Nausicaa se ne stava con la schiena appoggiata a un albero, le gambe incrociate sotto di sè, gli occhi chiusi.
Seth era partito da due settimane; le mancava.
Non era ancora preoccupata. Sapeva che stava bene, lo sentiva. Ma le mancava da impazzire.
Il sole del tardo pomeriggio filtrava dalle foglie e dai rami, e le danzava sul viso.
Il calore riverberato dalla terra saliva con il suo profumo muschiato e umido.
Nausicaa si concesse altri 10 minuti di relax... aveva ancora tutto il tempo che voleva prima di tornare alle riunioni.
Intanto, il suono del vento era così piacevole...
Il respiro profondo e lento... che si uniformava al ritmo del vento tra l'erba alta di giugno.
Il rumore del suo respiro che diventava sempre più forte, ed escludeva ogni altro suono.
Il petto che si alzava e abbassava, tendendo la tela del vestito... e si strofinava sulla pelle delicata, sui capezzoli...
La sensazione della carezza fresca dell'erba sui polpacci.
Stendere le gambe...
Aprirle leggermente...
La consapevolezza improvvisa di ogni particella del suo corpo.
Del calore che aumentava in mezzo alle gambe.
Del profumo di sesso che si spandeva, mentre cominciava a pulsare di piacere...
...
Piacere....
....
No.... cazzo, no....
Nausicaa aprì gli occhi di scatto.
Puttana Eva... di nuovo... no, non di nuovo...
Da quando c'era Seth non prendeva più le gocce di bromuro che le aveva procurato Minerva, ma non ne aveva più bisogno!... e ora era senza da mesi...
L'albero era fiorito, e ora portava frutti maturi.
Le piante attorno a lei erano cresciute di svariati centimetri, e un intrico di campanule le legavano le caviglie, con un ricamo di fiorellini bianchi.
Mmmm... se muoveva le gambe sentiva la tensione dei legacci e poteva immaginare che...
NO!
Nonnonnonnonnonno...
Doveva tornare a casa immediatamente, prima di combinare disastri.
Si liberò dai viticci con mani che le tremavano.
E gemendo involontariamente di piacere toccando la pelle sensibile delle caviglie...
Si alzò a fatica, guardando ansiosamente attorno... e si avviò quanto più velocemente possibile verso casa, lungo il sentiero, fortunatamente deserto.
Camminare...
Camminando, le cosce sfregavano tra loro... e premevano la figa già gonfia, turgida.
Un sottile sudore le percorreva la schiena.
E mentre avanzava incespicando, lo sguardo appannato, non riusciva a fare a meno di contrarre i muscoli del pube, e dell'ano... in uno spasmo di piacere a cui non riusciva a sottrarsi...
Ancora poche centinaia di metri e ce l'avrebbe fatta, senza danni...
Evidentemente, Ea non voleva così.
Subito dopo la curva, una comitiva di gitanti veniva nella sua direzione, cestini da pic nic sotto braccio, evidentemente diretti allo stesso prato dove era stata poco prima.
Giovani, adulti, maschi femmine... proprio quello che le ci voleva, pensò sospirando Nausicaa...
"Nausicaa... resisti... pensa al freddo delle stelle... pensa al ghiaccio... calma, ce la puoi fare..."
La gente si era fermata a guardarla, la bocca aperta, lo sguardo un pò perso, mentre Nausicaa era aggrappata alla staccionata, ansimando, frustate di eccitazione che si diramavano dalla figa a tutto il corpo, al cervello.
"Seth, amore mio, mio amato, mio desiderato... che ti devo dire? Se Ea mi ha fatto così, un motivo ci sarà. Pazienza

"
Nausica si alzò in piedi, le gambe leggermente divaricate.
E lasciò andare la sua aura.
Prima, rattrappita dentro di lei, tenendola più stretta possibile, si sentiva soffocare e bruciare come da una febbre...
Ora, era come espirare e lasciare andare un peso. Libera. Leggera.
"Amici... è il tempo di primavera, estate e autunno..."
Le labbra in un sorriso goloso, la punta della lingua che spuntava appena, gli occhi che luccicavano, Nausicaa alzò appena le mani, un brivido lungo la schiena e gli arti mentre sentiva il suo potere che fluiva incontrollato, incontrollabile, caldo, impetuoso come un fiume in piena...
E le fate e i folletti ne vennero investiti in pieno, e nessuno potè resistere...
...
Diverse ore dopo, Tebe arrivò di corsa, avvertita da una delle sue vicine di casa. Arrivò di corsa, ma ormai...
La maggior parte delle fate e dei folletti si era già ritirata a coppie in luoghi più appartati, o dormiva appagata e magnificamente nuda, la pelle luccicante di sudore e umori, seminascosta nell'erba alta lì intorno.
Nausicaa, languidamente distesa nel prato, lasciava che un folletto giocasse con un acino di uva nera dentro la sua figa... la lingua che spingeva l'acino dentro, e poi lo rigirava... e lo tirava fuori... mentre una goccia di succo d'uva, dolce come il miele, si univa ai succhi salati e speziati... dentro... e fuori... dentro... e fuori... con appena quel pizzico di resistenza da vincere nello spingerlo dentro...
Prendendo con le labbra, di tanto in tanto, il clitoride duro ma ancora seminascosto dentro le piccole labbra, e succhiandolo piano, un piccolo pompino per il suo piccolo clitoride...
Tebe sapeva che non poteva avvicinarsi più di tanto...
Valutò con occhio critico... vediamo... la frutta è già maturata tutta... ci sono pochi che ancora stanno facendo l'amore... l'erba è cresciuta in un raggio di 20 metri, ma stimando il tempo di maturazione l'aura dovrebbe essere rientrata della metà...
Il folletto leccava con voluttà i succhi di Nausicaa che stavano colando lungo le cosce, in fili argentei e appiccicosi, giù fino al piccolo buchino stretto e roseo, appena in rilievo, frastagliato.
Invitante...
il folletto si sollevò su di lei, l'acino d'uva tra le labbra, offrendoglielo da mordere, e mentre le labbra si univano e l'acino schizzava il suo succo sui denti e sulla lingua, Nausicaa avvolse le gambe attorno alla sua vita.
il cazzo del folletto premeva duro contro la figa...
[pausa sigaretta, torno fra poco, intanto pubblico questo]