“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua.” La frase attribuita a Confucio (

nel 500a.C. dubito che si potesse scegliere molto) funziona per alcuni lavori e non credo sempre, anche la rockstar o il calciatore avranno giornate in cui eviterebbero di salire sul palco o in campo e soprattutto fare tutto l’allenamento necessario.
Poi i comuni mortali non credo che si appassionino al proprio lavoro da voler dedicare tutto il proprio tempo a scapito degli affetti e altri interessi.
Certamente la cultura imperante che fa sentire scansafatiche o fallito chi vorrebbe vedere crescere i propri figli e non andare a letto stremato non concepisce un limite al lavoro che è costato lacrime e sangue.
“Questa è la storia di Chiara, ma potrebbe essere la storia di centinaia di altre donne, altre mamme. Chiara ha un lavoro impegnativo, nel marketing di un’importante azienda. Però è anche neo-mamma. «Due vite difficilmente conciliabili, soprattutto quando il bambino è piccolo». Ogni mattina una battaglia contro il tempo per arrivare puntuale in ufficio: «A mio figlio piace dormire la mattina, però io dovevo entrare in ufficio alle 9, che si trovava dall’altra parte della città rispetto alla scuola. E quindi ogni mattina dovevamo correre, dovevo implorarlo di alzarsi perché sennò avrei fatto tardi, mio figlio lo vedeva che ero già nervosa appena sveglia». La colazione e poi la corsa a scuola, quindi la volata verso l’ufficio: «Timbravo sempre con qualche minuto di ritardo, era una frustrazione non arrivare puntuale».”
Chiara Brandi lavorava nel marketing di un’importante azienda di Firenze ed è una neo mamma: «Riunioni a tutte le ore e trasferte, il capo diceva che avevo sempre un problema ma un bimbo piccolo non è conciliabile con quel tipo di lavoro»
corrierefiorentino.corriere.it