Tebe
Egocentrica non in incognito
Allora per non lasciare più dubbi sul mio stile blog.
Questo che posto è il primo capitolo di quello acquistato dalla casa editrice già "corretto" da loro.
Purtroppo facendo il copia e incolla non mi prende le impostazioni libro...
L’inizio
Agosto
Un mattino ti svegli e senti il bisogno doloroso di respirare un altro respiro.
Non sai di chi, in mente non hai nessun volto in particolare, eppure sai che ne hai la necessità, come le gocce di Chanel dietro i lobi o le iniezioni di botox sulle rughe.
Allunghi una mano verso l’uomo che dorme profondamente al tuo fianco, reprimendo l’istinto di sgusciare via dalle lenzuola e cominciare a correre fuori da quella casa perfetta, urlando con quanto fiato hai in gola.
Improvvisamente tutto ciò che hai intorno sembra muoversi minaccioso.
Se non scappi. Quelle mura. Ti fagociteranno.
Ti volti verso di lui e osservi il suo viso. E’ bello Riky, perché questo è il suo nome. E’ il tuo compagno ricordi?
Quarant’anni, alto e bello, muscoloso. Occhi azzurri.
Digrigni i denti quasi con rabbia.
Certo che me lo ricordo, sono quattro anni che viviamo insieme.
Ecco. Forse. E sottolineo forse. E’ proprio quello il punto cara.
Tutto questo. Semplicemente. Non ti basta più.
Non ti basta la tua casa perfetta, il tuo lavoro gratificante, il fatto che hai quasi trentasei anni e ne dimostri dieci in meno.
Tu lo ami lo sai, ma tutta questa perfezione così statica sta cominciando a infastidirti.
Guardi, ormai completamente sveglia, il quadrante luminoso e ti accorgi che è ora di mettersi in piedi.
Ti alzi e stai per appoggiare il piede destro in terra quando ti blocchi e fai una cosa che, per come sei, è assolutamente irrazionale.
Per giorni, anni e secoli, ti sei sempre alzata poggiando prima il piede destro.
E’ il rituale di ogni tuo risveglio.
L’unico della tua vita, probabilmente, perché non sei superstiziosa.
Ma stamattina, beh…stamattina no, e appoggi decisa il sinistro sul morbido tappeto cinese dai colori pallidi.
Non ti senti diversa, ma è stato il tuo primo gesto di ribellione verso quel respiro che non vuoi più.
Ti metti in piedi sorridendo, mentre scendi in cucina a farti il caffè, sapendo già che troverai la macchina elettrica perfettamente pulita e già pronta per essere utilizzata.
Un altro segno di perfezione.
Un altro marchio che ti provoca un ansia soffocante, e una leggera nausea.
Alzi gli occhi verso il soffitto, in direzione dell’Altissimo, e lo preghi con il pensiero di fare cadere Riky dal letto e magari provocargli una leggera lussazione della tibia.
Niente di drammatico, in fondo, molto in fondo, sei buona.
Ti chiedi poi, mentre combatti con la voglia di sputare sulla macchinetta solo per il gusto di sporcarla, perché ora queste cose ti fanno salire i vermi.
Eviti naturalmente di guardare anche i barattoli perfettamente allineati di fianco, eviti di guardare il lavello senza nemmeno una goccia d’acqua, eviti il piano cottura a specchio che sembra sterilizzato. Semplicemente. Eviti.
Se diventassi improvvisamente cieca, sapresti esattamente dove trovare qualsiasi cosa tu voglia perché ogni oggetto è cristallizzato in un immobilità perenne.
Ti sei innamorata di lui per questo Gale, non ricordi?
Cristo.
Ricordo tutto.
Tutto.
Ricordi anche che ti accusa di essere l’Algidissima Regina delle nevi, che con il tuo pragmatismo lo castri inesorabilmente, che si insomma fai un po’ la donna bisognosa, non Tom Rider.
Ma poi, Gale amore, ti sei vista?
Alla tua età non puoi dimostrare cosi poco insomma, lo fai apposta?
Poi una sera, mentre sei immersa nella magica atmosfera della tua libreria preferita e pensi che un fallimento con Riky non era in budget senti un ciao.
Alzi gli occhi e ti si ferma il cuore.
Davanti a te, che ti sorride sorpreso c’è Stefano.
Il tuo inguine ha un sussulto. Istintivamente stringi le gambe.
Hai trovato il tuo respiro.
Questo che posto è il primo capitolo di quello acquistato dalla casa editrice già "corretto" da loro.
Purtroppo facendo il copia e incolla non mi prende le impostazioni libro...
L’inizio
Agosto
Un mattino ti svegli e senti il bisogno doloroso di respirare un altro respiro.
Non sai di chi, in mente non hai nessun volto in particolare, eppure sai che ne hai la necessità, come le gocce di Chanel dietro i lobi o le iniezioni di botox sulle rughe.
Allunghi una mano verso l’uomo che dorme profondamente al tuo fianco, reprimendo l’istinto di sgusciare via dalle lenzuola e cominciare a correre fuori da quella casa perfetta, urlando con quanto fiato hai in gola.
Improvvisamente tutto ciò che hai intorno sembra muoversi minaccioso.
Se non scappi. Quelle mura. Ti fagociteranno.
Ti volti verso di lui e osservi il suo viso. E’ bello Riky, perché questo è il suo nome. E’ il tuo compagno ricordi?
Quarant’anni, alto e bello, muscoloso. Occhi azzurri.
Digrigni i denti quasi con rabbia.
Certo che me lo ricordo, sono quattro anni che viviamo insieme.
Ecco. Forse. E sottolineo forse. E’ proprio quello il punto cara.
Tutto questo. Semplicemente. Non ti basta più.
Non ti basta la tua casa perfetta, il tuo lavoro gratificante, il fatto che hai quasi trentasei anni e ne dimostri dieci in meno.
Tu lo ami lo sai, ma tutta questa perfezione così statica sta cominciando a infastidirti.
Guardi, ormai completamente sveglia, il quadrante luminoso e ti accorgi che è ora di mettersi in piedi.
Ti alzi e stai per appoggiare il piede destro in terra quando ti blocchi e fai una cosa che, per come sei, è assolutamente irrazionale.
Per giorni, anni e secoli, ti sei sempre alzata poggiando prima il piede destro.
E’ il rituale di ogni tuo risveglio.
L’unico della tua vita, probabilmente, perché non sei superstiziosa.
Ma stamattina, beh…stamattina no, e appoggi decisa il sinistro sul morbido tappeto cinese dai colori pallidi.
Non ti senti diversa, ma è stato il tuo primo gesto di ribellione verso quel respiro che non vuoi più.
Ti metti in piedi sorridendo, mentre scendi in cucina a farti il caffè, sapendo già che troverai la macchina elettrica perfettamente pulita e già pronta per essere utilizzata.
Un altro segno di perfezione.
Un altro marchio che ti provoca un ansia soffocante, e una leggera nausea.
Alzi gli occhi verso il soffitto, in direzione dell’Altissimo, e lo preghi con il pensiero di fare cadere Riky dal letto e magari provocargli una leggera lussazione della tibia.
Niente di drammatico, in fondo, molto in fondo, sei buona.
Ti chiedi poi, mentre combatti con la voglia di sputare sulla macchinetta solo per il gusto di sporcarla, perché ora queste cose ti fanno salire i vermi.
Eviti naturalmente di guardare anche i barattoli perfettamente allineati di fianco, eviti di guardare il lavello senza nemmeno una goccia d’acqua, eviti il piano cottura a specchio che sembra sterilizzato. Semplicemente. Eviti.
Se diventassi improvvisamente cieca, sapresti esattamente dove trovare qualsiasi cosa tu voglia perché ogni oggetto è cristallizzato in un immobilità perenne.
Ti sei innamorata di lui per questo Gale, non ricordi?
Cristo.
Ricordo tutto.
Tutto.
Ricordi anche che ti accusa di essere l’Algidissima Regina delle nevi, che con il tuo pragmatismo lo castri inesorabilmente, che si insomma fai un po’ la donna bisognosa, non Tom Rider.
Ma poi, Gale amore, ti sei vista?
Alla tua età non puoi dimostrare cosi poco insomma, lo fai apposta?
Poi una sera, mentre sei immersa nella magica atmosfera della tua libreria preferita e pensi che un fallimento con Riky non era in budget senti un ciao.
Alzi gli occhi e ti si ferma il cuore.
Davanti a te, che ti sorride sorpreso c’è Stefano.
Il tuo inguine ha un sussulto. Istintivamente stringi le gambe.
Hai trovato il tuo respiro.