Muovi quella gamba, dai, vecchio, ce la puoi fare!” Da quando sono entrato qui, incontro solo imbecilli e mani di imbecilli, che mi toccano. Ho paura che, sfiorandomi, mi infondano la loro imbecillità. Ho già smarrito molto di me stesso e, adesso, non voglio guadagnare, con un semplice tocco, l’imbecillità: “Muovi quella gamba, dai, vecchio, ce la puoi fare!”. Io non ho “gambe”, ho “ruote”. Le ruote della mia carrozzina, sono le mie gambe. Gambe gonfie d’aria, per chi ha gambe di carne e ossa, sgonfie. Guardo in alto il muro liscio, bianco, e vedo un ragno. Là, nell’angolo della stanza. Se ne sta pacifico al centro della sua tela. Ha otto “gambe”. E’ l’umorismo della natura che viene a trovarmi, con otto gambe; viene a farmi visita, mi viene incontro, ridendo, beffardamente… Incontro a me, che ho due gambe e, per giunta, sgonfie… E’ l’umorismo della natura che mi guarda, afferrando una trappola di tela, con otto “gambe” e quattro paia d’“occhi”. Ride il ragno. Ride di me. Ride di un vecchio con due gambe sgonfie. “Muovi quella gamba, dai, vecchio, ce la puoi fare!”… Ce la posso fare un cazzo! Perché non mi lasciate in pace? Io e la mia malattia abbiamo fatto pace. Ci siamo baciati, ieri sera. Persi tra le stelle. Poi, siamo andati a letto assieme. Una sera, abbiamo anche fatto l’amore in tre: io, la mia malattia e la mia angoscia. Altro che ragni. Non è roba da ragni. C’è ben poco da ridere. “Muovi quella gamba, dai, vecchio, ce la puoi fare!”… Davvero non ne posso più di questi imbecilli! Sempre a torturarmi con le loro assurdità. Con le loro parolone. Dicono che ho quella cosa lì, come si dice, ecco, sì, l’Alzheimer. Alzheimer? Non conosco nessun tedesco. Roba da ragni. Chissà se quel ragno che ride è tedesco. Non credo… O forse sì! Comunque io non mi muovo. Non collaboro. Perché dovrei farlo? Io non muovo proprio un bel niente! Sia quel che sia, l’esistenza dovrà pur prendersi cura di me! Sono suo figlio!
Adesso mi hanno “scaraventato” sulla carrozzina. Questi imbecilli! Girano e girano le mie nuove gambe gonfie, di gomma, piene d’aria, vuote di sangue. Percorrono spazi rotondi, che vanno e vengono, girando su se stessi. Qui, si sono fatti coriandoli con il foglio scritto della mia vita! Gettati in aria… L’aria che gonfia le mie nuove gambe di gomma. Rotonde. Ricordi. Rimpianti. Hanno rubato la mia mente. Alzo gli occhi e vedo il mio amico ragno. Alzheimer, il ragnetto tedesco. Con le mie nostalgie, ha intrecciato la sua tela. Ora, ride. Con otto “gambe” e quattro paia d’“occhi”.
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... Amici... Amiche... Sono commosso!... Il nostro Leone da circo ha voluto farmi della pubblicità gratuita... Ho scritto questo "
raccontino" in dieci minuti, un giorno, mentre stavo andando, a piedi, verso casa... Lì, a lato della strada, incontrai un signore malato di Alzheimer con la sua assistente... Ne rimasi molto colpito... Ne rimasi colpito perché guardandolo negli occhi, lessi il suo grido di dolore: "
perché non mi capite?"... "
Anch'io sono un uomo"... Tornato a casa, ho buttato giù questa "
cosetta"... Una "
cosetta" che, in poco tempo, è stata letta da più di
200 persone (come potete andare a verificare)... Una "
cosetta", che è rimasta prima in classifica per molte settimane...
... Veniamo ad Irene... Irene è una scrittrice. L'ho conosciuta, il mese scorso, in quel sito. Irene è una signora ottantenne, simpaticissima, con la quale ho stetto una piacevole amicizia "
letteraria". Tutto qui.
Come potete vedere, io non ho nulla da nascondere. Sono trasparente. Scrivo, sia qui che altrove, come Chensamurai. Che me ne frega?
Veniamo, invece, al punto. Penso che ci sia qualcosa di inquietante in tutto questo. Penso che quando una persona, come il nostro Leone da circo, si prende il disturbo di navigare in internet alla ricerca di qualcosa che possa, in qualche modo, danneggiare una persona, ci sia davvero da riflettere. Nel mio caso, non me ne frega nulla, non ho nulla da temere ma, il gesto, in sé, è davvero inquietante. Com'è possibile che una persona si faccia coinvolgere così profondamente in un gioco delle "
ombre", virtuale, fatto di piccoli segni neri, su uno schermo? Com'è possibile arrivare ad odiare a questo punto un nick? Cosa può avere "
dentro", una persona simile? Di quanto ODIO è capace? In che misura internet è diventato l'INCONSCIO COLLETTIVO della nostra difficile società, all'interno del quale giocare le nostre frustrazioni, creare i nostri nemici, surrogare i nostri amici... C'è da riflettere... E molto... Ditemi come un "
gioco", delle scaramuccie "
culturali", quattro "
fastidiose" correzioni grammaticali e una manciata di "
Hi, hi, hi",
che non sono "la vita" (che sa essere ben più dura e severa), possano generare un ODIO tanto intenso... Cos'ha "
dentro" un uomo che arriva a tanto?... Quali terribili frustrazioni può aver subito il nostro Leone... Che pena... In fondo, mi dispiace per la sua estrema sofferenza... Credo che non se la meriti... E' solamente, forse, un po' più fragile di noi...
... Ho scritto da uomo della strada... Perché se avessi scritto da psicoterapeuta, ovviamente, avrei scritto cose molto diverse... Ma qui, non posso farlo...