Quindi è sempre colpa di questa cultura e di TUTTI noi che la producismo e non del singolo individuo?
Il rimedio consisterebbe quindi non nell'educare il singolo ma nel tendere a cambiare la struttura della società combattendo questa cosiddetta cultura imponendo una nuova etica, magari anticonsumistica?
A me sembra il classico pensiero di sinistra, quello per cui esiste una società migliore a cui aspirare che non è mai questa, ma quella che dovrebbe venire e però non arriva mai, che negli anni visto il fatto che manco la classe operaia la ascolta più è diventata, come dice Orlando in un film di Virzì, il pensiero ZTL.
Per inciso, non ho mai conosciuto una classe del liceo in cui tutti, pur immersi in questa fantomatica cultura giovanile, andassero d'accordo, condividessero le stesse idee, abitudini, perfino la musica ascoltata risulta diversa. Le classi del liceo mostrano esattamente come l'individuo sia predominante rispetto alla collettivita nelle scelte e quanto abbia piena responsabilità di sé anche nelle scelte.
E che discettare di categorie eterogenee e puramente anagrafiche sia tipico di chi ha difficoltà a imporre la propria, personale ma superata visione del mondo.
Un po' come nelle assemblee di condominio.
Anche abitare insieme non garantisce la medesima percezione dei problemi e delle soluzioni.
Scusa se sono diretto, ma sentire spesso moraleggiare le persone della nostra età su questa fantomatica categoria dei giovani comincia a tediarmi.
Non eravamo per niente migliori di loro, eravamo solo più giovani di ora.
La cultura non ha “colpe”. È il mare in cui tutti nuotiamo.
Per me è intuitivo che in ogni epoca vi è stata una cultura diversa che faceva trovare accettabili e auspicabili cose che in altre epoche addirittura erano viste inaccettabili e non desiderabili. La sociologia si occupa di questo.
Fanno parte della cultura anche le condizioni economiche, quindi lo stile di vita e l’impegno necessario per ottenerlo.
La Storia è affascinante non certo per vedere chi aveva vinto quella battaglia o quella guerra e chi aveva regnato, perché dopo tanto tempo è a noi indifferente (anche se poi è la somma di quei fatti che ha determinato le condizioni in cui viviamo ora) ma per capire come pensavano e come vivevano in quel periodo e la cultura che ha reso possibili quelle scelte.
Anche noi viviamo in una cultura che non è statica e uniforme, non lo è mai stata, altrimenti non ci sarebbero stati cambiamenti.
Ma all’interno di questa cultura ci accomodiamo nelle varie culture, come piccoli habitat, che contribuiscono alla cultura del tempo.
Hai fatto bene a usare la classe, di liceo, ma ancora di più sarebbe un buon esempio delle diverse individualità, anche potenzialmente, una classe della scuola dell’obbligo, che costituisce una comunità forzata e non elettiva, infatti si resta amici prevalentemente di pochi, proprio perché divergono poi gli interessi e la maturazione individuale e l’accomodamento in un settore della società, anche economico.
Ma non capisco perché tu voglia negare la cultura del nostro tempo e la tendenza individualistica giovanile.
Poi la tendenza individualistica la vediamo anche qui tra più che adulti.