Non sei il primo a dirmelo, può essere. Ma questo forse aggrava la situazione, non credo la alteri nella sostanza.
Ogni coppia ha le sue dinamiche: regole esplicite e regole implicite.
Tra noi, una regola silenziosa, sempre rispettata anche a discapito del nostro benessere, è cercare di non rompere l'altro, di non fargli male intenzionalmente. Una lettera non gliela scriverei mai. Non è lo strumento comunicativo adatto a lui. L'ho fatto in passato, anche per comunicare cose belle, ma è stato un esercizio di stile per me che non era adeguato al suo modo di essere. Come dovrebbe rispondermi? Scrivendo? Non mi scrive nemmeno i biglietti di auguri, figuriamoci una lettera

Concordo tuttavia che bisognerebbe parlarne.
Ci provo abbastanza spesso, ma vengo gentilmente messa a tacere. "Non roviniamoci il weekend/le ferie", "Sono troppo stanco per parlare di questo", "Non ho voglia di litigare", o silenzi.
Non lo considero un badante, nemmeno ora. Siamo piuttosto affettuosi, con una ricerca continua anche fisicamente, solo che non c'è nessuna malizia in questo. Quasi come se fossimo fratelli. All'inizio mi infastidiva questo atteggiamento. Adesso è reciproco.
La sua presenza per me è fondamentale. Potrei vivere senza, ma non vivrei bene.
Sono certa che la malattia mi abbia reso meno attraente sia ai suoi che ai miei stessi occhi. E a forza di non sentirmi desiderata ho smesso anche io di desiderarlo.
Come detto poco sopra, lui è un uomo introverso, che parla poco ed evita il confronto diretto, credo per paura di farmi male o di rompermi. O di dire a voce alta che questo matrimonio per lui è una delusione, o che ha una moglie relativamente giovane e malata, cosa statisticamente poco probabile, non fosse quello che si aspettava.
Col tempo la mia voglia di parlare dei problemi si è dissolta, perchè se parlo da sola, mi sento ancora più sola.