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Old Anna A
Guest
e no. devo aspettare le 5 per le gocce. nel frattempo rompo le scatole a te.... va bene Annetta... ora puoi ri-metterti tran-quilla...
vedi che alla fine sei socialmente utile?
e no. devo aspettare le 5 per le gocce. nel frattempo rompo le scatole a te.... va bene Annetta... ora puoi ri-metterti tran-quilla...
... ti piace il mio stile di scrittura?... sai, sento dentro di me, irresistibile, la tentazione diabolica di far esplodere in ni-ente, ogni ente... percepisco come in-tollerabili i limiti dell'essere - lògos......si...morire...rinascere..e poi morire ancora...
... ti piace il mio stile di scrittura?... sai, sento dentro di me, irresistibile, la tentazione diabolica di far esplodere in ni-ente, ogni ente... percepisco come in-tollerabili i limiti dell'essere - lògos...
... Annetta, mia cara... sai che succede se, e dico se, io decido di rompere le gonadi a te?... sto parlando con Am-ina... spiattella la tua battut-ina e lascia-ci con-versare... alle 15.00 ho un paziente e sono alquanto im-paziente... ho poco tempo...e no. devo aspettare le 5 per le gocce. nel frattempo rompo le scatole a te.
vedi che alla fine sei socialmente utile?
no. hai ragione. mi tolgo dalle palle.... Annetta, mia cara... sai che succede se, e dico se, io decido di rompere le gonadi a te?... sto parlando con Am-ina... spiattella la tua battut-ina e lascia-ci con-versare... alle 15.00 ho un paziente e sono alquanto im-paziente... ho poco tempo...
... chiedi un po' in giro cosa succede se ti metto nel mirino... sto scherzando... ti sento una brava persona... una persona buona d'animo...no. hai ragione. mi tolgo dalle palle.
che teneri che siete...
uè, Cen, io non so come potresti rompere tu le gonadi a me, ma nemmeno tu sai come potrei romperle a te.
... no, no, calma... è vero che l'ho scritto di getto il due minuti, come tutto quello che scrivo in internet, ma conserva una suo stile, una sua cifra, un segno... non puoi buttarlo nel calderone del chiunque sia, del qualsiasi cosa, dell'ogni cosa... dopo Maria, come dopo ogni altra cosa, l'evento migliore che possa accaderti è di essere disattesa nelle tue anticipazioni... capisci?... l'ultima frase non è un concetto... lo è per te... se lo concettualizzi...Bah, chen, che dire? Discreto, come quelli delle migliaia di aspiranti scrittori in giro. Dopo Maria mi aspettavo di meglio. Solo l'ultima frase conserva una sua originalità, non tanto per lo stile quanto per il concetto.
Comunque queste cose dovrebbero essere sul forum libero, immagino.
Ciao
... Totus tuus ego sum, Amina...Appagati,infranti
sulla scogliera,
scrutati da una luna senza pudore
guardinga eseguo
le istruzioni del tuo gioco
tenendoti i fianchi
agevolo i riflussi del mare
e quando la spuma invade
la spiaggia e dilaga,
ricomponi la sabbia
e sorridi al nostro naufragio
La foglia abbandona, leggera, il grande albero. La sua lamina è simmetrica, il margine ondulato.Renderò vana ogni difesa
all'oltraggio della carne,
arrendevole sarà l'urlo
al piacere indocile, unico
stemperato dal respiro affranto
sospeso fra i polmoni e la gola.
Fiori tra lenzuola di seta
l'haiku del piacere.
... incontriamoci...Devo incontrare il mio carceriere.
Devo espiare la colpa di essere stata troppo vicina al tuo cuore ferito
cucendo le vene
versando il tuo sangue nel mare
del tuo inverno dolente
spacciato per primavera.
... apri le mani... lascia che tutto voli via...Mentre parlavi distratto e sfuggente
raccoglievo lampi ancora dai tuoi occhi,
trattenevo il tuo odore,
bevevo le tue lacrime
e ancora scioglievo il tuo dolore
nei miei abbracci facendolo amore
e ti cullavo
trattenendoti un'ultima volta
nei miei sensi.
Un commento al mio testo, direttamente da Scrivendo.it:Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare... navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi Beta balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire...
TRADIMENTO
L’autore aprì la porta ed entrò in biblioteca. Le fiamme danzavano allegramente nel focolare torturando un ceppo di leccio e rischiarando la grande stanza. Dopo aver chiuso la finestra dalla quale entrava una brezza fresca e profumata d’autunno, si sedette alla scrivania. Tolse la sua pipa “Oom Paul” dalla scatola e si mise a fumare un’ottima presa di Perique della Luisiana. Dopo qualche minuto di assorta introspezione, afferrò la sua Wahle-Eversharp del 1915 e iniziò a scrivere. Scrisse un racconto. Lo scrisse con amore. Il suo, non era un semplice scrivere. Era l’inchiostro della punta della penna che amoreggiava con i fogli, bianchi ed immacolati, di fine cellulosa. Era l’emozione, l’apprensione e la commozione di un atto, quello dello scrivere, che ricordava l’amplesso di due teneri amanti. Lentamente, egli diede vita ai personaggi, uno ad uno. Uno dopo l’altro. Quelle macchie d’inchiostro finirono per assomigliare al soffio divino, insufflato in statue d’argilla che, all’improvviso, s’agitano alla messinscena della vita. Tra tutte quelle creature, tuttavia, egli ne amava in special modo una: Francesca. Francesca, era una bella donna, alta, elegante e dolcissima. Emozionavano, in special modo, le sua mani. Aveva delle mani bellissime, con dita lunghe e affusolate. All’anulare destro, portava un solitario, uno splendido diamante incastonato in oro bianco. Quella donna di carta e d’inchiostro, fece infiammare il cuore dell’autore al punto che se ne innamorò. Egli l’amava e la voleva sposare. Per lei, scrisse pagine d’amore e d’inesauribile tenerezza levigando e correggendo ogni parola, ogni riga, che potesse offenderla; raccontò la sua storia, la storia di un grande amore e infine, la sposò. In abito bianco. Bianco come le pagine sulle quali aveva scritto il racconto di quel fastoso matrimonio. Bianco, come tutti i colori dell’arcobaleno, quando corrono assieme, tenendosi per mano. Tutto era, alla fine, traboccato in amore. L’amore straripava incontenibile da quelle pagine e, incarcerato tra le righe, sembrava voler esplodere da ogni lato di quei fogli. Scritta l’ultima lettera dell’ultima parola, l’autore cadde sfinito e addormentato sulla scrivania.
Nel notte accadde l’inaspettato, il mistero dell’inatteso. All’improvviso, allo scoccare delle ventiquattro, da quelle pagine imbrattate d’inchiostro di china, usci, lentamente, una mano. Una mano delicata, con dita lunghe e affusolate. Dapprima, comparve la punta del dito medio, poi, via via, lentamente, tutta la mano si materializzò. Fino al polso. All’anulare, portava uno splendido solitario. Era la mano di Francesca: furtiva, afferrò le ultime pagine del racconto e, dopo averle strappate, le gettò tra le fiamme del focolare. Afferrata la penna poi, provvide a riscrivere, completamente, il sontuoso finale matrimoniale. Suonò una musica diversa, narrò un excipit differente. Scrisse il “suo” finale. Il finale nel quale lei sposava Lodovico, lo stalliere del Duca di Kensington. All’insaputa dell’autore infatti, Francesca e Lodovico si erano amati senza respiro, di quel tipo d’amore che se non viene consumato, consuma. Quella mano, scrisse la sua storia, i suoi sentimenti, la sua verità, il suo finale. Un finale d’amore; anch’esso, sì, d’amore.
Al suo risveglio, alle prime luci dell’alba, l’autore lesse le pagine che la mano di Francesca aveva scritto nella notte. Sconvolto e sbalordito, urlò una sola parola: “tradimento”. Quell’orribile suono rimbombò nella grande casa, irrompendo in ogni stanza e facendo sobbalzare dal letto il fedele maggiordomo. Anche il resto della servitù che si trovava in cucina per preparare la colazione, trasalì.
Quel giorno, Francesca, dal suo mondo d’inchiostro e cellulosa, apprese una grande verità sull’universo di carne e di materia degli uomini: essi chiamano l’amore “tradimento”, quando non sono loro a raccontarlo.
Esplodi e splendiLascierò che il mio essere si liberi del vecchio...
Degli sguardi stolti e malati,
dei bisbiglii inutili e malvagi...
allora rideremo di chi rimane indietro
troppo lento...
farò posto al tuo,
sbarazzandomi del mio...