Si tratta di due punti di vista opposti, entrambi fondati in qualche maniera, con alcuni punti condivisibili e altri meno. Come sempre, credo che molto dipenda dalle specificità delle vicende e delle relazioni.
Certo che fai soffrire il tuo partner se confessi un tradimento, ma è anche vero che sarebbe un suo diritto decidere in modo informato se restare o meno nella relazione, e tacendo si nega all'altro l'accesso a questo diritto.
Chiaro che se ci sono cose importanti costruite, progetti di vita avanzati, bambini e quant'altro, probabilmente non si ottiene altro che far sentire l'altro umiliato e "costretto" in qualche modo a restare in una situazione che sente di non potere abbandonare e quindi si toglie serenità al partner e al rapporto. E' altrettanto chiaro, però, che se la relazione ha solo progetti ancora da costruire, il nascondere certi elementi assomiglia molto a una "truffa", perché si toglie all'altro la possibilità di decidere di uscirne senza troppi "danni".
Vero anche che spesso ci si giustifica pensando al dolore che si potrebbe infliggere all'altro, mentre magari la vera motivazione interiore è solo quella di non mettere a rischio qualcosa che non si vuole perdere, quindi in realtà non si sta operando a "protezione" dell'altro, ma solo, egoisticamente, a "protezione" di se stessi.
IMHO comunque, la cosa più importante è la coerenza. La decisione di confessare o meno dovrebbe essere presa in tempi ragionevoli e poi mantenuta. Confessare a distanza di anni è insensato e spesso irresponsabile.
Nella decisione, comunque, andrebbe tenuto presente che un tradimento nasce per sua natura come segreto condiviso, visto che esiste, per ovvi motivi, almeno un'altra persona certamente al corrente. Come tale, non abbiamo in realtà il controllo di quello che emergerà, o quante altre persone ne verranno a conoscenza. Una verità scomoda che dovesse rivelarsi a distanza di tempo non confessata, potrebbe fare danni molto più gravi al partner e al rapporto di una confessione.