Persa/Ritrovata
Utente di lunga data
http://www.psiconline.it/article.php?sid=6570
[SIZE=-1]Nessuno mi può giudicare[/SIZE]
dott.ssa Giacomina Rienz
Parlando con un’amica, si discuteva della situazione in cui un uomo o una donna già impegnato/a si innamori di un’altra persona e del suo successivo comportamento. Lei sosteneva che solo se si ama davvero si decide di lasciare la famiglia e di iniziare una nuova vita, altrimenti si cercano scuse e si tronca con il nuovo partner o si cerca un’alternativa che non comprometta lo status quo. Insomma chi non lascia il compagno non era davvero innamorato, non provava sentimenti profondi.
Ho riflettuto e sono giunta alla conclusione che spesso non si lascia il coniuge nemmeno se con la nuova persona si prova un forte sentimento d’amore.
Occorre far riferimento a come avvenga il processo decisionale. Ciò che porta alla scelta sono elementi soggettivi, legati a fattori sia genetici che acquisiti. Fattori legati all’educazione, alla morale, ai valori e ai disvalori introiettati portano la bilancia a pesare da una parte o dall’altra nel processo decisionale di quel singolo individuo.
Bisogna scegliere e si apre una crisi, ma la crisi deve essere risolta pena la salute psicofisica della persona e la decisione finale sarà determinata da elementi del tutto soggettivi e soprattutto non valutabili da un punto di vista generale.
Venendo alla nostra questione quindi, pur amando molto, si può decidere di restare con il vecchio partner. Si può agire così perché, anche se di poco, il valore ”famiglia”, ad esempio, pesa sul piatto della bilancia decisionale di più di altri aspetti. Oppure l’elemento sicurezza e la paura dell’ignoto pesano di più, per quella persona, della prospettiva di coronare il sogno d’amore con l’amato/a. Una persona può considerare parte fondamentale del proprio io la coerenza, la fedeltà all’impegno preso, alla parola data. D’ altro canto, ci sono persone che possono lasciare il coniuge poiché ritengono, fra l’altro, che altrimenti ingannerebbero se stesse, e non accettano di continuare a vivere con chi non amano più. Ma non hanno più o meno ragione di chi antepone gli impegni presi, di chi resta a casa perché, se non lo facesse, non riuscirebbe più a guardarsi allo specchio.
Quando come psicoterapeuta mi si chiede “che devo fare?”, non si può rispondere, (oltre che per altre ovvie ragioni!) perché non c’è una cosa giusta in assoluto, ma giusta solo per l’equilibrio soggettivo. Alla fine una decisione verrà presa, molto sofferta, ma non giudicabile. Insomma credo che in fin dei conti l’amore sia una delle variabili in gioco, non sempre la più importante. Non è detto che chi decide di non separarsi non si fosse davvero innamorato. Anzi, probabilmente lo era e molto, ma il suo equilibrio psichico non avrebbe retto al venir meno alla promessa fatta.
Ognuno di noi cerca di limitare il più possibile la sofferenza e nelle nostre decisioni alla fine sono pochi, ma fondamentali elementi a farci scegliere, e questi sono differenti per ognuno poiché dipendono sia da caratteristiche innate sia dal mondo interno di esperienze, valori, pregiudizi diversi per ognuno. Ciascuno di noi è un insieme di miriadi di elementi e il nostro comportamento ne è la conseguenza. Non intendo con ciò una sorta di determinismo, noi abbiamo il libero arbitrio e possiamo, volendolo, modificare i nostri punti di vista. Ciò che osservo è che i sentimenti non sempre sono l’elemento chiave in una decisione. L’amore è uno dei tanti elementi che nel singolo individuo portano alla decisione finale.
Tutti dovremmo rispettare le decisioni altrui, non giudicare, poiché non esiste il comportamento giusto in senso assoluto. Non solo, a volte giudichiamo noi stessi. Ad esempio ripensando a una decisione presa nel passato ci biasimiamo, e pentendoci, ci diciamo che avremmo potuto agire diversamente. Spesso invece non è affatto così. Dimentichiamo, infatti, che stiamo valutando con gli elementi attuali un evento del passato, e che ciò che ci influenzò allora potrebbe non esistere più, le condizioni attuali potrebbero essere molto differenti. Ogni decisione può essere capita solo nell’hic et nunc.
Forse dopo aver letto il mio articolo, qualche cuore infranto potrà recuperare la propria autostima. Troppo spesso mi capita di sentire frasi come “non mi amava veramente”, “mi ha preso in giro”, “Tutte quelle belle parole e poi? Sono stato stupido a crederci”. Sì, a volte ci facciamo del male e crediamo di vedere la grande storia d’amore là dove non c’è nulla e ci inganniamo, ma in altri casi l’amore c’era, non ci hanno mentito, ma la persona ha dovuto ignorarlo, poiché per lei altri elementi hanno avuto il ruolo principe nella sua vita e quindi nelle sue decisioni.
Più procedo nella vita e nella professione, più comprendo l’importanza della sospensione del giudizio sulle scelte fatte dal nostro prossimo. Se riuscissimo a non emettere giudizi e a non considerarci portatori dell’unica verità, riusciremmo a elaborare più rapidamente le nostre delusioni. Saremmo in grado di perdonare e comprendere, proveremmo meno spesso rabbia e rancore. Avremmo più energie da dedicare a noi stessi, a leccare le nostre ferite e voltare pagina.
[SIZE=-1]Nessuno mi può giudicare[/SIZE]
dott.ssa Giacomina Rienz
Parlando con un’amica, si discuteva della situazione in cui un uomo o una donna già impegnato/a si innamori di un’altra persona e del suo successivo comportamento. Lei sosteneva che solo se si ama davvero si decide di lasciare la famiglia e di iniziare una nuova vita, altrimenti si cercano scuse e si tronca con il nuovo partner o si cerca un’alternativa che non comprometta lo status quo. Insomma chi non lascia il compagno non era davvero innamorato, non provava sentimenti profondi.
Ho riflettuto e sono giunta alla conclusione che spesso non si lascia il coniuge nemmeno se con la nuova persona si prova un forte sentimento d’amore.
Occorre far riferimento a come avvenga il processo decisionale. Ciò che porta alla scelta sono elementi soggettivi, legati a fattori sia genetici che acquisiti. Fattori legati all’educazione, alla morale, ai valori e ai disvalori introiettati portano la bilancia a pesare da una parte o dall’altra nel processo decisionale di quel singolo individuo.
Bisogna scegliere e si apre una crisi, ma la crisi deve essere risolta pena la salute psicofisica della persona e la decisione finale sarà determinata da elementi del tutto soggettivi e soprattutto non valutabili da un punto di vista generale.
Venendo alla nostra questione quindi, pur amando molto, si può decidere di restare con il vecchio partner. Si può agire così perché, anche se di poco, il valore ”famiglia”, ad esempio, pesa sul piatto della bilancia decisionale di più di altri aspetti. Oppure l’elemento sicurezza e la paura dell’ignoto pesano di più, per quella persona, della prospettiva di coronare il sogno d’amore con l’amato/a. Una persona può considerare parte fondamentale del proprio io la coerenza, la fedeltà all’impegno preso, alla parola data. D’ altro canto, ci sono persone che possono lasciare il coniuge poiché ritengono, fra l’altro, che altrimenti ingannerebbero se stesse, e non accettano di continuare a vivere con chi non amano più. Ma non hanno più o meno ragione di chi antepone gli impegni presi, di chi resta a casa perché, se non lo facesse, non riuscirebbe più a guardarsi allo specchio.
Quando come psicoterapeuta mi si chiede “che devo fare?”, non si può rispondere, (oltre che per altre ovvie ragioni!) perché non c’è una cosa giusta in assoluto, ma giusta solo per l’equilibrio soggettivo. Alla fine una decisione verrà presa, molto sofferta, ma non giudicabile. Insomma credo che in fin dei conti l’amore sia una delle variabili in gioco, non sempre la più importante. Non è detto che chi decide di non separarsi non si fosse davvero innamorato. Anzi, probabilmente lo era e molto, ma il suo equilibrio psichico non avrebbe retto al venir meno alla promessa fatta.
Ognuno di noi cerca di limitare il più possibile la sofferenza e nelle nostre decisioni alla fine sono pochi, ma fondamentali elementi a farci scegliere, e questi sono differenti per ognuno poiché dipendono sia da caratteristiche innate sia dal mondo interno di esperienze, valori, pregiudizi diversi per ognuno. Ciascuno di noi è un insieme di miriadi di elementi e il nostro comportamento ne è la conseguenza. Non intendo con ciò una sorta di determinismo, noi abbiamo il libero arbitrio e possiamo, volendolo, modificare i nostri punti di vista. Ciò che osservo è che i sentimenti non sempre sono l’elemento chiave in una decisione. L’amore è uno dei tanti elementi che nel singolo individuo portano alla decisione finale.
Tutti dovremmo rispettare le decisioni altrui, non giudicare, poiché non esiste il comportamento giusto in senso assoluto. Non solo, a volte giudichiamo noi stessi. Ad esempio ripensando a una decisione presa nel passato ci biasimiamo, e pentendoci, ci diciamo che avremmo potuto agire diversamente. Spesso invece non è affatto così. Dimentichiamo, infatti, che stiamo valutando con gli elementi attuali un evento del passato, e che ciò che ci influenzò allora potrebbe non esistere più, le condizioni attuali potrebbero essere molto differenti. Ogni decisione può essere capita solo nell’hic et nunc.
Forse dopo aver letto il mio articolo, qualche cuore infranto potrà recuperare la propria autostima. Troppo spesso mi capita di sentire frasi come “non mi amava veramente”, “mi ha preso in giro”, “Tutte quelle belle parole e poi? Sono stato stupido a crederci”. Sì, a volte ci facciamo del male e crediamo di vedere la grande storia d’amore là dove non c’è nulla e ci inganniamo, ma in altri casi l’amore c’era, non ci hanno mentito, ma la persona ha dovuto ignorarlo, poiché per lei altri elementi hanno avuto il ruolo principe nella sua vita e quindi nelle sue decisioni.
Più procedo nella vita e nella professione, più comprendo l’importanza della sospensione del giudizio sulle scelte fatte dal nostro prossimo. Se riuscissimo a non emettere giudizi e a non considerarci portatori dell’unica verità, riusciremmo a elaborare più rapidamente le nostre delusioni. Saremmo in grado di perdonare e comprendere, proveremmo meno spesso rabbia e rancore. Avremmo più energie da dedicare a noi stessi, a leccare le nostre ferite e voltare pagina.