ipazia
Utente disorientante (ma anche disorientata)
E per fortuna!Le scimmie hanno avuto un grande successo evolutivo.
Sono un unicum nella storia dell' evoluzione, sopperire alla forza con la capacità cranica e l' opportunismo non è da tutti....
E per fortuna!Le scimmie hanno avuto un grande successo evolutivo.
Sono un unicum nella storia dell' evoluzione, sopperire alla forza con la capacità cranica e l' opportunismo non è da tutti....
La mia GeZ
dalle fuocoLa mia GeZmi ha spiegato che il "." può significare rabbia!!
A me piace il nuovodalle fuoco
Cosa è GeZ?...giusto per capire di cosa tu stia parlandoquando è nuovo. ma quella non è nuovo. è un non essere
Non intendevo quello.La mia GeZmi ha spiegato che il "." può significare rabbia!!
le stronzate sociologiche non mi interessano, posso portarti esempi a centinaia di ragazzi della stessa età che sono profondamente diversi.
alla tua pischella dai serenamente fuoco, non sarebbe una perdita, perchè è il nulla
Non intendevo quello.
Pensavo piuttosto qualcosa tipo: The ultimate description of mankind!!!![]()
C'è chi ha cuccato.Ah perché una volta si cuccava?
Boh, io l'ho sempre interpretato non come un proverbio, ma come la considerazione che mentre il lupo si ritiene (magari a torto eh..) che pur essendo "cattivo" non fotta i suoi simili ma gli altri, l'uomo è ben peggiore perchè si comporta con l'uomo senza scrupoli nel fotterlo come se NON fosse un suo simile, alla stregua di un lupo con i non-lupi, per cui credo che l'etologia c'entrasse poco o nulla... ricordo in proposito la mitica frase del tenente Ripley: "Lo sai, Burke? Io non so proprio quale specie sia peggiore. Loro non li vedi fregarsi l'uno con l'altro per una sporca percentuale!" per cui attualizzando potremmo dire "homo homini aliens"Parlavo dei lupi come paragone per l'uomo, homo homini lupus.
...ma, lo ammetto, io sono di parte.
Preferisco di gran lunga i lupi alle scimmie...magari homo homini lupus fosse vero!
Per questo ho affermato che sia Plauto sia Hobbes non ne sapevano né di etologia né di scienze comportamentali e si affidavano ad una sapienza derivante da esperienze ridotte e tradizione...e che tradizione, per Hobbes in particolare!
Minchia ci casco sempre!!Boh, io l'ho sempre interpretato non come un proverbio, ma come la considerazione che mentre il lupo si ritiene (magari a torto eh..) che non fotta i suoi simili ma gli altri, l'uomo si comporta con l'uomo senza scrupoli nel fotterlo come se NON fosse un suo simile, alla stregua di un lupo con i non-lupi, per cui credo che l'etologia c'entrasse poco o nulla... ricordo in proposito la mitica frase del tenente Ripley: "Lo sai, Burke? Io non so proprio quale specie sia peggiore. Loro non li vedi fregarsi l'uno con l'altro per una sporca percentuale!" per cui attualizzando potremmo dire "homo homini aliens"
Posto che Plauto e Terenzio mi stavano sulle balle, io intendevo questo: "Tale concetto dell'uomo nello stato di natura è stato ripreso e discusso nel XVII secolo dal filosofo inglese Thomas Hobbes. Secondo Hobbes, la natura umana è fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell'uomo sono soltanto l'istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Egli nega che l'uomo possa sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Se gli uomini si legano tra loro in amicizie o società, regolando i loro rapporti con le leggi, ciò è dovuto soltanto al timore reciproco.", che secondo me suona come la tua frase: "Senza un accordo sociale di maggioranza, siamo bestie veramente pericolose. "Minchia ci casco sempre!!
Non avevo mica capito ti riferissi alla tua interpretazione!
Quello che io ho scritto però è ben più semplice e non è una mia interpretazione.
Ai tempi di Plauto e poi quelli di Hobbes (che fra l'altro ha vissuto immerso in una concezione degli altri viventi, diversi dall'uomo, diciamo...interessante) è confermato e condiviso che la scienza etologica e le scienza comportamentali semplicemente non esistevano.
Lupus est homo homini, non homo, quom qualis sit non novit», «Per l’uomo, chi non si conosce è lupo, non uomo» (Plauto, Asinaria, 495)
E' un passaggio di trama interessante, quello in cui il mercator pronuncia la frase e il modo in cui lo schiavo di Demeneto risponde.
E, pensa un po', il riferimento di Plauto è riguardo la familiarità in relazione con l'estraneità.
E sarebbe proprio un bellissimo argomento, che riguarda profondamente una delle caratteristiche specie specifiche e che guida la costruzione delle narrazioni mirate allo svelamento dell'incognita massima, la paura dell'ignoto. Fra l'altro profondamente connesso con il tema dalla violenza.
Il contesto nell'opera di Plauto però e simpaticissimo: i due schiavi che incontrano il mercator sono complici di Demento nel suo intento: non condividere con la moglie il profitto del commercio degli asini.
A me piacevano invece.Posto che Plauto e Terenzio mi stavano sulle balle, io intendevo questo: "Tale concetto dell'uomo nello stato di natura è stato ripreso e discusso nel XVII secolo dal filosofo inglese Thomas Hobbes. Secondo Hobbes, la natura umana è fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell'uomo sono soltanto l'istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Egli nega che l'uomo possa sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Se gli uomini si legano tra loro in amicizie o società, regolando i loro rapporti con le leggi, ciò è dovuto soltanto al timore reciproco.", che secondo me suona come la tua frase: "Senza un accordo sociale di maggioranza, siamo bestie veramente pericolose. "
Sono sicuro che sia come dici tu, ma un po' più di sintesi e periodi comprensivi di verbo gioverebbero tanto alla lettura!A me piacevano invece.
Per dire la verità...non mi sono piaciuti quando li HO DOVUTI studiare per risputarli semi digeriti in interrogazione, poi me li sono ripresi in mano per i fatti miei...e allora mi sono proprio divertita!
Grazie per aver richiarito!
In effetti suona, ma solo eliminando la considerazione per cui concetti come crudeltà, xenofobia, sopraffazione sono rappresentazioni, scatole culturali che elaborano, dipendenti da tempo e spazio, caratteristiche di specie collocandole attraverso le dicotomie del giudizio.
Funzionali ad una determinata visione dell'uomo e in costante variazione e accomodamento.
(e trovo molto interessante che le dicotomie siano costruite in conflitto fra i due estremi considerati, giusto vs sbagliato, bene vs male...è una rappresentazione interessante che permette schieramenti rigidi, e quindi conflitti...guerre, usando il giudizio di valore per accomodare, mettendo i fiocchetti alla necessità.
Siamo bestie che fanno guerre, interne al gruppo ed esterne. Da sempre. Come i primati.
Ma noi abbiamo intellettualizzato la guerra, e siam riusciti a ripulirci le mani con la tecnologia. In origine, come i primati, uccidevamo a botte e a morsi, adesso abbiamo la distanza dalle morti che provochiamo...siam bravi eh!, senza ironia. E' stupefacente il nostro percorso di specie)
Hobbes è vissuto, diciamo, in pieno antropocentrismo, basando le sue riflessioni sul paradigma per cui l'uomo è superiore agli altri viventi, è super partes anche nel dominare non solo il suo ambiente ma pure se stesso.
Oggi è una evidenza che questa concezione sia sorpassata e disconfermata.
Il lupo vien visto come predatore pericoloso e senza regole - e la tradizione per cui il lupo vien descritto in questo modo è fra l'altro fondamentalmente occidentale - in contrapposizione all'uomo che è tale (pericoloso e senza regole) solo in stato di natura, ma può scegliere lo "stato umano".
Ormai è invece una evidenza che i lupi hanno una organizzazione sociale incredibile (che comprende la cura dei piccoli, degli anziani e anche dei feriti e dei malati) e che la loro esistenza è fondamentale al sistema.
Ed è altrettanto confermato che lo spazio di scelta rispetto alle caratteristiche evolutive che ci descrivono in quanto umani non sia frutto di una scelta ma di un percorso evolutivo su cui non abbiamo il minimo controllo.
E questa è la parte a cui facevo riferimento scrivendo che ai tempi le conoscenze etologiche, le scienze comportamentali, le neuroscienze manco le si pensava o immaginava.
In quel passaggio che riprendi, sto affermando che quello che siamo in quanto umani non è niente di più e niente di meno di ciò che siamo evolutivamente parlando.
Ossia un primate sociale.
Parte di un complesso da cui siamo dipendenti, volenti o nolenti.
E che, alla stregua del lupo MA ancor di più in funzione della nostra complessità, abbiamo un bisogno profondo di un contratto, anche sovra strutturato, in cui identificarci per poter sopravvivere. Il sociale è un "cuscinetto", con svariate funzioni. E che fra le sue funzioni ha quella di abbassare le tensioni alle guerre interne, preferibilmente orientandoci a quelle esterne di mantenimento di un assetto. Ma non è niente altro che una caratteristica di specie, che condividiamo per esempio con gli scimpanzè, che fanno guerre incredibili!
A differenza del lupo, e delle altre specie, però le nostre caratteristiche (quelle a cui faceva riferimento @spleen) ci stanno permettendo di devastare un intero pianeta.
E anche questa non è cattiveria, così come è intesa.
Da che esiste la nostra specie, siamo arrivati in posti, li abbiamo esauriti di risorse (viventi e non viventi) e ci siamo spostati per fare la stessa cosa in un altro posto. La finitezza del pianeta è il limite con cui stiamo andando in collisione a tutta forza. E' una nostra caratteristica specie specifica.
Con G. ridacchiavamo immaginando un mondo in cui le zanzare sanno usare l'elettricità.
O se la sapessero usare le scimmie.
O i gatti![]()
Mi allenerò.Sono sicuro che sia come dici tu, ma un po' più di sintesi e periodi comprensivi di verbo gioverebbero tanto alla lettura!
Intanto rileggere e mettere i verbi nei periodi dove non ci sono. Poi rileggere ancora cercando di immedesimarsi in un lettore di cultura medio-bassa e se possibile scegliere termini e frasi di pari significato, ma che non obblighino tale lettore lettore a tenere aperta la finestra di google, qualora resti interessato a capire il contenuto... Il difficile non è parlare difficile, ma parlare facile di cose difficili.. sempre che a chi scrive interessi realmente farsi capire..Mi allenerò.
Fammi le correzioni che ti servono, non mi offendo!
Anzi.
Ok...aiutami a capire...per esempio quiIntanto rileggere e mettere i verbi nei periodi dove non ci sono. Poi rileggere ancora cercando di immedesimarsi in un lettore di cultura medio-bassa e se possibile scegliere termini e frasi di pari significato, ma che non obblighino tale lettore lettore a tenere aperta la finestra di google, qualora resti interessato a capire il contenuto... Il difficile non è parlare difficile, ma parlare facile di cose difficili.. sempre che a chi scrive interessi realmente farsi capire..