Io sono una fumatrice. Per scelta. Oltre che per dipendenza.
Da una trentina d'anni.
Scegliere di fumare in un mondo che discrimina chi fuma, ossia essere trattata diversamente da chi non fuma, è una scelta.
C'è chi, fumatore, sollecitato dalle immagini terroristiche sui pacchetti, dai divieti, ha smesso di fumare.
Si è convinto della scelta salutare.
Chi ha smesso perchè si è rotto i coglioni dei divieti e delle restrizioni.
Io ho scelto che fumo.
Che mi faccio carico del rischio di tumore ai polmoni.
Una mia eventuale malattia, che oltre alla genetica deriverà dalla mia scelta, peserà sulle finanze pubbliche.
A cui comunque compartecipo.
Ma resterà comunque a carico totalmente mio la responsabilità di aver fatto la scelta di continuare a fumare con quel che comporterà anche per la collettività.
Sul lavoro non posso fumare. Al bar - se non all'aperto ma non sempre, comunque - non posso fumare.
Non posso andare nei musei fumando la sigaretta. Men che meno posso concedermi il piacere di una sigaretta la ristorante dopo aver mangiato.
Se non sono all'aperto - e non sempre comunque -.
Da qualche tempo si sta ventilando l'idea che non si potrà fumare neppure nella propria auto. Propria proprietà, su cui si pagano imposte, e da soli per giunta, giusto per.
Quando fumo e nei paraggi c'è qualcuno che non fuma, lo obbligo a respirare fumo passivo. rischiando di creare danni se non mi allontano.
Quindi mi allontano, mi isolo e fumo da sola. O con altri fumatori.
Fumare ha un costo, che è esponenzialmente cresciuto negli anni. A disincentivo del fumatore e a favore degli introiti delle multinazionali del tabacco e del monopolio di stato.
Quando ho iniziato a fumare, una 30ina di anni fa, un pacchetto di sigarette lo pagavo 1200lire.
Adesso un pacchetto credo costi sui 6 euro. Io fumo tabacco, al mese spendo all'incirca 150 euro. All'anno circa 1800.
Pago la mia scelta.
Come fumatrice sono discriminata su tutti i fronti.
Anche quello sanitario.
Dal punto di vista assicurativo, il fumare pesa nella stipula di una polizza sanitaria.
Ma ci sta.
In effetti è scientificamente provato che il fumo di sigaretta provoca danni, innalza i rischi, e crea danni, indiretti, anche alla collettività.
Certo che se fumo vicino a qualcuno che non fuma, mica gli viene automaticamente il cancro.
Ma la mia scelta innalza il rischio anche sotto questo punto di vista.
Semplicemente adeguo la mia vita di fumatrice ad un mondo che vorrebbe esser di non fumatori.
Ho imparato ad ascoltare chi esprime le sue preoccupazioni rispetto al mio fumare, ho fatto il callo ai predicozzi, di chiunque non fumi, rispetto al fatto che fumo. Lascio scivolare le battute e le rotture di coglioni di quando mi accendo la sigaretta.
I discorsi sul bene sul male, le tirate moralistiche.
Non vado al ristorante, non vado al bar, non vado nei musei. E non perchè mi vittimizzo, ma per il semplice motivo che sono quegli ambienti a non esser compatibili con le mie scelte (e non viceversa)
A lavoro sono obbligata a non fumare e rispetto l'obbligo.
Appena esco mi accendo la sigaretta, comunque.
Io desidero fumare.
E fumo. Adeguandomi al contesto in cui vivo.
Che non significa che condivido il divieto di fumo o il moraleggiante interessarsi alla mia salute (che mi fa francamente ridere quando mi vien proposto).
Potrei mettermi a portare gli studi che affermano che il fumo è una concausa ma non la causa, che il tumore ai polmoni viene anche a chi non fuma, e il pcb le polveri sottili e il metano emesso con le scoregge dai bovini negli allevamenti intensivi, etc etc.
Potrei ribadire che discriminarmi, anche in termini di giudizio sociale oltre che di norme e divieti, mi infastidisce e mi fa sentire lesa nel mio diritto di scegliere come morire e di esser libera di vivere come voglio.
Potrei...ma che due coglioni e che assoluta inutilità e spreco di risorse (mie) il negare una realtà.
Anche se io la vedo diversamente nei termini delle prescrizioni.
Io fumo e declino la mia vita sulla base delle mie scelte.
Cerco di non rompere i coglioni a chi non fa le mie stesse scelte e di coinvolgerli il meno possibile, sapendo che il non coinvolgimento totale è semplicemente impossibile.
Cerco di non farmi troppo rompere i coglioni.
riduco i danni per quanto mi è possibile.
Ma non mi racconto che il cancro che avrò sarà un cancretto leggerino, che è peggio quello al pancreas per dire.
Non mi racconto che io, per età, stile di vita, riduco il rischio di malattia e ospedalizzazione.
Ho ben presente che non dipende semplicemente da me.
Che domani potrebbero diagnosticarmi un tumore e potrei morire dopodomani.
A mio padre l'han diagnosticato 30 anni dopo che aveva smesso di fumare.
Da me dipende solo fumare o non fumare.
E adeguare il mio stile di vita alla mia scelta.