Fertility Day e comunicazione

Brunetta

Utente di lunga data
Da Annamaria Testa



[h=1]Fertility Day: provocazione, propaganda e niente informazione[/h]Con la comunicazione sul Fertility Day la ministra Lorenzin ha di certo ottenuto un risultato clamoroso in termini di crescita dell’attenzione al tema della denatalità nazionale. In comunicazione, però, “clamoroso” non sempre significa “positivo”. Anche i fallimenti possono fare clamore, e questo è proprio il nostro caso.Del Fertility Day e della campagna che lo promuove hanno parlato (malissimo) non solo i social media, ma tutte le testate italiane, sia online sia offline. E non solo le donne ma anche gli uomini. Nell’improbabile ipotesi che vi siate persi qualche aspetto dell’intera vicenda, potete leggere l’esauriente sintesi pubblicata dalla testata americana Quartz.
Le notizie date da Quartz vanno integrate con due dati che completano il quadro. Il sito del Fertility Day è stato oscurato a poche ore dal lancio in rete. Il costo complessivo per la realizzazione del progetto di comunicazione e per l’organizzazione delle iniziative territoriali è di 150.000 euro. Questa cifra non comprende né la realizzazione di spot televisivi o radiofonici (comunque in programma, a quanto afferma il ministero) né l’acquisto degli spazi pubblicitari.Della campagna e del vespaio che ha suscitato parlano anche l’agenzia Reuters, Mashable, la CBS e l’ABC,il NYPost e l’Australian, l’edizione internazionale dell’Huffington Poste l’International Business Times, il cui articolo viene ripreso da diverse altre testate in lingua inglese. La turbolenza mediatica attorno al Fertility Day di sicuro durerà ancora qualche giorno, sia in Italia sia all’estero.
Le conseguenze, invece, saranno a lungo termine: in comunicazione, gli episodi negativi pesano molto più di quelli positivi, e per compensare un fallimento ci vuole un successo molto, molto più grande. Viste le dimensioni di questo fallimento, riparare non sarà facile.Una prima nota: è curioso che una campagna che vuole invitare i cittadini ad approfondire, e a essere responsabili e consapevoli, sia stata condotta in modo così superficiale, inconsapevole e irresponsabile.
Quella sul Fertility Day non è la prima campagna fallimentare proposta dai nostri ministeri. Ci sono state, giusto per citare i casi che ho osservato più da vicino, le sconfortanti campagne per la promozione della lettura. Le imbarazzanti campagne per il turismo. Le campagne per la prevenzione dell’aids, tanto inutili quanto ipocrite. Possibile che i ministeri non riescano mai, mai, mai a imparare dagli errori?
Il motivo per cui quest’ultimo caso ha suscitato maggior clamore è facilmente intuibile: il tema trattato in maniera così maldestra ha sì importanti riflessi sociali, ma riguarda in primo luogo una dimensione sensibile, turbolenta e indiscutibilmente intima delle persone: è quella che Zauberei definisce una zona psicologicamente incandescente, in cui si intrecciano sessualità, amore, futuro, identità, libertà, le relazioni tra i sessi, il desiderio, la fiducia…
Sarebbe un motivo in più per procedere con delicatezza ed esattezza.È proprio il contrario di quanto fa il ministero. E il guaio non si rimedia, come sostiene la ministra Lorenzin in una sbrigativa intervista a Sky24, rimodulando le immagini che sono state vissute come un’offesa.
In comunicazione, quel che è importante è esattamente il vissuto. Non i contenuti in sé, ma il modo in cui le persone, attraverso la comunicazione, li percepiscono. Non le intenzioni, ma i risultati. Chi decide di comunicare non può accusare il suo pubblico di non aver capito. Deve prendersi la responsabilità di non essersi fatto capire.
Nella medesima intervista, la ministra aggiunge: a noi non interessa in questo ministero, offendere. Interessa però provocare. Ma perché mai, di grazia, provocare gli italiani dovrebbe essere il modo migliore per informarli sulle dinamiche della fertilità e per convincerli a fare più figli? E perché mai il ministero si prende la libertà di provocare, per poi stupirsi del fatto che le persone si offendano?Che razza di pensiero contorto e arrogante c’è dietro? Forse l’idea che gli italiani sono pigri, egoisti e avventati? Ehi… ma come la mettiamo con l’educazione sessuale assente nelle scuole? Con gli ostacoli posti alla fecondazione assistita, per i quali nel 2012 si è scomodata perfino la Corte Europea dei diritti umani? Con i consultori senza fondi? Come la mettiamo con le dimissioni in bianco? Con l’incertezza economica e il precariato? Con gli asili-nido che non ci sono? Con la persistente disparità? Facciamo finta di niente?
Perfino se, nel comportamento degli italiani, ci fosse effettivamente anche una componente di pigrizia e avventatezza, trattarli da pigri e avventati invece che informarli sul serio delle conseguenze è del tutto controproducente.Il presupposto che la comunicazione funzioni solo se “provoca”, così, a prescindere e in maniera greve e fine a se stessa, è infondato. In realtà, la comunicazione persuasiva funziona in modo opposto: come non mi stancherò mai di ripetere, persuadere è una pratica gentile, che rispetta le persone e tiene conto di ciò che credono, sentono e desiderano. Visti gli elementi di contesto elencati poco sopra, un po’ di delicatezza dovrebbe essere d’obbligo.
Questo non vuol dire che, anche quando tira in ballo temi sensibili come questo, la comunicazione dev’essere timida, o noiosa. Guardate per esempio che cos’hanno combinato in Danimarca.
Le origini del pensiero contorto e arrogante si ritrovano già nella prima pagina del lunghissimo e argomentato documento intitolato Piano Nazionale per la Fertilità. Dove leggiamo che gli obiettivi dell’iniziativa sono informare e sensibilizzare i cittadini, e offrire assistenza sanitaria qualificata. Questo non fa una piega.
Ritroviamo questi obiettivi anche nel capitolato tecnico del ministero, cioè nel documento che descrive come la comunicazione va eseguita. Nel quale leggiamo che il linguaggio dev’essere coinvolgente, dinamico, complice, ma comunque istituzionale e scientifico. E anche diretto, naturale, amichevole, quotidiano.
Sarebbe un’eccellente impostazione. Peccato che nella comunicazione del Fertility Day, così com’è uscita, non ce ne sia traccia. Non c’è informazione. Non ci sono dati scientifici. Non c’è amichevolezza. Non c’è complicità. Non c’è neppure compostezza istituzionale.Ed eccoci al punto: nella stessa prima pagina del piano ministeriale leggiamo che si vuole operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione… dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità”.
Nel capitolato tecnico ritroviamo anche quest’altro obiettivo, insieme all’indicazione che i messaggi dovranno promuovere direttamente l’idea che la fertilità è un bene comune, promuovere la bellezza della maternità e della paternità…Tutta questa roba c’è, eccome, nella campagna. Peccato che non si tratti di informazione fondata su dati di fatto, ma di opinioni espresse in modo ideologico, che in quanto tali portano fatalmente a una deriva propagandistica.
Il Prestigio della Maternità non è un dato di fatto. Che la fertilità sia un bene comune, e a meno che il ministero non decida di nazionalizzare l’apparato riproduttivo degli italiani, non solo non è un dato di fatto, ma è un’affermazione priva di senso.
Il risultato è una comunicazione che, anche se il ministero dichiara di volerlo fare, rinuncia a informare e invece promuove un’ideologia. E lo fa utilizzando gli strumenti tipici della propaganda: minaccia (se non ti sbrighi non avrai figli! Se rinvii avrai un figlio solo, ammesso che arrivi!) ricatto (se non fai figli non sei un bravo cittadino!), aggressività (datti una mossa!). Ed ecco anche perché molti hanno percepito quel più che vago profumo di ventennio.
In sintesi: se l’obiettivo era “provocare”, è stato raggiunto. Peccato che sia un obiettivo sterile, e non legittimo. E peccato che la sovrastruttura ideologica abbia del tutto oscurato la necessaria, virtuosa e fertile intenzione informativa.
Ma si riesce, tecnicamente, a informare su temi così complessi attraverso messaggi necessariamente semplici e sintetici come quelli pubblicitari? La risposta è “sì”. Non è facile, ma si può fare. Ci vuole pazienza, perché l’informazione va ridotta a piccole unità, ma si può fare. Ci vuole delicatezza, perché per ciascuna unità bisogna presentare un dato rilevante e spiegare una conseguenza in parole semplici e rispettose, ma si può fare.Un’ultima nota curiosa: il logo del Fertility Day mostra uno scodinzolante spermatozoo che entra in un cuore. C’è da sospettare che non solo sulle dinamiche della comunicazione efficace, ma anche sotto il profilo strettamente anatomico, al ministero abbiano le idee un po’ confuse.
 

Skorpio

Utente di lunga data
...

È una iniziativa talmente maldestra, ma talmente maldestra... Che il sospetto è che purtroppo sia volutamente maldestra...
I motivi?
Difficile dirlo, ne vedo due, a prima vista
O la Lofenzin vuol fottere Renzi, visto che è previsto un nuovo abbraccio con forza Italia, in prospettiva
Oppure devon passare delle tasse sottotraccia infilate in qualche decreto, e catalizzano l attenzione su questa cosa
 

Brunetta

Utente di lunga data
È una iniziativa talmente maldestra, ma talmente maldestra... Che il sospetto è che purtroppo sia volutamente maldestra...
I motivi?
Difficile dirlo, ne vedo due, a prima vista
O la Lofenzin vuol fottere Renzi, visto che è previsto un nuovo abbraccio con forza Italia, in prospettiva
Oppure devon passare delle tasse sottotraccia infilate in qualche decreto, e catalizzano l attenzione su questa cosa
Il tema che ho proposto è la cattiva comunicazione.
Mi pare un po' complicata la tua ipotesi. Io credo che sia più semplice immaginare che avvenga, come ovunque, per incompetenza.
 

Brunetta

Utente di lunga data
L'iniziativa sarà anche maldestra, ma è su un problema reale.
Noi siamo discendenti di fenici, etruschi, turchi e poi celti, unni, vandali, e poi normanni, spagnoli, francesi austriaci, non capisco perché non dovremmo aggiungere africani del nord o dell'Africa nera, pachistani o cinesi.
Saranno tutti italiani se sapremo trasmettere il meglio della cultura che questo miscuglio ha prodotto arricchendosi con i nuovi contributi.
 

disincantata

Utente di lunga data
Noi siamo discendenti di fenici, etruschi, turchi e poi celti, unni, vandali, e poi normanni, spagnoli, francesi austriaci, non capisco perché non dovremmo aggiungere africani del nord o dell'Africa nera, pachistani o cinesi.
Saranno tutti italiani se sapremo trasmettere il meglio della cultura che questo miscuglio ha prodotto arricchendosi con i nuovi contributi.
Intanto da buona sarda vado,dagli amici a bere un mirto, a dopo!
 

Skorpio

Utente di lunga data
...

Il tema che ho proposto è la cattiva comunicazione.
Mi pare un po' complicata la tua ipotesi. Io credo che sia più semplice immaginare che avvenga, come ovunque, per incompetenza.
Si Brunetta, avevo inteso...
Ma se il tema da comunicare fosse un pretesto, la comunicazione è stata ottima, poiché palesemente strampalata in relazione al tema.

E con lo scopo di attrarre attenzione mediatica, di sicuro.

Per quel problema era più che sufficiente una buona informazione web sul sito del ministero, pubblicizzata con qualche spot prima dei TG, come in altri casi e per altri problemi è stato fatto.

Se davvero ci tenessero con tutto il cuore.. Per me

Non saprei se questo sia il caso, ma posso assicurarti, senza spingermi oltre, che politici di ben più basso rango di un ministro, fatte le debite proporzioni, elaborano situazioni e costruiscono "casi" con scopi del tutto estranei al problema apparentemente sollevato.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
E le lasciamo in mano un ministero....uno a caso...
Io mi riferivo all'incompetenza in merito alla comunicazione. Questo perché son evidenti i risultati e ne ha parlato la competente Testa.
Evito normalmente di dare dell'incompetente su cose su cui io non sono competente, se non osservando effetti disastrosi, come uno Schettino o un Bertolaso.
 

spleen

utente ?
Noi siamo discendenti di fenici, etruschi, turchi e poi celti, unni, vandali, e poi normanni, spagnoli, francesi austriaci, non capisco perché non dovremmo aggiungere africani del nord o dell'Africa nera, pachistani o cinesi.
Saranno tutti italiani se sapremo trasmettere il meglio della cultura che questo miscuglio ha prodotto arricchendosi con i nuovi contributi.
Si, siamo discendenti anche dagli italici, che abitavano questo lembo di terra perlomeno dal paleolitico, e tutti (ma proprio tutti) ovviamente veniamo dall' Africa, che è la culla della nostra specie. Ma una cosa che non capisco è perchè i figli debbano farli solo gli altri.
Il discorso comunque è complesso, e avrebbe anche poco a che fare con le nazionalità e le etnie e molto invece con le opportunità, le politiche e l' informazione.
Il controllo delle nascite constato che funziona bene solo da noi, ai disperati che si aggrappano ad un pezzo di legno pur di venire qui, dell' orologio biologico frrega un cazzo e niente viene investito a livello globale per quello che è il vero fattore che affoga tramite l'esplosione demograficaa decine di paesi nella merda.
Viene quasi da pensare che sia una cosa voluta. Schiavi, carne da cannone, forse è questo che serve ai signori della globalizzazione economica ad ogni costo.
 

Horny

Utente di lunga data
Io mi riferivo all'incompetenza in merito alla comunicazione. Questo perché son evidenti i risultati e ne ha parlato la competente Testa.
Evito normalmente di dare dell'incompetente su cose su cui io non sono competente, se non osservando effetti disastrosi, come uno Schettino o un Bertolaso.
E il ministro dovrebbe saper comunicare, come minimo. O servirsi di chi lo sa fare.
poi io sono prevenuta....:eek::)
lei due gemelli a 44 anni li ha avuti,
Si presume sia esperta
 

Brunetta

Utente di lunga data
E il ministro dovrebbe saper comunicare, come minimo. O servirsi di chi lo sa fare.
poi io sono prevenuta....:eek::)
lei due gemelli a 44 anni li ha avuti,
Si presume sia esperta
Lei penso che abbia capito che è meno facile di quello che si pensa essere fertili a abbia pensato a chi, come lei, può avere delle difficoltà.
Voglio dire che, non avendo fatto il ministro, ma neanche l'assessore, non so come funzioni un ministero e immagino che ci siano dei dirigenti che, una volta stabilita la linea politica, lavorino autonomamente, seguendo delle procedure.
Ad esempio è noto che, almeno per il timore di gravidanze indesiderate, le donne vadano abbastanza presto a fare i controlli, mentre gli uomini, abolito il servizio militare, facciano raramente controlli dall'andrologo e si scoprano sterili magari a quarant'anni, per problemi trascurati.
 

Nobody

Utente di lunga data
L'iniziativa sarà anche maldestra, ma è su un problema reale.
Hai ragione, il problema dell'infertilità (sia maschile che femminile) è reale, ma hanno scelto una strategia ed una forma comunicativa delirante.
Detto questo, non capisco cosa c'entrino le problematiche economiche, sociali e culturali sollevate da tanti critici, con il ricordare dal punto di vista sanitario che uno stile di vita (alcool, fumo, sedentarietà) o la stessa età, abbiano effetti negativi sulla fertilità. Il fatto è che un problema reale dovrebbe essere affrontato scientificamente da un ministero della sanità, e non da una cialtrona come 'sta tipa qui.
 
Ultima modifica:

Nobody

Utente di lunga data
Noi siamo discendenti di fenici, etruschi, turchi e poi celti, unni, vandali, e poi normanni, spagnoli, francesi austriaci, non capisco perché non dovremmo aggiungere africani del nord o dell'Africa nera, pachistani o cinesi.
Saranno tutti italiani se sapremo trasmettere il meglio della cultura che questo miscuglio ha prodotto arricchendosi con i nuovi contributi.
Nello scambio di informazioni, esiste la trasmissione ma anche la ricezione... per capirsi è fondamentale che il protocollo di base sia lo stesso.
Prova a trasmettere i tuoi valori laici e libertari ai musulmani, poi mi dirai.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Nello scambio di informazioni, esiste la trasmissione ma anche la ricezione... per capirsi è fondamentale che il protocollo di base sia lo stesso.
Prova a trasmettere i tuoi valori laici e libertari ai musulmani, poi mi dirai.
Che stress :carneval:
Provo a trasmettere i miei valori qui e... mi mordono la testa :cool:.
Eppure i miei sono quelli giusti :carneval:. Accidenti, sono proprio di coccio (io o gli altri?) :carneval:
Prova a condividere le tue idee laiche e libertarie con Buttiglione o Adinolfi:cool:


I valori, tra persone e gruppi sociali, ma anche genitori-figli, si vivono creando situazioni che fanno percepire benessere. Se questo accade vengono integrati nella propria matrice cognitiva e nel proprio insieme di valori, culturalmente determinato.
Io ho a che fare con musulmani tutti i giorni. Dalle amiche di mia figlia, nate qui, che hanno studiato qui, si sono laureate qui, si vestono come noi, alcune con il velo, altre no a conoscenti, ad altre che frequento per lavoro. Ma non saprei definirli come gruppo come non so definire i milanesi o i pugliesi o i sardi.
Anzi normalmente le amiche di mia figlia condividono su fb le frasi del "il milanese imbruttito", commentano la politica italiana da posizioni avanzate (non solo in merito al l'immigrazione) ma anche, per dire, sulle coppie omosessuali, sulla contraccezione ed altro.
E i loro genitori? Sono diversi come tutte le famiglie che per età o origine condividono cultura ed esperienze diverse.
 

Nobody

Utente di lunga data
Che stress :carneval:
Provo a trasmettere i miei valori qui e... mi mordono la testa :cool:.
Eppure i miei sono quelli giusti :carneval:. Accidenti, sono proprio di coccio (io o gli altri?) :carneval:
Prova a condividere le tue idee laiche e libertarie con Buttiglione o Adinolfi:cool:


I valori, tra persone e gruppi sociali, ma anche genitori-figli, si vivono creando situazioni che fanno percepire benessere. Se questo accade vengono integrati nella propria matrice cognitiva e nel proprio insieme di valori, culturalmente determinato.
Io ho a che fare con musulmani tutti i giorni. Dalle amiche di mia figlia, nate qui, che hanno studiato qui, si sono laureate qui, si vestono come noi, alcune con il velo, altre no a conoscenti, ad altre che frequento per lavoro. Ma non saprei definirli come gruppo come non so definire i milanesi o i pugliesi o i sardi.
Anzi normalmente le amiche di mia figlia condividono su fb le frasi del "il milanese imbruttito", commentano la politica italiana da posizioni avanzate (non solo in merito al l'immigrazione) ma anche, per dire, sulle coppie omosessuali, sulla contraccezione ed altro.
E i loro genitori? Sono diversi come tutte le famiglie che per età o origine condividono cultura ed esperienze diverse.
Il fatto che loro due sono un (per fortuna) piccolo sottoinsieme di italiani, a differenza degli altri a cui mi riferivo ;)
Non dubito che le tue amiche muslim siano un campione "evoluto" del pensiero teocratico dell'Islam. Ma se pensi che ne siano anche un campione rappresentativo, sbagli. Ad ogni modo, se la società italiana futura sarà più libera, più tollerante, più pacifica di quella attuale, sarò pronto a rimangiarmi tutto :singleeye:
 
Ultima modifica:

danny

Utente di lunga data
Sia la campagna che certi tipi di commenti rammentano di come la politica sia ridotta alla complessità dialettica di Twitter.
Ho visto donne che mai avrebbero trovato un posto per un figlio nella loro vita scagliarsi contro questa campagna brandendo l'assenza di asili nido e la precarietà del lavoro, altre persone citare la crisi scrivendo dal loro Iphone.
Non mi riesce difficile ricordare che i miei genitori sono stati concepiti prima che finisse la guerra, o poco dopo.
Dai nonni ho avuto i racconti delle difficoltà per tirare su i nuovi arrivati, e tirare su includeva anche il dare da mangiare.
E c'erano ancora famiglie sfollate, altre che non avevano più la loro casa.
Bisogni essenziali.
Sicuramente per tante persone delle ultime generazioni, compresa la mia, anche andare in campeggio è un disagio insormontabile, per cui il mancato aggiornamento all'ultimo Iphone può essere dal punto di vista sociale visto come invalidante e precludere il desiderio di figli.
Ma non ci credo neppure un po'.
Un tempo, quando l'Italia cresceva a ritmi sostenuti, i ruoli di genere erano ben definiti.
Mi dispiace che spesso si vedano nella donne del passato solo delle persone senza libertà e subordinate agli uomini. Io ho un ricordo diverso: ho in mente donne che dominavano il ruolo in cui si trovavano. Erano madri, nonne, mogli, ma anche operaie, mondine, contadine, mungitrici, maestre.
Partigiane, staffette.
Erano le donne che con gli uomini al fronte guidavano i tram e lavoravano "pesantemente" nelle industrie di allora.
Erano le donne che dominavano la vita sociale di ogni comunità, erano le loro voci che sentivi in giro per le strade, per le vie, per i cortili.
Anche al cinema, nella commedia italiana, accanto a maschi che spesso erano guitti, cialtroni, millantatori di virtù, c'erano donne forti, sincere, dominanti, anche quando erano estremamente dolci e apparentemente fragili.
Penso ai personaggi di Giulietta Masina, che emergevano nella loro complessità, o alla Magnani, o a Sophia Loren.
Questo per restituire alle donne dell'epoca, che facevano figli anche sotto i bombardamenti, una grandezza dimenticata.
E molto ci sarebbe da dire anche sulle "palle" di chi in anni successivi lavorò per fare alle donne pari diritti.
E ora? Ora ti arriva il ministro che deve ricordare che la menopausa arriva, che bisogna sbrigarsi a fare figli ed è inutile lamentarsi se non arrivano per raggiunti limiti d'età.
Non mi intristisce la campagna in sé, ma che si sia arrivati a tanto. A una coglionata che dipinge le donne di oggi come incapaci di autodeterminazione, come esseri fragili, bisognosi di assistenza.
Peggio di 60 anni fa. Molto peggio.
Soprattutto perché le donne oggi hanno fatto passi da gigante. Studiando, facendo carriera, e facendo spesso a meno anche di una famiglia, dei figli.
Per scelta.
Perché in questa realtà dei ruoli liquidi va anche così.
Che si stia bene da soli. Che non si abbia voglia di fare figli. Che si preferisca vivere bene la propria vita senza darla ad altri, che si faccia sesso unicamente per piacere.
Giusto? Sbagliato?
E' così e basta. E ogni persona di fronte alle proprie scelte si deve assumere la responsabilità delle conseguenze.
Se i figli a 45 anni non dovessero arrivare, amen.
Non si può avere tutto dalla vita.
Io ho avuto il primo figlio a 39.
Dopo ho capito veramente di avere fatto un errore. Che era una cosa tanto bella - diventare genitore - che potevo pensarci anche prima. Che non ci sarebbe stato lo spazio per un altro figlio.
Ci sono arrivato da solo.
Purtroppo.
Esiste quindi un problema di modelli nella nostra società che non spiegano.
Ma non è certo con coglionate alla Lorenzin che si raggiunge lo scopo. Non è parlando così a donne in gran parte laureate, o comunque con elevati titoli di studio, che si viene ascoltati.
O forse lo scopo lo ha davvero raggiunto, dato che siamo qui a parlarne.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Il fatto che loro due sono un (per fortuna) piccolo sottoinsieme di italiani, a differenza degli altri a cui mi riferivo ;)
Non dubito che le tue amiche muslim siano un campione "evoluto" del pensiero teocratico dell'Islam. Ma se pensi che ne siano anche un campione rappresentativo, sbagli. Ad ogni modo, se la società italiana futura sarà più libera, più tollerante, più pacifica di quella attuale, sarò pronto a rimangiarmi tutto :singleeye:
Ho fatto un esempio di un campione che frequento da anni, di seconda generazione e che si considerano musulmani e rispettano alcune regole quali Ramadan e astensione dall'alcol.
Credi davvero che queste idee da loro condivise siano patrimonio della maggioranza degli italiani? Ho citato due elementi, ma avrei potuto dirne altri, che certamente sono su posizioni più che conservatrici, ma proprio restauratrici (tipo Controriforma o Congresso di Vienna:carneval:) addirittura contrari al divorzio e al diritto di aborto (favorevoli all'aborto penso non ci sia nessuno).
Ma ho anche detto che frequento altre persone che non saprei definire per le loro idee solo perché musulmane proprio perché non lo posso fare non solo per i milanesi, ma neanche trai i condomini del mio palazzo o tra il gruppo politico di cui faccio parte.
In sintesi io contesto la definizione di musulmani come gruppo ideologicamente compatto, come quello di cattolici come compatto o anche di piddini, grillini, ingegneri, insegnanti, sportivi, traditori, traditi, amanti.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Sia la campagna che certi tipi di commenti rammentano di come la politica sia ridotta alla complessità dialettica di Twitter.
Ho visto donne che mai avrebbero trovato un posto per un figlio nella loro vita scagliarsi contro questa campagna brandendo l'assenza di asili nido e la precarietà del lavoro, altre persone citare la crisi scrivendo dal loro Iphone.
Non mi riesce difficile ricordare che i miei genitori sono stati concepiti prima che finisse la guerra, o poco dopo.
Dai nonni ho avuto i racconti delle difficoltà per tirare su i nuovi arrivati, e tirare su includeva anche il dare da mangiare.
E c'erano ancora famiglie sfollate, altre che non avevano più la loro casa.
Bisogni essenziali.
Sicuramente per tante persone delle ultime generazioni, compresa la mia, anche andare in campeggio è un disagio insormontabile, per cui il mancato aggiornamento all'ultimo Iphone può essere dal punto di vista sociale visto come invalidante e precludere il desiderio di figli.
Ma non ci credo neppure un po'.
Un tempo, quando l'Italia cresceva a ritmi sostenuti, i ruoli di genere erano ben definiti.
Mi dispiace che spesso si vedano nella donne del passato solo delle persone senza libertà e subordinate agli uomini. Io ho un ricordo diverso: ho in mente donne che dominavano il ruolo in cui si trovavano. Erano madri, nonne, mogli, ma anche operaie, mondine, contadine, mungitrici, maestre.
Partigiane, staffette.
Erano le donne che con gli uomini al fronte guidavano i tram e lavoravano "pesantemente" nelle industrie di allora.
Erano le donne che dominavano la vita sociale di ogni comunità, erano le loro voci che sentivi in giro per le strade, per le vie, per i cortili.
Anche al cinema, nella commedia italiana, accanto a maschi che spesso erano guitti, cialtroni, millantatori di virtù, c'erano donne forti, sincere, dominanti, anche quando erano estremamente dolci e apparentemente fragili.
Penso ai personaggi di Giulietta Masina, che emergevano nella loro complessità, o alla Magnani, o a Sophia Loren.
Questo per restituire alle donne dell'epoca, che facevano figli anche sotto i bombardamenti, una grandezza dimenticata.
E molto ci sarebbe da dire anche sulle "palle" di chi in anni successivi lavorò per fare alle donne pari diritti.
E ora? Ora ti arriva il ministro che deve ricordare che la menopausa arriva, che bisogna sbrigarsi a fare figli ed è inutile lamentarsi se non arrivano per raggiunti limiti d'età.
Non mi intristisce la campagna in sé, ma che si sia arrivati a tanto. A una coglionata che dipinge le donne di oggi come incapaci di autodeterminazione, come esseri fragili, bisognosi di assistenza.
Peggio di 60 anni fa. Molto peggio.
Soprattutto perché le donne oggi hanno fatto passi da gigante. Studiando, facendo carriera, e facendo spesso a meno anche di una famiglia, dei figli.
Per scelta.
Perché in questa realtà dei ruoli liquidi va anche così.
Che si stia bene da soli. Che non si abbia voglia di fare figli. Che si preferisca vivere bene la propria vita senza darla ad altri, che si faccia sesso unicamente per piacere.
Giusto? Sbagliato?
E' così e basta. E ogni persona di fronte alle proprie scelte si deve assumere la responsabilità delle conseguenze.
Se i figli a 45 anni non dovessero arrivare, amen.
Non si può avere tutto dalla vita.
Io ho avuto il primo figlio a 39.
Dopo ho capito veramente di avere fatto un errore. Che era una cosa tanto bella - diventare genitore - che potevo pensarci anche prima. Che non ci sarebbe stato lo spazio per un altro figlio.
Ci sono arrivato da solo.
Purtroppo.
Esiste quindi un problema di modelli nella nostra società che non spiegano.
Ma non è certo con coglionate alla Lorenzin che si raggiunge lo scopo. Non è parlando così a donne in gran parte laureate, o comunque con elevati titoli di studio, che si viene ascoltati.
O forse lo scopo lo ha davvero raggiunto, dato che siamo qui a parlarne.
:up:
Le nostre nonne erano tutte diverse e lo siamo anche noi.
 

Nobody

Utente di lunga data
Ho fatto un esempio di un campione che frequento da anni, di seconda generazione e che si considerano musulmani e rispettano alcune regole quali Ramadan e astensione dall'alcol.
Credi davvero che queste idee da loro condivise siano patrimonio della maggioranza degli italiani? Ho citato due elementi, ma avrei potuto dirne altri, che certamente sono su posizioni più che conservatrici, ma proprio restauratrici (tipo Controriforma o Congresso di Vienna:carneval:) addirittura contrari al divorzio e al diritto di aborto (favorevoli all'aborto penso non ci sia nessuno).
Ma ho anche detto che frequento altre persone che non saprei definire per le loro idee solo perché musulmane proprio perché non lo posso fare non solo per i milanesi, ma neanche trai i condomini del mio palazzo o tra il gruppo politico di cui faccio parte.
In sintesi io contesto la definizione di musulmani come gruppo ideologicamente compatto, come quello di cattolici come compatto o anche di piddini, grillini, ingegneri, insegnanti, sportivi, traditori, traditi, amanti.
Io invece contesto il paragone tra la compattezza di fede (e della sua applicazione) tra musulmani, e tutti gli altri gruppi che hai citato. Che tra l'altro non si capisce nemmeno quale fattore aggregante dovrebbero avere (se non la fede in Gesù dei cattolici e quella in Matteo dei piddini).
Detto questo, basterà aspettare.
 
Top