Sbriciolata
Escluso
Tende bianche mosse da una brezza leggera.
Odori di erbe, di fiori, di pulito.
Qualcuno che canta fuori dalla finestra.
Era tornata a casa.
Lottando con la sonnolenza tentò di ricordare cosa fosse successo.
Ah, sì, avevano tentato di farla fuori.
Ah sì, l'avevano ferita a una gamba... e forse anche a una spalla.
Cercò di sollevare una mano per accertarsi di come stavano le cose ma non ci riuscì, sollevò la testa
e vide che era completamente avvolta in una specie di bozzolo.
La testa le ricadde sul cuscino e con quel gesto altri ricordi si affacciarono, facendole mancare il fiato.
La bolla, il posto in cui sopravviveva la sua essenza, il suo non-essere che probabilmente mai più sarebbe tornato ad essere,
l'estremo tentativo di non perdere l'eroe che si era sacrificato per salvarli tutti.
Ricordò la sensazione di appoggiare la testa sulla sua spalla, le sue braccia che la circondavano.
Ma era solo una crudele illusione, nella bolla venivano inviate temporaneamente le essenze di quelli che, gravemente feriti,
dovevano essere recuperati e riportati a casa... prima o poi la sua essenza si sarebbe esaurita lì dentro.
La verità era quella, lei era sola, sarebbe rimasta sola e niente aveva più senso oltre la guerra.
Avrebbe combattuto, combattuto e basta fino a quando ci fosse rimasto qualcosa da combattere o l'avessero eliminata.
Strinse i denti e cominciò ad agitarsi nel bozzolo per tirare fuori almeno una mano: non sentiva dolore, era già qualcosa.
Una tenda si spostò e un essere della medicina si avvicinò al letto.
Non le piacevano quei cosi, avevano uno strano odore e un aspetto sgradevole: alti, filiformi, non avevano ali e la faccia era come rivestita
da una strana membrana semitrasparente che faceva solo intravedere due enormi globi oculari scurissimi ed un'appendice a imbuto dalla quale
emettevano suoni e probabilmente respiravano.
L'unica parte visibile del corpo erano le mani formate da tre dita lunghissime che terminavano con unghie altrettanto lunghe, ricurve ed affilate.
Ciascun dito era costituito da numerose falangi completamente snodate e quando la mano si muoveva la visione era veramente terrificante.
L'essere si curvò su di lei, provocandole con l'odore un conato di vomito e con una velocità incredibile l'appendice si allungò tendendo all'inverosimile
la membrana sopra la faccia, e l'essere della medicina cominciò a perlustrarla con quella proboscide mascherata: fronte, entrambi gli occhi, il naso.
Sbri serrò le labbra con forza temendo che quella cosa le entrasse in bocca; l'essere esitò un attimo, inclinò la testa da un lato come ad esprimere perplessità
poi riprese l'esame: man mano che scendeva, con le unghie affilate tagliava il bozzolo per liberare il corpo.
Sbri serrò gli occhi e si impose di restare immobile, ignorando il disgusto e immaginando i danni che potevano farle quei rasoi che ora la sfioravano appena; provò a distrarsi
per non pensare a quella ventosa umidiccia che la tastava spudoratamente dappertutto e cominciò ad organizzare il discorsetto che voleva fare a Minerva.
Il punto era che non ne poteva più di stare lontana dal centro delle operazioni, di fare la sentinella e giocare con le pedine mentre gli altri si occupavano dei pezzi grossi.
Era stata tagliata fuori dal nucleo organizzativo dopo la cazzata che aveva fatto ma riteneva che la punizione scontata fosse sufficiente, non c'era più tempo da perdere,
voleva fare di più, Minerva avrebbe dovuto darle retta questa volta.
Mentre pensava come impostare le sue richieste la visita terminò e con suo enorme sollievo l'essere della medicina si tolse dalla sua vista.
Provò ad alzarsi... si sentiva piuttosto debole, ma con cautela si mise seduta e controllò la gamba... nessun segno, forse si era confusa ed era l'altra che era stata ferita.
Guardò attentamente tutte e due le gambe ma non trovò nulla, neppure una cicatrice.
Le spalle? Niente, nessun dolore, nessun segno.
Aveva immaginato tutto?
Provò a poggiare i piedi per terra, facendo attenzione a sostenere il peso del corpo con le braccia: pareva tutto a posto,
camminò lentamente fino a mettersi davanti una superfice riflettente e rimase a guardarsi incredula.
Non portava i capelli così lunghi, non era così magra l'ultima volta che aveva buttato un'occhio allo specchio del bagno.
Com'era possibile?
Cercò i suoi vestiti ma erano spariti.
Vide quella che sembrava una tunica appesa al sostegno delle tende e la indossò velocemente.
Troppo velocemente. Un capogiro la disorientò e le fece perdere l'equilibrio, per non cadere si aggrappò ad una tenda che inevitabilmente di lacerò
facendola finire addosso ad un essere della medicina(era lo stesso?) che trasportava un vassoio carico di ampolle, facendogli catapultare
tutto il contenuto su un gruppetto che si stava avvicinando.
Sbri cercò di recuperate posizione eretta e dignità, bofonchiando frasi di scuse mentre cercava di aiutare l'essere ad alzarsi,
non avendo il coraggio di guardare cosa ci potesse essere in quelle ampolle e su chi era finito, visto le esclamazioni di disgusto che sentiva provenire
dagli elementi del gruppetto.
Poi ... del resto... l'odore non dava adito a dubbi. Ops.
Odori di erbe, di fiori, di pulito.
Qualcuno che canta fuori dalla finestra.
Era tornata a casa.
Lottando con la sonnolenza tentò di ricordare cosa fosse successo.
Ah, sì, avevano tentato di farla fuori.
Ah sì, l'avevano ferita a una gamba... e forse anche a una spalla.
Cercò di sollevare una mano per accertarsi di come stavano le cose ma non ci riuscì, sollevò la testa
e vide che era completamente avvolta in una specie di bozzolo.
La testa le ricadde sul cuscino e con quel gesto altri ricordi si affacciarono, facendole mancare il fiato.
La bolla, il posto in cui sopravviveva la sua essenza, il suo non-essere che probabilmente mai più sarebbe tornato ad essere,
l'estremo tentativo di non perdere l'eroe che si era sacrificato per salvarli tutti.
Ricordò la sensazione di appoggiare la testa sulla sua spalla, le sue braccia che la circondavano.
Ma era solo una crudele illusione, nella bolla venivano inviate temporaneamente le essenze di quelli che, gravemente feriti,
dovevano essere recuperati e riportati a casa... prima o poi la sua essenza si sarebbe esaurita lì dentro.
La verità era quella, lei era sola, sarebbe rimasta sola e niente aveva più senso oltre la guerra.
Avrebbe combattuto, combattuto e basta fino a quando ci fosse rimasto qualcosa da combattere o l'avessero eliminata.
Strinse i denti e cominciò ad agitarsi nel bozzolo per tirare fuori almeno una mano: non sentiva dolore, era già qualcosa.
Una tenda si spostò e un essere della medicina si avvicinò al letto.
Non le piacevano quei cosi, avevano uno strano odore e un aspetto sgradevole: alti, filiformi, non avevano ali e la faccia era come rivestita
da una strana membrana semitrasparente che faceva solo intravedere due enormi globi oculari scurissimi ed un'appendice a imbuto dalla quale
emettevano suoni e probabilmente respiravano.
L'unica parte visibile del corpo erano le mani formate da tre dita lunghissime che terminavano con unghie altrettanto lunghe, ricurve ed affilate.
Ciascun dito era costituito da numerose falangi completamente snodate e quando la mano si muoveva la visione era veramente terrificante.
L'essere si curvò su di lei, provocandole con l'odore un conato di vomito e con una velocità incredibile l'appendice si allungò tendendo all'inverosimile
la membrana sopra la faccia, e l'essere della medicina cominciò a perlustrarla con quella proboscide mascherata: fronte, entrambi gli occhi, il naso.
Sbri serrò le labbra con forza temendo che quella cosa le entrasse in bocca; l'essere esitò un attimo, inclinò la testa da un lato come ad esprimere perplessità
poi riprese l'esame: man mano che scendeva, con le unghie affilate tagliava il bozzolo per liberare il corpo.
Sbri serrò gli occhi e si impose di restare immobile, ignorando il disgusto e immaginando i danni che potevano farle quei rasoi che ora la sfioravano appena; provò a distrarsi
per non pensare a quella ventosa umidiccia che la tastava spudoratamente dappertutto e cominciò ad organizzare il discorsetto che voleva fare a Minerva.
Il punto era che non ne poteva più di stare lontana dal centro delle operazioni, di fare la sentinella e giocare con le pedine mentre gli altri si occupavano dei pezzi grossi.
Era stata tagliata fuori dal nucleo organizzativo dopo la cazzata che aveva fatto ma riteneva che la punizione scontata fosse sufficiente, non c'era più tempo da perdere,
voleva fare di più, Minerva avrebbe dovuto darle retta questa volta.
Mentre pensava come impostare le sue richieste la visita terminò e con suo enorme sollievo l'essere della medicina si tolse dalla sua vista.
Provò ad alzarsi... si sentiva piuttosto debole, ma con cautela si mise seduta e controllò la gamba... nessun segno, forse si era confusa ed era l'altra che era stata ferita.
Guardò attentamente tutte e due le gambe ma non trovò nulla, neppure una cicatrice.
Le spalle? Niente, nessun dolore, nessun segno.
Aveva immaginato tutto?
Provò a poggiare i piedi per terra, facendo attenzione a sostenere il peso del corpo con le braccia: pareva tutto a posto,
camminò lentamente fino a mettersi davanti una superfice riflettente e rimase a guardarsi incredula.
Non portava i capelli così lunghi, non era così magra l'ultima volta che aveva buttato un'occhio allo specchio del bagno.
Com'era possibile?
Cercò i suoi vestiti ma erano spariti.
Vide quella che sembrava una tunica appesa al sostegno delle tende e la indossò velocemente.
Troppo velocemente. Un capogiro la disorientò e le fece perdere l'equilibrio, per non cadere si aggrappò ad una tenda che inevitabilmente di lacerò
facendola finire addosso ad un essere della medicina(era lo stesso?) che trasportava un vassoio carico di ampolle, facendogli catapultare
tutto il contenuto su un gruppetto che si stava avvicinando.
Sbri cercò di recuperate posizione eretta e dignità, bofonchiando frasi di scuse mentre cercava di aiutare l'essere ad alzarsi,
non avendo il coraggio di guardare cosa ci potesse essere in quelle ampolle e su chi era finito, visto le esclamazioni di disgusto che sentiva provenire
dagli elementi del gruppetto.
Poi ... del resto... l'odore non dava adito a dubbi. Ops.