Lasciarlo cuocere nel suo brodo

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Skorpio

Utente di lunga data
Io ho descritto chi ha fatto guidare l'altro verso una meta concordata. Se poi ti rendi conto che anche nella soste all'autogrill eri su scherzi a parte, è pure peggio.
In questo contesto non so se il tuo sfogo sia rispettoso.
C'è qualcuno che obbliga a sposarsi e ad avere figli? Se si fa il percorso è definito.
Puoi trovare che questo ti generi angoscia, perché non sono previste deviazioni, ma si può sempre DIRE che si vuole tornare indietro. Cambiare i cartelli non si fa.
Comunque io eviterei di parlare d'altri nel thread di Diletta.
no, mi dispiace.. e capisco che c'è bisogno di aggrapparsi a certezze, a giuramenti fatti davanti all'altare, a promesse solenni in ginocchio, a percorsi stereotipati e catalogati, per sentirsi apparentemente al sicuro.
Aggrapparsi al "percorso giusto" per sentirsi meglio, sapendo che lo si è fatto, e che altri lo hanno deviato.

Io penso che ciò invece non aiuti a sentirsi meglio e riequilibrarsi, che alla fine dovrebbe essere il fine di questo 3d

Io non parlo di altri, parlo proprio di Diletta, e pur non conoscendola affatto, sono sinceramente preoccupato per il suo benessere e per il suo equilibrio e serenità, come e quanto altri che (legittimamente) pensano di tranquillizzarla dicendole che lei è quella brava e il marito è lo stronzacchione.. e forse anche di più.
 

Eratò

Utente di lunga data
Che non è facile decidere di separarsi, non è facile. Dopo aver affidato la tua vita, in tutti i sensi, ad un altra persona decidi che quella vita non la vuoi più. E c'è un bel costo da pagare, in tutti i sensi... Emotivi e pratici. E perché fare gli ipocriti e parlare solo di emozioni? Siamo sinceri... Cambia tutto. Se si riesce a stare meglio dopo? Dipende dal grado di determinazione e di insofferenza.Se si arriva a quel punto in cui "basta. Non me ne frega niente di come andra finire dopo,ce la farò, m'impegnero per risolvere i problemi che arriveranno ma almeno staro sereno ed è questo a cui ambisco" la decisione è quella giusta. Se invece le paure superano la determinazione già è tutto più complicato secondo me. Non è la forza innata che ti porta a decidere ma l'insofferenza che ti dà la forza....Almeno questa è la mia esperienza personale.
 
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Brunetta

Utente di lunga data
no, mi dispiace.. e capisco che c'è bisogno di aggrapparsi a certezze, a giuramenti fatti davanti all'altare, a promesse solenni in ginocchio, a percorsi stereotipati e catalogati, per sentirsi apparentemente al sicuro.
Aggrapparsi al "percorso giusto" per sentirsi meglio, sapendo che lo si è fatto, e che altri lo hanno deviato.

Io penso che ciò invece non aiuti a sentirsi meglio e riequilibrarsi, che alla fine dovrebbe essere il fine di questo 3d

Io non parlo di altri, parlo proprio di Diletta, e pur non conoscendola affatto, sono sinceramente preoccupato per il suo benessere e per il suo equilibrio e serenità, come e quanto altri che (legittimamente) pensano di tranquillizzarla dicendole che lei è quella brava e il marito è lo stronzacchione.. e forse anche di più.
Guarda che non si capisce dove vuoi andare a parare (spero) non ci sono giuramenti e strade obbligate. La meta e la strada si decidono insieme e il problema è l'inganno.
Del resto da un altro punto di vista rivendichi anche tu il diritto di scelta.
Il marito di Diletta è quello che è. Il giudizio morale generico esula dal problema di Diletta che sta male.
Sei tu che ti stai ostinando (curioso da parte di chi l'ha appena letta) a ricacciarla in macchina, quando lei sta solo aprendo un finestrino per chiedere informazioni, dicendole che a Düsseldorf deve stare.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Che non è facile decidere di separarsi, non è facile. Dopo aver affidato la tua vita, in tutti i sensi, ad un altra persona decidi che quella vita non la vuoi più. E c'è un bel costo da pagare, in tutti i sensi... Emotivi e pratici. E perché fare gli ipocriti e parlare solo di emozioni? Siamo sinceri... Cambia tutto. Se si riesce a stare meglio dopo? Dipende dal grado di determinazione e di insofferenza.Se si arriva a quel punto in cui "basta. Non me ne frega niente di come andra finire dopo,ce la farò, m'impegnero per risolvere i problemi che arriveranno ma almeno staro sereno ed è questo a cui ambisco" la decisione è quella giusta. Se invece le paure superano la determinazione già è tutto più complicato secondo me. Non è la forza innata che ti porta a decidere ma l'insofferenza che ti dà la forza....Almeno questa è la mia esperienza personale.
Sì, concordo. Si fugge dalla casa in fiamme senza domandarsi dove si dormirà. Solo che se tutti ti chiudono porte e finestre cuoci.

Trovo davvero insopportabile chi le chiude ogni via d'uscita.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Guarda che non si capisce dove vuoi andare a parare (spero) non ci sono giuramenti e strade obbligate. La meta e la strada si decidono insieme e il problema è l'inganno.
Del resto da un altro punto di vista rivendichi anche tu il diritto di scelta.
Il marito di Diletta è quello che è. Il giudizio morale generico esula dal problema di Diletta che sta male.
Sei tu che ti stai ostinando (curioso da parte di chi l'ha appena letta) a ricacciarla in macchina, quando lei sta solo aprendo un finestrino per chiedere informazioni, dicendole che a Düsseldorf deve stare.
E' l'approccio al problema che crea l'incomprensione.
Ognuno si approccia al 3d con la sensibilità e l'ottica che gli appartiene.
Un tipo di approccio può essere quello di formare un colpevole, appiccicargli 2 o 3 aggettivi addosso, e fine del lavoro.
Non è il mio approccio.
Un altro tipo di approccio può esser quello di suggerire tattiche culinarie (fagli il semolino e non fargli le lasagne.. Vedrai!) o di servizio (lasciagli le mutande puzzolenti, stiragli un calzino e bucagli l'altro.. Vedrai!)
Non è il mio approccio.
Diletta parlava di complicità.. E io ho semplicemente esordito spiegandogli che il suo atteggiamento "ispettivo" diciamo cosi.. Tutto era fuori che complicità.. Era anzi il suo contrario.
E ho specificato che la complicità in questo frangente non è né semplice né obbligatoria.
Nella tua metafora partire da Roma pensando che siamo a Treviso è la premessa per non capir più nulla..
Gli ho offerto il mio punto di vista, strettamente legato al concetto di complicità, per spiegargli che il marito, al di là che anche io possa pensare che è una merda (e non mi permetterò mai di dirlo perché giudico le dinamiche e non le persone), la vede come una NEMICA e non come una complice..
Dove voglio andare a parare?
Forse a farla render conto che magari pensa di esser a Roma e andare a Dusseldorf, e invece potrebbe esser a Treviso, e andare a impantanarsi nel delta del Po..
Forse... Non sicuramente.. Forse..
 

Brunetta

Utente di lunga data
E' l'approccio al problema che crea l'incomprensione.
Ognuno si approccia al 3d con la sensibilità e l'ottica che gli appartiene.
Un tipo di approccio può essere quello di formare un colpevole, appiccicargli 2 o 3 aggettivi addosso, e fine del lavoro.
Non è il mio approccio.
Un altro tipo di approccio può esser quello di suggerire tattiche culinarie (fagli il semolino e non fargli le lasagne.. Vedrai!) o di servizio (lasciagli le mutande puzzolenti, stiragli un calzino e bucagli l'altro.. Vedrai!)
Non è il mio approccio.
Diletta parlava di complicità.. E io ho semplicemente esordito spiegandogli che il suo atteggiamento "ispettivo" diciamo cosi.. Tutto era fuori che complicità.. Era anzi il suo contrario.
E ho specificato che la complicità in questo frangente non è né semplice né obbligatoria.
Nella tua metafora partire da Roma pensando che siamo a Treviso è la premessa per non capir più nulla..
Gli ho offerto il mio punto di vista, strettamente legato al concetto di complicità, per spiegargli che il marito, al di là che anche io possa pensare che è una merda (e non mi permetterò mai di dirlo perché giudico le dinamiche e non le persone), la vede come una NEMICA e non come una complice..
Dove voglio andare a parare?
Forse a farla render conto che magari pensa di esser a Roma e andare a Dusseldorf, e invece potrebbe esser a Treviso, e andare a impantanarsi nel delta del Po..
Forse... Non sicuramente.. Forse..

Approccio creativo

Ma qualunque approccio ha uno scopo. Lo scopo di creare quella che tu chiami complicità ed è per me acquiescenza antica delle mogli (e qualche volta dei mariti) che fingevano di non sapere, non capire e andavano avanti per quieto vivere. Non solo fa schifo, trionfo dell'ipocrisia,ma soprattutto non è quello che vuole Diletta. E per suggerimento di questo genere andava benissimo anche la vicina di casa che baratta la limpidezza della relazione con un visone. Mi pare poco nuovo e per nulla creativo,
 
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Skorpio

Utente di lunga data
Approccio creativo

Ma qualunque approccio ha uno scopo. Lo scopo di creare quella che tu chiami complicità ed è per me acquiescenza antica delle mogli (e qualche volta dei mariti) che fingevano di non sapere, non capire e andavano avanti per quieto vivere. Non solo fa schifo, trionfo dell'ipocrisia,ma soprattutto non è quello che vuole Diletta. E per suggerimento di questo genere andava benissimo anche la vicina di casa che baratta la limpidezza della relazione con un visone. Mi pare poco nuovo e per nulla creativo,
Trova nei miei interventi una sola frase nella quale invito apertamente Diletta a diventare complice di suo marito nel disastrato contesto che ha descritto, e ti darò ragione..
Io ho descritto cosa è la complicità. E spiegato che Diletta col suo atteggiamento viene percepita dal marito, al contrario di quanto pensa, non complice ma nemica. Non ho detto affatto: Diletta finiscila, fai la brava.. Sii complice di tuo marito, fai finta di nulla...
Dirò di più.. Io stesso al posto di Diletta mi rifiuterei nel modo più assoluto di concedere complicità al mio partner, nella sua situazione, se proprio costretto a dire cosa farei io..
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Approccio creativo

Ma qualunque approccio ha uno scopo. Lo scopo di creare quella che tu chiami complicità ed è per me acquiescenza antica delle mogli (e qualche volta dei mariti) che fingevano di non sapere, non capire e andavano avanti per quieto vivere. Non solo fa schifo, trionfo dell'ipocrisia,ma soprattutto non è quello che vuole Diletta. E per suggerimento di questo genere andava benissimo anche la vicina di casa che baratta la limpidezza della relazione con un visone. Mi pare poco nuovo e per nulla creativo,
Ma non le si sta suggerendo niente. Le di sta spiegando che quella che lei vuole con il marito non è complicità ma un'altra cosa che lei stessa poi non è in grado di sostenere.
La complicità è quella che descrive Skorpio. Da qui a pensare che sia la soluzione ce ne passa.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Trova nei miei interventi una sola frase nella quale invito apertamente Diletta a diventare complice di suo marito nel disastrato contesto che ha descritto, e ti darò ragione..
Io ho descritto cosa è la complicità. E spiegato che Diletta col suo atteggiamento viene percepita dal marito, al contrario di quanto pensa, non complice ma nemica. Non ho detto affatto: Diletta finiscila, fai la brava.. Sii complice di tuo marito, fai finta di nulla...
Dirò di più.. Io stesso al posto di Diletta mi rifiuterei nel modo più assoluto di concedere complicità al mio partner, nella sua situazione, se proprio costretto a dire cosa farei io..
Ops..non ti avevo letto
 

Brunetta

Utente di lunga data
Trova nei miei interventi una sola frase nella quale invito apertamente Diletta a diventare complice di suo marito nel disastrato contesto che ha descritto, e ti darò ragione..
Io ho descritto cosa è la complicità. E spiegato che Diletta col suo atteggiamento viene percepita dal marito, al contrario di quanto pensa, non complice ma nemica. Non ho detto affatto: Diletta finiscila, fai la brava.. Sii complice di tuo marito, fai finta di nulla...
Dirò di più.. Io stesso al posto di Diletta mi rifiuterei nel modo più assoluto di concedere complicità al mio partner, nella sua situazione, se proprio costretto a dire cosa farei io..
Allora non avevo capito.
per me la complicità è delle associazioni a delinquere
 

oro.blu

Never enough
Hai denunciato il carabiniere per istigazione a delinquere?

...ho abbastanza da pensare ai cavoli miei che denunciare un carabiniere che comunque avrà un credito maggiore del mio...
 

oro.blu

Never enough
Io spero che il carabiniere abbia fatto una battuta di dubbio gusto.
Se i cittadini perdono fiducia nella forze dell'ordine è anche per certi coglioni come questo....:cool:
...Penso fosse serio, non ho approfondito...
 

danny

Utente di lunga data
Ci sono relazioni che nascono in modo diverso, ma quando si arriva a un matrimonio e poi ai figli si sono gradualmente abbandonate le diffidenze e le difese.
Chi ha compiuto queste scelte con autenticità ha seguito un percorso che lo ha portato a trovare la propria definizione di persona in quella relazione che è di coppia, ma anche di famiglia, famigliari e familiari.
Quando si scopre che il percorso dell'altro non è stato parallelo, ma con plurime deviazioni si perdono tutte le coordinate.
È come se una persona fosse stata convinta di percorrere l'autostrada da Milano a Roma e arrivata a Orte vedesse cadere un telo e scoprisse di trovarsi a Düsseldorf.
Non solo si trova dove non voleva andare, ma anche si rende conto che Firenze in realtà era Bolzano.
Eppure chi aveva a fianco in quel viaggio e che è il responsabile dell'inganno continua a rappresentare l'unica certezza.
Perché chi più ha ingannato è comunque il riferimento della propria identità e rappresenta la propria famiglia.
Sarebbe sano scendere e trovare un mezzo per andare dove si vuole, ma non si sa dove si vuole andare perché Roma era la meta con lui e su quella auto, da soli si vuole davvero andare a Roma. Almeno si trovasse qualcuno a cui chiedere un passaggio!
Ma se ha cambiato tutti i cartelli il proprio compagno di viaggio, chissà cosa potrà fare uno sconosciuto!
Allora si cerca di ricostruire il percorso, capire come si è potuto confondere Bolzano con Firenze e ci si chiede se forse non possa andare bene anche Düsseldorf.
Non so se ho reso questo disorientamento.
Perfetto.
 

oro.blu

Never enough
Ci sono relazioni che nascono in modo diverso, ma quando si arriva a un matrimonio e poi ai figli si sono gradualmente abbandonate le diffidenze e le difese.
Chi ha compiuto queste scelte con autenticità ha seguito un percorso che lo ha portato a trovare la propria definizione di persona in quella relazione che è di coppia, ma anche di famiglia, famigliari e familiari.
Quando si scopre che il percorso dell'altro non è stato parallelo, ma con plurime deviazioni si perdono tutte le coordinate.
È come se una persona fosse stata convinta di percorrere l'autostrada da Milano a Roma e arrivata a Orte vedesse cadere un telo e scoprisse di trovarsi a Düsseldorf.
Non solo si trova dove non voleva andare, ma anche si rende conto che Firenze in realtà era Bolzano.
Eppure chi aveva a fianco in quel viaggio e che è il responsabile dell'inganno continua a rappresentare l'unica certezza.
Perché chi più ha ingannato è comunque il riferimento della propria identità e rappresenta la propria famiglia.
Sarebbe sano scendere e trovare un mezzo per andare dove si vuole, ma non si sa dove si vuole andare perché Roma era la meta con lui e su quella auto, da soli si vuole davvero andare a Roma. Almeno si trovasse qualcuno a cui chiedere un passaggio!
Ma se ha cambiato tutti i cartelli il proprio compagno di viaggio, chissà cosa potrà fare uno sconosciuto!
Allora si cerca di ricostruire il percorso, capire come si è potuto confondere Bolzano con Firenze e ci si chiede se forse non possa andare bene anche Düsseldorf.
Non so se ho reso questo disorientamento.

Questa notte non avevo letto...
Si è vero....ma per quanto tempo si può sopportare che i cartelli continuano a cambiare e ci troviamo a riadattarci al pensiero abbiamo di nuovo "sbagliato" meta.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Questa notte non avevo letto...
Si è vero....ma per quanto tempo si può sopportare che i cartelli continuano a cambiare e ci troviamo a riadattarci al pensiero abbiamo di nuovo "sbagliato" meta.
Io quando ho visto i cartelli giusti, l'ho lasciato a Düsseldorf.
 

spleen

utente ?
Ci sono relazioni che nascono in modo diverso, ma quando si arriva a un matrimonio e poi ai figli si sono gradualmente abbandonate le diffidenze e le difese.
Chi ha compiuto queste scelte con autenticità ha seguito un percorso che lo ha portato a trovare la propria definizione di persona in quella relazione che è di coppia, ma anche di famiglia, famigliari e familiari.
Quando si scopre che il percorso dell'altro non è stato parallelo, ma con plurime deviazioni si perdono tutte le coordinate.
È come se una persona fosse stata convinta di percorrere l'autostrada da Milano a Roma e arrivata a Orte vedesse cadere un telo e scoprisse di trovarsi a Düsseldorf.
Non solo si trova dove non voleva andare, ma anche si rende conto che Firenze in realtà era Bolzano.
Eppure chi aveva a fianco in quel viaggio e che è il responsabile dell'inganno continua a rappresentare l'unica certezza.
Perché chi più ha ingannato è comunque il riferimento della propria identità e rappresenta la propria famiglia.
Sarebbe sano scendere e trovare un mezzo per andare dove si vuole, ma non si sa dove si vuole andare perché Roma era la meta con lui e su quella auto, da soli si vuole davvero andare a Roma. Almeno si trovasse qualcuno a cui chiedere un passaggio!
Ma se ha cambiato tutti i cartelli il proprio compagno di viaggio, chissà cosa potrà fare uno sconosciuto!
Allora si cerca di ricostruire il percorso, capire come si è potuto confondere Bolzano con Firenze e ci si chiede se forse non possa andare bene anche Düsseldorf.
Non so se ho reso questo disorientamento.
Quoto, ti leggo in gran forma, :) il problema è che Diletta cerca la prova di trovarsi a Dusseldorf, non le basta il cartello, grande o piccolo.
Bràncola perchè non sa (o non vuole ssapere) dove si trova.
Se lo stabilisse, finalmente, una volta per tutte, se fosse sicura che vuole andare a Roma, prenderebbe delle decisioni.
E' che nel tempo non è più nemmeno sicura di voler andare a Roma.
 

oro.blu

Never enough
Io quando ho visto i cartelli giusti, l'ho lasciato a Düsseldorf.
Io ho l'impressione che Diletta non voglia o non abbia la forza di cercare o di vedere i cartelli giusti.
É salita su quel auto e si sente a suo modo protetta lí.
E la capisco. Forse sari uguale. Perché chi non ha fiducia in se stesso si aggrappa a qualsiasi cosa possa sembrare tangibile. Di solito una cosa che già si conosce e alla quale siamo abituati. Anche se ci fa soffrire. Ma é un dolore che già conosciamo e sappiamo di poter sopportare. La paura dell'ignoto e soprattutto la paura di soffrire ancora magari di un dolore più grande che ancora non consociamo porta a restare seduti in quella macchina.
 
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patroclo

Utente di lunga data
Ci sono relazioni che nascono in modo diverso, ma quando si arriva a un matrimonio e poi ai figli si sono gradualmente abbandonate le diffidenze e le difese.
Chi ha compiuto queste scelte con autenticità ha seguito un percorso che lo ha portato a trovare la propria definizione di persona in quella relazione che è di coppia, ma anche di famiglia, famigliari e familiari.
Quando si scopre che il percorso dell'altro non è stato parallelo, ma con plurime deviazioni si perdono tutte le coordinate.
È come se una persona fosse stata convinta di percorrere l'autostrada da Milano a Roma e arrivata a Orte vedesse cadere un telo e scoprisse di trovarsi a Düsseldorf.
Non solo si trova dove non voleva andare, ma anche si rende conto che Firenze in realtà era Bolzano.
Eppure chi aveva a fianco in quel viaggio e che è il responsabile dell'inganno continua a rappresentare l'unica certezza.
Perché chi più ha ingannato è comunque il riferimento della propria identità e rappresenta la propria famiglia.
Sarebbe sano scendere e trovare un mezzo per andare dove si vuole, ma non si sa dove si vuole andare perché Roma era la meta con lui e su quella auto, da soli si vuole davvero andare a Roma. Almeno si trovasse qualcuno a cui chiedere un passaggio!
Ma se ha cambiato tutti i cartelli il proprio compagno di viaggio, chissà cosa potrà fare uno sconosciuto!
Allora si cerca di ricostruire il percorso, capire come si è potuto confondere Bolzano con Firenze e ci si chiede se forse non possa andare bene anche Düsseldorf.
Non so se ho reso questo disorientamento.
Per me è l'esempio sbagliato ... una persona che non sa distinguere gli appennini dalle dolomiti oppure lo svincolo dell'autobrennero a verona dalla tangenziale di bologna è quantomeno complice della situazione (non dico volontariamente). Non dico che chi non sa fare di conto si merita di essere fregato dall'ortolano al mercato ..... diciamo che però si è messo nelle condizioni per esserlo.
 

Diletta

Utente di lunga data
Io ho l'impressione che Diletta non voglia o non abbia la forza di cercare o di vedere i cartelli giusti.
É salita su quel auto e si sente a suo modo protetta lí.
E la capisco. Forse sari uguale. Perché chi non ha fiducia in se stesso si aggrappa a qualsiasi cosa possa sembrare tangibile. Di solito una cosa che già si conosce e alla quale siamo abituati. Anche se ci fa soffrire. Ma é un dolore che già conosciamo e sappiamo di poter sopportare. La paura dell'ignoto e soprattutto la paura di soffrire ancora magari di un dolore più grande che ancora non consociamo porta a restare seduti in quella macchina.

E' in parte vero, ma non del tutto.
Io so bene ormai che su questa macchina ci sto male perché non ci porterà da nessuna parte e se la meta può andare bene a lui, a me proprio non va.
E il viaggio deve andare bene ad entrambi.
In fondo, è come se stessi vivendo da sola, non cambia molto.
 

spleen

utente ?
E' in parte vero, ma non del tutto.
Io so bene ormai che su questa macchina ci sto male perché non ci porterà da nessuna parte e se la meta può andare bene a lui, a me proprio non va.
E il viaggio deve andare bene ad entrambi.
In fondo, è come se stessi vivendo da sola, non cambia molto.
Questo è quello di cui ti sei convinta tu, su quell'auto ci sei, non puoi fare finta di essere scesa. L'importante è che tu riesca ad ammetterlo a te stessa.
 
Stato
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