Intimità

Brunetta

Utente di lunga data
Intimità

[h=1]http://d.repubblica.it/lifestyle/2017/02/17/news/consigli_eros_e_intimita_come_fare_psicologia-3394024/?ref=fbpd


Intimità e sesso non sono la stessa cosa[/h]Spesso vengono confusi, usati indifferentemente. Ma sesso e intimità non sono uguali. L’intimità include cose diverse, in senso fisico, sessuale, mentale, emotivo, spirituale. E infatti esistono infinite forme di confidenza al di là del sesso. L’intimità si costruisce sulla sensazione di essere apprezzati, accettati, così come siamo dall’altro. Ma può anche portare sofferenza. Eppure, ci spiega la psicologa, vale sempre la pena
DI BRUNELLA GASPERINI
Non significano la stessa cosa, pur essendo in relazione tra loro. Eppure intimità e sesso sono termini usati spesso indifferentemente. Confusi, anche. Ci può essere intimità senza coinvolgimento fisico, ad esempio. E si può fare sesso in modo appagante senza intimità. Ma forse meglio dire che l’intimità include cose diverse, in senso fisico, sessuale, mentale, emotivo, spirituale. Aspetti che possono essere sperimentati in rapporti e contesti differenti.

In una coppia l'intimità influenza il sesso e il sesso contribuisce all'intimità. Però la connessione emotiva può appartenere anche a due persone non legate da un rapporto sentimentale, nel senso romantico del termine. E lontane dal coinvolgimento fisico. In qualche modo l’intimità sessualeè la più facile da realizzare. Ma anche nel sesso come scambio fisico, puro intrattenimento, possono esistere risvolti interiori. Difficile a volte stabilire i confini tra praticare sesso e fare l’amore. Per certi versi non c’è niente di più intimo che offrirsi in modo vulnerabile a qualcuno per una sola volta, in un incontro sessuale di una notte.

Il sesso però è solo uno dei tanti modi possibili per ricevere e dare qualcosa, per conoscersi ed esprimersi. Non è l’unico a raccontare intimità. Esistono infinite altre forme di confidenza. Momenti intimi profondi nella maggioranza dei casi non hanno niente a che fare con il sesso. L’intimità si costruisce sulla sensazione di essere apprezzati, accettati, così come siamo dall’altro. Qualunque cosa accada. Dal senso di sicurezza, confidenza, disinvoltura dello stare insieme, come quando rientriamo a casa, possiamo toglierci le scarpe e buttarci scomposti sul divano. Siamo in intimità se possiamo essere liberi di scoprire i veri sentimenti, di dire quello che si pensa e si prova. Se godiamo della forza di essere vulnerabili. Se lasciamo la porta aperta senza paura che l’altro ne approfitti. Se ci sentiamo al sicuro.

Eppure è un posto che può diventare pericoloso. Più del sesso. Quando l’altro ad un certo punto non c’è più e lascia una voragine dentro di noi. Oppure in modo subdolo, approfitta, ci manipola, abusa della nostra disponibilità. Tutto questo può provocarci dolore infinito. Intimità è qualcosa che può fare molta paura. Porta a ritirarci, a fare un passo indietro perché di fondo sentiamo che più l’altro si avvicina, più rischiamo il dolore. Tutti siamo stati feriti, in qualche modo. Le nostre connessioni profonde possono essere minate dal nostro passato, dalle ferite lontane. E allora è come se dicessimo: ti voglio, desidero che tu mi venga vicino, mi conosca ma aspetta un attimo, sono stato male in passato, non voglio rischiare di soffrire ancora. Ti aspetto ma non così tanto, ti cerco ma stai al tuo posto. Amami ma da lontano, desiderami ma sarò irraggiungibile per te. E costruire così muri attorno al cuore per tenere distante chi può entrare. Anche la paura di avere occhi puntati sulla nostra esistenza, di essere scoperti per come siamo, di sentire qualcuno troppo vicino a livello emotivo, può renderci latitanti nelle relazioni.

Un rapporto sentimentale dove manca intimità è probabilmente guasto, si tiene su qualcosa di malsano, forse paura o dipendenza. È una bandiera rossa per l’amore, più della mancanza di sesso. Problemi di intimità possono nascere anche nei rapporti già consolidati, quando la distanza emotiva è diventata abitudine. Un giorno ci svegliamo e scopriamo che non si è più così vicino a questa persona che ci dorme accanto. Che ci siamo persi nel tempo, allontanati. E la strada del ritorno a quella vicinanza che desideriamo può essere imbarazzante, talvolta impossibile.

Essere vicini a qualcuno tuttavia non vuol dire dimenticare il nostro confine. Quel limite personale che segna dove altri possono arrivare ma anche chi siamo, la nostra area esistenziale. Che non può essere violato, nemmeno da noi stessi. Intimità non è consentire all’altro di fare di noi ciò che vuole, permettergli di spadroneggiare pur di trattenerlo, accettare qualunque cosa per renderlo contento. Se riusciamo ad essere intimi con noi stessi, a connetterci con le nostre parti più profonde, ad entrare in confidenza con quello che sentiamo veramente, sappiamo capire come muoverci anche nelle relazioni con gli altri. Cosa autorizzare e quando andare via.

Si dice che gli uomini abbiano più difficoltà con l’intimità. Vengono socializzati ad apparire forti, controllati, indipendenti, imparano a nascondere le debolezze, possono avere più difficoltà a bilanciare il senso di se stessi quando sono collegati ad un’altra persona. Sono meno disinvolti, a volte non sanno proprio come parlare di emozioni, mancano loro vocaboli emotivi. Confondono più facilmente sesso con intimità. Ma forse il codice dell’intimità, e della sessualità ad esso collegato, in senso profondo trascende il genere. Attinge da una dimensione interiore personale segnata dai propri vissuti, dalle esperienze precoci, dal modo in cui abbiamo imparato e dato significato al fare spazio, condividere la vita, stare e farsi stare accanto da un’altra persona. Aprirsi, darsi, comporta il pericolo di vivere male, l’altro può comunque non accettarci. Però vale sempre la pena. Il rischio di rimanere serrati su se stessi è del resto sempre più alto di quello del rifiuto.

(17 FEBBRAIO 2017)
 

Brunetta

Utente di lunga data
A me ha sempre colpito come si confonda intimità con complicità.
L'intimità è accoglienza reciproca della propria interiorità segreta e preziosa per creare una alleanza.
Complicità è costruzione di un segreto.
 

Ginevra65

Moderatrice del cazzo
Staff Forum
A me ha sempre colpito come si confonda intimità con complicità.
L'intimità è accoglienza reciproca della propria interiorità segreta e preziosa per creare una alleanza.
Complicità è costruzione di un segreto.
ti descrivo una mia sensazione vissuta, sesso e complicità,: il volersi trovare desiderare di far sesso una grande attrazione ma tutto molto sul piano fisico. Intimità e sesso: desiderio di stare insieme stare abbracciati, baciarsi far l'amore con una passione che il dopo ci si racconta, si parla di noi si sente del sentiamo e senti di avere molto in comune ci si sente veramente legati. Uno parte dell'altro.Non so se ho reso l'idea.
 

twinpeaks

Utente di lunga data
Nella filosofia classica (ellenica, cristiana) il termine "volontà" si applica soltanto alle intenzioni mosse da ragione (nous) e spirito (apertura alla parola di Dio). I moti che non partecipano di spirito e ragione sono "libido".
La differenza tra intimità e complicità è dello stesso ordine.
 

Divì

Utente senza meta
Nella filosofia classica (ellenica, cristiana) il termine "volontà" si applica soltanto alle intenzioni mosse da ragione (nous) e spirito (apertura alla parola di Dio). I moti che non partecipano di spirito e ragione sono "libido".
La differenza tra intimità e complicità è dello stesso ordine.
Osservazione molto interessante. Si potrebbe riassumere nel motto "al cuor non si comanda?"

A parte gli scherzi. L'intimità attiene più alla sfera della libido e la complicità invece a quella della volontà?
 

spleen

utente ?
A me ha sempre colpito come si confonda intimità con complicità.
L'intimità è accoglienza reciproca della propria interiorità segreta e preziosa per creare una alleanza.
Complicità è costruzione di un segreto.
Ma anche no. Puo essere semplicemente "dono di sè".
Quando si parla di rapporto amoroso si utilizzano spesso definizioni che riguardano lo stare insieme e che descrivono appunto una sorta di accordo tra le parti ( che sicuramente c'è e che spesso è definito da un progetto di vita insieme ). Non altrettanto spesso si sente parlare di dono di sè, della propria intimità. Penso che sia appagante in un rapporto ricevere ma penso che lo sia ancor di più dare.

Certo non tutti ne sono capaci, anafettività ed egoismi sono sempre in agguato. Bisogna forse essere stati educati alla condivisione delle emozioni, all' empatia. O averlo imparato per essere fortunati nell'aver incontrato le persone giuste, (può succere, ne ho le prove :D).
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Nella filosofia classica (ellenica, cristiana) il termine "volontà" si applica soltanto alle intenzioni mosse da ragione (nous) e spirito (apertura alla parola di Dio). I moti che non partecipano di spirito e ragione sono "libido".
La differenza tra intimità e complicità è dello stesso ordine.
Osservazione molto interessante. Si potrebbe riassumere nel motto "al cuor non si comanda?"

A parte gli scherzi. L'intimità attiene più alla sfera della libido e la complicità invece a quella della volontà?
Io pensavo il contrario :blank:
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma anche no. Puo essere semplicemente "dono di sè".
Quando si parla di rapporto amoroso si utilizzano spesso definizioni che riguardano lo stare insieme e che descrivono appunto una sorta di accordo tra le parti ( che sicuramente c'è e che spesso è definito da un progetto di vita insieme ). Non altrettanto spesso si sente parlare di dono di sè, della propria intimità. Penso che sia appagante in un rapporto ricevere ma penso che lo sia ancor di più dare.

Certo non tutti ne sono capaci, anafettività ed egoismi sono sempre in agguato. Bisogna forse essere stati educati alla condivisione delle emozioni, all' empatia. O averlo imparato per essere fortunati nell'aver incontrato le persone giuste, (può succere, ne ho le prove :D).
Si può accogliere solo chi si dona.
Io evidenzio l'alleanza che forse dovrei definire con un altro termine perché voglio oppormi alla complicità.
La complicità è una alleanza negativa si definisce contro il non-noi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non vorrei aprire troppe strade nella discussione (che poi l'ho aperta io :facepalm:) ma credo che lo sconcerto del tradimento è anche nel rendersi conto che l'intimità, che si credeva ci fosse, non c'era.
Forse è per questo che per ricomporre l'idea pregressa si nega che la relazione extra sia stata una relazione, si nega che l'altra/o sia stata una persona e la/o si riduce a un personaggio disgustoso e ridicolo.
 

spleen

utente ?
Si può accogliere solo chi si dona.
Io evidenzio l'alleanza che forse dovrei definire con un altro termine perché voglio oppormi alla complicità.
La complicità è una alleanza negativa si definisce contro il non-noi.
Complicità è una parola molto usata, persino abusata, oggi come oggi.
Definisce appunto alleanza ed ha una sua fortuna per il valore estremo che si dà socialmente all' individualismo.

Diventa difficile parlare di dono di sè e di spazio da mettere in comune con un altro se socialmente ti hanno sempre abituato a pensare che al mondo esisti prima tu (generico) e che l'altro è un accessorio della tua vita.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Complicità è una parola molto usata, persino abusata, oggi come oggi.
Definisce appunto alleanza ed ha una sua fortuna per il valore estremo che si dà socialmente all' individualismo.

Diventa difficile parlare di dono di sè e di spazio da mettere in comune con un altro se socialmente ti hanno sempre abituato a pensare che al mondo esisti prima tu (generico) e che l'altro è un accessorio della tua vita.
Peggio, si educa a considerare il modo un posto pericoloso contro cui dover combattere.
 
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spleen

utente ?
Peggio si educa a considerare il modo un posto pericoloso contro cui dover combattere.
Il mondo è un posto pericoloso e gli animali più pericolosi per noi stessi sono gli altri uomini. Prima dicevo che non tutti sono capaci o sono stati educati alla condivisione e condividere con certi individui significa mettersi nei guai.

Tuttavia dobbiamo nondimeno a considerare la "persona" che alberga dentro ciascuno di noi come una parte di noi stessi. E' scritto del nostro DNA come animali sociali e dentro il nostro destino come umanità intera. Se sopravviveremo a noi stessi lo faremo "insieme" agli altri, se periremo sarà insieme a tutti.

E' significativo che le persone più incapaci di aprirsi e comunicare siano anche le più sole, spesso disperate, e che questa situazione le avviti dentro una spirale di odio, di degrado di sè.

Gli "altri" sono scritti nel nostro destino.
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
ti descrivo una mia sensazione vissuta, sesso e complicità,: il volersi trovare desiderare di far sesso una grande attrazione ma tutto molto sul piano fisico. Intimità e sesso: desiderio di stare insieme stare abbracciati, baciarsi far l'amore con una passione che il dopo ci si racconta, si parla di noi si sente del sentiamo e senti di avere molto in comune ci si sente veramente legati. Uno parte dell'altro.Non so se ho reso l'idea.
A me si è condivido
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il mondo è un posto pericoloso e gli animali più pericolosi per noi stessi sono gli altri uomini. Prima dicevo che non tutti sono capaci o sono stati educati alla condivisione e condividere con certi individui significa mettersi nei guai.

Tuttavia dobbiamo nondimeno a considerare la "persona" che alberga dentro ciascuno di noi come una parte di noi stessi. E' scritto del nostro DNA come animali sociali e dentro il nostro destino come umanità intera. Se sopravviveremo a noi stessi lo faremo "insieme" agli altri, se periremo sarà insieme a tutti.

E' significativo che le persone più incapaci di aprirsi e comunicare siano anche le più sole, spesso disperate, e che questa situazione le avviti dentro una spirale di odio, di degrado di sè.

Gli "altri" sono scritti nel nostro destino.
Sai che invece io credo che il mondo sia un posto bellissimo e accogliente e che la maggior parte delle persone non desideri altro che essere accolta.
Quando ci si apre si scoprono ricchezze negli altri, come è successo qui.
Ma mi succede anche altrove.
Poi ci sono persone stronze e, vabbè, che ci si può fare?
 

spleen

utente ?
Sai che invece io credo che il mondo sia un posto bellissimo e accogliente e che la maggior parte delle persone non desideri altro che essere accolta.
Quando ci si apre si scoprono ricchezze negli altri, come è successo qui.
Ma mi succede anche altrove.
Poi ci sono persone stronze e, vabbè, che ci si può fare?
Considerarlo pericoloso non cancella la sua bellezza, ci richiama solo all' attenzione, alla "gestione" dei nostri rapporti.
(E quanta attenzione dovrebbere usare certe persone nel rapportarsi!).

Una volta, io al posto di -accolti-, avevo usato la parola - riconosciuti-. Perchè se è pur vero che moti (ma forse non tutti) desiderano essere accolti dagli altri, tutti credo anelino ad essere riconosciuti nel proprio "essere", è quello forse il vero punto di partenza, impegnarsi nel conoscere e nel riconoscere.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Considerarlo pericoloso non cancella la sua bellezza, ci richiama solo all' attenzione, alla "gestione" dei nostri rapporti.
(E quanta attenzione dovrebbere usare certe persone nel rapportarsi!).

Una volta, io al posto di -accolti-, avevo usato la parola - riconosciuti-. Perchè se è pur vero che moti (ma forse non tutti) desiderano essere accolti dagli altri, tutti credo anelino ad essere riconosciuti nel proprio "essere", è quello forse il vero punto di partenza, impegnarsi nel conoscere e nel riconoscere.
Sai che mi fai venire sensi di colpa nei confronti di qualche stronza:unhappy:
 

twinpeaks

Utente di lunga data
Osservazione molto interessante. Si potrebbe riassumere nel motto "al cuor non si comanda?"

A parte gli scherzi. L'intimità attiene più alla sfera della libido e la complicità invece a quella della volontà?
Il contrario, se intendiamo "volontà" e "libido" come ho detto sopra e qui ripeto: "Nella filosofia classica (ellenica, cristiana) il termine "volontà" si applica soltanto alle intenzioni mosse da ragione (nous) e spirito (apertura alla parola di Dio). I moti che non partecipano di spirito e ragione sono "libido"."

"Libido", da cui l'italiano "libidine", è il termine usato da Freud a indicare la forza (cieca) del desiderio. La forza cieca del desiderio è infraumana e NON personale, nel senso pieno ed esatto della parola. E' personale, autenticamente individuale, soltanto la "volontà" come la intende la filosofia ellenica, cioè "il cuore a cui la persona comanda per mezzo della ragione (nous) e dello spirito".
La "volontà" intesa come puro arbitrio (scelgo quello che preferisco, quel che soddisfa meglio il mio desiderio, che appaga la mia "volontà di potenza") per la filosofia ellenica e il cristianesimo è "libido".

Il percorso attraverso il quale la "libido" si trasforma in "volontà" è, per la ragione, la pàideia, l'educazione alla saggezza; per la religione, la metànoia, la conversione.

Per quel che vale, la psicoanalisi serve, quando serve cioè non sempre, anche a questo. Ci vogliono tante altre cose, tra le quali, per esprimersi nel linguaggio religioso, "la grazia di Dio", perchè - sempre nel linguaggio religioso cristiano - la "volontà" è "ferita" dal "peccato originale", cioè a dire è sempre inclinata verso la "libido".

Morale: non è per niente facile (per fortuna, sennò resterei disoccupato) ma vale la pena provarci.
 

Divì

Utente senza meta
Il contrario, se intendiamo "volontà" e "libido" come ho detto sopra e qui ripeto: "Nella filosofia classica (ellenica, cristiana) il termine "volontà" si applica soltanto alle intenzioni mosse da ragione (nous) e spirito (apertura alla parola di Dio). I moti che non partecipano di spirito e ragione sono "libido"."

"Libido", da cui l'italiano "libidine", è il termine usato da Freud a indicare la forza (cieca) del desiderio. La forza cieca del desiderio è infraumana e NON personale, nel senso pieno ed esatto della parola. E' personale, autenticamente individuale, soltanto la "volontà" come la intende la filosofia ellenica, cioè "il cuore a cui la persona comanda per mezzo della ragione (nous) e dello spirito".
La "volontà" intesa come puro arbitrio (scelgo quello che preferisco, quel che soddisfa meglio il mio desiderio, che appaga la mia "volontà di potenza") per la filosofia ellenica e il cristianesimo è "libido".

Il percorso attraverso il quale la "libido" si trasforma in "volontà" è, per la ragione, la pàideia, l'educazione alla saggezza; per la religione, la metànoia, la conversione.

Per quel che vale, la psicoanalisi serve, quando serve cioè non sempre, anche a questo. Ci vogliono tante altre cose, tra le quali, per esprimersi nel linguaggio religioso, "la grazia di Dio", perchè - sempre nel linguaggio religioso cristiano - la "volontà" è "ferita" dal "peccato originale", cioè a dire è sempre inclinata verso la "libido".

Morale: non è per niente facile (per fortuna, sennò resterei disoccupato) ma vale la pena provarci.
Grazie, esaustivo e soddisfacente.

Per il neretto, da anni contribuisco attivamente al sostegno economico della categoria :D
 
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