Ho finito!
All'alba di giovedì ho portato a termine il mio ultimo impegno.
È stato un periodo difficile: per mesi ho dedicato molto, troppo del mio tempo al lavoro. L'ho respirato, mi ha ossessionata come dovrebbe e come non, mi ha stimolata e ci ho litigato, è diventato la soluzione momentanea ai miei casini ed un ulteriore problema da affrontare.
Ma lo scorso autunno avevo un disperato bisogno di tenermi impegnata e magari combinare qualcosa di buono. Il mio forse-compagno era da poco in terapia, tremava se lo guardavo o gli rivolgevo la parola, girava per casa pulendo in continuazione, con gli occhi arrossati dalle lacrime, la barba incolta, la voglia di morire davanti a me in maniera atroce per espiare tutti i suoi peccati. Insomma, ero un pelo sotto pressione.
Mi sono fermata a riflettere davvero su ciò che stavo facendo solo un mese fa, messa di fronte ad un bivio dal mio stesso corpo. O la smettevo, mi davo delle nuove priorità, mollavo il mollabile senza più buttarmi a capofitto su ogni progetto che mi agitavano davanti, oppure salutavo tutto e tutti, per poi avviarmi verso un esaurimento nervoso.
E niente, ho scelto di rallentare.
Non posso continuare a passare da un incarico all'altro, notte dopo notte, pressata dalle scadenze. Non ci riesco a livello fisico. Non con questi ritmi.
Mi sono letteralmente consumata, un chilo in meno alla volta, ho messo in gioco la mia salute, ho rischiato di perdere il contatto con tutte quelle cose che mi fanno stare bene e che sicuramente avrei apprezzato meglio con qualche ora di sonno in più.
Il mio forse-compagno ha continuato ad essere presente, a volte anche troppo. Non sono mancati i momenti in cui mi ha innervosita con i suoi tormenti non troppo interiori o le ore di silenzio in preda all'ansia, ma in generale mi ha dato il supporto discreto e concreto di cui avevo bisogno. Ha voluto darmelo. Quando è riuscito a starmi vicino senza il peso soffocante del senso di colpa, mi ha mostrato ancora il suo lato migliore, quello che sta venendo fuori sempre più spesso.
Abbiamo parlato tanto, mi ha espresso le sue preoccupazioni, l'ho ascoltato, si è esposto a confronti che avrebbe potuto evitare per quieto vivere o ci siamo dati semplicemente al cazzeggio per passare il tempo insieme.
Ho osato pigiare un po' sul pedale dell'intimità, abbiamo fatto qualche passo avanti.
E soprattutto il mio lui ha cominciato a riappropriasi anche di quella parte di vita slegata da me.
Sta uscendo un po' alla volta dal suo bozzolo.
Mi dispiace tanto che non se ne renda perfettamente conto, ma fa niente. Lo capirà.
Ci sta arrivando, diviso tra casa e ufficio, tra attimi di faticosa serenità e attacchi di disperazione nerissima per il trasferimento della sua ex amante.
L'altra ricomincerà a lavorare al suo stesso progetto a partire da domani mattina, dopo un mese di attesa si potrà tuffare nel tanto agognato turbinio di mail, telefonate e riunioni condivise con lui. Nel frattempo si è fatta vedere in giro per ricordarglielo (non si sa mai, che è smemorato), è stata la solita facocera part time, solo parecchio più incarognita. Non oso immaginarla a tempo pieno.
Anzi, non mi interessa.
Ho altro a cui pensare.
Sono in stand by.