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invecchiamo tutti per noi stessi. La differenza è dove si dirige lo sguardo.
Ad abbracciare più o meno spazio fuori di noi a diradare la sensazione della vita che scorre fra le dita. Il senso della morte che apparentemente si avvicina, ma che in realtà è in ogni passo vien compiuto.
Non ho mai pensato fosse vuota quell'affermazione. Anzi.
La vedo tanto piena quanto il corrispettivo, ossia "tu hai figli, non puoi capire il non averne".
Semplicemente penso che il fare figli non sia l'unico modo per riempire alcune affermazioni di sè.
Per mia fortuna, nessuno ha mai fatto figli grazie a me: Non me lo sarei potuta perdonare. Dico davvero.
L'esempio del nome non era tanto riguardo il figlio, quanto le motivazioni che lui ha usato per se stesso nell'utilizzo di quel nome.
Ed è la visibilità del mio lascito a lui (padre). Lascito che lui ha preso per sè, in modi che io neanche credevo possibili. (e questo è riconoscimento)
E' famiglia? Per certi versi sì.
E' uno dei luoghi in cui ci sono "resti" di me. Mie impronte.
Per altri versi non lo è.
Non lo è sicuramente nella cristallizzazione di quelle mie impronte.
Che è poi una delle cose che a me non piace della famiglia tradizionale.
Riempirla della necessità di esserci. Ricerca di eternità.
Non mi piace e non la ricerco.
Adoro la mia caducità. E spero che le impronte che lascio dietro di me, nel tempo, si confondano, e diventino altro da ciò che erano in origine. Che si trasformino e siano concretamente patrimonio per il muoversi nel fluire di una vita.
Questo per me è famiglia.
Che, lo riconosco, è cosa ben diversa dalla concezione per cui la famiglia è il luogo del "mantenimento" di ciò che è stato.
Non capisco davvero la necessità di proseguire la propria esistenza attraverso un figlio.
Quindi quella fra se per me è perfetta.
Per quanto io sia consapevole che è esattamente questo che mi ha portata qui.
Capisco invece la necessità di una definizione diffusa e riconoscibile di famiglia.
Non ritengo necessario che le mie definizioni siano però allineate con le definizioni diffuse.
La famiglia è anche un sentire. Un luogo dell'emozione e del sentimento.
Ed è estremamente presente. Non ha passato e non ha futuro. In sè.
Il passato e il futuro è dato dai legami che si costruiscono in quel presente e dai risvolti che quei legami hanno per chi li tesse.
A prescindere che si sia spettatori o meno di quegli stessi risvolti.
Sono declinazioni a mio parere. Di un concetto che è anche istituzione.
In fondo, se ben ci pensi, si possono usare un sacco di nomi.
Se ci si mette d'accordo, al posto di famiglia possiamo usare cappuccino. E, se siamo d'accordo, ci intendiamo.
Per me famiglia è il sentire che sostiene un'alleanza. A prescindere dalla durata di quell'alleanza.
Una motivazione al fare compromessi.
Che è fondamentalmente lo stesso sentire e la stessa motivazione che porta te nella tua idea di famiglia che concretizzi.
Poi sono diversi i percorsi e gli obiettivi che conducono me e te nelle nostre scelte.