Sono entrato in punta di piedi: volevo aggiornarvi sulla mia vicenda poiché oggi c'è stata l'udienza presidenziale. Il mio giorno zero. Ma poi ho letto un mucchio di post, devo dire anche molto interessanti. Sono un pò confuso, poco lucido probabilmente: oggi mi sono spremuto da tutti i punti di vista, ma, prima di passare alle mie vicende, nel prossimo post, volevo dire molto brevemente e per quello che le sinapsi mi consentono, che sono d'accordo con verena. Ossia l'amore, il modo di amare, i percorsi emotivi, secondo me, sono personalissimi. Amore bruciante, amore assaporato, amore meditato, persino amore costruito. E poi amore soffocato. Alchimie di razionalità e passionalità, innamoramento, affetto, stima, amore, Amore, e ancora e ancora all'infinito. Troppi ingredienti. Troppe possibilità per farne un'equazione e tirarne fuori un software diagnostico che analizzi lo spettro emotivo dsi ciascuno e poi accenda una spia per Amore, un'altra per innamoramento, un'altra per cotta da avventura e così via. L'amore è 1qualcosa che ognuno vive in modo personalissimo. Ognuno sa riconoscerlo. E se lui sente che è amore, lo è punto e basta. Ozioso un confronto su questo. Lo scambio e il confronto possono aiutare ad elaborare un dolore, non a riconoscere un amore. Anzi, io credo che il confronto sull'amore non possa che
banalizzarlo.
Roberto, sono contento per te. Spero proprio che tu possa davvero liberarti di quello che oggi ti impedisce di fare spazio a ciò che ti sta a cuore.
Paolo, io ho confuso tra psicologo e psichiatra, tuttavia nel tuo post mi sembra che tu abbia confuso tra intensità e coraggio. L'intensità è la modalità con cui si interpreta la vita e, per quanto mi riguarda, non è mai una scelta. Il coraggio, invece è una dote che si può coltivare, adottare, ignorare a seconda delle circostanze. Se ci pensi bene, questa precisazione è meno sciocca di quel che sembra. Io sento e agisco intensamente. O almeno così credo. Non mi sento affatto coraggioso. L'intensità è quella che mi fa volare. Non ha nulla, NULLA, a che fare col coraggio. L'albatro è solo un nick. L'ho adottato pensando a mille cose, ma giuro che non ho fatto uno studio così approfondito da poter garantire una perfetta aderenza al modello
. Tuttavia, questo uccello, oltre che per alcune citazioni in letteratura, mi piace anche per molte altre cose. Ad esempio è nomade, non sostiene un volo con ali battute, muscolare, ma si abbandona con arcana maestria alle correnti. L'albatro, soprattutto, non riesce a volare nelle acque calme, perché ha bisogno della portanza che si crea nello scontro tra vento e mare. Non è fantastico? L'albatro, inoltre, è rigorosamente monogamo. Non è vero, tuttavia, che vola sempre da solo. Quando si nutre, ad esempio, è spesso in gruppo. L'albatro non è solo, ma è solo solitario (scioglilingua!). Neanche io sono solo, ma solo abbastanza solitario. Cosa ti fa pensare che io trascini qualcuno con me? E soprattutto, cosa c'entra con il mio post precedente nel quale descrivevo solo il mio modo d'interpretare la vita ed i sentimenti? Mi sfugge completamente il tuo riferimento al "male che posso fare" o a qualcuno che "per amore mi segue". Per tutti questi argomenti, non posso che crederti nella fiducia quando concludi dichiarandomi molto simile a ciò che eri tu fino a pochissimo tempo fa. Come eri?