Visti e letti i tuoi scritti ( ovviamente mi limito a quelli non conoscendoti ) ne dubito un po'.......pensa che io volte non riesco neanche ad ascoltarmi...:carneval::rotfl:
...goditi l'elio..serve anche quello per riposare...
ciao a te![]()
Ecco! Esatto. (sintesi perfetta, grazieVisti e letti i tuoi scritti ( ovviamente mi limito a quelli non conoscendoti ) ne dubito un po'.....
tornando al tuo post precedente.... parlando da uomo e non da donna per quanto ovvio..... penso che il desiderio di un figlio,o di essere madre,nasca spontaneo, la ratio che sino ad un certo momento aveva "supportato" determinate prese di posizione viene a mancare e si fa strada nell' intimo la "voglia" di un figlio. Voglia che dipende da infiniti fattori,variabili da caso a caso,ma che comunque a mio avviso "nasce" spontaneamente e prende - se posso chiamarlo "sopravvento " - su tutto il resto. Paradossalmente è qualcosa di difficilmente spiegabile,perchè legato alla sfera più intima di una persona, ma ciò nondimeno di una forza "dirompente" alla quale ci si abbandona con un misto di piacere ed infinita tranquillità interiore.
I fattori intimi e profondi oggi hanno sicuramente più ascolto ed effetto rispetto ad un secolo fa,vuoi per l'emancipazione femminile avvenuta che per i cambiamenti sociali e di costumi intervenuti. Già il non dare per scontato il protocollo dell'andamento di una vita prelude a qualsiasi soluzione, potendo paragonare questa parentesi di vita come una "pausa" ( ancorchè non illimitata nel tempo ) riflessiva sul cui esito non c'è alcun "risultato" anticipatamente prevedibile. In merito al tradimento.... qui non si tratta di etica comportamentale,bensì di una scelta che ricade esclusivamente sulle spalle della donna, e pertanto dovrebbe essere libera da cliché o conformismi di ogni tipo.Ecco! Esatto. (sintesi perfetta, grazie)
Forse è la mia parte romantica. Ma quando dico che non sento il desiderio, e sento invece un non desiderio, quindi una forza uguale e contraria..a questo mi riferisco.
Ecco perchè dicevo che la posizione non è granitica ma confermata di giorno in giorno nel sentire.
Quello che volevo sottolineare, portando una posizione fuori coro, e da donna, piuttosto sicura di non essere in posizione reattiva rispetto al vissuto (ma anche qui mai dire mai), è che il riprodursi se da un lato è legato a fattori culturali dall'altro è legato anche a fattori intimi e profondi, che forse in questo tempo e in questo spazio hanno più ascolto di quando il pensiero era mettere il pane in tavola, ma ce l'hanno se si desidera non dare per scontato il protocollo dell'andamento di una vita.
Senza che il non rispettarlo sia necessariamente un tradimento di assunti di principio, che sembrano assoluti, ma proprio nel fluire del tempo si dimostrano nella loro relatività...
Credo che la ricchezza di questo tempo sia la possibilità del poter differenziare i percorsi individuali...e in questi giorni sono proprio contenta di essere nata in questo tempo e in questo luogo...anche soltanto un centinaio di anni fa qui in Italia non avrei avuto una vita per niente facile![]()
Hai messo un pezzo di futuro dentro la tua vita. I perchè ed i percome scompaiono difronte a questo.Io ho fatto un figlio nella crisi. Una profonda crisi di coppia. Non è capitato. E' stato proprio fatto. I problemi tra me e mio marito già c'erano. Troppo comodo dire che l'ho fatto per assecondare lui, perché ne avevo quella soggezione che rimane pure oggi, amplificata dai sensi di colpa che nutro nei confronti di mio figlio.
E non sono neppure mai stata una di quelle donne in cui l'istinto materno era innato.
L'ho fatto. Controvoglia. Prevaricata dal suo egoismo? Forse. Ma avrei potuto scappare. Ed invece l'ho fatto. Per anni mi era stata pure scaricata addosso la responsabilità del fatto che - se figli non arrivavano - era per mia colpa più o meno conscia di non volerne. Salvo poi scoprire (referti alla mano) che la causa della infertilità non ero io.
Ma lasciamo perdere, non è questo ora il discorso.
A chi mi chiede perché l'ho fatto (ma - in cuor suo - è una domanda retorica) ben sapendo a cosa sarei andata incontro, a chi mi biasima perché in nessun caso avrei dovuto fare un figlio con le premesse di un rapporto allo sfascio.... bè, rispondo che ho sbagliato. Ma è uno sbaglio che non si può etichettare. Al pari della scelta di non avere figli. E non ha nome. E soprattutto non porta il nome di mio figlio. La cosa più bella che mi potesse capitare in questa vita.
E lo dico non solo con la gioia di chi è madre. Ma anche con la tristezza di chi non crede quasi più nella vita.
Io ho fatto un figlio nella crisi. Una profonda crisi di coppia. Non è capitato. E' stato proprio fatto. I problemi tra me e mio marito già c'erano. Troppo comodo dire che l'ho fatto per assecondare lui, perché ne avevo quella soggezione che rimane pure oggi, amplificata dai sensi di colpa che nutro nei confronti di mio figlio.
E non sono neppure mai stata una di quelle donne in cui l'istinto materno era innato.
L'ho fatto. Controvoglia. Prevaricata dal suo egoismo? Forse. Ma avrei potuto scappare. Ed invece l'ho fatto. Per anni mi era stata pure scaricata addosso la responsabilità del fatto che - se figli non arrivavano - era per mia colpa più o meno conscia di non volerne. Salvo poi scoprire (referti alla mano) che la causa della infertilità non ero io.
Ma lasciamo perdere, non è questo ora il discorso.
A chi mi chiede perché l'ho fatto (ma - in cuor suo - è una domanda retorica) ben sapendo a cosa sarei andata incontro, a chi mi biasima perché in nessun caso avrei dovuto fare un figlio con le premesse di un rapporto allo sfascio.... bè, rispondo che ho sbagliato. Ma è uno sbaglio che non si può etichettare. Al pari della scelta di non avere figli. E non ha nome. E soprattutto non porta il nome di mio figlio. La cosa più bella che mi potesse capitare in questa vita.
E lo dico non solo con la gioia di chi è madre. Ma anche con la tristezza di chi non crede quasi più nella vita.
Bellissimo .... e mi dispiace per il finale, che ancora può essere riscritto.Ho fatto un figlio nella crisi. Una profonda crisi di coppia. Non è capitato. E' stato proprio fatto. I problemi tra me e mio marito già c'erano. Troppo comodo dire che l'ho fatto per assecondare lui, perché ne avevo quella soggezione che rimane pure oggi, amplificata dai sensi di colpa che nutro nei confronti di mio figlio.
E non sono neppure mai stata una di quelle donne in cui l'istinto materno era innato.
L'ho fatto. Controvoglia. Prevaricata dal suo egoismo? Forse. Ma avrei potuto scappare. Ed invece l'ho fatto. Per anni mi era stata pure scaricata addosso la responsabilità del fatto che - se figli non arrivavano - era per mia colpa più o meno conscia di non volerne. Salvo poi scoprire (referti alla mano) che la causa della infertilità non ero io.
Ma lasciamo perdere, non è questo ora il discorso.
A chi mi chiede perché l'ho fatto (ma - in cuor suo - è una domanda retorica) ben sapendo a cosa sarei andata incontro, a chi mi biasima perché in nessun caso avrei dovuto fare un figlio con le premesse di un rapporto allo sfascio.... bè, rispondo che ho sbagliato. Ma è uno sbaglio che non si può etichettare. Al pari della scelta di non avere figli. E non ha nome. E soprattutto non porta il nome di mio figlio. La cosa più bella che mi potesse capitare in questa vita.
E lo dico non solo con la gioia di chi è madre. Ma anche con la tristezza di chi non crede quasi più nella vita.
Hai messo un pezzo di futuro dentro la tua vita. I perchè ed i percome scompaiono difronte a questo.![]()
Qualunque vita cambia con l'incontro con una persona speciale e non c'è nessuno di più speciale di un figlio.
Triste che qualcuno non venga trasformato in meglio da questo incontro.
Mah... è da tempo che non mi vedo più in una vita che amo, perciò sono portata a dire che è la stessa vita. ma non è sempre stato così. Impossibile riscrivere o sovrascrivere pezzi di vita. Si può solo andare avanti. E lì si vedràBellissimo .... e mi dispiace per il finale, che ancora può essere riscritto.
e allora non hai sbagliato, nonostante le fatiche. anzi.Io ho fatto un figlio nella crisi. Una profonda crisi di coppia. Non è capitato. E' stato proprio fatto. I problemi tra me e mio marito già c'erano. Troppo comodo dire che l'ho fatto per assecondare lui, perché ne avevo quella soggezione che rimane pure oggi, amplificata dai sensi di colpa che nutro nei confronti di mio figlio.
E non sono neppure mai stata una di quelle donne in cui l'istinto materno era innato.
L'ho fatto. Controvoglia. Prevaricata dal suo egoismo? Forse. Ma avrei potuto scappare. Ed invece l'ho fatto. Per anni mi era stata pure scaricata addosso la responsabilità del fatto che - se figli non arrivavano - era per mia colpa più o meno conscia di non volerne. Salvo poi scoprire (referti alla mano) che la causa della infertilità non ero io.
Ma lasciamo perdere, non è questo ora il discorso.
A chi mi chiede perché l'ho fatto (ma - in cuor suo - è una domanda retorica) ben sapendo a cosa sarei andata incontro, a chi mi biasima perché in nessun caso avrei dovuto fare un figlio con le premesse di un rapporto allo sfascio.... bè, rispondo che ho sbagliato. Ma è uno sbaglio che non si può etichettare. Al pari della scelta di non avere figli. E non ha nome. E soprattutto non porta il nome di mio figlio. La cosa più bella che mi potesse capitare in questa vita.
E lo dico non solo con la gioia di chi è madre. Ma anche con la tristezza di chi non crede quasi più nella vita.
...già...I fattori intimi e profondi oggi hanno sicuramente più ascolto ed effetto rispetto ad un secolo fa,vuoi per l'emancipazione femminile avvenuta che per i cambiamenti sociali e di costumi intervenuti. Già il non dare per scontato il protocollo dell'andamento di una vita prelude a qualsiasi soluzione, potendo paragonare questa parentesi di vita come una "pausa" ( ancorchè non illimitata nel tempo ) riflessiva sul cui esito non c'è alcun "risultato" anticipatamente prevedibile. In merito al tradimento.... qui non si tratta di etica comportamentale,bensì di una scelta che ricade esclusivamente sulle spalle della donna, e pertanto dovrebbe essere libera da cliché o conformismi di ogni tipo.
...io sono sempre più convinta che non esistano cose, scelte, situazioni giuste o sbagliate...esiste ciò che funziona, a volte in modi misteriosi e imprevisti, ma funziona lo stesso...Io ho fatto un figlio nella crisi. Una profonda crisi di coppia. Non è capitato. E' stato proprio fatto. I problemi tra me e mio marito già c'erano. Troppo comodo dire che l'ho fatto per assecondare lui, perché ne avevo quella soggezione che rimane pure oggi, amplificata dai sensi di colpa che nutro nei confronti di mio figlio.
E non sono neppure mai stata una di quelle donne in cui l'istinto materno era innato.
L'ho fatto. Controvoglia. Prevaricata dal suo egoismo? Forse. Ma avrei potuto scappare. Ed invece l'ho fatto. Per anni mi era stata pure scaricata addosso la responsabilità del fatto che - se figli non arrivavano - era per mia colpa più o meno conscia di non volerne. Salvo poi scoprire (referti alla mano) che la causa della infertilità non ero io.
Ma lasciamo perdere, non è questo ora il discorso.
A chi mi chiede perché l'ho fatto (ma - in cuor suo - è una domanda retorica) ben sapendo a cosa sarei andata incontro, a chi mi biasima perché in nessun caso avrei dovuto fare un figlio con le premesse di un rapporto allo sfascio.... bè, rispondo che ho sbagliato. Ma è uno sbaglio che non si può etichettare. Al pari della scelta di non avere figli. E non ha nome. E soprattutto non porta il nome di mio figlio. La cosa più bella che mi potesse capitare in questa vita.
E lo dico non solo con la gioia di chi è madre. Ma anche con la tristezza di chi non crede quasi più nella vita.
Perchè è come se la vita cominciasse più tardi. Non per tutti. Ma per molti. I tempi sono più lunghi, lunghissimi. La laurea e l'altra laurea e i master per quelli che studiano, gli apprendistati i tirocini il contratto a progetto. Sembra di ci si mettano secoli prima di ingranare, ed essere indipendenti. Molti poi, ci mettono secoli a capire cosa vogliono fare. Ma noto che questa assenza di figli, o di ritardo, vale principalmente per le persone che vanno all'università. Se ci penso: di tutte le persone che conosco, quelle hanno avuto figli prima dei trent'anni sono tutte persone che hanno fatto una scuola professionale e poi sono andati a lavorare subito dopo le superiori. Perchè il lavoro è arrivato presto, la stabilità è arrivata presto o almeno c'era la speranza che potesse arrivare presto. Perchè essere ancora disoccupati o precari vent'anni fa è diverso dall'essere ancora disoccupati o precari oggi, secondo me.http://a.msn.com/r/2/BBpJtJl?a=1&m=IT-IT
Perché non si fanno più figli?
Non dite crisi economica, perché non è così. Si sono fatti figli in condizioni molto più difficili.
Io un'idea ce l'ho.
Ma vorrei sentire le vostre.
Lo noto anch'io ... e pure in famiglia.Perchè è come se la vita cominciasse più tardi. Non per tutti. Ma per molti. I tempi sono più lunghi, lunghissimi. La laurea e l'altra laurea e i master per quelli che studiano, gli apprendistati i tirocini il contratto a progetto. Sembra di ci si mettano secoli prima di ingranare, ed essere indipendenti. Molti poi, ci mettono secoli a capire cosa vogliono fare. Ma noto che questa assenza di figli, o di ritardo, vale principalmente per le persone che vanno all'università. Se ci penso: di tutte le persone che conosco, quelle hanno avuto figli prima dei trent'anni sono tutte persone che hanno fatto una scuola professionale e poi sono andati a lavorare subito dopo le superiori. Perchè il lavoro è arrivato presto, la stabilità è arrivata presto o almeno c'era la speranza che potesse arrivare presto. Perchè essere ancora disoccupati o precari vent'anni fa è diverso dall'essere ancora disoccupati o precari oggi, secondo me.
E poi c'è da dire un'altra cosa. Che adesso è più comune aspettare, stare insieme anni, convivere senza sposarsi, conoscersi prima. E quindi vedo succedere spesso che si diventa consapevoli che il partner non sia la persona giusta, prima di figliare, invece che per dire, dopo, e ci si lascia, e passa il tempo e alla fine è troppo tardi per avere figli. Questo è un po' quel che rilevo attorno.
È morente. FidatiE cosa dovrebbe rimanere? Poveracci che si sgozzano per un tozzo di pane (vedi Africa), una società in cui contano solo i soldi e la faccia (non la sostanza. Vedi Cina).
A me pare che la società occidentale, nord europa in particolare sia quella che più si avvicina a una forma di società che riesca a chiamare evoluta.
A me pare che la specie umana sia ancora lontanissima dalla piena evoluzione e consapevolezzagiunti nel pieno della propria evoluzione e consapevolezza