Irrisoluto
Utente di lunga data
uà mi hai fatto a pezziPrego
Io però non ci trovo viscidità.
La viscidità comporta la piena consapevolezza e più che altro l'intenzionalità.
E per certi versi potrei pure ammirarla una viscidità finalizzata e portata a compimento a testa alta.
Ci vedrei pienezza, paradossalmente.
Però comprendo l'obliquità che rilevi, credo almeno, utilizzando la parola viscido.
comunque a parte le ipotesi su quello che sono, io non capisco più l'oggetto del contendere.Siamo tutti responsabili proporzionalmente alla individuale capacità di assumersi responsabilità.
Ergo, se non sei autonomo in questo, non è che sei meno responsabile di chi lo sa fare. Perchè ognuno, nei suoi limiti, è responsabile per sè.
(non a caso se il disabile prende a calci il compagno mica gli si da il premio perchè è disabile, poverino. E pensa che ci sono pure in giro geni che lo fanno, dimenticandosi che fin tanto che è un piccoletto è un discorso quando poi diventa adulto il discorso cambia parecchio)
Semplicemente il tuo limite va a pesare su chi ti sta intorno che si trova costretto a caricarsi della responsabilità che tu non ti prendi.
E altrettanto semplicemente non si tratta di mantenere l'ordine, ma di dire pane al pane e vino al vino.
Sei depresso e non sai aver cura del sistema in cui ti sei impegnato a stare?
Sei un peso. Questo è il fatto.
Neutro.
E sei un peso che fa pure danni a chi ti sta intorno.
Non è importante se è intenzionale oppure no. Li fai.
A questo fatto si possono trovare molteplici soluzioni.
Ma il fatto resta.
Oltre il fatto c'è il rispetto della persona.
Quindi se puoi dare 5, ti chiedo 5.
Se puoi dare 3, ti chiedo 3.
Ma non è che siccome, povero, puoi dare 5 allora ti chiedo 4 perchè già sei sfigato così.
credi davvero che io non sia d'accordo sul chiedere all'altro quanto puo'?
credi davvero che io stia dicendo che bisogna mettere il down ai fornelli?
io sto dicendo che il fulcro per me è riconoscere l'impossibilità di stabilire i limiti tra cio' che possiamo o non possiamo fare.
e lo sai bene.
solo che, e quanto ipotizzi su di me mi autorizza a dirlo, a te interessa principalmente confermare attraverso quello che scrivi la tua strutturatissima visione del mondo.
e finisce per perdere di vista la dimensione dialettica della discussione, incaponendoti sugli assi portanti del tuo ragionamento, sui quali in fondo siamo tutti d'accordo.
ti allora ti faccio due domande, così spero di rompere questo meccanismo per cui opponi meccanicamente il tuo sistema a quello del tuo interlocutore:
a parte gli esempi semplici degli handicap fisici, in cui i limiti delle potenzialità sono evidenti, come stabilisci quello che posso o non posso fare?
seconda domanda: sei sicura che al mezzo scemo si chieda solo cio' che puo' dare?
il problema che sollevavo, e che evidentemente non hai neanche visto perché sei arroccata nel tuo sistema, è proprio che al mezzo scemo si chiede 5 anche se le sue potenzialità sono 3, perché lo si categorizza tra i normali il cui potenziale è valutato a 5.
e attenzione: non sto aderendo a questa distinzione tra normale e patologico, il mio è un discorso fenomenologico volto alla critica di questo meccanismo.
chiaro ora?
Capisco il tuo discorso, ma credo che la distinzione tra comportamenti e persona sia una paraculata.Ma è per questo che io sostengo con altrettanta forza e da sempre (puoi verificare) che il metro di giudizio non si deve applicare alle persone ma bensì ai comportamenti. Per quelli non serve une certificazione per capire se sono da parte di uno scemo, un mezzo scemo o un incapace deduttivo, non so se mi spiego.
A prescindere da come venga tu giudicato qui, non è quello che mi spinge a scrivere, non ho niente contro di te, in fondo sono affaracci tuoi....
Il punto che rimane in sospeso è comunque quello che ho scritto prima, perchè nessuno (o pochi) si chiedono la ragione delle proprie dipendenze? Questo rimane il fulcro del problema.
Nel senso che alla fine le azioni derivano da un individuo e negarlo serve solo ad agire sulla (o contro) la persona con la scusa che tanto si sta agendo sui (o contro) i comportamenti.
Chiaro?
Per quanto riguarda le dipendenze, vantarsi di essere immuni è semplice come scaccolarsi.
Ma mi sa che se vi piace tanto criticare le dipendenze è perché sentite l'esigenza di sentirvene immuni.
Ma manco per il ciufolo, in realtà.
La dipendenza è un meccanismo sano alla base, diventa un problema quando nuoce alla vita, propria e degli altri.
E chi nuoce alla vita, propria e degli altri, va semplicemente arginato.
Le origini delle dipendenze sono uguali per tutti, e riguardano il funzionamento stesso del genere umano.
Quello che cambia è l'oggetto della dipendenza.
E io sono convinto che gli oggetti "brutti" te li scegli quando sei a pezzi.