Nella moltitudine

Leda

utente Olimpi(c)a
Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.

In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi: di
ragno, gabbiano, topo campagnolo.
Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato
finché non si consuma.

Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.

Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.

Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.

Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?

Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora,
mi è stata benigna.

Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.

Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.

Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
*

Wislawa Szymborska
 

Monsieur Madeleine

Utente di lunga data
Una delle cose più difficili al mondo credo proprio sia tradurre una poesia da una lingua ad un'altra.
Questa probabilmente sarà stata molto bella in origine, ma trovo la versione italiana piuttosto....... semplice.

Il concetto espresso è un ottimo spunto, ma qui lo vedo solo enunciato, non approfondito. Che nella versione originale, attraverso espressioni particolari, suoni e giochi sintattici, sia invece più esaustiva?
 

Leda

utente Olimpi(c)a
Monsieur Madeleine;bt4373 ha detto:
Una delle cose più difficili al mondo credo proprio sia tradurre una poesia da una lingua ad un'altra.
Questa probabilmente sarà stata molto bella in origine, ma trovo la versione italiana piuttosto....... semplice.

Il concetto espresso è un ottimo spunto, ma qui lo vedo solo enunciato, non approfondito. Che nella versione originale, attraverso espressioni particolari, suoni e giochi sintattici, sia invece più esaustiva?
Se vuoi ho il testo originale: come te la cavi col polacco? :carneval:
 

Monsieur Madeleine

Utente di lunga data
Mmmm, lascia perdere. Un po'......lacco. :unhappy: :mrgreen:
 

Leda

utente Olimpi(c)a
Monsieur Madeleine;bt4377 ha detto:
Mmmm, lascia perdere. Un po'......lacco. :unhappy: :mrgreen:
Sant'Iddio. :unhappy:





















:rotfl:
Cazzo! Questo è un blog serio!
 

Monsieur Madeleine

Utente di lunga data
ok, allora ricomponiamoci e tentiamo di non decomporci più.

Ho ragione però, no?
Io non voglio per nulla criticare la poetessa, anzi vorrei poterle rendere maggior merito di quanto la traduzione italiana non mi conceda.
Se la stessa cosa l'avesse scritta un italiano avrei commentato "carina" e basta, ma intuisco che ben poco del lavoro dell'autrice ci può arrivare in questa veste snaturata
 

Leda

utente Olimpi(c)a
Può darsi che tu abbia ragione come no: non sono in grado di stabilirlo.
Potrebbe anche essere che sia una poesia 'minore' dell'Autrice; sarebbe una chiave di lettura altrettanto valida. Se non conosci la Szymborska, prova a dare un'occhiata a 'Scrivere il curriculum' e a 'Monologo per Cassandra', e dimmi se riconosci la cifra stilistica ;)
 
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