che l'Italia abbia un grave problema di criminalità lo sappiamo. che questo sia sempre meno un posto per giovani, idem.
Che l'Hartz IV non sia sostenibile nel lungo periodo però è altrettanto vero. e che sia bastato l'arrivo un numero tutto sommato ancora contenuto di clandestini per mettere in crisi la Scandinavia,è altrettanto vero.
quindi quelli sono sistemi molto più fragili di quanto sembri. e non vedo il motivo di copiare sistemi che vanno in loop al primo granello di sabbia.
Quanto hai ragione... ( scusate la lunghezza del post,che però è indicativo su quanto affermavi , giustamente, sopra.)
La Svezia è nella UE, ma non nell’area euro.la sua politica monetaria è, ovviamente , legata all’euro, ma non è l’euro… possiede ancora un certo margine di elasticità. Nonostante tutto però la politica monetaria non riesce a far aumentare l’inflazione, nè a spingere oltre un certo livello il PIL…
Una politica monetaria così espansiva che non genera spinte inflazionistiche genera delle bolle. Una di quelle di cui si parla di più in questo periodo è proprio il mercato immobiliare svedese.
Ormai siamo ben oltre i valori del peak immobiliare del 2007, soprattutto a Stoccolma. Una bella bolla, perchè, facendo riferimento al 2008 a fronte di una crescita delle paghe orarie del 23% abbiamo un aumento dei prezzi immobili di oltre il 37%, nelle aree urbane.
La Riksbank, la banca centrale svedese, ha lanciato un allarme molto serio ieri, quando ha invitato il Riksdag, ovvero il Parlamento, a prendere in considerazione un mix di misure per impedire la crescita dell’indebitamento delle famiglie e, in particolare, dei prezzi degli immobili, che sarebbero sopravvalutati, in conseguenza della politica dei bassi tassi attuata in questi anni per contrastare la bassa inflazione e per sostenere l’economia svedese. L’istituto ammonisce che nel caso di una seria correzione dei prezzi degli assets, i rischi per l’economia nazionale sarebbero elevati. Da qui, l’indicazione di alcune misure macro-prudenziali, come il taglio dei benefici fiscali ammessi sugli interessi pagati dalle famiglie per la contrazione di un mutuo o l’imposizione di un piano di ammortamento meno favorevole o ancora la richiesta al mutuatario di un anticipo maggiore. Tutti provvedimenti tesi a scoraggiare la contrazione di nuovi debiti, di cui si parla da qualche anno nel paese, ma che nessuno ha seriamente il coraggio di adottare, perché chiaramente impopolari.Eppure, i numeri del disastro sono noti da molto tempo: le famiglie svedesi sono tra le più indebitate in Europa, con esposizioni pari al 170% del loro reddito disponibile, una percentuale che sale al 316% per quelle famiglie che hanno contratto un mutuo. In pratica, al netto delle imposte, mediamente una famiglia qui è indebitata per quasi il doppio del suo reddito annuo e se ha un mutuo in corso, il suo debito è, addirittura, mediamente di oltre 3 volte il reddito.Nel 1995, il rapporto tra debito e reddito disponibile era ancora dell’85%, la metà di quello odierno. E i prezzi delle casse erano meno di 3 volte più bassi. Nell’ultimo decennio, a fronte di un’inflazione cumulata di circa il 12%, il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto di circa il 55%, ma i prezzi delle case sono aumentati di 1,5 volte. In particolare, quelli degli appartamenti sono saliti del 170%, quelli delle case singole i circa il 90%.
Il ministro delle Finanze, Magdalena Andersson, si è dovuta rimangiare quasi subito la promessa fatta di in campagna elettorale di rendere accessibili anche ai nullatenenti e alle famiglie svantaggiate i mutui, senza imporre loro alcun anticipo per l’acquisto di un immobile. Adesso, invece, chiede misure micro-prudenziali alle banche, affinché pongano fine a una bolla dalle dimensioni preoccupanti. Il tema è comune anche ad altri 2 stati scandinavi, la Norvegia e la Danimarca. In quest’ultima, con lo scoppio della crisi finanziaria globale, i prezzi degli immobili subirono una correzione del 20%, il cui impatto sull’economia fu tale, che il paese si riprese solo alla fine del 2013.
Alla base di questa accelerazione del fenomeno c’è, come dicevamo, la politica monetaria ultra-accomodante della Riksbank, retta dal governatore Stefan Ingves. Questi è stato accusato dall’allora opposizione di sinistra e dal Premio Nobel, Paul Krugman, di avere provocato la deflazione nel paese, alzando i tassi troppo presto. Si arrivò anche ad ipotizzare una sorta di commissariamento dell’istituto, mentre Krugman definì la politica di Ingves " sadomonetarismo".