Finalmente sono riuscita a prendere un bel respiro, mettere su tutti gli Oasis possibili e immaginabili e scrivervi di quella storia che tanto vi aveva colpito questa estate, perché non avevo scritto nulla di che, non vi avevo dato né elementi né dettagli.
Mi piacerebbe, però, che si capisse che sto passando un periodo un po' così, non sono proprio lucidissima.
Le cose da dire sarebbero tante e io non sono in grado di seguire nessuna fabula e nessun intreccio, quindi lascio che a parlare sia l'entropia, chiedetemi aggiunte e spiegazioni.
Dunque. C'è lui, che chiameremo Erre, il mio ragazzo da un'anno e mezzo, una storia che non so ben definire, in cui ho pensato di trovare un compagno di vita, un ragazzo dolcissimo e pieno di paure, un po' infantile, che ha lasciato che io fossi il perno della nostra storia, e tutto sommato mi stava anche bene così, perché credo di aver capito cosa vuol dire dare amore e non solo pretenderlo, chiederlo a gran voce, esserne affamata. Mi sono presa cura di lui, credo a mio modo di avere voglia di dargli amore, facendo per lui cose che non avevo ma fatto. Pareva una relazione normale, cosa rara, da queste parti.
Politicamente a me affine (per me è una cosa importante, venendo da un passato e un presente militante), dagli interessi simili, ma molto distante da me quanto allo stimolo intellettuale e il modo di approcciarsi alla vita. Lui è pratico, diretto, essenziale, straight edge e senza sofismi; io sono tutta cinema impegnato e filosofeggiamenti e sostanze psicotrope e pippe mentali. Se lui è un brano hc io sono un pezzo dei Radiohead.
La nostra diversità è stata per tanto tempo la nostra forza, io gli insegnavo a curarsi di più della sua interiorità,lui depotenziava le mie fisime...in un ingranaggio strano che a furia di oliarlo ci siamo fatti proprio male. Litigate furiose, cattiverie gratuite ed evitabili, miei grandi sensi di colpa, sue fughe, tutto questo per cercare di incastrarci, e sembravamo essere usciti indenni da ogni prova. Finché un bel giorno, a luglio, da un giorno all'altro Erre decide che non vuole più stare con me, che non ce la fa più a 'pensare per due', e scappa. come suo solito, come sempre.
Tornerà dopo poco, as usual, ma quella volta qualcosa dentro di me ha fatto crack, da quella volta mi sento aperta in due.
E' allora che incontro Emme, la mia nemesi, così diverso di me, lontano anni luce, ma così dolorosamente complementare, tutto romanticismo d'assalto e saluti romani e 'volli, fortissimamente volli', km distante (in senso fisico), ma così presente. Colto, interessante, profondo, dolce, presente, attento, anche lui fidanzato. Iniziamo a parlarci per gioco, per noia, per solitudine mia, durante la pausa con Erre...presto mi accorgo che mi è entrato dentro, e ci accorgiamo che quello che proviamo l'uno per l'altra non è soltanto un sentirsi amicale. Abbiamo iniziato ad addomesticarci, a volerci, ad essere al contempo preda e cacciatore, ad esporci, in un raffinato gioco di nervi fatto di mistero e non detti e momenti di poesia indescrivibile. Senza vederci, solo così, nella nostra testa. Vorremmo stare più vicini, vorremmo che tutto fosse più semplice. Ce lo diciamo, sempre, ogni volta che ci si pensa, perché è maleducazione pensarsi e non dirselo.
Lo sogno, più volte, lui sogna me, ci sentiamo al telefono, balbettiamo, arrossiamo, e nostre lingue si intecciano davanti alle cornette quando vorremmo intrecciarle nelle nostre bocche, ma non accade.
Accade però che per altre sue cose lui capiti nella mia città, e ci prendiamo un caffè, facciamo una passeggiata. Sì, niente altro che una passeggiata. Sorrisi che pesano più di una scopata, momenti più intimi del sesso. Nemmeno un bacio, ma la sua mano che mi ferma e mi dice che vuole me, che non ha più vincoli, e che non mi tocca finché non ne avrò anche io. Mi dice che devo stare bene, che devo scegliere quello che io reputi più giusto, che non vuole pressarmi. Riprende il treno, ho lo stomaco bucato dalla mancanza.
E ora sono qua, che mi sveglio pensando a Emme, mi addormento pensando ad Emme e sapendo che lui fa lo stesso, tiene i miei occhi nel taschino come un amuleto. Ogni giorno, tutto il giorno, mai un'ora senza cenni da parte sua. Continuo a vedere Erre per cui provo una forma di amore strano, la voglia di non fargli male,affetto struggente e tenerezza, l'incapacità di sentirmi una stronza, l'ho fatto troppe volte e il karma non è mai stato benevolo. Pensavo di essere capace di amare più di una persona alla volta, ma forse non è così, e intanto mi consumo di dieta forzata e desiderio.
Aiutatemi, almeno un salvagente in questa valle di lacrime.
(e emme che mi manda stand by me degli Oasis, per tornare ellitticamente al titolo)
Grazie dell'attenzione.