MariLea
Utente di lunga data
"...Ecco allora che, come uno di quei fiori che crescono nei posti più’ impensati, una massicciata ferroviaria, la crepa di un muro, una venatura dell'asfalto, la riflessione ci coglie in contropiede, facendosi largo quando meno te l'aspetti, come un virus che attende che si abbassino le difese immunitarie.
E questa riflessione riguarda generalmente il senso delle cose. E il senso delle cose e’ intimamente legato al tempo.
E allora vorrei proporvi una provocazione. E la provocazione e’ questa:
C'e’ un tempo (che è anche l'unico reale) che l'uomo non abita mai davvero.
Anche se a leggerlo, così, nero su bianco può sembrare assurdo, anche se, istintivamente, ciascuno di noi giurerebbe il contrario, questo tempo che non c'è, che non possediamo mai fino in fondo è proprio il presente.
La casa dell'uomo non è il presente. Schiacciato com'è tra il richiamo del passato e l'urgenza di futuro, il presente si consuma così in fretta che non ce ne accorgiamo nemmeno e i suoi istanti sono infinitamente più brevi di quelli mille volte rivissuti del passato o di quelli mille volte immaginati del futuro.
E' questo il destino del presente, l'unico tempo che ci è dato e che, in realtà, non possediamo. Quanto di noi è "passato" (la memoria: la porta più vicina dell'identità) e quanto è "futuro" (attesa, speranza). Quanto, insomma, più che essere ciò che siamo, siamo miscela di ciò che siamo stati e di ciò che saremo?
E, poi, è davvero strana e ricca di suggestioni questa vicinanza così stretta tra la festa per eccellenza della memoria (il Natale, sia quello universale, che quello personale, di ciascuno di noi) e la festa per eccellenza della speranza (ilCapodanno, l'idea del tempo nuovo). E il presente sta lì in mezzo. Una striscia di sabbia, così sottile che è quasi invisibile, che separa il fiume della memoria, dal mare della speranza.
In fondo il presente non è altro che questa distanza: la distanza, brevissima, che separa ciò che conosciamo già, da ciò che non conosciamo ancora. E, visto che si tratta di una distanza davvero piccola, non dovremmo avere tutta questa paura di ciò che non conosciamo. In fondo il futuro è lì, appena un metro più avanti, ed è in gran
parte determinato dal nostro passato e, quindi, perché temerlo?
Ed è un po' questo il senso dell'augurio che mi sento di fare a tutti i compagni di viaggio di questo straordinario sogno comune: l'unico sogno comune che ciascuno sogna a modo suo.
E, allora, cerchiamo di non annullarla del tutto questa striscia di sabbia. Non solo perché la risacca del passato e quella del futuro possano bagnarla di sé sempre, ma soprattutto perché non manchi mai il desiderio di attraversarla, raggiungere il mare e prendere il largo.
In fondo, non siamo che il prodotto della spinta di queste due forze, solo apparentemente contrarie, ma che, in realtà, puntano verso la stessa direzione, anche se a noi, gli unici animali capaci di pensare avanti e guardare indietro, a volte non sembra sia così.
Mi auguro che quelli che vengono non siano solo nuovi giorni, ma giorni nuovi, e tali saranno se nuovi riusciremo ad essere noi che li abitiamo e non perderemo mai la forza e la voglia di renderli, attimo dopo attimo, un po' più simili a noi."
E questa riflessione riguarda generalmente il senso delle cose. E il senso delle cose e’ intimamente legato al tempo.
E allora vorrei proporvi una provocazione. E la provocazione e’ questa:
C'e’ un tempo (che è anche l'unico reale) che l'uomo non abita mai davvero.
Anche se a leggerlo, così, nero su bianco può sembrare assurdo, anche se, istintivamente, ciascuno di noi giurerebbe il contrario, questo tempo che non c'è, che non possediamo mai fino in fondo è proprio il presente.
La casa dell'uomo non è il presente. Schiacciato com'è tra il richiamo del passato e l'urgenza di futuro, il presente si consuma così in fretta che non ce ne accorgiamo nemmeno e i suoi istanti sono infinitamente più brevi di quelli mille volte rivissuti del passato o di quelli mille volte immaginati del futuro.
E' questo il destino del presente, l'unico tempo che ci è dato e che, in realtà, non possediamo. Quanto di noi è "passato" (la memoria: la porta più vicina dell'identità) e quanto è "futuro" (attesa, speranza). Quanto, insomma, più che essere ciò che siamo, siamo miscela di ciò che siamo stati e di ciò che saremo?
E, poi, è davvero strana e ricca di suggestioni questa vicinanza così stretta tra la festa per eccellenza della memoria (il Natale, sia quello universale, che quello personale, di ciascuno di noi) e la festa per eccellenza della speranza (ilCapodanno, l'idea del tempo nuovo). E il presente sta lì in mezzo. Una striscia di sabbia, così sottile che è quasi invisibile, che separa il fiume della memoria, dal mare della speranza.
In fondo il presente non è altro che questa distanza: la distanza, brevissima, che separa ciò che conosciamo già, da ciò che non conosciamo ancora. E, visto che si tratta di una distanza davvero piccola, non dovremmo avere tutta questa paura di ciò che non conosciamo. In fondo il futuro è lì, appena un metro più avanti, ed è in gran
parte determinato dal nostro passato e, quindi, perché temerlo?
Ed è un po' questo il senso dell'augurio che mi sento di fare a tutti i compagni di viaggio di questo straordinario sogno comune: l'unico sogno comune che ciascuno sogna a modo suo.
E, allora, cerchiamo di non annullarla del tutto questa striscia di sabbia. Non solo perché la risacca del passato e quella del futuro possano bagnarla di sé sempre, ma soprattutto perché non manchi mai il desiderio di attraversarla, raggiungere il mare e prendere il largo.
In fondo, non siamo che il prodotto della spinta di queste due forze, solo apparentemente contrarie, ma che, in realtà, puntano verso la stessa direzione, anche se a noi, gli unici animali capaci di pensare avanti e guardare indietro, a volte non sembra sia così.
Mi auguro che quelli che vengono non siano solo nuovi giorni, ma giorni nuovi, e tali saranno se nuovi riusciremo ad essere noi che li abitiamo e non perderemo mai la forza e la voglia di renderli, attimo dopo attimo, un po' più simili a noi."