Non ho provato stupore. Ma disgusto.
Tipo quella sensazione del pre-vomitata, quando senti qualcosa di acido che ti sale, qualcosa di nauseabondo, nel viso ti viene una smorfia di schifo.
Poi vomiti, ti liberi, ti lavi i denti, usi un colluttorio o altro al sapore di menta, e poi inizi a sentirti meglio.
Ecco, probabilmente ho aperto questo topic per vomitare, per vedere se mi passava. Per pulire.
Non è così.
Non è questione, come mi era stato scritto in un altro topic, di parlar di qualcosa per far i buoni samaritani, per liberarsi la coscienza (da cosa poi, dalla bestialità?), è che, dici bene Pinco, "Noi al posto loro non saremmo diversi", ne ho il sentore anche io.
Non è neppure che sia bloccata nel mio vivere, da questo, basta una telefonata, un documento, una mail, che torno al mio vivere che non è quello di una persona in guerra. Diciamo che se sposto lo sguardo lì, la sensazione risale.
Con la pandemia abbiamo fatto copia-incolla di quanto avvenuto secoli addietro. Se n'era scritto anche qui, qualcuno ricorderà.
Sono morti tanti vecchi, e tutto quello che s'è detto, però quelli, quando erano più giovani, avevano vissuto gli strascichi di una guerra. Alcuni di loro avevano visto edifici bombardati, avevano sentito le storie di guerra, e non perchè erano andati in un museo o perchè avevano letto un libro, ma perchè era qualcosa che veniva raccontato, nel vissuto.
Le canzoni che cantava la mia nonna paterna, erano canzoni di guerra. Quelle conosceva. Quelle cantava.
Noi abbiamo studiato, abbiamo visto film, abbiamo visitato musei, ma non l'abbiamo vissuto.
Nell'altro topic quando ho accennato alla guerra, ho letto nelle risposte "ma facebook", e provo un senso di distorsione.
Magari per voi è senza senso quello che scrivo, ma vedere un edificio bombardato, e giocare alla guerra sulla playstation, e prendere distanza (perchè tanto altrimenti è ipocrisia, che tanto che ci fai il post mica smette di morire la gente), mi fa venire tante domande su quella distanza, e sul riflesso della distanza.