Sono convinta anche io che la consapevolezza della non conoscenza ci possa far crescere . E nei momenti di necessità chi ne sa di più deve armarsi di buona volontà e pazienza per divulgare e accrescere il numero in positivo delle persone che aprono la mente.
Non si può obbligare una mente ad aprirsi.
E una mente non si apre da fuori, si apre da dentro.
Quindi prima di tutto dal riconoscimento del proprio non sapere.
Riconoscere il proprio sapere significa saper distinguere l'esperienza personale dall'esperienza professionale piuttosto che generale.
Senza farne una questione morale all'interno di una discussione.
Un po' come quello che dicevi....io so fare le foto, ma se le fa un professionista sono foto professionali.
Che io non so fare perchè non sono una professionista che ha investito ore di formazione, errori e correzioni di errori, elaborazioni, confronto con altri professionisti, attitudine etc etc.
Certo che se poi voglio fare la foto al gatto lo so inquadrare il gatto e so fare click.
Ma una foto è un'altra cosa.
E non è che se un fotografo me lo fa notare è uno stronzo che mi sta dando della stupida.
Io so costruire un muro. Ma non sono un muratore.
Io so coltivare un orto. Ma non sono una contadina.
La differenza fra personale e professionale. O comunque formato a diversi livelli.
Se manca questo sapere, ossia la differenziazione del grado - E NON DEL VALORE - di saperi, non esiste formazione.
Specialmente se si parla di formazione degli adulti.
Se poi si parla di discussioni libere fra adulti...saluti roma.
La discussione si trasforma semplicemente in "a me è successo questo!!"
E te rispondi "sì, bene, interessante grazie della condivisione. Ma guarda che OLTRE TE sta succedendo questo questo e questo".
E la risposta è "ma A ME è successo questo"...
Capisci bene che
è inutile discutere se non si riesce a muovere il passo da un piano personale, in cui diviene personale anche l'attribuzione di intenzioni tratte da percezioni puramente emotive,
ad un piano generale in cui si condividono competenze ed esperienze.
E diventa una questione di morale.
Ti assicuro che in ambito formativo la pazienza non la si usa per convincere chi chiede formazione che ha bisogno di formazione.
Semmai lo si fa nel marketing della formazione (cosa di cui neanche se mi pagassero 10000euro al mese mi occuperei).
In ambito formativo ognuno sta al suo posto e si collabora per un obiettivo comune.
I capricci li si tollera alle elementari.
Dagli adulti...caspita...
Un mio supervisore, una volta che arrivammo con tre minuti di ritardo tre, ci disse
"signori, questa consulenza la pagate 300 euro l'ora. Se a voi va bene usare parte di quei 300 euro per finire di bervi il caffè a me non può che fare piacere. Ricordatevelo però".
Non è che ci fece lo sconto comprensione emotiva del fatto che smontavamo da un turno di 12 ore.
E aveva ragione lui.
E noi in torto.
Vero che era lavoro..ma pensa che bello se fosse partita la litania del "ma io sono stanca, ma io ho bisogno del caffè ma io ho bisogno di pisciare".
Sempre 300 euro erano.
Vero che nelle discussioni non si paga. euro..ma il principio è quello.