
Al momento, viene consigliato di ridurre al minimo (se non si vuole evitare del tutto) l'uso di prodotti alimentari contenenti elevate quantità di additivi chimici negli alimenti (compresi gli insaccati).
E' come per la questione del consumo delle sigarette, il fumo fa male, ormai è noto a tutti.


PS: Giusto per aggiornare sull'uso della pasta che sto sperimentando (fatta con un mix di farine vegetali, sale, zucchero e acqua con l'aggiunta di una quantità minima di lievito naturale sciolto in acqua).

La maggiore resistenza alla cottura di strati sottili di impasto non la rende utilizzabile con profitto nei preparati cotti al forno (torte salate di verdure, ad esempio), visto che rimane duro l'impasto cotto se lo si realizza abbastanza spesso mentre si rompe laddove sia sottile.

Invece, nell'utilizzo del medesimo impasto per realizzare pizzette fritte (in padella), gli spessori realizzabili sono piccoli e la piacevole sorpresa è stata la constatazione che il fritto risulta molto sottile e croccante, leggero nella digestione e piacevole al palato (come mangiare patatine fritte molto grandi e leggere).

Già detto che nella cottura mediante bollitura il risultato è pure soddisfacente (sia per le fettuccine che per i ravioli).
 
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