Persa/Ritrovata
Utente di lunga data
Un'antica formula matrimoniale dice ..nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia...
Il tradimento non può essere equiparato a "cattiva sorte" o a una "malattia" ?
Questa riflessione è di per sè contraddittoria in quanto sempre in quella formula si parla di fedeltà ..di cui si parla anche nella formula attuale
La riflessione è nata dal pensiero che ero arrivata in una fase della storia matrimoniale in cui mi sentivo di poter contare su mio marito e che lui potesse contare su di me ..indipendentemente dalle apparenze esteriori. Non intendo dire che ci si potesse appiattire e lasciarsi andare (segno di mancanza di rispetto), ma che ci fosse un legame importante al di là della superficie e che avrebbero potuto sopraggiungere disgrazie ..ad esempio una malattia..un tumore che avrebbe imbruttito deformato viso e corpo e reso anche noioso, lamentoso in modo insopportabile l'altro..ma comunque saremmo stati l'uno accanto all'altra.
Proprio questa riflessione mi aveva fatto sentire atrocemente tradita perché tradita non solo sul piano sessuale e affettivo e tradita nella lealtà, ma tradita nell'affidamento di cura..su cui capivo di non poter più contare.
Tanto che, in momenti di rabbia ironica che mi vengono spontanei, scherzavo con gli amici dicendo che avrei regalato a mio marito un bel vassoio di funghi (che gli piacciono, ma non digerisce e gli danno reazioni vicine all'intossicazione)e che poi avrebbe dovuto chiamare "quella" alle tre di notte a cercare una farmacia di turno per procurargli la medicina necessaria (cosa fatta molte volte durante la nostra storia comune). Cioè auguravo all'altra di mettersi in gioco nella "malattia"..
Quando è successo il mio disastro una mia amica saggia mi ha detto: "..per carità..meglio questo di un cancro!" e subito ho pensato ..eh già ..se mi fosse successo o se mi dovesse succedere io pensavo di contare su di lui...
Ma ora mi domando perché se io mi ritenevo in grado di farmi carico di una sua malattia (..che può essere anche una grave di tipo psicologico) ..perché non mi sento di sopportare un tradimento (che pure è stato ben grave ..ma che ho "diagnosticato" come causato da una sua debolezza psicologica) ?
Perché non potrei considerarlo alla stregua di una malattia? Cosa mi impedisce di dimostrargli l'amore incondizionato che pensavo ci fosse tra noi?
Questa riflessione mi porta anche a una considerazione generale di apprezzamento nei confronti di mogli (o di mariti) che perdonano il coniuge traditore e ricompongono la coppia e l'armonia familiare. Apprezzamento che mi sembra non sia frequentemente condiviso come se la moglie che si tiene il marito traditore fosse una donna di serie B ..mentre l'amante che l'ha condiviso consapevolmente per anni fosse in una condizione migliore qualora dovesse avere tutto per sè quel campione di lealtà...
P.S. non ne ho intenzione
Il tradimento non può essere equiparato a "cattiva sorte" o a una "malattia" ?
Questa riflessione è di per sè contraddittoria in quanto sempre in quella formula si parla di fedeltà ..di cui si parla anche nella formula attuale

La riflessione è nata dal pensiero che ero arrivata in una fase della storia matrimoniale in cui mi sentivo di poter contare su mio marito e che lui potesse contare su di me ..indipendentemente dalle apparenze esteriori. Non intendo dire che ci si potesse appiattire e lasciarsi andare (segno di mancanza di rispetto), ma che ci fosse un legame importante al di là della superficie e che avrebbero potuto sopraggiungere disgrazie ..ad esempio una malattia..un tumore che avrebbe imbruttito deformato viso e corpo e reso anche noioso, lamentoso in modo insopportabile l'altro..ma comunque saremmo stati l'uno accanto all'altra.
Proprio questa riflessione mi aveva fatto sentire atrocemente tradita perché tradita non solo sul piano sessuale e affettivo e tradita nella lealtà, ma tradita nell'affidamento di cura..su cui capivo di non poter più contare.
Tanto che, in momenti di rabbia ironica che mi vengono spontanei, scherzavo con gli amici dicendo che avrei regalato a mio marito un bel vassoio di funghi (che gli piacciono, ma non digerisce e gli danno reazioni vicine all'intossicazione)e che poi avrebbe dovuto chiamare "quella" alle tre di notte a cercare una farmacia di turno per procurargli la medicina necessaria (cosa fatta molte volte durante la nostra storia comune). Cioè auguravo all'altra di mettersi in gioco nella "malattia"..
Quando è successo il mio disastro una mia amica saggia mi ha detto: "..per carità..meglio questo di un cancro!" e subito ho pensato ..eh già ..se mi fosse successo o se mi dovesse succedere io pensavo di contare su di lui...
Ma ora mi domando perché se io mi ritenevo in grado di farmi carico di una sua malattia (..che può essere anche una grave di tipo psicologico) ..perché non mi sento di sopportare un tradimento (che pure è stato ben grave ..ma che ho "diagnosticato" come causato da una sua debolezza psicologica) ?
Perché non potrei considerarlo alla stregua di una malattia? Cosa mi impedisce di dimostrargli l'amore incondizionato che pensavo ci fosse tra noi?
Questa riflessione mi porta anche a una considerazione generale di apprezzamento nei confronti di mogli (o di mariti) che perdonano il coniuge traditore e ricompongono la coppia e l'armonia familiare. Apprezzamento che mi sembra non sia frequentemente condiviso come se la moglie che si tiene il marito traditore fosse una donna di serie B ..mentre l'amante che l'ha condiviso consapevolmente per anni fosse in una condizione migliore qualora dovesse avere tutto per sè quel campione di lealtà...

P.S. non ne ho intenzione
