Anche le baby prostitute romane venute alla ribalta qualche tempo fa hanno saputo ricollocare una dote naturale in un contesto lavorativo.

Tutto diventa merce, da esporre, da esibire, da vendere, in questa piega di tempo. Ad uso e consumo del venditore e dei fruitori. Senza limiti e senza ostacoli, che vengono inesorabilmente rimossi perchè è così che si fa.
Abbiamo abbandonato, cara Ipazia da tempo e senza sconti, qualsiasi visione di una società etica che non sia funzionale al mercato, (ed il politicamente corretto che impazza è a questa visione mercantilistica che si adegua).
Questo intendo, salvo poi lamentarcene se vediamo le cose andare a rotoli.
E' un po' più chiaro così?
Edit, il riferimento alla verginità era idiomatico, non culturale. Speravo si fosse capito.
Un po' forse sì.
Ma rientra la questione del consenso ad ampio spettro.
Ossia la base del consenso.
Le baby prostitute...erano in grado di dare il consenso?
Su cosa si basa il consenso?
In Asia, non ricordo in che paese, è riconosciuto il consenso a ragazzine di 12 anni. Per dire.
Se c'è il consenso - e qui ci sarebbe tutta la quesitone a cui ho fatto riferimento sopra - all'uso del proprio corpo come del proprio intelletto, io non vedo minimante merce.
Vedo semplicemente che una persona che si riconosce delle caratteristiche e le sceglie per usarle in un contesto sociale.
Se usare il corpo è ritenuto male, è ovvio che usarlo in pratiche sessuali sia il male.
E questa è una discriminante non da poco.
Io non considero minimamente male usare il proprio corpo, anche per pratiche sessuali, come attività lavorativa.
Non lego questo ad una maggior o minor dignità della persona.
Non vedo differenza fra una sex worker e una operaia in linea, in termini di dignità.
Sono lavori diverse che mettono in campo competenze diverse.
Per me la visione è neutra. E trovo etico il considerare un tutt'uno corpo e mente.
Non trovo etico considerarli separatamente e dare diverso valore e dignità ad una persona a seconda di quali caratteristiche usa.
Il limite per me il consenso.
E qui si si aprirebbero diverse questioncine, che hanno strettamente a che fare con la violenza - anche sociale - e non hanno invece minimamente a che fare con il giudizio morale sull'usare un corpo per lavoro. Compreso il sesso.
E' il giudizio sui riferimenti sessuali a fare cortocircuito in tutto questo discorso.
Compreso il legare la dignità della donna al non uso del suo corpo in ambito lavorativo (e, questo, eticamente, mi sta parecchio sul cazzo.
Perchè di nuovo si annulla il corpo, solo lo si fa in nome di un diverso ideale).
C'è consenso in una donna che è rapita e schiavizzata?
C'è consenso in una donna, o in uomo, che sta in un matrimonio pur non volendolo fare per questioni economiche vitali?
Etc etc.....
Ho scritto veloce, e di getto che volevo risponderti ma sono di corsa...magari più tardi rileggo e aggiungo o tolgo roba.
Grazie!
EDIT: non penso sia separabile l'idiomatico dal culturale, tenendo conto che l'idioma è uno dei tratti peculiari di una nazione e della sua cultura.