Il meme. A lui non mando niente, nemmeno uno spillo.
Tutti tendiamo a proteggere le nostre fragilità? Perché non dovremmo?!
Solo che chi ci vuole ferire spesso sbaglia bersaglio perché proietta le proprie su di noi.
Comunque il pianto crea disorientamento ai più perché non sanno come reagire. A volte basterebbe solo ascoltare. Non sempre c’è una soluzione a tutto. È normale soffrire.
Massimo Gramellini: Alla Esselunga staranno facendo le capriole perché l’Italia intera
parla dello spot di una bimba che, nel tenero tentativo di riconciliare i genitori separati,
si fa comprare una pescadalla madre e poi la regala al padre, spacciandogliela per un pensierino dell’ex-moglie nei suoi confronti. Sui social si trovano recensioni persino sul perché la pesca non sia stata portata alla cassa avvolta nell’apposito sacchetto biodegradabile e su quale dei due genitori abbia lasciato l’altro: probabilmente la madre, a giudicare dallo sguardo bastonato di lui, che però chissà cosa doveva averle combinato. Ma il tema centrale del dibattito è lo stesso che divide la politica, con
la destra che esalta lo spot come manifesto dell’indissolubilità della famiglia e la sinistra che lo contesta, a conferma che di spazio per un Terzo Polo in Italia non se ne trova nemmeno al supermercato.
Non vorrei guastare la rissa, però mi pare che poggi su presupposti sbagliati: ricordare che le separazioni procurano dolore ai bambini non significa negare l’istituto del divorzio. Della storia di un’esistenza, quella pubblicità ci restituisce solo un frammento: una bimba di cinque anni che legittimamente desidera che mamma e papà stiano insieme. Ma la vita non finisce a cinque anni e molte coppie divorziano proprio per evitare che i figli crescano tra le tensioni. Magari nel prossimo spot ci sarà un’adolescente che la pesca la spiaccica in testa ai genitori perché continuano a scannarsi invece di separarsi.
lla Esselunga staranno facendo le capriole perché l’Italia intera
parla dello spot di una bimba che, nel tenero tentativo di riconciliare i genitori separati,
si fa comprare una pescadalla madre e poi la regala al padre, spacciandogliela per un pensierino dell’ex-moglie nei suoi confronti. Sui social si trovano recensioni persino sul perché la pesca non sia stata portata alla cassa avvolta nell’apposito sacchetto biodegradabile e su quale dei due genitori abbia lasciato l’altro: probabilmente la madre, a giudicare dallo sguardo bastonato di lui, che però chissà cosa doveva averle combinato. Ma il tema centrale del dibattito è lo stesso che divide la politica, con
la destra che esalta lo spot come manifesto dell’indissolubilità della famiglia e la sinistra che lo contesta, a conferma che di spazio per un Terzo Polo in Italia non se ne trova nemmeno al supermercato.
Non vorrei guastare la rissa, però mi pare che poggi su presupposti sbagliati: ricordare che le separazioni procurano dolore ai bambini non significa negare l’istituto del divorzio. Della storia di un’esistenza, quella pubblicità ci restituisce solo un frammento: una bimba di cinque anni che legittimamente desidera che mamma e papà stiano insieme. Ma la vita non finisce a cinque anni e molte coppie divorziano proprio per evitare che i figli crescano tra le tensioni. Magari nel prossimo spot ci sarà un’adolescente che la pesca la spiaccica in testa ai genitori perché continuano a scannarsi invece di separarsi.
Alla Esselunga staranno facendo le capriole perché l’Italia intera parla dello spot di una bimba che, nel tenero...
www.corriere.it