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Old Airforever
Guest
Riporto qui di seguito un articolo che una mia cara amica mi ha da poco recapitato.
Toccante
Air
********* - In fin di vita dopo uno schianto con la moto, uno studente dell'***** ***** è stato accudito dalle sue compagne. «I medici ci dissero: provateci voi, i farmaci non bastano»
In coma dopo un incidente, 10 compagne lo restituiscono alla vita
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Era il maggio dello scorso anno. I ragazzi della terza bio-chimica dell'Ipsia ***** dovevano affrontare il pre esame. Erano tutti presenti. Ma mancava Roberto. Al cellulare non rispondeva e a casa non c'era.
Fu il professor ** ***** a dare la tragica notizia: Roberto, 17 anni, lottava contro la morte all'ospedale di ******, vittima di un terribile incidente con la moto.[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Le sue compagne di classe, guidate da Sara, l'amica più stretta di Roberto, decisero di andarlo a trovare: « Eravamo al di là del vetro. Lui era intubato, con la testa fasciata - ricorda Sara - Ci dissero che gli avevano asportato temporaneamente parte della calotta cranica. La sua vita era appesa ad un filo».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Fu così che per Sara, Angelica, Jessica, Wendy, Chiara B., Chiara P., Francesca B., Francesca Z., Serena e Martina iniziò una lotta per la vita. Erano lì, dietro quel vetro, non curanti delle sgridate, dei rimproveri, delle prediche per "il bene" del ragazzo del personale medico. Poi, ad un certo punto, furono proprio i dottori a coinvolgerle: «Noi non possiamo fare più nulla con i farmaci. Provateci voi».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Dal maggio scorso, due volte alla settimana, le ragazze si fanno accompagnare da Roberto ( prima a ****** poi dal settembre scorso a **********) per tenere il loro amico avvinghiato alla vita: « Una volta ero lì accanto e gli tenevo la mano. Quando sua madre gli sussurrò il mio nome, con la "erre" moscia, suonò il campanello dell'emergenza» ricorda Sara che ancora non riesce a trattenere le lacrime.[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Era un segnale: Roberto c'era dietro quei tubi, quelle bende, quegli occhi sempre chiusi. Le ragazze, sostenute dal professore di fisica ******** ******* e dal compagno di quinta Matteo, non hanno perso un appuntamento con l'ospedale: « Gli parlavamo, io gli raccontavo tutta la mia vita - ricorda Sara - poi lo stimolavamo ricordando l'ultima gita a Roma, le canzoni che ascoltavamo, i giochi che facevamo».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Poi, il 19 settembre scorso, Roberto si è svegliato dal coma e il loro dialogo è diventato ancora più fitto: « Gli portavamo alcuni oggetti per invogliarlo a prenderli, così muoveva le braccia».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Una serie di esperimenti, pensati dalle ragazze, per riportarlo alla normalità.
[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Oggi, Roberto è ancora in ospedale, sta facendo fisioterapia, ha riacquistato l'uso delle braccia, fa qualche passo, sbiascica poche parole ( magari non sempre eleganti com'è normale tra di loro...).
[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Il percorso non è concluso, ma durante il fine settimana viene mandato a casa, nella sua famiglia. Un paio di volte è tornato a scuola, a salutare gli amici, tra la sua gente: « Quando arriva gli si accendono gli occhi. Saluta tutti. È davvero felice». [/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]E felici sono anche i suoi dieci angeli custodi, che ancora non si rendono conto del valore della loro generosità, non sanno ancora perchè lo hanno fatto, ma sanno che dovevano farlo.[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Anche questo è la scuola![/FONT]
Toccante
Air
********* - In fin di vita dopo uno schianto con la moto, uno studente dell'***** ***** è stato accudito dalle sue compagne. «I medici ci dissero: provateci voi, i farmaci non bastano»
In coma dopo un incidente, 10 compagne lo restituiscono alla vita
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Era il maggio dello scorso anno. I ragazzi della terza bio-chimica dell'Ipsia ***** dovevano affrontare il pre esame. Erano tutti presenti. Ma mancava Roberto. Al cellulare non rispondeva e a casa non c'era.
Fu il professor ** ***** a dare la tragica notizia: Roberto, 17 anni, lottava contro la morte all'ospedale di ******, vittima di un terribile incidente con la moto.[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Le sue compagne di classe, guidate da Sara, l'amica più stretta di Roberto, decisero di andarlo a trovare: « Eravamo al di là del vetro. Lui era intubato, con la testa fasciata - ricorda Sara - Ci dissero che gli avevano asportato temporaneamente parte della calotta cranica. La sua vita era appesa ad un filo».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Fu così che per Sara, Angelica, Jessica, Wendy, Chiara B., Chiara P., Francesca B., Francesca Z., Serena e Martina iniziò una lotta per la vita. Erano lì, dietro quel vetro, non curanti delle sgridate, dei rimproveri, delle prediche per "il bene" del ragazzo del personale medico. Poi, ad un certo punto, furono proprio i dottori a coinvolgerle: «Noi non possiamo fare più nulla con i farmaci. Provateci voi».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Dal maggio scorso, due volte alla settimana, le ragazze si fanno accompagnare da Roberto ( prima a ****** poi dal settembre scorso a **********) per tenere il loro amico avvinghiato alla vita: « Una volta ero lì accanto e gli tenevo la mano. Quando sua madre gli sussurrò il mio nome, con la "erre" moscia, suonò il campanello dell'emergenza» ricorda Sara che ancora non riesce a trattenere le lacrime.[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Era un segnale: Roberto c'era dietro quei tubi, quelle bende, quegli occhi sempre chiusi. Le ragazze, sostenute dal professore di fisica ******** ******* e dal compagno di quinta Matteo, non hanno perso un appuntamento con l'ospedale: « Gli parlavamo, io gli raccontavo tutta la mia vita - ricorda Sara - poi lo stimolavamo ricordando l'ultima gita a Roma, le canzoni che ascoltavamo, i giochi che facevamo».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Poi, il 19 settembre scorso, Roberto si è svegliato dal coma e il loro dialogo è diventato ancora più fitto: « Gli portavamo alcuni oggetti per invogliarlo a prenderli, così muoveva le braccia».[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Una serie di esperimenti, pensati dalle ragazze, per riportarlo alla normalità.
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[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Oggi, Roberto è ancora in ospedale, sta facendo fisioterapia, ha riacquistato l'uso delle braccia, fa qualche passo, sbiascica poche parole ( magari non sempre eleganti com'è normale tra di loro...).
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[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Il percorso non è concluso, ma durante il fine settimana viene mandato a casa, nella sua famiglia. Un paio di volte è tornato a scuola, a salutare gli amici, tra la sua gente: « Quando arriva gli si accendono gli occhi. Saluta tutti. È davvero felice». [/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]E felici sono anche i suoi dieci angeli custodi, che ancora non si rendono conto del valore della loro generosità, non sanno ancora perchè lo hanno fatto, ma sanno che dovevano farlo.[/FONT]
[FONT=arial,helvetica,sans-serif]Anche questo è la scuola![/FONT]