Non è che abbia capito tutto tutto
Però io credo che l'autostima non solo sia provvisoria ma anche settoriale.
Posso sentirmi grandiosa nel lavoro o nelle relazioni. Avere una bassa autostima di me come ballerina e altissima come latinista.
Qui generalmente parliamo di autostima rispetto le relazioni e capacità di seduzione.
Se io ho autostima rispetto alle mie capacità di seduzione, non significa che sia anche convinta di essere gnocca (per tornare su un argomento recentemente dibattuto) anzi se mi ritengo particolarmente gnocca soffrirò di sensi di colpa verso me stesse se ingrassamento o dimagrimento avranno intaccato la mia gnoccaggine.
Infatti attrici bellissime che immaginavamo con alta autostima si sono ridotte a maschere grottesche per questo motivo.
Nel senso: nella mia formazione di individuo sono partita da un'autostima bassissima a 360°.
Chiaramente questo mi derivava da una serie di situazioni, non importa dettagliare.
Mi sono ribellata a questa condizione durante la fase naturalmente ribelle dell'adolescenza.
E ho cominciato a pretendere da me stessa.
Non in termini agonistici, non sono mai stata in corsa con nessuno. In termini qualitativi, direi etici. Non ho mai preteso risultati grandiosi scolastici o professionali.
Ma mi rifiutavo di non essere in grado di portare a termine gli incarichi che mi erano stati dati, e questo è un tema etico. Se non c'erano le condizioni per portare a termine una cosa, lavoravo pure di notte per supplire ai problemi. Ho studiato da sola su libri in inglese senza mai aver letto prima una parola in inglese in vita mia. Ho ottenuto di essere considerata capace e affidabile. So che chi lavora con me ha piena fiducia e ho avuto soddisfazioni che non avrei mai pensato di poter avere. Ma tutt'ora se commetto un errore sul lavoro, è come se mi dessero uno schiaffo in faccia: non mi perdono, mi brucia, non scrollo le spalle, non cerco di giustificarmi.
E comprendo che questo modo mi deriva dalla volontà di riscatto rispetto a quella che pensavo di essere.
E mi rendo conto mentre scrivo che quel baratro di autostima è in realtà sempre dietro l'angolo, pronto a ripresentarsi. Ho fatto l'esempio del lavoro ma vale per tutto. Il lavoro in realtà è la situazione in cui sono meno severa con me stessa.
Però non è una situazione tragica, non vivo assolutamente nella paura di commettere errori. So che è la norma non essere sempre perfetti. Non ho mai preteso la perfezione. Li commetto, so che ad alcuni posso porre rimedio e lo faccio, ad altri so che non posso porre rimedio e ne prendo atto... ma non ne dimentico mai nessuno.
Perchè dimenticare i propri errori è proprio quella capacità che rende possibile essere quella persona che mi sono rifiutata di essere, ovvero quella che va a cercare errori e mancanze negli altri per sentirsi meglio al paragone.
Quando hai ben presente gli errori che hai fatto, è molto difficile trarre piacere dall'osservare quelli degli altri.
O essere pronti ad emettere un giudizio inappellabile.