andrea53
Utente di lunga data
Dopo tanti anni di vita indipendente, dopo tante relazioni più o meno fugaci, la prima donna che mi ha preso è stata una che vive a cinquecento di chilometri da me. Dato che per indole sono sempre stato un viaggiatore instancabile, la cosa mi è piaciuta sin da subito. Lei non è italiana, e anche se parla benissimo la nostra lingua, le difficoltà di comunicazione vengono a galla, ogni tanto. Io mi sforzo al meglio,
per parte mia. Ho sempre avuto buona predisposizione con le lingue straniere, inglese, francese, spagnolo. Per i diversi lavori che mi sono capitati nella vita, ho costantemente avuto facilità di comunicazione. Il tedesco, anche se pian piano mi entra in testa, conserva per me qualcosa di perennemente ostico. Ma tutto serve, tutto s'impara. Lei ha due figli, di due padri diversi e mai stati presenti. Non so e non chiedo, se siano stranezze bavaresi oppure se si tratta di padri come tanti che si conoscono anche a sud delle Alpi. Dato che io e lei abbiamo passato in bellezza la sesta decade delle nostre esistenze, il problema di crescerli lo abbiamo ampiamente superato. Lei, però, non mi perdona l'eccessiva attenzione a mia figlia. Mi dice che sembra che sia una moglie. Non è così. Difficile spiegare, perché non si tratta solo di una figlia che al culmine dell'adolescenza ha perso sua madre. E' che durante la malattia ha inevitabilmente assistito ad alcuni episodi terribili, di quelli che si fa fatica a raccontare. Mi sono serviti due o tre anni perché tornasse alla serenità, aver visto sua madre portata fuori dal bagno di casa dai vigili del fuoco o in preda alle crisi epilettiche l'ha segnata in maniera pesante. Ora io, dopo un lavoro faticoso di anni, l'ho aiutata a rasserenarsi, e ora è finalmente alle soglie della laurea magistrale e a quella di una sua vita autonoma. Quel che mi servirebbe adesso sarebbe un po' di solidarietà, o forse solo di pazienza. So che lei con i figli ha avuto una vita complicata, tra l'altro il più giovane è dislessico. E che la sua durezza dovrebbe servire a scuotermi. Però a volte, al posto di una dura presa di posizione, sarebbe di maggiore aiuto una buona parola. Oppure (forse) il silenzio. Come ho visto in un post di questo Forum, il saggio monologo di Mastandrea. I figli invecchiano; i figli invecchiano noi. Pensare che i miei coetanei invidiano la mia forma fisica, mi chiedono se ho fatto un patto col diavolo... Ma serve a poco, se in testa prevale la stanchezza..
per parte mia. Ho sempre avuto buona predisposizione con le lingue straniere, inglese, francese, spagnolo. Per i diversi lavori che mi sono capitati nella vita, ho costantemente avuto facilità di comunicazione. Il tedesco, anche se pian piano mi entra in testa, conserva per me qualcosa di perennemente ostico. Ma tutto serve, tutto s'impara. Lei ha due figli, di due padri diversi e mai stati presenti. Non so e non chiedo, se siano stranezze bavaresi oppure se si tratta di padri come tanti che si conoscono anche a sud delle Alpi. Dato che io e lei abbiamo passato in bellezza la sesta decade delle nostre esistenze, il problema di crescerli lo abbiamo ampiamente superato. Lei, però, non mi perdona l'eccessiva attenzione a mia figlia. Mi dice che sembra che sia una moglie. Non è così. Difficile spiegare, perché non si tratta solo di una figlia che al culmine dell'adolescenza ha perso sua madre. E' che durante la malattia ha inevitabilmente assistito ad alcuni episodi terribili, di quelli che si fa fatica a raccontare. Mi sono serviti due o tre anni perché tornasse alla serenità, aver visto sua madre portata fuori dal bagno di casa dai vigili del fuoco o in preda alle crisi epilettiche l'ha segnata in maniera pesante. Ora io, dopo un lavoro faticoso di anni, l'ho aiutata a rasserenarsi, e ora è finalmente alle soglie della laurea magistrale e a quella di una sua vita autonoma. Quel che mi servirebbe adesso sarebbe un po' di solidarietà, o forse solo di pazienza. So che lei con i figli ha avuto una vita complicata, tra l'altro il più giovane è dislessico. E che la sua durezza dovrebbe servire a scuotermi. Però a volte, al posto di una dura presa di posizione, sarebbe di maggiore aiuto una buona parola. Oppure (forse) il silenzio. Come ho visto in un post di questo Forum, il saggio monologo di Mastandrea. I figli invecchiano; i figli invecchiano noi. Pensare che i miei coetanei invidiano la mia forma fisica, mi chiedono se ho fatto un patto col diavolo... Ma serve a poco, se in testa prevale la stanchezza..
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