Grazie a te
Sì, sono d'accordo. Il grassetto è una sintesi perfetta.
Con amici si chiacchierava di riconoscimento e uno spunto interessante riguardava una domanda, ossia "come posso riconoscere l'altro se non so riconoscere me?"
E da questa, a valanga, di domande ne nascono parecchie.
A partire dal "se non riconosco me, e quindi mi relaziono con un falso me (senza averne coscienza, come accade coi falsi in generale), come posso entrare in relazione genuina, autentica con l'altro? e dove si colloca la libertà, il rispetto, la condivisione in questa prospettiva?"
Ma più che altro...se non lo so, come posso acquisirne consapevolezza? (e si torna alla testa aperta o chiusa, al "tutto non è per tutti").
In questa prospettiva è proprio l'impianto relazionale a spostarsi.
Io penso che sia a quel punto che i contenuti diventano ponte comunicativo e scambio effettivo e smettono di essere etichette.
E' un discorso parecchio interessante a mio avviso.
Mi riconosco nella tua percezione di "usata".
Tendenzialmente ci gioco anche io, ma ora le risorse stanno prendendo forme e valore diverso. E anche il posizionamento del vantaggio nel gioco.
Oggi più che mai, il vantaggio sta posizionandosi ben in alto nelle mie priorità.
Fino a non molto tempo fa potevo giocare anche solo per svago. Lanciare il filo e vedere dove mi avrebbe portata.
Ora come ora, che secondo me le risorse divengono e diverranno sempre più preziose, il vantaggio prevale.
Ora anche quel filo ha un costo.
Quanto alla carne da macello, mi è venuto in mente questo spezzone
Concordo col tuo no.
Ho parecchi dubbi anche sulle illuminazioni, a dirla tutta, se non che si tratti di deflagrazioni