oceansize
Utente di lunga data
ma ti sembro un uomo???:miiiii::facepalm:Bravo. Io la penso come te per amarax e diletta!
La deriva era prima. A mare! a mare! la zavorra. Viaggerete leggere e veloci
ma ti sembro un uomo???:miiiii::facepalm:Bravo. Io la penso come te per amarax e diletta!
La deriva era prima. A mare! a mare! la zavorra. Viaggerete leggere e veloci
Oh, scusa. Non ho proprio guardato il tuo avatar.ma ti sembro un uomo???:miiiii::facepalm:
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azz.. Diletta!Allontanamento, due case diverse.
Per un po'...poi vedremo.
Il problema è che difficilmente lui lo capirà, non l'ha mai recepito, quindi non so che piega prenderà la cosa.
Ma io ho bisogno di starmene da sola. Punto.
ah, diletta,Sienne, Tebe, Palladiano, Oceansize, Fruit...![]()
Lui lo capirà.Ma se dovesse non capirlo vuol dire che non ha capito un cazzo di ciò che hai sofferto fin ad oggi e che non ne valeva pena provarci fino a oggi...Allontanamento, due case diverse.
Per un po'...poi vedremo.
Il problema è che difficilmente lui lo capirà, non l'ha mai recepito, quindi non so che piega prenderà la cosa.
Ma io ho bisogno di starmene da sola. Punto.
Buongiorno, mia cara.Riallacciandomi alle parole dette da Hellseven che non aveva pensato che alcuni di noi non avessero superato il trauma, mi sono chiesta quanti, in tutta onestà, l'abbiano veramente superato.
Mi viene subito in mente Tebe, poi Ultimo, e...non saprei.
Pongo questa domanda anche a quelli che hanno deciso di lasciare, avendo il dubbio che alcuni si siano portati dietro il fardello del dolore, probabilmente stemperato, ma non so...
Allontani lui? Lui lo sa? Ne state parlando o è un'idea che ti frulla?Allontanamento, due case diverse.
Per un po'...poi vedremo.
Il problema è che difficilmente lui lo capirà, non l'ha mai recepito, quindi non so che piega prenderà la cosa.
Ma io ho bisogno di starmene da sola. Punto.
avevo letto 'il vento tra i capezzoli' e paventato una bronchite.Ma quale barca alla deriva?!?!?!
Finalmente prendete voi il timone della vostra barca, altro che deriva!!!
Il vento tra i capelli, l'orizzonte infinito, la libertà!
Già ... quella domanda! Quante volte mi sono dato delle risposte in balia delle emozioni più forti ... ora resisto per questo o quel buonissimo motivo ora fanculo tutto per questo o quel buonissimo motivo (caso strano sempre gli stessi vè) poi vediamo se qualcuno ne è uscito e come ... bene, male o x ... poi le storie hanno la brutta abitudine di somigliarsi ma non sono uguali ... dopo tanto tempo, tante certezze andate, tante insicurezze arrivate, tanta voglia di "normalità" che alla fine non è normale nemmeno per il cazzo ... so solo che seppur con un pò di malinconia, riesco ancora ad essere ... già solo ad essere ... un pelo più stronzo o coglione (dipende dai punti di vista)Questa domanda di Diletta è quella che un anno fa, o poco più, mi spinse ad approdare qui.
Cercavo qualcuno che ce l'avesse fatta, ad avere (o riavere) quello che il tradimento aveva frantumato.
Avevo fretta di uscirne, leggere di percorsi tormentati e accidentati mi spaventava e avevo paura di non sopravvivere a quello che mi stava capitando.
Mi sono poi resa conto che questo non è esattamente il posto per cercare storie a lieto fine, ammesso che un posto simile esista e che la vita possa avere un lieto fine (tutta colpa di quella zoccola di Cenerentola).
Può accadere di incontrare qualcuno che ne è uscito (Amoremio, Millepensieri, i primi due nomi che mi vengono in mente) ma in realtà non v'è certezza di questo, non nel tempo .....
E il tradimento assomiglia sempre di più ad un omicidio, più che ad un furto. Nel furto posso sempre restituire il maltolto, nell'omicidio una vita tolta non può essere restituita. Così il tradimento mi sembra un "peccato" che non può essere riparato, e quindi, secondo la logica "umana", non può essere superato o perdonato.
E' così?
Mi sono domandata tante volte:
che cosa impedisce di uscirne, di andare avanti, di continuare ad amare, magari in modo nuovo, a parte ovviamente che il traditore deve fare la sua parte?
o è ineluttabile che il tradimento sia l'unico delitto per cui la pena sia la fine di tutto, e una pena uguale per vittima e carnefice?
Risposte non ne ho trovate. Non so nemmeno se ne sono uscita. So solo che seppur con un po' di malinconia, riesco ancora ad essere felice.
Buongiorno, mia cara.
Non so se sia legittimo che risponda anche io alla tua domanda, in quanto "dall'altra parte della barricata". Ma la risposta è che io stesso non credo avrei potuto superare la cosa, se con la mia ormai ex avessimo deciso di portare avanti la nostra relazione. Alla fine ritengo che non ne saremmo venuti fuori, che io parlassi o meno. Perchè la (mia) vergogna di quello che è successo rimane. Quindi io, in un certo senso, non l'ho "superata" per il semplice fatto che dimenticarmene non posso. E credo, per assurdo, che in alcune circostanze sia più semplice accordare nuova fiducia ad altri, piuttosto che a noi stessi.
Non so se ricordi gli interventi di MaiPiù, in cui si chiedeva se davvero non esista un modo per "assicurarsi" contro questo genere di sofferenze, tanto quando personali tanto quando condivise e quindi "inflitte". Ho continuato a pensarci, e ancora non ho trovato una risposta. Temo che siamo condizionati troppo in profondità, che siamo davvero impreparati. E la malinconia nasce dal fatto che i sistemi di valori che ci condizionano a monte, dal mio punto di vista odierno, sono troppo statici per ispirarci in un tempo in cui siamo così facilmente sopraffatti da verità che non siamo mai stati preparati a dover gestire.
E so che io stesso ho ancora bisogno di avere dei punti di riferimento emotivi, in profondità. Ma la verità (per me e oggi) è che sarebbe ingenuo e forse persino egoista pensare di poter appellarmi a dei valori puramente astratti perchè accompagnino come un sottofondo suggestivo e rassicurante l'esistenza mia e di chi mi sta accanto. Senza mai cambiare, senza commisurarsi alla realtà. D'altra parte non so nemmeno arrendermi all'evidenza che il recinto culturale all'interno del quale quasi sempre decidiamo (inizialmente, di comune accordo) di nutrire le nostre storie personali stia diventando ormai più un limite che una vera e propria scelta.
Insomma, sono ancora molto confuso su questo tema. D'altra parte, sono anche certo di aver imparato la lezione. Forse sono stato fortunato, di tempo ne ho ancora parecchio e credo di aver capito che ho ancora bisogno di lavorare su di me. Ma sulla dabbenaggine che mi ha portato a certe scelte disgraziate in passato...ritengo purtroppo che non sia superabile a priori: rimango convinto che non esistano sufficienti precauzioni per evitare di dover farci i conti, con questo genere di traumi. E che non esiste un'età o un'appartenenza culturale più o meno "adatta" a trovarsi improvvisamente in antitesi rispetto a tutti i valori cui si pensava di essere ispirati.
Mi sono dilungato troppo, chiedo scusa.
Questa domanda di Diletta è quella che un anno fa, o poco più, mi spinse ad approdare qui.
Cercavo qualcuno che ce l'avesse fatta, ad avere (o riavere) quello che il tradimento aveva frantumato.
Avevo fretta di uscirne, leggere di percorsi tormentati e accidentati mi spaventava e avevo paura di non sopravvivere a quello che mi stava capitando.
Mi sono poi resa conto che questo non è esattamente il posto per cercare storie a lieto fine, ammesso che un posto simile esista e che la vita possa avere un lieto fine (tutta colpa di quella zoccola di Cenerentola).
Può accadere di incontrare qualcuno che ne è uscito (Amoremio, Millepensieri, i primi due nomi che mi vengono in mente) ma in realtà non v'è certezza di questo, non nel tempo .....
E il tradimento assomiglia sempre di più ad un omicidio, più che ad un furto. Nel furto posso sempre restituire il maltolto, nell'omicidio una vita tolta non può essere restituita. Così il tradimento mi sembra un "peccato" che non può essere riparato, e quindi, secondo la logica "umana", non può essere superato o perdonato.
E' così?
Mi sono domandata tante volte:
che cosa impedisce di uscirne, di andare avanti, di continuare ad amare, magari in modo nuovo, a parte ovviamente che il traditore deve fare la sua parte?
o è ineluttabile che il tradimento sia l'unico delitto per cui la pena sia la fine di tutto, e una pena uguale per vittima e carnefice?
Risposte non ne ho trovate. Non so nemmeno se ne sono uscita. So solo che seppur con un po' di malinconia, riesco ancora ad essere felice.
Io non so se si possa davvero uscirne in modo definitivo. Sto ancora lavorando duramente, di certo ho bisogno ancora di altro tempo. Con il trascorrere dei mesi la sofferenza più acuta si è affievolita, diciamo che non è più un pensiero ossessivo ed onnipresente come lo era nei primi tempi dopo la scoperta. Però di tanto in tanto il pensiero si riaffaccia....e fa ancora molto male. Può essere un commento ironico di qualcuno, una canzone ascoltata alla radio, un film....qualsiasi piccola banalità mi riporta nel baratro. Però cerco di non lasciarmi influenzare troppo, resisto e vado avanti. Comunque un dolore così non lo si può "dimenticare", ormai siamo stati segnati ed in molti casi cambiati radicalmente da questa esperienza, e quindi è come se ciò ormai facesse parte di noi, ci accompagnasse nel nostro cammino. Sta a noi decidere se accettare anche questa parte, oppure no. Con la consapevolezza che, anche in caso di scelte diverse, tipo separazione, non saremo mai immuni da esperienze di questo tipo.....la certezza non esiste, come d'altronde non esisteva anche prima.....solo che noi ci credevamo!
Ciao Lorella, non so a che punto tu sia della ricostruzione. Concordo con te che non si possa davvero uscirne in modo definitivo, è palese, pur mettendoci tutta la buona volontà di questo mondo. Forse si idealizza troppo il passato, ciò che siamo stati prima del fattaccio ed è difficile pensare ad un futuro diverso, che per quanto mi riguarda allo stato attuale è ancora un punto interrogativo. I momenti no sono all'ordine del giorno, e se magari siamo momentaneamente in una situazione di relativa calma mentale, come sottolinei tu basta poco a risvegliare il pensiero: una canzone, un film, una banalità.
La mia psicologa insiste molto sul concetto del perdono, ma mi rendo conto che allo stato attuale, per me è ancora un obiettivo difficile da concretizzare. Provo ancora troppo risentimento. Certo, con il passare del tempo il dolore è diminuito e mi sento molto diversa, meno sensibile, più forte sicuramente, forse sto creandomi una corazza per proteggermi...difficile da spiegare..
Io credo che sia utile creare la distanza tra quanto è accaduto e noi.No, invece ti sei spiegata benissimo!
La corazza che ci creiamo è anche la nostra salvezza e la forza d'animo che sentiamo essere sopraggiunta è la benvenuta, ci farà comodo...
Non riesco a centrare bene cosa intende la psicologa per concetto del perdono.
Come concetto, siamo tutti d'accordo del suo valore e dell'importanza che avrebbe nella ricostruzione del rapporto.
Ma mi domando come si possa trovare il perdono...non è un atto di volontà, o viene spontaneo o non viene.
Io lo sto cercando questo perdono, ma non lo trovo.
Io credo che sia utile creare la distanza tra quanto è accaduto e noi.
Altri hanno agito in modo egocentrico ed egoistico per loro, per il loro ego.
Noi non c'entriamo.
Questo già aiuta a trovare pace.
Scusami Diletta, ma non sono assolutamente d'accordo stavolta. Se mi dici che al momento tu pensi questo perchè ancora hai un percorso tuo personale da fare, ok, ci può stare.Ma sì, infatti.
Credo che la distanza si crei inevitabilmente. Io non credo che si possa più amare chi ci ha tradito, possiamo continuare a starci insieme e magari anche discretamente bene, ma non parliamo di amore, perché se lo fosse allora sarebbe un amore patologico, come quello che talvolta scatta fra la vittima e il carnefice, anche se ho estremizzato.