E noi?

Brunetta

Utente di lunga data
Alberto Pellai



In questo fine settimana il caso di cronaca, che ha visto morire una 16enne ligure dopo aver ingerito una pasticca di ecstasy, ha lasciato noi genitori con il cuore in subbuglio. Ci sono più motivi che portano i nostri figli a cercare rifugio in una sostanza chimica.
La cultura del divertimento che ha imposto l’idea che nel fine settimana e nel tempo libero (e d’estate i nostri figli ne hanno molto) si debba vivere la felicità sempre e in ogni momento. Peccato, però che il concetto di felicità sia stato confuso e sovrapposto a quello di eccitazione. Sentirsi eccitati è spesso vissuto come sinonimo di “essere felici”. Il mercato spinge i giovanissimi in quella direzione. I loro cantanti preferiti parlano nei loro testi di sostanza psicotrope con una leggerezza e una normalità che - per me che mi occupo di prevenzione da molto tempo - è davvero “stupefacente”. E non uso questo termine a caso.
Noi stessi – adulti, educatori, genitori – abbiamo coltivato un progetto di felicità per i nostri figli che non ammette la possibilità di farli so-stare anche in zona faticose e frustranti dell’esistere. La loro noia deve subito essere riempita di attività e cose da fare. La tristezza viene cancellata: sempre e comunque bisogna essere sorridenti. Il dolore in questo modo non solo viene negato, ma viene addirittura cancellato. Non si può viverlo, conoscerlo, toccarlo con mano. Non si può attraversarlo, affrontarlo, imparare a gestirlo. I nostri figli hanno un mondo di bottoni a portata di mano che nel tempo di un click riempiono tutto. Musiche sempre in onda che coprono il silenzio, giochi sempre attivi ed eccitanti che annullano la noia, video da visionare ad ogni ora del giorno e della notte. Si annulla in questo modo il tempo del pensiero, dello stare con se stessi e riflettere e a sentire il “vuoto” fuori e dentro di noi. Sentito il quale, si deve prendere la decisione di che cosa farne: che senso dare a quel vuoto, che scelte di vita intraprendere per colmarlo e annullarne il potere di annichilimento. L’adolescenza è un tempo di vuoto e di pieno e di entrambi queste dimensioni bisogna imparare ad essere esperti e consapevoli.
E’ molto difficile per un giovanissimo rimanere in contatto con se stesso, autorizzarsi a sentire il dolore e la fatica, so-stare nello spazio della frustrazione. E trasformare questo disagio, fatica e frustrazione in una spinta per venirne fuori, cercando attivamente esperienze e relazioni che ci permettano di sentirci all’interno di un orizzonte di senso e significato, portatori di una valore unico e speciale.
Questo vuoto interiore che i nostri figli faticano a riempire con esperienze che “danno significato al proprio esistere” è stato cannibalizzato dai percorsi dell’eccitazione “pret a porter”. Ci sono luoghi, spazi, consumi dove tutto è eccitante, dove si sperimenta sballo e “uscita da se stessi”, dove invece di imparare a cercarsi, si impara a perdersi. E non ci si trova più.
A questo nichilismo ha dato un grande contributo l’ambiguità con cui noi adulti abbiamo affrontato il tema delle tossicodipendenze e delle sostanze ad azione psicotropa. Nel momento in cui abbiamo cominciato a parlare di “droghe pesanti” e “droghe leggere” abbiamo perso la nostra autorevolezza di adulti e soprattutto di educatori. Per chi cresce non può esistere una droga leggera. Perché non può esistere che un minore abbia bisogno, per sentirsi vivo e felice, di qualcosa che gli induca chimicamente tale percezione. Vitalità e felicità in età evolutiva devono essere il risultato di relazioni con cui mettersi in gioco, esperienze sfidanti ma capaci di insegnare competenza per la vita e soprattutto forte capacità di provare desiderio ma anche di saperne sospendere la soddisfazione, perché se tutto è disponibile, sperimentabile, accessibile ( e reso normale e normalizzato dalla cultura del mercato) allora niente e nessuno darà più significato al valore che hanno la fatica e la capacità di tollerarne gli effetti nel proprio percorso di crescita.
Lo ribadisco: come adulti dobbiamo allontanarci dalla cultura che normalizza e deresponsabilizza rispetto ai consumi psicotropi dei giovanissimi e che sono in epidemica ascesa. Mi riferisco all’alcol, sperimentato sempre più precocemente e intensamente dai giovanissimi, ma anche al tabacco e alla cannabis, di cui oggi sembra di moda affermare l’innocuità, dimenticando invece che le neuroscienze ne hanno dimostrato gli effetti nefasti procurati sul cervello dei preadolescenti e dei giovani adolescenti con un impatto devastante sulle loro capacità di apprendimento, di motivazione e di concentrazione.
Ho provato grande tristezza nel leggere la giovanissima età di tutti i soggetti coinvolti nella triste vicenda di morte per droga in Liguria. Minorenne è la vittima, ma minorenne forse è anche il pusher che ha venduto la pasticca letale. Una scena da “paese dei balocchi” popolata da nuovi “Lucignoli” che credono che basti salire sul carro che ti conduce al luna park per non sentire i problemi della vita. Purtroppo prima o poi si finisce tutti nella pancia della balena. E non tutti trovano in quella pancia un Geppetto con cui provare a venirne fuori.
Di fronte a notizie così terribili, oltre al giusto cordoglio e alla vicinanza che dobbiamo provare per tutte le famiglie coinvolte, noi adulti abbiamo una doppia responsabilità. Non dobbiamo mai smettere di insegnare ai nostri figli a diffidare del facile divertimento proposto da quei luna park, presenti oggi dappertutto ed esaltanti la cultura dell’eccitazione e della deresponsabilizzazione ad ogni costo. . Ma soprattutto dobbiamo smettere di costruirli noi, quei Luna Park. Imparando a rinunciare ai grandi, facili e veloci profitti che sono in grado di garantire.



 

Brunetta

Utente di lunga data
E noi che idea di benessere e di divertimento abbiamo? Che idea di sesso abbiamo? Che idea di relazione appagante abbiamo?
Se cerchiamo eccitazione confondendo lo stato di quiete con la tristezza siamo dei fautori del tradimento.
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
E noi che idea di benessere e di divertimento abbiamo? Che idea di sesso abbiamo? Che idea di relazione appagante abbiamo?
Se cerchiamo eccitazione confondendo lo stato di quiete con la tristezza siamo dei fautori del tradimento.
benessere :la mia bicocca in mezzo al verde
divertimento : viaggi con amici e familiari
sesso: passionale con chi amo
relazione: poter parlare liberamente di ogni cosa
litigare quando e' necessario

per il resto brune' nella fase adolescenziale e nella prima gioventu' spesso si creano occasioni per trasgredire
occasioni che possono mettere anche a rischio la propria salute e benessere
li conta soprattutto la maturita' dell'individuo che puo' decidere quando fermarsi ...se vuole
 

Brunetta

Utente di lunga data
Gli adolescenti hanno sempre fatto imprudenze. A volte venivano presi e sgridati, a volte restavano fesserie ignorate dai genitori, a volte avevano conseguenze tragiche.
È l'atteggiamento degli adulti nei confronti delle emozioni che mi è sembrato simile a quello adolescenziale.
 

riccardo1973

Utente di lunga data
Gli adolescenti hanno sempre fatto imprudenze. A volte venivano presi e sgridati, a volte restavano fesserie ignorate dai genitori, a volte avevano conseguenze tragiche.
È l'atteggiamento degli adulti nei confronti delle emozioni che mi è sembrato simile a quello adolescenziale.
che senso dare a quel vuoto, che scelte di vita intraprendere per colmarlo e annullarne il potere di annichilimento. L’adolescenza è un tempo di vuoto e di pieno e di entrambi queste dimensioni bisogna imparare ad essere esperti e consapevoli.

Ricordo che le migliori esperienze e traguardi le ho sperimentate dopo momenti più o meno lunghi di noia e apatia, quei momenti dove sei fuori dai giochi, dall'esserci ad ogni costo. Mi venivano delle vere spinte di entusiasmo e curiosità appena toccavo il fondo della noia sedimentata in quell'età così difficile...
Anche adesso, quarantenne, rispondo allo stesso modo, però con consapevolezza...
Riguardo al tradimento, alla ricerca ossessiva di attenzioni e stimoli e novità all'interno della coppia credo che se si è elaborato bene il meccanismo allora si fanno scelte mature, anche difficili...chi è fuori da questa consapevolezza vivrà sempre un'adolescenza continua, a qualsiasi età...con scelte narcisistiche ed egoiste...
Un'analisi spicciola di passaggio Brunetta tanto per condividere!
ciao
 

Orbis Tertius

Utente di lunga data
Conosco personalmente Alberto Pellai, pensatore raffinato, teso a difendere la famiglia e i ruoli nella famiglia.
Io ho figli ancora piccoli, l'adolescenza è (apparentemente) lontana: ma mi rendo conto che oggi i genitori (tutti, io e mia moglie compresi) si preoccupano più di "far divertire" i figli che di dar loro cultura ed educazione.
E da qui nascono i mostri, dal "divertimento ad ogni costo".
Ogni volta che incontro qualche genitore, sempre a sbandierarti "sei stato lì? io ci sono stato, come si sono diverrrtiti i bambini" (si, con quella "r" calcata che mi fa incazzare da matti :mad:).
Pellai ha ragione: devono anche imparare a gestire la noia, anzi a darle un significato metafisico.

Io ho avuto un'adolescenza noiosissima (niente vacanze, niente donne, sempre chiuso in una stanza): eppure sono sopravvissuto e, forse, sono diventato un uomo meno peggiore di quello che potevo essere.
In quelle afose giornate d'estate, nella fornitissima libreria paterna, ho appreso l'amore per i libri e per la cultura.
E per la millenaria Civiltà Europea.
:)
 

Brunetta

Utente di lunga data
che senso dare a quel vuoto, che scelte di vita intraprendere per colmarlo e annullarne il potere di annichilimento. L’adolescenza è un tempo di vuoto e di pieno e di entrambi queste dimensioni bisogna imparare ad essere esperti e consapevoli.

Ricordo che le migliori esperienze e traguardi le ho sperimentate dopo momenti più o meno lunghi di noia e apatia, quei momenti dove sei fuori dai giochi, dall'esserci ad ogni costo. Mi venivano delle vere spinte di entusiasmo e curiosità appena toccavo il fondo della noia sedimentata in quell'età così difficile...
Anche adesso, quarantenne, rispondo allo stesso modo, però con consapevolezza...
Riguardo al tradimento, alla ricerca ossessiva di attenzioni e stimoli e novità all'interno della coppia credo che se si è elaborato bene il meccanismo allora si fanno scelte mature, anche difficili...chi è fuori da questa consapevolezza vivrà sempre un'adolescenza continua, a qualsiasi età...con scelte narcisistiche ed egoiste...
Un'analisi spicciola di passaggio Brunetta tanto per condividere!
ciao
Grazie.
Ognuno riflette su di sé.
Ed è meglio che lo faccia prima di dire "chissà dove andremo a finire?!" ai giovani.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Conosco personalmente Alberto Pellai, pensatore raffinato, teso a difendere la famiglia e i ruoli nella famiglia.
Io ho figli ancora piccoli, l'adolescenza è (apparentemente) lontana: ma mi rendo conto che oggi i genitori (tutti, io e mia moglie compresi) si preoccupano più di "far divertire" i figli che di dar loro cultura ed educazione.
E da qui nascono i mostri, dal "divertimento ad ogni costo".
Ogni volta che incontro qualche genitore, sempre a sbandierarti "sei stato lì? io ci sono stato, come si sono diverrrtiti i bambini" (si, con quella "r" calcata che mi fa incazzare da matti :mad:).
Pellai ha ragione: devono anche imparare a gestire la noia, anzi a darle un significato metafisico.

Io ho avuto un'adolescenza noiosissima (niente vacanze, niente donne, sempre chiuso in una stanza): eppure sono sopravvissuto e, forse, sono diventato un uomo meno peggiore di quello che potevo essere.
In quelle afose giornate d'estate, nella fornitissima libreria paterna, ho appreso l'amore per i libri e per la cultura.
E per la millenaria Civiltà Europea.
:)
Sì, sembra che non andare in vacanza sia una situazione intollerabile.
 

Orbis Tertius

Utente di lunga data
Sì, sembra che non andare in vacanza sia una situazione intollerabile.
No Brunetta, è intollerabile portarli solo in un posto.
Devi, minimo minimo, essere stato in due luoghi diversi e aver coperto almeno venti giorni.
Altrimenti non sei uno che "li fa divertire" abbastanza. :rolleyes:
 

riccardo1973

Utente di lunga data
No Brunetta, è intollerabile portarli solo in un posto.
Devi, minimo minimo, essere stato in due luoghi diversi e aver coperto almeno venti giorni.
Altrimenti non sei uno che "li fa divertire" abbastanza. :rolleyes:
Non sono verità assolute comunque....
Io ho viaggiato molto da bambino, erano viaggi spartani, all'avventura, col camper di famiglia, ed ho molti ricordi piacevoli e stimoli che mi hanno aiutato ad avere una visione aperta dei luoghi e culture e persone. Ricordo che ovunque ci fermassimo facevamo amicizia con qualche famiglia di camperisti ed io avevo sempre nuovi amici ogni volta in ogni paese che toccavamo...Ora vedo questi bambini annoiati sotto l'ombrellone con i-pad i- phone tablet e stronzate simili, neache si fanno una nuotata e sono obesi e annoiati...ma non generalizzo è solo una delle tante fotografie che possiamo fare guardandoci intorno.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non sono verità assolute comunque....
Io ho viaggiato molto da bambino, erano viaggi spartani, all'avventura, col camper di famiglia, ed ho molti ricordi piacevoli e stimoli che mi hanno aiutato ad avere una visione aperta dei luoghi e culture e persone. Ricordo che ovunque ci fermassimo facevamo amicizia con qualche famiglia di camperisti ed io avevo sempre nuovi amici ogni volta in ogni paese che toccavamo...Ora vedo questi bambini annoiati sotto l'ombrellone con i-pad i- phone tablet e stronzate simili, neache si fanno una nuotata e sono obesi e annoiati...ma non generalizzo è solo una delle tante fotografie che possiamo fare guardandoci intorno.
Ma è ovvio che fare esperienze è importante.
Però se l'esperienza è l'animazione di villaggi vacanze diversi, non c'è educazione all' autonomia e non si apprezza nulla di semplice.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Vedo coetanei di mio figlio smanettare per ore sui tablet. Due anni e mezzo eh. E guai se a pranzo o a cena non hanno la televisione accesa. Giocano con il lego e nel frattempo cantano la musica che viene loro propinata in contemporanea. Sfogliano un libro ma in sottofondo devono avere la televisione che va.

Non nego che a volte i cartoni animati sono stati la mia salvezza: una mezz'ora davanti alla tivu' mentre magari io preparo la cena non ha certo ucciso mio figlio, ma spesso ha salvato me :D

E' che sono tutto sommato contenta di doverlo sgridare perché fa il monello al parco o (come ora) non vuole uscire dall'acqua ne' mettersi almeno i braccioli. Se cerco per lui il divertimento? Si, lo cerco. Però cerco anche di insegnargli a divertirsi. E sono tutto sommato contenta che pianga quando lo tolgo dall'acqua (aiuto. ... Sono disperata :D) o lo porto via dal parco giochi, ma non faccia un piego se spengo la televisione. Il tablet ancora da solo non lo maneggia. L'unico utilizzo, quando e' capitato, e' stato per fargli ascoltare qualche canzoncina. Sicché toglierlo dalla sua portata non è un dramma. Ammetto invece che mi sento in colpa se lo vedo annoiato. In questo probabilmente sbaglio. Per il resto: Conoscevo di vista una ragazzina che per colpa di mezza pasticca di ecstasy dovette subire un trapianto di fegato.

Credo che non possiamo certo controllarli in tutto. Noi adulti però diamo un bene e diamo un male. Di più non possiamo, oltre una certa soglia.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Vedo coetanei di mio figlio smanettare per ore sui tablet. Due anni e mezzo eh. E guai se a pranzo o a cena non hanno la televisione accesa. Giocano con il lego e nel frattempo cantano la musica che viene loro propinata in contemporanea. Sfogliano un libro ma in sottofondo devono avere la televisione che va.

Non nego che a volte i cartoni animati sono stati la mia salvezza: una mezz'ora davanti alla tivu' mentre magari io preparo la cena non ha certo ucciso mio figlio, ma spesso ha salvato me :D

E' che sono tutto sommato contenta di doverlo sgridare perché fa il monello al parco o (come ora) non vuole uscire dall'acqua ne' mettersi almeno i braccioli. Se cerco per lui il divertimento? Si, lo cerco. Però cerco anche di insegnargli a divertirsi. E sono tutto sommato contenta che pianga quando lo tolgo dall'acqua (aiuto. ... Sono disperata :D) o lo porto via dal parco giochi, ma non faccia un piego se spengo la televisione. Il tablet ancora da solo non lo maneggia. L'unico utilizzo, quando e' capitato, e' stato per fargli ascoltare qualche canzoncina. Sicché toglierlo dalla sua portata non è un dramma. Ammetto invece che mi sento in colpa se lo vedo annoiato. In questo probabilmente sbaglio. Per il resto: Conoscevo di vista una ragazzina che per colpa di mezza pasticca di ecstasy dovette subire un trapianto di fegato.

Credo che non possiamo certo controllarli in tutto. Noi adulti però diamo un bene e diamo un male. Di più non possiamo, oltre una certa soglia.
Tenendo conto che c'è sempre un margine di sfiga, dare la capacità di bastarsi è importante.
 
Top