Ma non siete preoccupati?

Stato
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Zod

Escluso
Una volta ottenuto l'autonomia tributaria e fiscale, la prima legge che farei in veneto, per risolvere la crisi è:
Vietato agli imprenditori del territorio portare il lavoro all'estero dove costa meno.

Poi proprio oggi parlavo, esempio per la siderurgia le valbruna sono a Vicenza e restano a Vicenza.

Ed è un leader europeo per certi prodotti...
Non so. Potreste costruire "Padaniland", e andare li a divertirvi e fare tutte le leggi che volete, anche una vostra moneta, il laghetto con la battaglia a getti d'acqua contro i Romani, il tiro al rumeno, le montagne del grappa, la gondola veneziana, veneto in miniatura, etc etc
 
Non so. Potreste costruire "Padaniland", e andare li a divertirvi e fare tutte le leggi che volete, anche una vostra moneta, il laghetto con la battaglia a getti d'acqua contro i Romani, il tiro al rumeno, le montagne del grappa, la gondola veneziana, veneto in miniatura, etc etc
No no zod io sfrutterei il fatto che c'è l'euro e siamo in Europa...
Hai presente Bruxelles no?

Capitale di...

Grande quanto? Il lussemburgo?

Sai che da noi le rumene preferiscono venire qui a fare la badanti in regola che fare le operaie nel loro paese nelle nostre fabbriche impiantate là?

Un motivo el ghe sarà...
 

Zod

Escluso
No no zod io sfrutterei il fatto che c'è l'euro e siamo in Europa...
Hai presente Bruxelles no?

Capitale di...

Grande quanto? Il lussemburgo?

Sai che da noi le rumene preferiscono venire qui a fare la badanti in regola che fare le operaie nel loro paese nelle nostre fabbriche impiantate là?

Un motivo el ghe sarà...
Ribadisco che se alle vostre adunate l'oratore di turno dopo aver fatto tanti begli scenari dicesse: "E tutto questo per 36 mila Euro a persona, DACCORDO??" si beccherebbe un "ma va in mona" grande come tutta la Padania.
 
Ribadisco che se alle vostre adunate l'oratore di turno dopo aver fatto tanti begli scenari dicesse: "E tutto questo per 36 mila Euro a persona, DACCORDO??" si beccherebbe un "ma va in mona" grande come tutta la Padania.
Pian con le bombe...vengo testè da una calorososissima adunata...
La tua proposta era all'ordine del giorno...

E' successo un putiferio...
Gli imprenditori hanno fatto la voce grossa dicendo: prima lo Stato italiano ci paghi tutti i nostri crediti e la cifra è ahimè esorbitante!!!

Poi c'è chi ci sta ma a patto di darli allo Stato Italiano in dieci anni, come fa lui con noi. Tipo con il recupero edilizio.

C'è chi dice, prima che lo Stato Italiano ci presenti un consuntivo di come mai ci sono sti schei da pagare.

Qualcuno dice di andare a prenderseli dalle tangenti versate dal presidente della regione Sicilia!
Altri dicono che vadano a prenderseli da Galan...

Galan si scusa dicendo che è a palazzo chigi che ha imparato come se fa a rubare e non se podeva fare difarente!

Ma ci rassicura di patteggiare no?
Per esempio se equitalia vansa 17 milioni di euro di tasse evase, se pole sistemare le robe con 3,5.

Infine il problema colossale di fidarsi a chi dare i 36mila cadauno.

Nessuno si fida.

C'è il sentore che anche se li versassimo di sicuro finirebbero in mani sbagliate e tasche sbuse...e saremo comunque da capo...

La parola d'ordine che emerge dalla massa degli adunati è: smettere de pagar le tasse.

E tutti in coro a cantare...conosciamo una sola IVA la Zanicchi...

[video=youtube;zsUTStLeJaw]https://www.youtube.com/watch?v=zsUTStLeJaw[/video]
 
Ribadisco che se alle vostre adunate l'oratore di turno dopo aver fatto tanti begli scenari dicesse: "E tutto questo per 36 mila Euro a persona, DACCORDO??" si beccherebbe un "ma va in mona" grande come tutta la Padania.
Oppure dichiariamo insolvenza, oppure qualcuno ha detto domani mattina si dia fogo ai bot...e si fa il botto...
Perchè è lo Stato italiano per primo che non ha i soldi per pagare...eheheeheheh

e quindi....

Che faccia ha l'apocalisse per la casalinga di Voghera? Per quanto insolita, la domanda ha il suo senso. In questi giorni è tutto un rimbalzare da giornali e televisioni di espressioni del tipo "rischio-Grecia", "paese sull'orlo del default" e altre formule tanto inquietanti quanto misteriose per l'uomo della strada. La vera preoccupazione dei cittadini, più che le questioni macroeconomiche, sono le ricadute sulle proprie tasche. La vera domanda è: quali sono gli effetti per le persone se uno Stato fallisce?

I numeri della crisi

Innanzitutto vediamo la situazione: dopo la Grecia, adesso tocca a noi fare la parte dei sorvegliati speciali in Europa. Pochi numeri spiegano perché:

• 3,9%: è il rapporto tra deficit e Pil. Il deficit è il "rosso" dello Stato, cioè la differenza tra quello che incassa e quello che spende. Secondo il "patto di stabilità", l'accordo che sta alla base dell'euro, questo rapporto non deve superare il 3%.

• 120,6%: è invece il rapporto tra il debito e Pil. Il debito è quanto lo Stato deve ai suoi creditori, cioè tutti coloro (dai piccoli risparmiatori e alle grandi istituzioni finanziarie, agli Stati esteri) che comprando titoli di Stato finanziano la spesa pubblica. In moneta sonante stiamo parlando di quasi 1.900 miliardi di euro. Il tetto massimo per questo rapporto fissato per i paesi dell'euro doveva essere del 60%.

• 5,7%: è il famigerato spread Bund-Btp, ovvero la differenza di rendimento tra il titolo pubblico decennale tedesco (Bund) e l'equivalente italiano (Btp). Che ha toccato appunto il record storico (dalla nascita dell'euro) di 570 punti-base (cioè il 5,7%) di differenza "a favore" del titolo italiano: il Btp promette più del 7%, considerato il punto di non ritorno. Un rendimento troppo alto che indica solo il rischio di non poter essere pagato.

Un paese a gambe all'aria

Anche un paese, dunque, può fallire, come un'impresa. Questo succede quando lo Stato non è più in grado di far fronte ai suoi debiti (e ai relativi interessi) e a sostenere la spesa pubblica (pensioni, sanità, scuola, stipendi dei dipendenti pubblici ecc.).

Il "default" di uno Stato (termine tecnico con cui si indica il fallimento) però non è mai totale, ma ha diversi livelli di gravità. In altre parole lo Stato cerca sempre di "ristrutturare" il suo debito, cioè di raggiungere un accordo per cui, invece di restituire la cifra pattuita, ne rende una inferiore o spalmata su più anni.

Come una qualunque famiglia in difficoltà economica, se lo Stato non ha più soldi può fare sostanzialmente due cose: aumentare le entrate, cioè le tasse, o tagliare le spese. Probabilmente le farà entrambe.

Sul versante delle entrate può aumentare ad esempio le imposte indirette, come ha fatto con l'aumento dell'aliquota Iva. Col rischio però di deprimere ancora di più i consumi e innescare un circolo vizioso (aumenta l'aliquota ma diminuisce il gettito).

La scure sui costi e i Bot spazzatura

Più direttamente lo Stato può ridurre le sue spese. Le voci di costo che in genere (e sicuramente in Italia) pesano di più sui conti pubblici sono tre: le pensioni, la sanità, le retribuzioni dei dipendenti pubblici.

I primi a cadere sotto la scure saranno gli organici e i salari della Pubblica amministrazione, con pesanti conseguenze sui servizi erogati. La stessa sorte toccherà a sanità e pensioni, che già ora in Italia pesano un quarto del Pil.

La bancarotta ricadrà poi su tutti coloro che hanno investito in titoli di Stato (Bot, Cct ecc.). Il Tesoro non potrà più pagare gli interessi (la cedola periodica) e al momento della scadenza del titolo non si potrà più tornare in possesso dell'investimento iniziale. Qui interviene la ristrutturazione del debito. Lo Stato propone un differimento della restituzione: una parte oggi, una parte domani. Chiaramente un evento del genere porta al crollo del valore del titolo, con possibilità pressoché nulle di rivenderlo.

L'assalto alle banche

L'insolvenza dello Stato si estende quasi automaticamente alle banche. Se i titoli di Stato diventano carta straccia, sono loro le prime a risentirne perché, non ricevendo più gli interessi sul portafoglio, si trovano inevitabilmente a corto di liquidità e rischiano di fallire a loro volta.

Tutto questo innesca un rischiosissimo effetto-domino perché in economia l'elemento psicologico ha un peso enorme: se si diffonde la voce di insolvenza delle banche, tutti i loro clienti correranno a ritirare i depositi prima che sia troppo tardi. Parte l’assalto agli sportelli e non c'è istituto che possa resistere al prelievo contemporaneo di buona parte dei suoi clienti.

In una situazione di questo genere saltano anche i sistemi di sicurezza esistenti, come il Fondo di garanzia sui conti correnti, operante in Italia come in tutti i paesi europei. Il Fondo copre l'insolvenza delle banche fino a un ammontare di 100mila euro per conto corrente e il suo funzionamento dipende da un accordo interbancario. Ma può funzionare in caso di default di una sola banca, non dell'intero sistema creditizio.

Lo scenario è apocalittico ma per ora lontano. L'Italia non è la Grecia. Ma questo è vero anche per le dimensioni e il peso della nostra economia, ben più grossa di quella ellenica. E che un paracadute europeo forse non basterebbe a salvare. (A.D.M.)
 
Ribadisco che se alle vostre adunate l'oratore di turno dopo aver fatto tanti begli scenari dicesse: "E tutto questo per 36 mila Euro a persona, DACCORDO??" si beccherebbe un "ma va in mona" grande come tutta la Padania.
Quindi emetteremo dei bot veneti e li venderemo allo Stato Italiano.:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 
Ribadisco che se alle vostre adunate l'oratore di turno dopo aver fatto tanti begli scenari dicesse: "E tutto questo per 36 mila Euro a persona, DACCORDO??" si beccherebbe un "ma va in mona" grande come tutta la Padania.
ehi...

zod.jpg
 

Zod

Escluso
Quindi emetteremo dei bot veneti e li venderemo allo Stato Italiano.:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
Al 18% di interesse forse qualcuno che li compra lo trovate.
In principio fu Gian Maria Galimberti. A lui Umberto Bossi e gli alti papaveri della Lega Nord diedero l'incarico di fondare la banca della Lega. E Galimberti, che forse aveva combinato qualche pasticcetto in passato nel mondo bancario con la Barclays, si mise all'opera.
L'idea era che la politica è una bella cosa, ma, come altri partiti disponevano di strutture economiche e finanziarie già collaudate nei decenni, anche la Lega, un partito di militanti, doveva avere una sua struttura nel mondo finanziario.
Ma fare una banca non è una cosa semplice. In base alle statistiche della Banca d'Italia il 70% delle neobanche finisce in modo inglorioso nei primi due anni, e l'altro 30% sopravvive, ma vivacchia.

I dirigenti della Lega Nord, analfabeti finanziariamente, queste cose non le sapevano e così l'operoso Galimberti cominciò a raccogliere il capitale sociale della costituenda banca CrediNord, poi diventata CrediEuronord per evitare denunce alla magistratura da parte di una banca francese Crédit du Nord fondata nel 1840 per eccessiva assonanza dei due nomi.
Il capitale necessario fu raccolto e non risulta che sia mai stato spiegato da Galimberti il fatto che era per i soci un investimento a rischio e non liquido poiché si trattava di quote di capitale di società non quotata in borsa e non di un credito che i leghisti facevano a CrediEuronord. D'altra parte, come non rispondere al richiamo di " Alberto da Giussano"?! La militanza ha i suoi costi, palesi o occulti che siano. E così, dopo una lunga incubazione, la banca vide la luce e avrebbe anche potuto sopravvivere e avere successo, sebbene le sue dimensioni fossero destinate a restare piccole, anche nell'ambito del gruppo delle più piccole banche popolari e delle più piccole banche di credito cooperativo.

Ma Galimberti sembrava morso dal ragno della smania. A Pontida, a Venezia, nelle Assemblee dei soci lui solo prendeva la parola dicendo: « cresceremo tanto da far male alle altre banche » , come il topolino che ha deciso di strangolare l'elefante. Ma era quando tornava in banca che dava il meglio di sè. Non voleva Presidente ( che allora era chi scrive, poi autosospesosi) o Consiglieri fra i piedi. Lui era la banca, il padre padrone. Disponeva dei soci, delle strutture, di una segreteria megagalattica e del personale, specie femminile. Un padre padrone, quasi un proprietario della banca. E, quando riceveva delle telefonate dall'alto, il suo comportamento era quello per cui la struttura dell'ufficio fidi veniva da lui scavalcata. « Non accetto dei pareri negativi » diceva, quasi anticipando quanto si è letto nel tormentone estivo delle intercettazioni ben note. Il parere che contava era solo quello del padre padrone, il quale, poi, in Consiglio di Amministrazione si presentava con garanzie, fideiussioni, assegni di clienti ( a cui voleva dare dei prestiti) poi rivelatisi carta straccia.

Finita ingloriosamente la vicenda di CrediEuronord, anche perché 4 o 5 clienti affidati si sono guardati bene dal restituire i milioni di euro concessi in prestito su iniziativa imperiosa del padre padrone ( e non si sa bene se siano stati denunciati, poiché molto ammanicati con la Casa delle Libertà, vedi l'ex calciatore Franco Baresi), la Lega Nord ha avuto una nuova bella pensata. Al posto del piccolo Galimberti perché non puntare sul grande banchiere Gianpiero Fiorani? In questo modo la Banca del Nord era già fatta. Si trattava soltanto di chiudere la sgradevole vicenda CrediEuronord facendola rilevare dalla Banca Popolare di Lodi ( ora Banca Popolare Italiana) e di dare una mano al grande banchiere di Lodi per acquisire la Banca AntonVeneta, diluendo le sorprendenti sofferenze della Lodi in un bacino più grande: la nuova Banca del Nord, nata dalla fusione di una banca lombarda con una ben più grande banca veneta.

Gli amici degli amici sono miei amici, dicono i francesi, ma anche gli italiani e, quindi, gli amici di Fiorani e tutti coloro che lo favoriscono in questo ambizioso disegno sono amici della Lega. Non importa che siano palazzinari romani, speculatori di basso rango, etc. L'importante non sono gli uomini. L'importante è il disegno strategico, l'obiettivo della grande politica bancaria della Lega Nord: da una piccola banca creata dal sudore dei leghisti, a una grande banca creata dalla lungimiranza del megabanchiere della ricca e grassa terra agricola lodigiana.
Purtroppo, come la banca CrediEuronord non è finita molto bene ( ma inni si sciolgano al salvatore Gianpiero), così la grande strategia bancaria della Lega ha incontrato in queste ultime settimane qualche piccola difficoltà.
Machiavelli e soci sono rimasti invischiati nel loro machiavellismo.

 

oscuro

Utente di lunga data
SI

Se io vado a rubare i me prende subito.
Perchè la polizia non è sempre in mutua come da voi.
COn la faccia che ti ritrovi....ti prede subito si,tu continua a compOrtarti da paesanozzo e vedrai che ci cadrai in disgrazia.Credimi farti qualche giorno di galera TI servirebbe a capire quello che i tuoi genitori non ti hanno insegnato:IL RISPETTO DEGLI ALTRI,IL RISPETTO DELLE REGOLE.Secondo me poi ti aiuterebbe anche a tirar fuori la tua omosessualità latente.....
 
Al 18% di interesse forse qualcuno che li compra lo trovate.
In principio fu Gian Maria Galimberti. A lui Umberto Bossi e gli alti papaveri della Lega Nord diedero l'incarico di fondare la banca della Lega. E Galimberti, che forse aveva combinato qualche pasticcetto in passato nel mondo bancario con la Barclays, si mise all'opera.
L'idea era che la politica è una bella cosa, ma, come altri partiti disponevano di strutture economiche e finanziarie già collaudate nei decenni, anche la Lega, un partito di militanti, doveva avere una sua struttura nel mondo finanziario.
Ma fare una banca non è una cosa semplice. In base alle statistiche della Banca d'Italia il 70% delle neobanche finisce in modo inglorioso nei primi due anni, e l'altro 30% sopravvive, ma vivacchia.

I dirigenti della Lega Nord, analfabeti finanziariamente, queste cose non le sapevano e così l'operoso Galimberti cominciò a raccogliere il capitale sociale della costituenda banca CrediNord, poi diventata CrediEuronord per evitare denunce alla magistratura da parte di una banca francese Crédit du Nord fondata nel 1840 per eccessiva assonanza dei due nomi.
Il capitale necessario fu raccolto e non risulta che sia mai stato spiegato da Galimberti il fatto che era per i soci un investimento a rischio e non liquido poiché si trattava di quote di capitale di società non quotata in borsa e non di un credito che i leghisti facevano a CrediEuronord. D'altra parte, come non rispondere al richiamo di " Alberto da Giussano"?! La militanza ha i suoi costi, palesi o occulti che siano. E così, dopo una lunga incubazione, la banca vide la luce e avrebbe anche potuto sopravvivere e avere successo, sebbene le sue dimensioni fossero destinate a restare piccole, anche nell'ambito del gruppo delle più piccole banche popolari e delle più piccole banche di credito cooperativo.

Ma Galimberti sembrava morso dal ragno della smania. A Pontida, a Venezia, nelle Assemblee dei soci lui solo prendeva la parola dicendo: « cresceremo tanto da far male alle altre banche » , come il topolino che ha deciso di strangolare l'elefante. Ma era quando tornava in banca che dava il meglio di sè. Non voleva Presidente ( che allora era chi scrive, poi autosospesosi) o Consiglieri fra i piedi. Lui era la banca, il padre padrone. Disponeva dei soci, delle strutture, di una segreteria megagalattica e del personale, specie femminile. Un padre padrone, quasi un proprietario della banca. E, quando riceveva delle telefonate dall'alto, il suo comportamento era quello per cui la struttura dell'ufficio fidi veniva da lui scavalcata. « Non accetto dei pareri negativi » diceva, quasi anticipando quanto si è letto nel tormentone estivo delle intercettazioni ben note. Il parere che contava era solo quello del padre padrone, il quale, poi, in Consiglio di Amministrazione si presentava con garanzie, fideiussioni, assegni di clienti ( a cui voleva dare dei prestiti) poi rivelatisi carta straccia.

Finita ingloriosamente la vicenda di CrediEuronord, anche perché 4 o 5 clienti affidati si sono guardati bene dal restituire i milioni di euro concessi in prestito su iniziativa imperiosa del padre padrone ( e non si sa bene se siano stati denunciati, poiché molto ammanicati con la Casa delle Libertà, vedi l'ex calciatore Franco Baresi), la Lega Nord ha avuto una nuova bella pensata. Al posto del piccolo Galimberti perché non puntare sul grande banchiere Gianpiero Fiorani? In questo modo la Banca del Nord era già fatta. Si trattava soltanto di chiudere la sgradevole vicenda CrediEuronord facendola rilevare dalla Banca Popolare di Lodi ( ora Banca Popolare Italiana) e di dare una mano al grande banchiere di Lodi per acquisire la Banca AntonVeneta, diluendo le sorprendenti sofferenze della Lodi in un bacino più grande: la nuova Banca del Nord, nata dalla fusione di una banca lombarda con una ben più grande banca veneta.

Gli amici degli amici sono miei amici, dicono i francesi, ma anche gli italiani e, quindi, gli amici di Fiorani e tutti coloro che lo favoriscono in questo ambizioso disegno sono amici della Lega. Non importa che siano palazzinari romani, speculatori di basso rango, etc. L'importante non sono gli uomini. L'importante è il disegno strategico, l'obiettivo della grande politica bancaria della Lega Nord: da una piccola banca creata dal sudore dei leghisti, a una grande banca creata dalla lungimiranza del megabanchiere della ricca e grassa terra agricola lodigiana.
Purtroppo, come la banca CrediEuronord non è finita molto bene ( ma inni si sciolgano al salvatore Gianpiero), così la grande strategia bancaria della Lega ha incontrato in queste ultime settimane qualche piccola difficoltà.
Machiavelli e soci sono rimasti invischiati nel loro machiavellismo.

Ma io lo avevo detto sai a Rocchetta di lasciar perdere la lega nord eh? Altra ciavada
La liga veneta è altra cosa...

Pensa perfin Tosi, sindaco di verona ha molato la lega...

Visto fare affari con i meneghini?:rolleyes:
 

Nobody

Utente di lunga data
Conte vacci piano che quando l'amico tuo ha ottenuto quello che vuole, tornate federalisti, e neanche troppo convinti.
Mica è scemo, quello. Sa benissimo che è molto meglio fare il ministro per tutta l'Italia che non il doge a Venezia.
... non è mica il lupo che ulula alla luna il problema: lui lo sa perchè ulula, e sta in mezzo al bosco. Sono tutti i cani che gli vanno dietro abbaiando e manco sanno per cosa, che fanno casino e si pigliano le pedate nel culo.

E immancabilmente in 'sto paese, appena c'è il lupo che ulula parte la cagnara.
E certo come la morte, partono le pedate in culo.
Ma non imparano, MAI.
ma poi fosse solo uno... il problema è che di lupi che ululano alla luna ce ne sono tanti, e ogni branchetto di cani si sceglie il suo e prende per culo gli altri. Di populismo non c'è mica solo quello della lega... c'è quello dei giovani rottamatori, delle stelle cadenti... e i cani vengono economicamente inculati, cani verdi, cani gay, cani femminine, cani maschi, cani leopoldiani... tutti simpaticamente inchiappettati da lupi che fanno finta di azzannarsi tra loro e che a fine mese fanno bisboccia assieme dividendosi le sudate indennità che tutti i cani gli pagano.
 

oscuro

Utente di lunga data
Si

ma poi fosse solo uno... il problema è che di lupi che ululano alla luna ce ne sono tanti, e ogni branchetto di cani si sceglie il suo e prende per culo gli altri. Di populismo non c'è mica solo quello della lega... c'è quello dei giovani rottamatori, delle stelle cadenti... e i cani vengono economicamente inculati, cani verdi, cani gay, cani femminine, cani maschi, cani leopoldiani... tutti simpaticamente inchiappettati da lupi che fanno finta di azzannarsi tra loro e che a fine mese fanno bisboccia assieme dividendosi le sudate indennità che tutti i cani gli pagano.
Esatto.Vorrei ricordare che quando c'era bossi che ci scassava il cazzo con roma ladrona...i figli rubavano on ogni dove.....
 

Nobody

Utente di lunga data
Esatto.Vorrei ricordare che quando c'era bossi che ci scassava il cazzo con roma ladrona...i figli rubavano on ogni dove.....
ma infatti chi ancora da credibilità a questi leghisti straccioni o è un povero pirla o è in malafede... sono stati col culo al caldo dentro il parlamento per vent'anni e sempre a menarla con Roma ladrona...
 

Flavia

utente che medita
non ho parole
magari poi si sentono
dei veri uomini
ad imbracciare un kalashnikov
e sparare su persone inermi
 
Stato
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