Giorno da disoccupata numero 10: era meglio se andavo a raccogliere i pomodori, mi sa! Sto discutendo col mio relatore su cme pubblicare 'sta cavolo di tesi e per non pensare (perché sì, penso ancora) mando CV tutto il giorno come una matta.
Quando ripenso all'ultima conversazione che abbiamo avuto non so se siano più forti il pianto o il riso: "non voglio perderti, ma se per non farti soffrire devo uscire dalla tua vita, allora lo accetto!" e mi sto pentendo di essere stata gentile con lei, perché a scoppio ritardato mi viene da dirle "veramente sei tu che mi ci hai cacciata a calci"... che poi quando le ho detto "guarda che ti avevo perdonata" mi fa "non davvero" e io le ho risposto "per quello ci vuole tempo"... e solo adesso mi viene in mente che il perdono uno lo elabora, a fatica, solo se vede che l'altro vuole stare con te... altrimenti che perdono è, che riconciliazione è? Vuoi farmi credere che se ti avessi perdonata lì, sul momento, per te sarebbe rimasto tutto come prima? Avrei voluto dirglielo. Mi fa ridere che per dirmi "non voglio stare con te" mi ha detto "io ti voglio bene come prima e questo non è mai cambiato, e ora voglio che tu soffra il meno possibile". Ma poi sono rimasta allibita: "Comunque volevo vederti per darti la tesi, era una lettera d'amore concepita per te, c'erano delle cose che solo tu avresti potuto trovare" e lei "Allora non vuoi più darmela?". Io devo prenderla come una frase fatta, perché altrimenti non me lo spiego: m'hai detto ora che non vuoi più uscire con me, però mi chiedi se voglio darti o no la tesi. Mah! L'altra perla è "Quindi stai praticamente dicendo che non ti piaccio e che la colpa non era delle medicine" e lei "Ma che c'entra? Ci piace una persona per cui abbiamo una cottarella... e comunque non ti ho mentito, ormai mi masturbo una volta a settimana, sono i miei sentimenti che sono cambiati."
In sintesi, cerco di spingere il pensiero più in fondo che posso e mi domando se ci sia davvero chi, dopo tanto tempo, si morde la lingua e si renda conto di aver perso qualcosa di tanto importante. Ovvio che poi, nel caso, stai a vedere se l'altro non ti sputa in faccia. Mi è rimasto sul gozzo l'essere stata pacata e gentile: non se lo meritava. Avevo talmente paura di guastare una riconciliazione fantomatica e futura che non le ho detto che è stata una stronza due volte, perché non è vero che "non importa quello che ti ho detto due mesi o due settimane fa". Invece importa eccome, perché quello che dici a un'altra persona ha il suo peso, è troppo comodo fare così. Penso si sentisse molto in colpa nei miei confronti, ma anche questo, per come la vedo io, è un sentimento che non vale nulla.
Mia mamma mi chiama la sera per ascoltarmi, e mi fa un po' ridere perché mi fa "scusa, e quando ti ha detto che non ti voleva vedere più se tu pensavi di rimettertici insieme, perché al posto di dirle 'ok' non le hai detto vediamoci come amiche?"
E io le ho semplicemente risposto che non era vero. Chissà se sarebbe servito a qualcosa. A parte che è lei che non mi vuole nella sua vita, io posso solo starne fuori... "Vorrei tanto non darti questo dolore", "Se potessi renderti felice come prima sarei contentissima"... C'era da dirle "Per non darmi dolore basta non comportarsi di merda", peccato che le risposte mi vengano sempre dopo. M'è scappato un semplice "Che cosa significa?", e lei lì che mi ha ripetuto la stessa frase pari pari. Lo so che è inutile pensare a tutte queste cose ed è ancora più inutile stupirsi, ma tant'è.