Grazie!
Fa sorridere anche me il gioco trasgressivo.
E' una cosa che colloco nell'adolescenza (non anagrafica, sia chiaro).
Concordo che, generalizzando, sia questo lo stile diffuso.
E' gioco
sessuale che ha come protagonista principale la trasgressione (ossia l'accettazione implicita delle regole).
Personalmente mi annoia. E fra l'altro potrei giocare con chiunque a quella roba lì.
Ma...facevo riferimento alla sacerdotessa in un bordello.
Qui dal sessuale si passa al
sensuale.
Dal sesso (ossia il fare) si passa alla sessualità (ossia l'essere).
Che altro non è che costruzione di identità, individuale e poi condivisa in dialettica.
E qui si entra nel campo dei tabù, dei limiti, soggettivi e oggettivi. Della paura.
Dell'apertura o della chiusura alle fantasie e agli immaginari propri e dell'altro.
Del percorso di costruzione di sessualità, insieme, esplorazione condivisa.
Infilare le dita in quei posti che tendenzialmente si tengono per sè.
E questo non è "mi piace il cazzo".
Mi piace il cazzo vale anche senza uomo.
Basta un maschio, che non è difficile trovare disponibile a dare il cazzo.
E non è neanche "il sesso si fa per provare piacere".
Il sesso per provare piacere vale un po' con chiunque.
Non è difficile trovare un maschio per soddisfarsi.
E' invece, ed è per questo che sottolineavo l'uscita dalla dicotomia,
la sessualità come linguaggio e alfabeto della coppia.
Come comunicazione, profonda.
Che include quindi anche apertamente lo scambio e la cessione di potere. Reciprocamente.
Che mi par ovvio sottolineare non sia "penetrami oh yeah!!". (personalmente neppure mi basta per essere appagata).
E' usarsi apertamente e reciprocamente per scender dentro ognuno se stesso e nella sessualità condividere lo spazio comune per raccontarselo.
E' appagamento. Non piacere.
Il posto dove i genitali contano, ma anche no. Non sono fondamentali.
Sono solo una piccola parte di tutto il resto, sicuramente non quella fondante.
Dove si aprono le porte all'esplorazione dei limiti, dei tabù, dei condizionamenti.
Senza giudizio sugli immaginari e sulle fantasie, ma semmai consenso alla condivisione oppure no.
Ed è una cosa proprio tanto diversa dal "dimmi che sono troia e scopami!". (o ti dico che sei troia).
Qui, non ci si arriva per il piacere del cazzo.
Non è sufficiente. Semplicemente.
Serve intenzionalità alla discussione della propria identità, tutta. Con l'obiettivo del Conoscere.
Dentro la dicotomia, è impossibile. Troppo giudizio.
Il tuo approccio vale solo dentro la dicotomia.
Dove il "mi piace il cazzo" è naturale.
E così è non può esser diversamente. Mi piace perchè è la natura che mi fa così. Non dipende da me. (quindi, come giustamente sottolinei, non sono troia. Ruolo per cui serve intenzionalità).
Fuori dalla dicotomia, invece, non funziona il semplice "mi piace il cazzo". E' natura.
Fuori dalla dicotomia vale, reciprocamente e in consenso, il "desidero i tuoi desideri e sono qui per te".
Non è ricerca del piacere, è ricerca di appagamento comune. Con il corpo che altro non è che un portale, uno strumento. (che è poi il motivo per cui il modo in cui lo si usa è solo frutto di accordo fra le parti e non di regole esterne alle parti).
In questi termini entrambi sono zoccole.

Ed entrambi sacerdoti del desiderio. Condiviso.
E secondo me, visto che mi confermi che ho ben capito, è questo il passo che invece non vedi per un qualche motivo. Ma esiste lo stesso. E non è quello che descrivi tu.