Divorzio, Cassazione: criterio per assegno è autosufficienza e non tenore di vita

brenin

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Divorzio, Cassazione: criterio per assegno è autosufficienza e non tenore di vita

Così la Suprema Corte nella sentenza n. 11504/17: "Mantenimento non va riconosciuto a chi è indipendente economicamente". Ovvero, possiede redditi, patrimonio mobiliare e immobiliare, "capacità e possibilità effettive" di lavoro personale e "la stabile disponibilità" di un'abitazione.
ROMA - La Cassazione stabilisce nuovi parametri in materia di assegno di divorzio: conta il criterio dell'indipendenza o autosufficienza economica, non il tenore di vita goduto nel corso delle nozze per assegnare l'assegno divorzile al coniuge che lo richiede. Il matrimonio cessa così di essere "sistemazione definitiva": sposarsi, scrive la Corte, è un "atto di libertà e autoresponsabilità".

Una rivoluzione, a cui la Cassazione è arrivata con la sentenza 11504, depositata oggi, relativa a un divorzio "eccellente" tra un ex ministro e un'imprenditrice. I supremi giudici hanno respinto il ricorso con il quale la signora reclamava l'assegno di divorzio già negatole con verdetto emesso dalla Corte di Appello di Milano nel 2014, che aveva ritenuto incompleta la sua documentazione reddituale e valutato che l'ex ministro dopo la fine del matrimonio aveva subito una "contrazione" dei redditi.

Pronunciandosi sul caso, la Cassazione ha corretto anche la motivazione del verdetto della Corte d'Appello di Milano: a far perdere all'ex moglie dell'ex ministro il diritto all'assegno non è il fatto che si supponga abbia redditi adeguati, ma la circostanza che i tempi ormai sono cambiati e occorre "superare la concezione patrimonialistica del matrimonio inteso come sistemazione definitiva" perché è "ormai generalmente condiviso nel costume sociale il significato del matrimonio come atto di libertà e di autoresponsabilità, nonché come luogo degli affetti e di effettiva comunione di vita, in quanto tale dissolubile. Si deve quindi ritenere - conclude la Cassazione - che non sia configurabile un interesse giuridicamente rilevante o protetto dell'ex coniuge a conservare il tenore di vita matrimoniale".

La Cassazione entra nella ratio della sentenza 11504 con una apposita nota: "La Prima sezione civile - si legge - ha superato il precedente consolidato orientamento, che collegava la misura dell'assegno al parametro del tenore di vita matrimoniale, indicando come parametro di spettanza dell'assegno, avente natura assistenziale, l'indipendenza o autosufficienza economica dell'ex coniuge che lo richiede".

La Corte ha ritenuto che il parametro del tenore di vita goduto durante il matrimonio non sia più un orientamento "attuale": con la sentenza di divorzio, osserva la prima sezione civile, "il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche economico-patrimoniale, sicché ogni riferimento a tale rapporto finisce illegittimamente con il ripristinarlo, sia pure limitatamente alla dimensione economica del tenore di vita matrimoniale, in una indebita prospettiva di ultrattività del vincolo matrimoniale".

Dunque, secondo i supremi giudici, va individuato un "parametro diverso" nel "raggiungimento dell'indipendenza economica" di chi ha richiesto l'assegno divorzile: "Se è accertato - si legge nella sentenza depositata oggi - che (il richiedente) è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo, non deve essergli riconosciuto tale diritto". I principali indici che la Cassazione individua per valutare l'indipendenza economica di un ex coniuge sono il "possesso" di redditi e di patrimonio mobiliare e immobiliare, le "capacità e possibilità effettive" di lavoro personale e "la stabile disponibilità" di un'abitazione.

Gian Ettore Gassani, presidente dell'associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, non esita a parlare di "terremoto giursprudenziale". "La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11504/17, ha rivoluzionato il diritto di famiglia in tema di riconoscimento dell'assegno divorzile e dei criteri per la sua quantificazione - scrive Gassani -. La Cassazione ha cambiato il criterio per riconoscere l'assegno al coniuge economicamente più debole e ha ritenuto che non sia più possibile valutare come parametro il tenore di vita dei coniugi goduto in costanza di matrimonio".

"Secondo i giudici - prosegue il presidente degli avvocati matrimonialisti - l'assegno divorzile può essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede dimostri di non poter procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento. Viene



spazzato via un principio sancito nel 1970 dalla legge 898 che ha introdotto il divorzio in Italia. Si tratta quindi di un terremoto giurisprudenziale in linea con gli orientamenti degli altri Paesi europei nei quali l'assegno divorzile dipende essenzialmente dai patti prematrimoniali".
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Così la Suprema Corte nella sentenza n. 11504/17: "Mantenimento non va riconosciuto a chi è indipendente economicamente". Ovvero, possiede redditi, patrimonio mobiliare e immobiliare, "capacità e possibilità effettive" di lavoro personale e "la stabile disponibilità" di un'abitazione.
ROMA - La Cassazione stabilisce nuovi parametri in materia di assegno di divorzio: conta il criterio dell'indipendenza o autosufficienza economica, non il tenore di vita goduto nel corso delle nozze per assegnare l'assegno divorzile al coniuge che lo richiede. Il matrimonio cessa così di essere "sistemazione definitiva": sposarsi, scrive la Corte, è un "atto di libertà e autoresponsabilità".

Una rivoluzione, a cui la Cassazione è arrivata con la sentenza 11504, depositata oggi, relativa a un divorzio "eccellente" tra un ex ministro e un'imprenditrice. I supremi giudici hanno respinto il ricorso con il quale la signora reclamava l'assegno di divorzio già negatole con verdetto emesso dalla Corte di Appello di Milano nel 2014, che aveva ritenuto incompleta la sua documentazione reddituale e valutato che l'ex ministro dopo la fine del matrimonio aveva subito una "contrazione" dei redditi.

Pronunciandosi sul caso, la Cassazione ha corretto anche la motivazione del verdetto della Corte d'Appello di Milano: a far perdere all'ex moglie dell'ex ministro il diritto all'assegno non è il fatto che si supponga abbia redditi adeguati, ma la circostanza che i tempi ormai sono cambiati e occorre "superare la concezione patrimonialistica del matrimonio inteso come sistemazione definitiva" perché è "ormai generalmente condiviso nel costume sociale il significato del matrimonio come atto di libertà e di autoresponsabilità, nonché come luogo degli affetti e di effettiva comunione di vita, in quanto tale dissolubile. Si deve quindi ritenere - conclude la Cassazione - che non sia configurabile un interesse giuridicamente rilevante o protetto dell'ex coniuge a conservare il tenore di vita matrimoniale".

La Cassazione entra nella ratio della sentenza 11504 con una apposita nota: "La Prima sezione civile - si legge - ha superato il precedente consolidato orientamento, che collegava la misura dell'assegno al parametro del tenore di vita matrimoniale, indicando come parametro di spettanza dell'assegno, avente natura assistenziale, l'indipendenza o autosufficienza economica dell'ex coniuge che lo richiede".

La Corte ha ritenuto che il parametro del tenore di vita goduto durante il matrimonio non sia più un orientamento "attuale": con la sentenza di divorzio, osserva la prima sezione civile, "il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche economico-patrimoniale, sicché ogni riferimento a tale rapporto finisce illegittimamente con il ripristinarlo, sia pure limitatamente alla dimensione economica del tenore di vita matrimoniale, in una indebita prospettiva di ultrattività del vincolo matrimoniale".

Dunque, secondo i supremi giudici, va individuato un "parametro diverso" nel "raggiungimento dell'indipendenza economica" di chi ha richiesto l'assegno divorzile: "Se è accertato - si legge nella sentenza depositata oggi - che (il richiedente) è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo, non deve essergli riconosciuto tale diritto". I principali indici che la Cassazione individua per valutare l'indipendenza economica di un ex coniuge sono il "possesso" di redditi e di patrimonio mobiliare e immobiliare, le "capacità e possibilità effettive" di lavoro personale e "la stabile disponibilità" di un'abitazione.

Gian Ettore Gassani, presidente dell'associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, non esita a parlare di "terremoto giursprudenziale". "La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11504/17, ha rivoluzionato il diritto di famiglia in tema di riconoscimento dell'assegno divorzile e dei criteri per la sua quantificazione - scrive Gassani -. La Cassazione ha cambiato il criterio per riconoscere l'assegno al coniuge economicamente più debole e ha ritenuto che non sia più possibile valutare come parametro il tenore di vita dei coniugi goduto in costanza di matrimonio".

"Secondo i giudici - prosegue il presidente degli avvocati matrimonialisti - l'assegno divorzile può essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede dimostri di non poter procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento. Viene



spazzato via un principio sancito nel 1970 dalla legge 898 che ha introdotto il divorzio in Italia. Si tratta quindi di un terremoto giurisprudenziale in linea con gli orientamenti degli altri Paesi europei nei quali l'assegno divorzile dipende essenzialmente dai patti prematrimoniali".
Un vero e proprio terremoto
Ora mi immagino ricorsi su ricorsi per rivedere gli importi dell'assegno di mantenimento
 

brenin

Utente
Staff Forum
Un vero e proprio terremoto
Ora mi immagino ricorsi su ricorsi per rivedere gli importi dell'assegno di mantenimento
La signora Lario faticherà a tirare la fine del mese.... :)

mentre l'ex coniuge avrà più fondi a disposizione per i regali....

Scherzi a parte, mi sembra sia un'iniziativa corretta nella misura in cui il/la consorte disponga di propri redditi e non viva in indigenza.
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
La signora Lario faticherà a tirare la fine del mese.... :)

mentre l'ex coniuge avrà più fondi a disposizione per i regali....

Scherzi a parte, mi sembra sia un'iniziativa corretta nella misura in cui il/la consorte disponga di propri redditi e non viva in indigenza.
Si condivido
Il terremoto lo prevede più che altro sul pregresso :)
 

brenin

Utente
Staff Forum
Si condivido
Il terremoto lo prevede più che altro sul pregresso :)
Assolutamente si, sul pregresso se ne vedranno delle belle. E tra l'altro, per l'ennesima volta, l'organo giudiziario ha "sostituito " l'organo legislativo, il che evidenzia ancora una volta - sempre che ce ne fosse bisogno - l'inettitudine del parlamento.
 

Ms.Razionalità

Utente di lunga data
Scherzi a parte, mi sembra sia un'iniziativa corretta nella misura in cui il/la consorte disponga di propri redditi e non viva in indigenza.
Concordo. E' anche un modo per dare una svegliata a chi si crede che tutto sia dovuto o che raggiunto un certo status sociale grazie al partner questo spetti per sempre e di diritto.

Mi hai fatto venire in mente un'amica che si è separata qualche anno fa, senza figli. Ancora non divorziata. L'avvocato ha guidato una consensuale, senza alcun tipo di mantenimento.
Lei casalinga, con una decina di immobili, non tutti a reddito, si lamenta ancora perchè il suo tenore di vita si è rivoluzionato (in peggio).

Ora potrò citare questa sentenza per porre un limite alle sue lamentele :rolleyes:
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum

ologramma

Utente di lunga data
Assolutamente si, sul pregresso se ne vedranno delle belle. E tra l'altro, per l'ennesima volta, l'organo giudiziario ha "sostituito " l'organo legislativo, il che evidenzia ancora una volta - sempre che ce ne fosse bisogno - l'inettitudine del parlamento.
con questi politici che cvi ritroviamo cosa ti saresti aspettato ?
Lavorano poco e quando sono a Roma spesso li vedi sempre in televisione a dire qualche cazzata
 

Nocciola

Super Moderatore
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La signora Lario faticherà a tirare la fine del mese.... :)

mentre l'ex coniuge avrà più fondi a disposizione per i regali....

Scherzi a parte, mi sembra sia un'iniziativa corretta nella misura in cui il/la consorte disponga di propri redditi e non viva in indigenza.
.
concordo
 

Ginevra65

Moderatrice del cazzo
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Così la Suprema Corte nella sentenza n. 11504/17: "Mantenimento non va riconosciuto a chi è indipendente economicamente". Ovvero, possiede redditi, patrimonio mobiliare e immobiliare, "capacità e possibilità effettive" di lavoro personale e "la stabile disponibilità" di un'abitazione.
ROMA - La Cassazione stabilisce nuovi parametri in materia di assegno di divorzio: conta il criterio dell'indipendenza o autosufficienza economica, non il tenore di vita goduto nel corso delle nozze per assegnare l'assegno divorzile al coniuge che lo richiede. Il matrimonio cessa così di essere "sistemazione definitiva": sposarsi, scrive la Corte, è un "atto di libertà e autoresponsabilità".

Una rivoluzione, a cui la Cassazione è arrivata con la sentenza 11504, depositata oggi, relativa a un divorzio "eccellente" tra un ex ministro e un'imprenditrice. I supremi giudici hanno respinto il ricorso con il quale la signora reclamava l'assegno di divorzio già negatole con verdetto emesso dalla Corte di Appello di Milano nel 2014, che aveva ritenuto incompleta la sua documentazione reddituale e valutato che l'ex ministro dopo la fine del matrimonio aveva subito una "contrazione" dei redditi.

Pronunciandosi sul caso, la Cassazione ha corretto anche la motivazione del verdetto della Corte d'Appello di Milano: a far perdere all'ex moglie dell'ex ministro il diritto all'assegno non è il fatto che si supponga abbia redditi adeguati, ma la circostanza che i tempi ormai sono cambiati e occorre "superare la concezione patrimonialistica del matrimonio inteso come sistemazione definitiva" perché è "ormai generalmente condiviso nel costume sociale il significato del matrimonio come atto di libertà e di autoresponsabilità, nonché come luogo degli affetti e di effettiva comunione di vita, in quanto tale dissolubile. Si deve quindi ritenere - conclude la Cassazione - che non sia configurabile un interesse giuridicamente rilevante o protetto dell'ex coniuge a conservare il tenore di vita matrimoniale".

La Cassazione entra nella ratio della sentenza 11504 con una apposita nota: "La Prima sezione civile - si legge - ha superato il precedente consolidato orientamento, che collegava la misura dell'assegno al parametro del tenore di vita matrimoniale, indicando come parametro di spettanza dell'assegno, avente natura assistenziale, l'indipendenza o autosufficienza economica dell'ex coniuge che lo richiede".

La Corte ha ritenuto che il parametro del tenore di vita goduto durante il matrimonio non sia più un orientamento "attuale": con la sentenza di divorzio, osserva la prima sezione civile, "il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche economico-patrimoniale, sicché ogni riferimento a tale rapporto finisce illegittimamente con il ripristinarlo, sia pure limitatamente alla dimensione economica del tenore di vita matrimoniale, in una indebita prospettiva di ultrattività del vincolo matrimoniale".

Dunque, secondo i supremi giudici, va individuato un "parametro diverso" nel "raggiungimento dell'indipendenza economica" di chi ha richiesto l'assegno divorzile: "Se è accertato - si legge nella sentenza depositata oggi - che (il richiedente) è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo, non deve essergli riconosciuto tale diritto". I principali indici che la Cassazione individua per valutare l'indipendenza economica di un ex coniuge sono il "possesso" di redditi e di patrimonio mobiliare e immobiliare, le "capacità e possibilità effettive" di lavoro personale e "la stabile disponibilità" di un'abitazione.

Gian Ettore Gassani, presidente dell'associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, non esita a parlare di "terremoto giursprudenziale". "La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11504/17, ha rivoluzionato il diritto di famiglia in tema di riconoscimento dell'assegno divorzile e dei criteri per la sua quantificazione - scrive Gassani -. La Cassazione ha cambiato il criterio per riconoscere l'assegno al coniuge economicamente più debole e ha ritenuto che non sia più possibile valutare come parametro il tenore di vita dei coniugi goduto in costanza di matrimonio".

"Secondo i giudici - prosegue il presidente degli avvocati matrimonialisti - l'assegno divorzile può essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede dimostri di non poter procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento. Viene



spazzato via un principio sancito nel 1970 dalla legge 898 che ha introdotto il divorzio in Italia. Si tratta quindi di un terremoto giurisprudenziale in linea con gli orientamenti degli altri Paesi europei nei quali l'assegno divorzile dipende essenzialmente dai patti prematrimoniali".
dovrebbero essere introdotti anche in Italia i patti prematrimoniale.Molte complicazioni in meno e in molte coppie finalmente dissipato il dubbio del coniuge approfittatori.
 

Tradito?

Utente di lunga data
E quindi se vorrai continuare ad usufruire del tenore di vita che il/la tuo consorte ti garantisce dovrai rimanere con lui/lei.
Mi sembra giusto

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Brunetta

Utente di lunga data
Anch'io ho pensato a Veronica. Probabilmente anche chi ha scritto la sentenza. Ovvero a chi si trova in quelle circostanze.
Non sono certa della giustezza però. Proprio perché la giurisprudenza già teneva conto delle diverse situazioni.
 

Tradito?

Utente di lunga data
A me sembra una cosa sacrosanta

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Tradito?

Utente di lunga data
Anche perché visto che il matrimonio non è più una cosa indissolubile, ma è ammesso normalmente che possa finire, non si capisce perché gli effetti economici debbano durare tutta la vita

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Brunetta

Utente di lunga data
Anche perché visto che il matrimonio non è più una cosa indissolubile, ma è ammesso normalmente che possa finire, non si capisce perché gli effetti economici debbano durare tutta la vita

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Dipende da i punti di vista.
Io provo a cercare di immaginarne diversi.
Se immagini tua madre mollata ultracinquantenne, ad esempio, da un padre facoltoso per una ventenne troveresti sacrosanto che la lasciasse a vivere con lo stipendio da impiegata?
Se immagini la ventenne che sposa il facoltoso che poi divorzia dopo averlo tradito?
Sono situazioni opposte che non vedo come potrebbero essere considerate uguali.
 

trilobita

Utente di lunga data
Anche perché visto che il matrimonio non è più una cosa indissolubile, ma è ammesso normalmente che possa finire, non si capisce perché gli effetti economici debbano durare tutta la vita

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Forse sta cambiando qualcosa..in meglio.
Dopo decenni in cui si è portato più e più volte all'attenzione il disagio di uomini che hanno perso tutto senza alcuna responsabilità,ridotti a vivere in auto da ex mogli indefinibili e leggi a senso unico,qualche rigurgito di buon senso forse appare...
 

brenin

Utente
Staff Forum
Dipende da i punti di vista.
Io provo a cercare di immaginarne diversi.
Se immagini tua madre mollata ultracinquantenne, ad esempio, da un padre facoltoso per una ventenne troveresti sacrosanto che la lasciasse a vivere con lo stipendio da impiegata?
Se immagini la ventenne che sposa il facoltoso che poi divorzia dopo averlo tradito?
Sono situazioni opposte che non vedo come potrebbero essere considerate uguali.
Premesso che se al padre facoltoso è rimasta ancora un po' di materia grigia converrebbe concordare una separazione consensuale e non giudiziale, assicurando alla consorte una vita più che dignitosa ( impensabile affrontare una separazione giudiziale nella sua posizione, considerando magari che la moglie ha dedicato tanti anni alla famiglia ed ai figli sacrificando una carriera professionale, ad esempio ).
Va anche però detto che dubito fortemente che il giudice assicuri alla consorte una rendita mensile da impiegata, proprio in considerazione di quanto scritto in precedenza. Certamente il discorso della ventenne, come giustamente sottolinei, dovrebbe essere visto sotto un'angolazione completamente diversa, al punto che alla ragazza - teoricamente - dovrebbe spettare un vitalizio sin tanto che trovi un'occupazione e divenga economicamente indipendente.
Devo però anche riconoscere che dal giudici ci si può aspettare di tutto....
 

brenin

Utente
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Forse sta cambiando qualcosa..in meglio.
Dopo decenni in cui si è portato più e più volte all'attenzione il disagio di uomini che hanno perso tutto senza alcuna responsabilità,ridotti a vivere in auto da ex mogli indefinibili e leggi a senso unico,qualche rigurgito di buon senso forse appare...
Sui papà che hanno perso tutto qui : http://www.trc.tv/news/attualita/2017/04/26/lex-marito-dorme-auto/

c'è un articolo interessante che fornisce alcuni dati inerente al fenomeno nella sola città di Bologna. Impressionante immaginare le cifre a livello nazionale.
 

Tradito?

Utente di lunga data
Dipende da i punti di vista.
Io provo a cercare di immaginarne diversi.
Se immagini tua madre mollata ultracinquantenne, ad esempio, da un padre facoltoso per una ventenne troveresti sacrosanto che la lasciasse a vivere con lo stipendio da impiegata?
Se immagini la ventenne che sposa il facoltoso che poi divorzia dopo averlo tradito?
Sono situazioni opposte che non vedo come potrebbero essere considerate uguali.
certo un principio va sempre calato nella realtà e non sempre si adatta alla perfezione. Però nella mutata situazione ritengo che questo secondo principio possa meglio interpretare la situazione.
 
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